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    IL DRAMMA DELLA SIRIA: CIFRE, PERSONE, AIUTI

    IL DRAMMA DELLA SIRIA: CIFRE, PERSONE, AIUTI – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 6 ottobre 2016

     

    Il Pontificio Consiglio ‘Cor Unum’ ha illustrato il 29 settembre all’Urbaniana i risultati di un’indagine sugli aiuti delle entità ecclesiali per l’emergenza umanitaria in Medio Oriente (specie in Siria). Il 3 ottobre invece, sempre a Roma ma presso la Stampa estera, l’Associazione Amici dei Bambini (Ai.Bi.) ha presentato dati e iniziative riguardanti sia l’aiuto in Siria che la questione delicata dell’accoglienza in Italia dei minori non accompagnati

     

     

    “Non ci resta che pregare. E sperare in un miracolo”. Così ci ha detto mercoledì 29 settembre monsignor Antoine Audo, gesuita e vescovo di Aleppo a margine dell’incontro promosso all’Urbaniana sulla “crisi umanitaria siriana e irachena”. Qualche minuto dopo ecco Staffan De Mistura, inviato speciale del segretario generale dell’Onu per la Siria, che ci ha confessato la sua impotenza (e dunque anche quella delle Nazioni Unite) a risolvere il conflitto in corso: “Sono state dette ormai troppe parole… no, non servono più. Invece bisogna bloccare la vendita e l’invio delle armi, come giustamente dice anche il Papa. Ma fin qui continuo a chiederlo senza successo”.

    E’ un conflitto, quello siriano, che è stato alimentato – a sviluppo del fenomeno (fallimentare) delle cosiddette ‘primavere arabe’ – dagli Stati Uniti e satelliti  occidentali con il congruo contributo finanziario dell’Arabia Saudita e satelliti arabi. . En passant non si dimenticherà che l’Isis si è irrobustito proprio grazie ad armi, istruttori, denaro occidentali e arabi, oltre che con il sostegno de facto della Turchia. Questa politica americana scellerata, messa in atto per destabilizzare il regime di Assad (sotto il quale comunque la Siria viveva decorosamente il suo pluralismo religioso), prosegue anche oggi e a livello mediatico si caratterizza per il fiume di informazioni faziose diffuse da agenzie pubblicitarie statunitensi miranti a demonizzare i ‘cattivi’ Assad e Putin come veri e propri criminali di guerra e a esaltare i ‘buoni’, sempre i soliti, che al massimo fanno qualche errore di tiro dovuto… sapete com’è… errare humanum est !Non a caso una buona parte delle cosiddette informazioni viene da Coventry, dove ha sede il cosiddetto “Osservatorio siriano dei diritti umani”, gestito da un arabo vicino ai Fratelli Musulmani (nemici di Assad), finanziato da un governo europeo (probabilmente la Gran Bretagna), spesso consultato dagli analisti del Pentagono.

    Forse non è inutile riproporre quanto si legge sul sito francese “L’Oeuvre d’Orient” (“Les chrétiens de France au service des chrétiens d’Orient”), a firma Nabil Antaki, un medico laico che fa parte dei ‘maristi blu’ di Aleppo (piccola comunità di fratelli maristi che – nonostante tutte le difficoltà – continua a testimoniare in città educando, curando, pregando).  Scrive tra l’altro Antaki il 17 settembre 2016 (traduciamo dal francese): “Aleppo, la nostra città, soffre sempre. I media occidentali ne hanno fatto la vetrina mediatica del conflitto. (…) Gli aleppini soffrono da più di 4 anni e non ne possono più. Si indignano quando i media non parlano che delle sofferenze dei civili in alcuni quartieri est controllati dai ribelli e dai terroristi e che contano 250mila abitanti. Invece le sofferenze di un milione e mezzo di aleppini di Aleppo ovest sono passate sotto silenzio. 

    Si indignano a causa delle decine di obici di mortaio, di razzi o di bombole di gas liquido che cadono ogni giorno sui quartieri civili di Aleppo senza che nessuno protesti. Si indignano per l’interruzione totale dell’elettricità da tempo, essendo le centrali elettriche nel territorio occupato dai ribelli. Si indignano per l’interruzione della distribuzione dell’acqua nel periodo di canicola estiva (oltre quaranta gradi all’ombra), obbligati così in questi ultimi due anni a utilizzare l’acqua dei trecento pozzi in città. Si indignano per i blocchi ricorrenti e la fame che ne consegue. 

    Sono indignati di constatare che, ogni volta che l’esercito siriano avanza un po’ o vince una battaglia per spezzare la morsa in cui i terroristi hanno stretto Aleppo, governi e media gridano al crimine contro l’umanità e domandano una tregua per bloccare l’avanzata dell’esercito siriano”. 

    Questo premesso, occupiamoci di numeri, mai dimenticando che, dietro di essi, ci sono persone con i loro drammi.

     

    LE CIFRE DELL’ONU (aggiornate a luglio 2016)

    . oltre 270mila persone uccise in Siria dall’inizio del conflitto, più di un milione di feriti;

    . circa 13,5 milioni di persone sono in stato di urgente assistenza umanitaria in Siria (oltre 10 milioni in Iraq);

    . gli sfollati interni in Siria sono circa 8,7 milioni (3,4 in Iraq);

    . 4,8 milioni di persone hanno lasciato la Siria dal 2011, rifugiandosi in particolare in Turchia (2,7 milioni), Libano (1,1 milioni), Giordania (oltre 600mila)

     

    L’INDAGINE DI ‘COR UNUM’ 

    Nell’incontro del 29 settembre all’Urbaniana sono stati presentati i risultati della seconda indagine sulla risposta delle entità ecclesiali alle crisi umanitarie siriana e irachena. I dati sono aggiornati a luglio 2016 e sono stati forniti da 73 entità ecclesiali (una ventina in più rispetto alla prima edizione 2014-15 dell’indagine): 44 organismi caritativi di ispirazione cattolica, 13 istituti religiosi (in forte aumento), 16 diocesi di Siria e Iraq. In crescita il numero sia dei professionisti operanti sul campo (4mila, il doppio rispetto al 2014)) che dei volontari (8mila, erano 5mila nel 2014)).

    . Dati 2015: mostrano che le entità ecclesiali hanno mobilitato più di 207 milioni di dollari per la risposta all’emergenza umanitaria in Siria, Iraq, Libano, Giordania, Turchia, Egitto e Cipro, con più di 4,6 milioni di beneficiari individuali diretti.

    . Dati 2016 (aggiornati a luglio): mostrano che in sei mesi le entità ecclesiali hanno mobilitato più di 196 milioni di dollari, con circa 4,5 milioni di beneficiari individuali diretti. Destinazione geografica dei fondi: 36,5% alla Siria (beneficiari: 2,6 milioni di persone), 16% all’Iraq, 14% al Libano, 10% alla Giordania. Settori di intervento: oltre 42 milioni di dollari per aiuto alimentare (per la Siria 33 milioni di dollari), quasi 34 milioni di dollari per l’istruzione (specie in Libano e in Giordania), circa 31 milioni per la sanità (specie in Siria, Giordania e Iraq), oltre 7 milioni per beni non alimentari (specie in Siria e Iraq).

    . Priorità di intervento: dall’indagine presenta da ‘Cor Unum’ si evidenzia che l’istruzione resta non solo un settore di intervento prioritario, ma quello peculiare in cui rafforzare l’azione caritativa, insieme con quello della sanità. Tra gli altri settori di primaria importanza quelli del sostegno per un alloggio dignitoso, dell’accompagnamento psico-sociale, delle attività di costruzione della pace, della protezione giuridica dei rifugiati nei Paesi d’accoglienza, della creazione di opportunità di lavoro e dell’avvio di attività generatrici di reddito.

     

    SIRIA: ALLA STAMPA ESTERA LE INIZIATIVE DELL’ASSOCIAZIONE AMICI DEI BAMBINI (Ai.Bi)

    Sempre restando nell’ambito del conflitto siriano, lunedì 3 ottobre – a Roma, presso la Stampa estera – l’Associazione Amici dei Bambini (Ai.Bi) ha promosso un Convegno sui “bambini migranti in pericolo”. E’ stato in particolare il presidente Marco Griffini a illustrare quanto l’Ai.Bi. sta facendo in un Paese come la Siria, in cui 2,8 milioni di bambini non hanno accesso all’educazione e altri 3,8 necessitano di assistenza alimentare. Con altre associazioni simili a livello internazionale l’Ai.Bi dal febbraio 2014 opera per la protezione dei minori nelle aree di Aleppo, Idlib (a sud-ovest di Aleppo), Homs (tra Aleppo e Damasco) e nella Rural Damasco.

    Fin qui l’Ai.Bi. ha allestito un forno per 3mila famiglie, una ludoteca sotterranea per 200 bambini, una sartoria per 200 mamme, ha distribuito ceste alimentari a 1160 famiglie, e razioni alimentari per 3mila sfollati. In via di realizzazione altri progetti, tra cui tre ‘spazi sicuri’ per 2300 minori, 9 unità mobili di attività ricreative per oltre 20mila beneficiari, la formazione di 400 genitori e la sensibilizzazione di altri 8mila sulla protezione dei minori. Molto ambizioso un altro obiettivo: riuscire a costruire un ospedale pediatrico all’interno di una collina, con servizi di emergenza e reparti di pediatria, ginecologia e servizi ostetrici per una capacità di 300 pazienti al giorno.

     

    LA DELICATA QUESTIONE DEI MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI

    Nel suo appassionato intervento Marco Griffini ha evidenziato anche la questione dei minori stranieri non accompagnati giunti in Italia. Quest’anno si sono già raggiunte cifre da primato (16.800 a fine agosto, contro i 12,360 dell’intero 2015). Alta tra loro la percentuale di chi si rende irreperibile dopo una prima accoglienza (circa un terzo): dove vanno a finire? Fors’anche in reti terroriste o di criminalità comune?

    Proprio per evitare sparizioni in ogni caso inquietanti, l’Ai.Bi. insieme con altre associazioni, da tempo chiede “urgentemente un cambio di direzione” nella politica in materia seguita fin qui. Di fronte a oltre 2300 famiglie che in tutta Italia hanno dato all’Ai.Bi. la piena disponibilità ad accogliere temporaneamente un minore straniero non accompagnato – ha rilevato Griffini – solo in 17 casi si è avuto un riscontro positivo. E si è chiesto: “Perché non si vogliono i minori in affido a famiglie italiane? Forse si preferisce che abbandonino l’Italia?” L’accoglienza in famiglia può invece costituire una valida integrazione nell’ambito del Servizio centrale del sistema di protezione per rifugiati e richiedenti asilo (SPRAR).

    L’incontro presso la Stampa estera, conclusosi con la degustazione di pane e olio, era parte delle iniziative promosse dal Forum delle associazioni familiari del Lazio e dalla diocesi di Roma per la “Settimana della famiglia” (2-8 ottobre 2016).

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