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    MESSE/CAMERA: IL MEGLIO DEL DIBATTITO (PREMESSA SU PIRRI E TARQUINIO)

    MESSE/CAMERA: IL MEGLIO DEL DIBATTITO (PREMESSA SU PIRRI E TARQUINIO) – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 12 maggio 2020

     

    Il 6 maggio la Camera dei deputati  ha discusso alcuni emendamenti riguardanti l’auspicata ripresa delle messe coram populo: qualche momento del dibattito. Nella premessa le ultime gesta gloriose dei crociati Marco Tarquinio e (don) Dino Pirri in guerra misericordiosa  contro la “comunicazione ostile”.

     

    PREMESSA: UN VIDEODIBATTITO SULLA COMUNICAZIONE (NON OSTILE) NELLA CHIESA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

     

    Esiste in Italia un’associazione “Parole O-Stili” (notare l’ambivalenza) che organizza da qualche anno un Festival della “comunicazione non ostile”. I principi dell’Associazione sono espressi in un ‘Manifesto’ in dieci punti, ritenuti utili a migliorare lo stile e il comportamento di chi sta in rete, favorendo approcci rispettosi e civili. Nobili intenti che sono stati evocati anche nel videodibattito di sabato 9 maggio (seconda giornata del Festival) su “La comunicazione della Chiesa ai tempi del Covid-19”.  Illustri gli ospiti del palcoscenico politicamente corretto, due in particolare: nientepopodimeno che Marco Tarquinio e (don) Dino Pirri (definito da Avvenire un twitter influencer), impegnati nell’ennesima crociata dell’Armata Brancaleone per i buoni costumi giornalistici.

     

    MARCO TARQUINIO, CULTORE DI “CORAGGIO E SAGGEZZA”

    Il Turiferario direttore in particolare era atteso perché avrebbe discettato con la consueta umiltà e perspicacia di notizie e ricerca di pozzi di acqua potabile nell’informazione in questo tempo. In effetti Tarquinio il Superbo ha constatato che “è aumentata la richiesta di informazioni di qualità in mezzo alle tante chiacchiere”. Chiosando poi: “Nella fase 1 noi abbiamo scelto due parole: unità di fronte alla scena che ci stava davanti e prudenza. Nella fase due invece coraggio e saggezza”.

    Giusto: unità, prudenza, coraggio e saggezza. Proprio i principi su cui il Marco da qualche anno fonda la direzione di Avvenire. Censura, disprezzo, ira, pressapochismo? Ma quando mai! Solo se si tratta di tagliare parti scomode di lettere di lettori… da don Fragiacomo (già parroco di Staranzano, caso del capo scout gay  in ‘unione civile’ benedetta), da mons. Camisasca (vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, a proposito del ribaltamento imposto all’Istituto Giovanni Paolo II per il matrimonio e la famiglia), da Margherita Lancellotti (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/944-avvenire-il-tarquinio-turiferario-fa-le-pentole-ma-non-i-coperchi.html ).

    Ira (naturalmente santa) contro chi – a proposito della strano caso della liberazione della nuova icona politicamente corretta Aisha Romano – ha osato porsi domande sensate: quelli che (nella versione del Tarquinio contenuta nell’editoriale di Avvenire di stamattina, martedì 12 maggio 2020) “hanno fatto di tutto per prendersi la ribalta a strepiti e sputi (anche di carta)….propagandisti del niente travestito da valori forti… prima o poi troveranno un(o) specchio davanti al quale vergognarsi”. Disprezzo ad esempio nella reazione contro la delibera della giunta leghista di Sassuolo (e in particolare dell’assessore Corrado Ruini) che punisce chi favorisce il racket dell’accattonaggio. Pressapochismo o menzogna nella risposta ad Antonio Brandi (presidente di ProVita & Famiglia) che protestava per gli attacchi anche recenti di Avvenire al Congresso mondiale delle famiglie di Verona del 2019 (contenuti in un articolo del 25 aprile 2020 sulla trasmissione Report : “Ricordo a Brandi e a tutti, en passant, che purtroppo nella veronese Marcia per la famiglia è risultata grintosa e clamorosa (…) la presenza di Forza Nuova”. Ma dov’era il censore quando sfilavano i diecimila di Verona? Forse sul pianeta Pinocchio, non certo a Verona, perché altrimenti avrebbe a malapena (forse) notato qualche decina di giovani di Forza Nuova in coda al corteo.

     

    (DON) DINO PIRRI: IL MEGLIO DEL TWITTER INFLUENCER

    L’altro crociato dell’Armata Brancaleone è (don) Dino Pirri, il twitter influencer  di Grottammare che velocemente sta imponendosi tra gli aspiranti al Premio Santa Marta 2020. Della sua partecipazione al videodibattito di “Parole o-stili” riteniamo la considerazione seguente sulla sua attività comunicativa ai tempi del coronavirus: “Ho cercato di stare vicino alle persone con il telefono, facendo un podcast feriale e uno domenicale e mi sono anche lasciato interrogare dalle persone che ho incontrato sui social, credenti e non. È stato importante rimettere i cristiani al centro insieme alle loro case. Prima ci eravamo atrofizzati nelle riunioni e nelle liturgie, ora siamo la chiesa della comunicazione e non dei comunicati.

    Il twitter influencer di Grottammare (dente perennemente avvelenato contro Salvini e i cattolici non ‘allineati’) è un vero maestro nella comunicazione “rispettosa e civile” come inteso nel Manifesto di “Parole o-stili”. Se si dà un’occhiata al suo account balzano all’occhio le volgarità di certi suoi lettori (o lettrici… ma sembrano più adoratrici), che lui ritwitta disinvoltamente.

    Memorabili alcuni tweet recenti del Pirri. Quello del 21 aprile (a proposito della trasmissione ‘Report’): “A quelli che si meravigliano tanto per l’ostilità contro il Papa da parte di sedicenti cattolici: Gesù l’hanno ammazzato quelli che dicevano fare la volontà di Dio, dopo aver detto a Dio quale deve essere la sua volontà”. Quello del 28 aprile (dopo un sondaggio che dava la Lega in calo): “Aumenta il numero dei guariti: la Lega scende al 26,5%”. Quello del 29 aprile (riguardo al permesso di uscita di casa per incontrare i ‘congiunti’): “Ho una relazione stabile con Dio. E poiché Lui è in ogni luogo, posso uscire e andare ovunque voglia?“. Quello del 10 maggio (sulla conversione di Silvia Romano all’Islam): “Libera conversione in libero Stato!”.

    Imperdibile poi , per concludere, uno scambio di tweet con un lettore:

    Lettore: Caro don Dino, ma staccarti da twitter e dedicarti un po’ di più ai sacramenti?

    Pirri: Ovviamente tu conosci la mia parrocchia, sai come vivo, hai avuto modo di constatare l’inefficacia del mio ministero. Dimmi cosa dovrei cambiare, secondo te, nella vita parrocchiale.

    Lettore: Della tua vita parrocchiale non so nulla, so però che hai il tweet compulsivo e so anche che questo tempo potresti, anzi dovresti impegnarlo diversamente. E cambia la foto del profilo, sei un sacerdote. (NdR: nella foto del profilo (don) Dino Pirri appare con il volto semicoperto da una mascherina e gli occhi stralunati)

    Pirri: Su quale base puoi affermare che io sia affetto da una patologia? Sai che questa è diffamazione? Ti disturba la quantità dei tuit o il contenuto? Mi mandi un esempio di come dovrebbe essere la foto di un prete? Tu perché sprechi tempo su Twitter?

    Lettore: Patologia? Ma va... figurati. È semplicemente un peccato vedere un sacerdote che in quanto "persona Christi capitis, insegna, santifica e governa la comunità" passa tutto sto tempo su twitter. Tutto qui.

    Pirri: “Compulsivo” ha un significato preciso. E nelle opportune sedi ce lo spiegheranno. Quanto tempo passo su Twitter? Lei lo sa? Lei quanto tempo ci passa? Mi sa dire qual è il tempo congruo?

     

    RIPRESA DELLE MESSE CORAM POPULO: DAL DIBATTITO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DEL 6 MAGGIO 2020

    Mercoledì 6 maggio 2020 la Camera dei deputati ha discusso anche di esercizio della libertà religiosa in relazione alla conversione in legge del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (Dpcm) del 25 marzo 2020. In forza di tale decreto erano state sospese in tutta Italia le “cerimonie religiose” e limitato l’ingresso nei luoghi destinati al culto.

    La grave limitazione dell’esercizio della libertà religiosa aveva suscitato non poche reazioni, in particolare in una parte dei cattolici praticanti e aveva dato luogo a decine di episodi in cui le forze dell’ordine avevano multato sacerdoti e fedeli ritenuti trasgressori delle norme eccezionali in vigore. Sulla questione delle messe coram populo - dopo le vicende grottesche del 26 aprile e giorni successivi (conferenza-stampa dell’inquilino di Palazzo Chigi, dura e immediata reazione della Cei, correzione di rotta dello stesso inquilino, sostegno allo stesso inquilino del dirimpettaio di Santa Marta, impudico e fulmineo riallineamento della Cei all’asse Chigi-Santa Marta) – già sabato 2 maggio il presidente della Cei esprimeva con somma disinvoltura gratitudine al governo e soddisfazione per il raggiungimento dell’accordo su un protocollo di massima per la riattivazione di tali messe. Domenica 3 maggio sempre il cardinale Bassetti ipotizza la ‘ripartenza’ entro un paio di settimane. Mercoledì 6 maggio il protocollo vene sottoposto al parere della nuova Corte Costituzionale, cioè il cosiddetto comitato tecnico-scientifico. E lo stesso giorno, alla Camera dei deputati…

     

    IL TESTO IN ESAME

    Mercoledì 6 maggio 2020, Camera dei deputati, discussione sulla “Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19”

    Art. 1  (Misure urgenti per evitare la diffusione del COVID-19)

    Art. 1, comma 2 (possibilità di adozione sul territorio nazionale o su sue parti specifiche di misure come:

    . lettera g: limitazione o sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi e di ogni altra forma di riunione in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo, ricreativo e religioso;

    . lettera h: sospensione delle cerimonie civili e religiose, limitazione dell'ingresso nei luoghi destinati al culto

     

    EMENDAMENTI PRESENTATI

    1.64 a firma Alessandro Pagano e altri (Lega): al comma 2 soppressione lettera g)

    1.65 a firma Alessandro Pagano e altri (Lega): al comma 2 soppressione lettera h)

    1.53  a firma Giorgia Meloni e altri (Fratelli d’Italia): al comma 2 sostituire la lettera h) con la seguente:

       h) subordinazione delle cerimonie civili e delle cerimonie e dei riti religiosi all'adozione di modalità idonee a evitare assembramenti di persone, con obbligo a carico del titolare del luogo di culto o del sito nel quale si tiene la cerimonia, di predisporre le condizioni per garantire il rispetto di una distanza di sicurezza interpersonale predeterminata e adeguata a prevenire o ridurre il rischio dicontagio.

    1.50 a firma Stefano Ceccanti e altri (Partito democratico e Leu): al comma 2 aggiungere la lettera h-bis:

       h-bis) adozione di protocolli, adottati di intesa con la Chiesa cattolica e con le confessioni religiose diverse dalla cattolica, per la definizione delle misure necessarie per consentire lo svolgimento delle funzioni religiose;

    Sull’emendamento Ceccanti sono confluiti anche gli emendamenti identici di Mariastella Gelmini-Roberto Occhiuto e altri (Forza Italia) e di Vito De Filippo (Italia viva).

    Poco prima della seduta, in sede commissionale e con il consenso del governo, l’emendamento Ceccanti è stato poi riformulato. Ecco il testo definitivo:

    h-bis) adozione di protocolli sanitari, adottati di intesa con la Chiesa cattolica e con le confessioni diverse dalla cattolica,  per la definizione delle misure necessarie ai fini dello svolgimento delle funzioni religiose in condizioni di sicurezza.

     

    QUALCHE MOMENTO DELLA DISCUSSIONE IN AULA (resoconto stenografico)

    Alessandro Pagano (Lega) – emendamento 1.64 (stralcio articolo 1, comma 2, lettera g)

    Le volontà di limitazione o sospensione di manifestazioni religiose di cui alla legge attuale, di cui alle lettere g) e h) del comma 2, secondo il nostro parere, sono assolutamente infondate, illogiche, incostituzionali.

    Abbiamo visto ben 33 casi conclamati, censiti, spiegati da tutti i media dove realmente ci sono stati dei soprusi di questi principi essenziali, ci sono in questo momento delle valutazioni di ordine anche penale nei confronti di taluni, che sono assolutamente ingiustificate, fatti che hanno destato anche scalpore nell'opinione pubblica.

    Taluni continuano a sostenere il principio che lo Stato deve essere uno Stato laicista; ma laicista non significa Stato laico. (…) Lo Stato laicista è, infatti, quello che considera la religione un fatto esclusivamente privato, che sottintende una contrapposizione, oserei dire anche un odio mascherato, o vorrei dire anche un “indifferentismo”, e quindi, come tutte le parole che finiscono in “ismo”, negativo, che dimostra una superiorità.

    Stefano Ceccanti (Pd): A sentire questo intervento dell'onorevole Pagano sembra che al Governo ci sia Enver Hoxha, ma non c'è lo Stato laicista. Le limitazioni sono state adottate per proteggere il diritto alla vita e alla salute degli stessi praticanti che frequentano le celebrazioni religiose.

    Al voto nominale elettronico l’emendamento 1.64 Pagano è respinto con 253 no, 192 sì, 6 astensioni.

    Alessandro Pagano (Lega) – emendamento 1.65 (stralcio Art. 1, comma 2, lettera h) Sicuramente non siamo sotto Enver Hoxha in questo momento, perché, all'interno di un ragionamento da piano inclinato, noi non sappiamo se questa è soltanto la prima ipotesi, visto che è stato generato un sistema di paura e di dolore che sta fortemente limitando tutte le attività costituzionalmente garantite, a cominciare anche dalle attività di questo Parlamento.

    (casi di norme costituzionali calpestate) Cito l'ultimo in ordine di tempo: il 27 marzo, il capo del dipartimento delle libertà civili, quindi un funzionario amministrativo, ha pubblicato una circolare nella quale disciplina la messa in streaming, la messa come deve essere in TV, quante persone devono esserci, chi deve stare seduto all'organo, chi deve leggere, quanti devono leggere, chi deve riprendere! Ma stiamo scherzando? Il confine è stato travalicato! Le sospensioni persino da un punto di vista dei funerali: massimo 15 persone! Perché non 17 o 21, in chiese che sono minimo di 400 metri quadrati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Soprattutto, onorevole Ceccanti (…) ma di che stiamo parlando? Al gestore di un supermercato viene data tutta la possibilità immaginabile di disciplinare le persone che entrano e che escono, un tabaccaio in tre metri quadrati idem, e la stessa cosa non deve essere fatta da un parroco?

    (calpestati i Patti Lateranensi): Quello che è stato fatto, quello che il Governo ha fatto, è andato oltre, perché i Patti Lateranensi sono chiarissimi in questo senso, e sono incardinati all'interno della Costituzione. Doveva essere frutto di un ragionamento assolutamente paritetico. E soprattutto (…) , è evidente che non possono essere fatte prima le norme e poi eventualmente si consulta l'organo pattizio che sta dall'altra parte. Quindi, al netto di quelli che sono stati i diritti calpestati individualmente, ci sono anche dei diritti costituzionali altrettanto calpestati.

    Stefano Ceccanti (Partito democratico): A me sembra che, a proposito di questo secondo intervento dell'onorevole Pagano, più che avercela con il Governo, ce l'abbia con la Santa Sede, perché lui ha lamentato una violazione del Concordato che la Santa Sede non ha rilevato. Quindi, mi sembra che l'indirizzo polemico sia rivolto ad altri: né la Santa Sede, né nessuna confessione religiosa con intesa hanno sostenuto la tesi che sono stati violati i propri diritti; hanno sostenuto di riavviare il prima possibile la libertà di culto in modo sensato e ragionevole, tutelando la vita e la salute delle persone. Quindi l'onorevole Pagano è stato più papista del Papa, forse aderisce persino a tesi sedivacantiste (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). (NdR: ma, onorevole Ceccanti, se un patto è stato infranto da una parte e l’altra parte non vuole rilevare l’infrazione, forse che l’infrazione non c’è stata? Il silenzio della controparte la annulla? Se la Santa Sede tace perché non vuole turbare i rapporti con il governo Conte  -che sponsorizza palesemente - ciò significa che tale governo non ha violato i Patti lateranensi?)

    Al voto nominale elettronico l’emendamento 1.65 Pagano è respinto con 249 no, 197 sì, 0 astensioni.

    Segue l’intervento di Mariastella Gelmini (Forza Italia), che annuncia il ritiro degli emendamenti originari presentati per confluire sul testo dell’emendamento Ceccanti riformulato.

    Maria Teresa Bellucci (Fratelli d’Italia) – emendamento Meloni 1.53 (sostituzione Art. 1, comma 2, lettera h):

    (a proposito della riformulazione dell’emendamento Ceccanti): Da una parte, allora, certamente apprezziamo che c'è stata un'apertura, un maggiore dialogo e anche un maggior riconoscimento della sostanza di proposte concrete che noi abbiamo fatto ma, nello stesso tempo, rifiutiamo la riformulazione perché riteniamo fondamentale inserire la definizione di una data certa e spero che riconoscere a queste persone, a migliaia di italiani di andare in chiesa, a sentire la funzione religiosa e ritrovare in questo il proprio credo e Dio possa essere una certezza costante in tutti i giorni, anche a ristoro delle tante giornate e tante settimane in cui questo non è stato possibile e ciò al di là di un aspetto confessionale. (…) Si tratta di un valore non negoziabile. Vi sono valori che non possono essere negoziati, valori che devono essere difesi fino alla fine, fino all'ultimo dei propri giorni e questo è uno di quei valori a cui Fratelli d'Italia non può rinunciare.

    Stefano Ceccanti (Partito democratico): La riformulazione del Governo è senz'altro migliorativa. Tutti noi avevamo scritto: “consentire” - compreso l'emendamento di Forza Italia - perché il senso era consentire delle cose che oggi non sono consentite. I tre emendamenti iniziali - il mio, quello del collega De Filippo e quello firmato da tutta Forza Italia - erano esattamente identici; se poi, ragionando, viene fuori una stesura ancora migliore, meglio ancora; ma nessuno ha mai voluto sostenere che la libertà religiosa è consentita nel senso che è concessa; è un diritto della persona che lo Stato riconosce e non è questo il punto. Siccome il punto chiave è che noi abbiamo un ampio pluralismo religioso di forme di culto - questo è il punto chiave -, ogni confessione religiosa ha bisogno di modalità specifiche per ripartire con il culto con le sue modalità specifiche. Allora, io eviterei i dibattiti sui valori non negoziabili: la nostra Costituzione dice che bisogna negoziare, perché l'articolo 7 con la Chiesa cattolica e l'articolo 8 con le altre confessioni dicono: dovete negoziare, ma dovete negoziare appunto perché c'è il pluralismo religioso.

    Alessandro Pagano (Lega): quando si parla di concedere - dell'italiano possiamo dire quello che vogliamo, ma concedere è una concessione -, emerge una natura totalitaria (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); sicuramente, poi, nelle intenzioni, l'onorevole Ceccanti dirà che non si intendeva dire questo, per carità, ma scripta manent, questo significa. Non è che il Legislatore, o poi anche la giurisprudenza, stanno lì a dire che l'onorevole Ceccanti in verità non intendeva dire…o che erano sfumature diverse: quello che è, è! (…)Noi non possiamo aspettare una data che potrebbe venire domani o fra sei mesi o fra un anno, oppure che oggi viene data e, poi, sempre con lo stesso criterio, viene revocata perché nel frattempo al Presidente Conte è passato lo sghiribizzo. E non c'entra niente il rapporto col Vaticano: qui, non c'entra niente tutto questo; qui stiamo parlando di libertà individuali e costituzionalmente garantite.

    Al voto nominale elettronico l’emendamento 1.53 Meloni è respinto con 258 no, 199 sì, un’ astensione.

    Al voto nominale elettronico l’emendamento 1.50 Ceccanti riformulato (su cui sono confluiti anche i voti di Forza Italia e Italia Viva) è approvato con 331 voti contro 2 e 134 astensioni (Lega e Fratelli d’Italia).

    Il seguito è noto. Dopo poche ore - con la velocità della luce - giovedì 7 maggio (ma allora… non è che magari tutto fosse già pronto prima del dibattito alla Camera?), viene pubblicizzato l’accordo tra Presidente del Consiglio, Ministro dell’Interno e Presidente della Cei (ovviamente dopo il  necessario ‘visto e approvato’ da parte del cosiddetto Comitato tecnico-scientifico) in materia di ripresa delle messe coram populo a partire da lunedì 18 maggio. L’accordo conferma in tanti dettagli liturgicamente orripilanti l’odierna subalternità della Conferenza episcopale italiana al governo Conte (quasi che ormai la Conferenza sia espressione di una Chiesa patriottica sino-italica). La prima domenica buona sarà il 24 maggio (l’Ascensione). Intanto si stanno perfezionando gli accordi anche con le altre confessioni e religioni. Interessante è che, per quanto riguarda quella islamica, il mese di digiuno del Ramadan si conclude il 23 maggio e non è detto che anche in quest’anno del coronavirus non si possa svolgere (con le opportune misure di sicurezza sanitaria) la tradizionale festa conviviale con preghiere e contorno di bancarelle. Chissà che Conte e Lamorgese non abbiano riflettuto particolarmente sulla circostanza, timorosi di eventuali malumori islamici (molto più inquietanti di quelli eventuali dei cattolici) nel caso in cui le ‘cerimonie religiose’ fossero restate sospese ancora in tale data. E allora… facciamo lunedì 18 per i cattolici… e gli islamici subito dopo (così che il 23… liberi tutti o giù di lì!). Giorni fausti per l’Islam italiano… la liberazione della neo-convertita Aisha Romano … la sceneggiata politicamente corretta di Ciampino (regista il pio Conte) … e giorni fausti pure per la galassia del terrorismo islamico, la cui macabra attività potrà essere incrementata grazie anche ai soldi del riscatto versati dal governo più anticattolico nella storia della Repubblica (e presi dalle tasche dei contribuenti italiani). 

     

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