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    FISCHIA EL PAMPERO, URLA LA BUFERA/CUORE ROTTO EPPUR BISOGNA STAR

    FISCHIA EL PAMPERO, URLA LA BUFERA/ CUORE ROTTO EPPUR BISOGNA STAR – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 24 ottobre 2020

     

    Mercoledì 21 ottobre è stata una giornata nera per molti cattolici. Le affermazioni di Jorge Mario Bergoglio su omosessuali, famiglia, unioni civili; la trascrizione di un’affermazione intercettata del cardinale Becciu sul fatto che il Papa sapeva e approvava il versamento di bonifici a Cecilia Marogna; l’elogio plurimo di Francesco che Pedro Sanchez ha fatto al Congreso de los Diputados nel dibattito sulla mozione di censura presentata da Vox. E oggi c’è l’udienza in Vaticano…

     

    Precisazioni utili. Che cos’è el pampéro? Es un fenomeno meteorologico que afecta regiones de Argentina, Uruguay y del Sur de Brasil. E’ un vento forte e freddo che, proveniente dal Polo Sud, soffia nei Paesi citati in direzione nord, nord-est. Nello scontro tra il fronte caldo (delle pampas) e quello freddo el pampéro si configura con raffiche violente, calo sensibile della temperatura, cielo coperto e vapore acqueo nell’aria. Facilmente si trasforma in tempesta di forte impatto, seguita spesso da tempeste di polvere. Provoca un aumento del livello dell’acqua del Rio de la Plata, sulle cui sponde sorgono Buenos Aires e Montevideo.

    Inoltre. Fischia il vento/ urla la bufera/ scarpe rotte/ eppur bisogna andar è un famoso e intenso canto partigiano, inno delle Brigate Garibaldi; autore del testo (su musica russa), scritto nel 1943, è il giovane medico ligure Felice Cascione. Nato il 2 maggio 1918, sportivo brillante (pallanuoto) in seno ai Gruppi universitari fascisti, nel 1938 conobbe alcuni comunisti e nel 1942 si iscrisse al Pci; a capo di un gruppo partigiano, morì in combattimento (o fu fucilato o si suicidò per non cadere prigioniero- le fonti sono discordi) il 27 gennaio 1944. Il nostro titolo è evidentemente adattato all’attualità vaticana. Il “cuore rotto” (dolorosamente trafitto) è quello di tanti cattolici, lo “star” indica che in momenti come questi bisogna mantenere la calma, la mente fredda e non cedere allo scoraggiamento e alla tentazione di allontanarsi dalla Chiesa di Roma.  

    Mercoledì 21 ottobre resterà, ahinoi, un giorno memorabile nella storia della Chiesa di Roma. Tre fatti (fatti, non opinioni) riguardanti purtroppo papa Francesco - il primo in particolare - hanno suscitato comunque l’interesse e lo sconcerto di un’opinione pubblica la cui prima preoccupazione oggi è certo comprensibilmente l’aggravarsi – stando in particolare ai numeri di venerdì 23 ottobre – della situazione sanitaria prodotta dalla diffusione del Cinavirus.

     

    1. LE DICHIARAZIONI DI JORGE MARIO BERGOGLIO SU OMOSESSUALI; FAMIGLIA, UNIONI CIVILI

     

    Le frasi su omosessuali e famiglia, unioni civili e rivendicazione di aver lottato perché fossero concretizzate: “Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo fare è una legge di convivenza civile (NdR: nel senso di ‘unione civile’). Hanno diritto a essere protetti legalmente. Mi sono battuto per questo”.  Le frasi sono contenute in un documentario del regista russo naturalizzato statunitense Evgeny Afineevsky.

    Chi è Afineevsky? Come riferisce dettagliatamente Andrea Zambrano su La Nuova Bussola Quotidiana, è del 2009 il film “Oy Vey! My Son Is Gay”, da lui scritto, prodotto e diretto, premiato in diverse occasioni come il Boston LGBT Film Fest e il Charlotte Gay & Lesbian Film Festival 2010. Afineevsky è un militante convinto lgbt, originariamente di religione ebraica ma certamente non praticante. Con tali credenziali (sicuramente oggi più adeguate di quelle di cardinali e vescovi mai ricevuti o ricevuti dopo anticamere di anni da papa Francesco) Afineevsky – peraltro già intervistato il 17 aprile 2018 dalla nota Tv 2000 della Conferenza episcopale italiana - è riuscito non solo a partecipare alla Festa del Film di Roma (presieduta dal fratello del direttore de L’Osservatore Romano), non solo a ottenere (grazie al documentario su Francesco) il Premio Kinéo assegnatogli in presenza giovedì 22 ottobre nei Giardini Vaticani, ma addirittura – il giorno prima – a essere ricevuto in una saletta adiacente all’Aula Nervi da Jorge Mario Bergoglio che gli ha pure offerto la torta del quarantottesimo compleanno (vedi foto ricordo su Instagram dello stesso regista).

    Tutto ciò fa tabula rasa delle interpretazioni turiferarie delle frasi del Papa (che sono state effettivamente pronunciate - pur se in occasioni diverse - e in parte sono inedite per il gran pubblico, perché sono spezzoni di interviste a suo tempo tagliate)… sì, ma… non voleva dire questo… intendeva quest’altro…però, tuttavia, ecc… foglie di fico che non coprono la realtà dei fatti. I silenzi imbarazzatissimi del Dicastero vaticano per la comunicazione (almeno fino al momento in cui scriviamo) la dicono lunga…Invece Avvenire è convinto che i suoi lettori bevano tutto (in ogni caso sono sempre meno: le vendite in edicola ad agosto 2020 erano precipitate a 16.479 copie, rispetto alle 27.615 de La Verità e alle 26078 di Libero). Infatti il quotidiano tarquinesco e dunque cattofluido (in ambito politico e religioso) si arrampica sui vetri per cercare di giustificare le frasi di papa Francesco che, udite udite! - per la penna del turiferario Guastalamessa Luciano Moia, già cantore della Legge sulle unioni civili Renzi-Boschi (regalategli direttamente la berretta rossoporpora al prossimo Concistoro!) - non avrebbe fatto altro che dare “uno sviluppo coerente” alle premesse ‘aperturiste’ già riscontrabili nella Chiesa pre-Francesco. Non solo: è facile prevedere che tra qualche tempo Moia (insieme con Tarquinio) scriverà con faccia tosta incommensurabile che tra Francesco, Benedetto XVI e Giovanni Paolo II la continuità in materia è palese.

    Jorge Mario Bergoglio nelle dichiarazioni su omosessuali e unioni civili contenute nel documentario si è espresso in particolare su quattro punti.

    Primo: gli omosessuali sono figli di Dio come tutti e non devono essere discriminati e emarginati nella vita sociale. Questo è del tutto condivisibile, senza se e senza ma: non ci possono e devono essere persone considerate di serie A e altre considerate di serie B a causa dei loro comportamenti sessuali.   

    Secondo: gli omosessuali hanno diritto di “essere in una famiglia” (naturalmente oltre a quella d’origine). Come scriveva ieri, venerdì 23 ottobre 2020, il direttore turiferario sul suo organo cattofluido Avvenire, il riferimento è “ai figli e alle figlie di questo orientamento”. Osserviamo che la coppia omosessuale non può avere figli in quanto tale. E’ profondamente sbagliato per un cattolico (sicuramente non per un cattofluido)  l’utilizzo in questi casi della parola “famiglia”: per un cattolico fedele al Magistero la “famiglia” è una sola, quella tra uomo e donna, tesa se possibile alla procreazione.

    Terzo: le unioni civili (in realtà anticamera del cosiddetto ‘matrimonio gay’, come dimostra la cronaca degli ultimi anni in tanti Paesi del mondo) sono un ‘diritto’. Ma per un cattolico fedele al Magistero non è proprio così.

    Quarto: lui, Bergoglio, ha concretamente difeso tale ‘diritto’. E qui la mente non può non riandare anche all’indifferenza percepita come ostile con cui Francesco ha accompagnato i vari Family Day a Roma, promossi nel 2015-16 per contrastare la legge italiana sulle ‘unioni civili’. Nel documentario Bergoglio rivela pubblicamente il suo darsi da fare sottotraccia per far approvare la legge (“Mi sono battuto per questo”….vale per l’Argentina, ma vale anche per l’Italia) stimolando presumibilmente le sue propaggini mediatiche e in talare della sartoria CEI.  Già in Argentina nel 2010 pur essendosi manifestato pubblicamente contrario ai ‘matrimoni gay’ (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/papa-francesco/208-jorge-mario-bergoglio-e-i-matrimoni-gay.html ), è emerso che l’allora arcivescovo di Buenos Aires (minoritario in seno alla conferenza episcopale nazionale) era comunque favorevole a ‘convivenze civili’ (leggi: ‘unioni civili’).

    In sintesi Jorge Mario Bergoglio ha de facto, con le dichiarazioni del documentario, cestinato il Magistero in materia della Chiesa cattolica e in particolare quello dei suoi predecessori immediati Joseph Ratzinger e Karl Wojtyla. Uguale e triste sorte è toccata naturalmente al Catechismo e al Compendio della Dottrina sociale della Chiesa. Catechismo.

    Domanda: quale valore dare a tali dichiarazioni, pubblicizzate a Roma in un contesto  sommamente sacro come quello della Festa del Cinema di Roma? Non certo un valore magisteriale e dunque i cattolici non sono per niente – ma proprio per niente -  tenuti a conformarsi all’opinione espressa dalla persona Jorge Mario Bergoglio. Sono dichiarazioni quelle di Jorge Mario Bergoglio – lo chiediamo con grande amarezza e ancora più grande preoccupazione - che per un cattolico possono valere forse di più rispetto a quelle di una Laura Boldrini, di una Monica Cirinnà, di un Alessandro Zan?

    O magari a quelle di una Maria Elena Boschi? L’ex-Madonnina del presepe di Laterina, ex-garrula ministra e madrina della Legge sulle unioni civili, ex-sottosegretario tignoso alla presidenza del Consiglio, odierno capogruppo a Montecitorio di un mini-partito (Italia viva), reduce da un’estate in cui secondo tradizione ha rallegrato gli occhi degli italiani, ha scritto mercoledì 21 ottobre su Facebook:  “Quattro anni fa abbiamo portato a casa la legge sulle unioni civili. Ricordo le polemiche di una parte del mondo cattolico contro di noi, tra cui striscioni polemici del Family day: ‘Renzi ci ricorderemo’. Quattro anni dopo portiamo a casa il Family Act mentre Papa Francesco difende le leggi sulle unioni civili. Chissà che cosa si ricordano adesso quelli che allora contestavano. In ogni caso fare politica significa sempre difendere la laicità delle istituzioni. Come diceva il Vangelo di domenica scorsa? Date a Cesare quello che è di Cesare. Un abbraccio alle tante coppie che possono amarsi senza più nascondersi grazie alla nostra legge”. Maria Elena Boschi ( “Ma io ci credo!” vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/642-referendum-4-dicembre-spumante-boschi-alla-luiss.html ) dimostra così di avere ancora il dente avvelenato per il grande striscione del Family Day del 30 gennaio 2016 e dimentica anche di citare per intero la frase del Vangelo di domenica 18 ottobre 2020 (Matteo 22, 15-21):  Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. Per una ‘secchiona’ puntigliosa come la Boschi la dimenticanza è altamente sospetta. O no?

     

    2. IL PAPA PER IL CARDINALE BECCIU SAPEVA E APPROVAVA IL VERSAMENTO DI BONIFICI A CECILIA MAROGNA PER LA LIBERAZIONE DI RELIGIOSI E RELIGIOSE. TUTTO DOVEVA PERO’ ESSERE FATTO ‘IN GRAN SEGRETO’.

     

    Quanto emerso dalle 13 pagine della richiesta vaticana di estradizione di Cecilia Marogna, la donna  - oggi detenuta a San Vittore - che si vantava di essere un’eccellenza dell’ ‘Intelligence’ e aveva ricevuto diversi bonifici, su richiesta del cardinale Angelo Becciu, al fine di operare incisivamente per la liberazione di persone rapite e sequestrate. Era questo ad esempio il caso di una suora colombiana, prelevata in Mali da guerriglieri islamici. A tale proposito si legge nelle carte - come riporta l’agenzia Adn-kronos (21 ottobre 2020, ore 13.32) – in riferimento a quanto scritto dal cardinale Becciu che si rivolgeva a mons. Alberto Perlasca, all’epoca capo dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato: "Ti ricordo che ne ho riparlato con il SP e vuole mantenere le disposizioni già date e in gran segreto”. SP sta per Santo Padre. Che dunque sapeva e approvava. Ma voleva che tutto si svolgesse “in gran segreto”.

    Non sappiamo perché, ma ci viene in mente la mega-intervista a padre Spadaro dell’agosto-settembre 2013, in cui il Papa gesuita osserva tra l’altro: “Sì, posso forse dire che sono un po’ furbo, so muovermi, ma è vero che sono anche un po’ ingenuo”. Un po’ furbo, so muovermi….

    E ci viene in mente anche la pubblica confessione fatta dall’arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte il 2 maggio 2016 al Teatro Rossetti di Vasto riguardo alle controverse note a piè di pagina sulla comunione ai divorziati risposati, contenute nell’esortazione post-sinodale Amoris laetitia. Disse nell’occasione Bruno Forte, riferendosi alla risposta data da Papa Francesco alla sua domanda su come procedere nell’esortazione post-sinodale sulla spinosa questione della Comunione ai divorziati risposati: “ Se parliamo esplicitamente di comunione ai divorziati risposati, questi non sai che casino ci combinano. Allora non parliamone in modo diretto, tu fai in modo che ci siano le premesse, poi le conclusioni le trarrò io”.  Commentò mons. Forte: “Tipico di un gesuita”.

     

    3. LE LODI AL PAPA DI PEDRO SANCHEZ, CHE OGGI – SABATO 24 OTTOBRE 2020 – SARA’ RICEVUTO IN UDIENZA IN VATICANO

    Le lodi del capo del Governo spagnolo Pedro Sanchez, che oggi, sabato 23 ottobre, sarà ricevuto in udienza da papa Francesco (vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/978-la-segreteria-di-stato-non-dimentichi-libano-e-spagna.html ).

    Sempre mercoledì 21 ottobre il Congreso (Camera dei deputati) spagnolo è stato  teatro di un acceso dibattito sulla mozione di censura di Vox verso il governo rosso-rosso di socialisti e Podemos.  La mozione è stata respinta giovedì a larga maggioranza: da notare che il ‘no’ dei popolari si è aggiunto – con un colpo di scena da democristiani nell’accezione peggiore del termine - a quello dei rossi-rossi (il leader popolare Pablo Casado aveva ricevuto da poco l’assicurazione di Sanchez che il governo avrebbe ‘congelato’ la proposta riforma della giustizia e avviato trattative in materia proprio con i popolari).

    Nel rispondere alle puntute osservazioni di Santiago Abascal (leader di Vox), Pedro Sanchez ha citato elogiativamente più volte papa Francesco: “Lei ha letto, per esempio, l’ultima enciclica Fratelli tutti di papa Francesco? Mi raccomando… la legga o almeno le diano un riassunto, signor Abascal”. Oppure: “Qual è la Sua opinione sulle critiche che papa Francesco – e cito testualmente – fa ai nazionalismi chiusi, esasperati, risentiti e aggressivi”?

    Ha replicato il leader di Vox: “Signor Sanchez, vedo che Lei sta preparando la sua visita al Papa. Ci mancava solo che il campione dell’aborto, dell’eutanasia e del narcosocialismo si vestisse da chierichetto e si spingesse a leggere encicliche da questa tribuna”.

    Insomma: non è inquietante che il leader del governo erede de facto della Repubblica spagnola degli Anni Trenta, il leader del governo che in materia di aborto, eutanasia, libertà educativa, memoria si dimostra il più anticattolico della storia spagnola da Franco in poi, lodi così smaccatamente papa Francesco, ergendosi a paladino della Chiesa dalla tribuna del Congreso? Vedremo che cosa uscirà dall’udienza papale di oggi. Ma non c’è da essere troppo ottimisti.

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