LEONE XIV: GAZA, UCRAINA, CINA - AVVENIRE/POLONIA, ISRAELE, PAROLIN - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 31 maggio 2025
Ancora parole chiare di papa Prevost su Gaza, Ucraina, Cina. Un’intervista al cardinale Parolin su Gaza e Ucraina. Un sondaggio tanto rattristante quanto inquietante sull’indurimento della società israeliana verso i palestinesi: Mors tua, vita mea. Come ‘Avvenire’ difende il cattolicesimo polacco: un articolo de facto anticattolico sul ballottaggio presidenziale di domenica 1 giugno 2025.
PAPA LEONE XIV: DALL’UDIENZA GENERALE (25 maggio 2025, piazza San Pietro) – APPELLO
. In questi giorni il mio pensiero va spesso al popolo ucraino, colpito da nuovi, gravi attacchi contro civili e infrastrutture. Assicuro la mia vicinanza e la mia preghiera per tutte le vittime, in particolare per i bambini e le famiglie. Rinnovo con forza l’appello a fermare la guerra e a sostenere ogni iniziativa di dialogo e di pace. Chiedo a tutti di unirsi nella preghiera per la pace in Ucraina e ovunque si soffre per la guerra.
. Dalla Striscia di Gaza si leva sempre più intenso al Cielo il pianto delle mamme e dei papà, che stringono a sé i corpi senza vita dei bambini, e che sono continuamente costretti a spostarsi alla ricerca di un po’ di cibo e di un riparo più sicuro dai bombardamenti. Ai responsabili rinnovo il mio appello: cessate il fuoco, siano liberati tutti gli ostaggi, si rispetti integralmente il diritto umanitario!
. Maria, Regina della Pace, prega per noi!
PAPA LEONE XIV: DAL DISCORSO AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE (22 maggio 2025, Sala Clementina)
. Desidero esprimere innanzitutto la mia gratitudine a voi e ai vostri associati per il servizio offerto, che è indispensabile per la missione di evangelizzazione della Chiesa, come posso testimoniare personalmente dalla mia esperienza pastorale negli anni di ministero in Perù.
. La promozione dello zelo apostolico tra le genti rimane un aspetto essenziale del rinnovamento della Chiesa previsto dal Concilio Vaticano II, ed è ancora più urgente oggi. Il nostro mondo, ferito dalla guerra, dalla violenza e dall’ingiustizia, ha bisogno di ascoltare il messaggio evangelico dell’amore di Dio e di sperimentare il potere riconciliante della grazia di Cristo. (…) Dobbiamo portare a tutti i popoli, anzi a tutte le creature, la promessa evangelica di una pace vera e duratura (…) Perciò vediamo l’importanza di promuovere uno spirito di discepolato missionario in tutti i battezzati e il senso dell’urgenza di portare Cristo a tutti i popoli.
PAPA LEONE XIV : DAL DISCORSO ALLA CURIA ROMANA, AI DIPENDENTI DELLA SANTA SEDE, DEL GOVERNATORATO, DEL VICARIATO (24 maggio 2025, Aula Nervi)
. I Papi passano, la Curia rimane. Questo vale in ogni Chiesa particolare, per le Curie vescovili. E vale anche per la Curia del Vescovo di Roma. La Curia è l’istituzione che custodisce e trasmette la memoria storica di una Chiesa, del ministero dei suoi Vescovi. Questo è molto importante. La memoria è un elemento essenziale in un organismo vivente. Non è solo rivolta al passato, ma nutre il presente e orienta al futuro. Senza memoria il cammino si smarrisce, perde il senso del percorso.
. Ecco, carissimi, questo è il primo pensiero che vorrei condividere con voi: lavorare nella Curia Romana significa contribuire a tenere viva la memoria della Sede Apostolica, nel senso vitale che ho appena accennato, così che il ministero del Papa possa attuarsi nel migliore dei modi. E per analogia questo si può dire anche dei servizi dello Stato della Città del Vaticano.
. Ognuno può essere costruttore di unità con gli atteggiamenti verso i colleghi, superando le inevitabili incomprensioni con pazienza, con umiltà, mettendosi nei panni degli altri, evitando i pregiudizi, e anche con una buona dose di umorismo, come ci ha insegnato Papa Francesco.
PAPA LEONE XIV: DAL REGINA COELI (25 maggio 2025, Piazza San Pietro)
. È bello che, guardando alla nostra chiamata, alle realtà e alle persone che ci sono state affidate, agli impegni che portiamo avanti, al nostro servizio nella Chiesa, ciascuno di noi può dire con fiducia: anche se sono fragile, il Signore non si vergogna della mia umanità, anzi, viene a prendere dimora dentro di me. Egli mi accompagna col suo Spirito, mi illumina e mi rende strumento del suo amore per gli altri, per la società, e per il mondo.
(dopo il Regina Coeli)
. Ieri a Poznań (Polonia) è stato beatificato Stanislao Kostka Streich, sacerdote diocesano ucciso in odio alla fede nel 1938, perché la sua opera in favore dei poveri e degli operai infastidiva i seguaci dell’ideologia comunista. (NdR: da notare la precisione – spesso volutamente latitante nei decenni scorsi, in particolare a proposito dei martiri spagnoli della Guerra Civile del 1936-39 - nell’indicare la provenienza ideologica degli autori del crimine) Il suo esempio possa stimolare in particolare i sacerdoti a spendersi generosamente per il Vangelo e per i fratelli.
. Sempre ieri, memoria liturgica della Beata Vergine Maria Aiuto dei Cristiani, si è celebrata la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, istituita dal Papa Benedetto XVI. Nelle chiese e nei santuari della Cina e in tutto il mondo si sono elevate preghiere a Dio come segno della sollecitudine e dell’affetto per i cattolici cinesi e della loro comunione con la Chiesa universale. L’intercessione di Maria Santissima ottenga a loro e a noi la grazia di essere testimoni forti e gioiosi del Vangelo, anche in mezzo alle prove, per promuovere sempre la pace e l’armonia (NdR: Leone XIV ha evidenziato – e non era scontato – la ‘Giornata’. Da notare la sottolineatura della necessaria comunione dei cattolici cinesi con la Chiesa universale e l’accenno non casuale alle prove cui sono sottoposti come testimoni del Vangelo).
PAPA LEONE XIV: DAL SALUTO AL SINDACO DI ROMA (25 maggio 2025, piazza dell’Aracoeli)
. Signor Sindaco, auspico che Roma, ineguagliabile per la ricchezza del patrimonio storico e artistico, si distingua sempre anche per quei valori di umanità e civiltà che attingono dal Vangelo la loro linfa vitale (NdR: valori di umanità e civiltà… interpretati in modo sempre più disinvolto dall’attuale amministrazione comunale)
PAPA LEONE XIV: DALL’OMELIA DELLA MESSA DI INSEDIAMENTO IN SAN GIOVANNI IN LATERANO (25 maggio 2025)
. La Chiesa di Roma è erede di una grande storia, radicata nella testimonianza di Pietro, di Paolo e di innumerevoli martiri, e ha una missione unica, ben indicata da ciò che è scritto sulla facciata di questa Cattedrale: essere Mater omnium Ecclesiarum, Madre di tutte le Chiese.
. Negli Atti degli Apostoli (cfr 15,1-2.22-29), in particolare, si narra di come la comunità delle origini ha affrontato la sfida dell’apertura al mondo pagano nell’annuncio del Vangelo. Non è stato un processo facile: ha richiesto tanta pazienza e ascolto reciproco; ciò è avvenuto anzitutto all’interno della comunità di Antiochia, dove i fratelli, dialogando – anche discutendo – sono arrivati a definire insieme la questione. Poi però Paolo e Barnaba sono saliti a Gerusalemme. Non hanno deciso per conto loro: hanno cercato la comunione con la Chiesa madre e vi si sono recati con umiltà (NdR: un chiaro richiamo a come risolvere oggi questioni spinose a livello di conferenze episcopali nazionali e chiese locali)
Lì hanno trovato, ad ascoltarli, Pietro e gli Apostoli. Si è così intavolato il dialogo che finalmente ha portato alla giusta decisione: riconoscendo e considerando la fatica dei neofiti, si è concordato di non imporre loro pesi eccessivi, ma di limitarsi a chiedere l’essenziale (cfr At 15,28-29). Così, quello che poteva sembrare un problema è divenuto per tutti un’occasione per riflettere e per crescere (NdR: un’indicazione sulla strada da seguire per comporre le vertenze odierne).
PAPA LEONE XIV: DAL SALUTO AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO GIUBILARE PER LA PACE IN AFRICA (26 maggio 2025, Basilica di San Pietro)
. Sono molto lieto di potervi salutare tutti questo pomeriggio, anche solo per un attimo, e di poter dire a ognuno di voi: grazie perché vivi la tua vita, la tua fede in Gesù Cristo. Siete già ben accompagnati dalle loro Eminenze, il cardinale Turkson, il cardinale Arinze, e anche dall’arcivescovo Fortunatus, e tutti noi insieme, ricolmi della grande testimonianza che tutti voi state dando e che il continente africano dà al mondo intero (NdR: da notare la grande lode per la testimonianza data dall’Africa)
PAPA LEONE XIV: DAL DISCORSO ALLA SQUADRA DI CALCIO DEL NAPOLI, CAMPIONE D’ITALIA (27 maggio 2025, Sala Clementina)
. Vincere il campionato è un traguardo che si raggiunge al termine di un lungo percorso, dove ciò che conta di più non è l’exploit di una volta, o la prestazione straordinaria di un campione. Il campionato lo vince la squadra, e quando dico “squadra” intendo sia i giocatori, sia l’allenatore con tutto il team, sia la società sportiva.
. Perciò, sono davvero contento di accogliervi adesso, per mettere in risalto questo aspetto del vostro successo, che ritengo il più importante. E direi che lo è anche dal punto di vista sociale. Sappiamo quanto il calcio sia popolare in Italia e praticamente in tutto il mondo. E allora, anche sotto questo profilo, mi sembra che il valore sociale di un avvenimento come questo, che supera il fatto meramente tecnico-sportivo, è l’esempio di una squadra – in senso lato – che lavora insieme, in cui i talenti dei singoli sono messi al servizio dell’insieme.
. E c’è un’ultima cosa che mi sta a cuore dire approfittando di questa occasione. Si tratta dell’aspetto educativo. Purtroppo, quando lo sport diventa business, rischia di perdere i valori che lo rendono educativo, e può diventare addirittura dis-educativo. Su questo bisogna vigilare, specialmente quando si ha a che fare con gli adolescenti. Faccio appello ai genitori e ai dirigenti sportivi: bisogna stare bene attenti alla qualità morale dell’esperienza sportiva a livello agonistico, perché c’è di mezzo la crescita umana dei giovani. Penso che ci siamo capiti, e non c’è bisogno di tante parole.
PAPA LEONE XIV: DALL’UDIENZA GENERALE (28 maggio 2025, piazza San Pietro- sul tema del Samaritano che ebbe compassione)
. La vita (…) è fatta di incontri, e in questi incontri veniamo fuori per quello che siamo. Ci troviamo davanti all’altro, davanti alla sua fragilità e alla sua debolezza e possiamo decidere cosa fare: prendercene cura o fare finta di niente. Un sacerdote e un levita scendono per quella medesima strada. Sono persone che prestano servizio nel Tempio di Gerusalemme, che abitano nello spazio sacro. Eppure, la pratica del culto non porta automaticamente ad essere compassionevoli. Infatti, prima che una questione religiosa, la compassione è una questione di umanità! Prima di essere credenti, siamo chiamati a essere umani.
. Possiamo immaginare che, dopo essere rimasti a lungo a Gerusalemme, quel sacerdote e quel levita abbiano fretta di tornare a casa. È proprio la fretta, così presente nella nostra vita, che molte volte ci impedisce di provare compassione. Chi pensa che il proprio viaggio debba avere la priorità, non è disposto a fermarsi per un altro.
. Ma ecco che arriva qualcuno che effettivamente è capace di fermarsi: è un samaritano, uno quindi che appartiene a un popolo disprezzato (cfr 2Re 17). Nel suo caso, il testo non precisa la direzione, ma dice solo che era in viaggio. La religiosità qui non c’entra. Questo samaritano si ferma semplicemente perché è un uomo davanti a un altro uomo che ha bisogno di aiuto.
PAPA LEONE XIV: DAL DISCORSO AI MOVIMENTI E ASSOCIAZIONI CHE HANNO DATO VITA ALL’ ARENA DI PACE’ A VERONA IL 18 MAGGIO 2024 (30 maggio 2025, Sala Clementina)
. Sono lieto di accogliere voi, membri dei movimenti e delle associazioni che un anno fa (NdR: 18 maggio 2024) hanno dato vita al grande incontro “Arena di Pace”, a Verona, con la partecipazione di Papa Francesco. Ringrazio in particolare il Vescovo di Verona, Mons. Domenico Pompili, e anche i Padri Comboniani. In quell’occasione, il Papa ha ribadito che la costruzione della pace inizia col porsi dalla parte delle vittime, condividendone il punto di vista. Questa prospettiva è essenziale per disarmare i cuori, gli sguardi, le menti e denunciare le ingiustizie di un sistema che uccide e si basa sulla cultura dello scarto.
. Non possiamo dimenticare l’abbraccio coraggioso fra l’israeliano Maoz Inon, al quale sono stati uccisi i genitori da Hamas, e il palestinese Aziz Sarah, al quale l’esercito israeliano ha ucciso il fratello, e che ora sono amici e collaboratori: quel gesto rimane come testimonianza e segno di speranza. E li ringraziamo di aver voluto essere presenti anche oggi (NdR: applausi)
. Cari fratelli e sorelle, c’è troppa violenza nel mondo, c’è troppa violenza nelle nostre società. Di fronte alle guerre, al terrorismo, alla tratta di esseri umani, all’aggressività diffusa, i ragazzi e i giovani hanno bisogno di esperienze che educano alla cultura della vita, del dialogo, del rispetto reciproco. E prima di tutto hanno bisogno di testimoni di uno stile di vita diverso, nonviolento. Pertanto, dal livello locale e quotidiano fino a quello dell’ordine mondiale, quando coloro che hanno subito ingiustizia e le vittime della violenza sanno resistere alla tentazione della vendetta (NdR: un riferimento a quanto al contrario accade in Terrasanta?) diventano i protagonisti più credibili di processi nonviolenti di costruzione della pace. La nonviolenza come metodo e come stile deve contraddistinguere le nostre decisioni, le nostre relazioni, le nostre azioni.
. Il Vangelo e la Dottrina Sociale sono per i cristiani il nutrimento costante di questo impegno; ma al tempo stesso possono essere una bussola valida per tutti. Perché si tratta, in effetti, di un compito affidato a tutti, credenti e non, che lo devono elaborare e realizzare attraverso la riflessione e la prassi ispirate alla dignità della persona e al bene comune.
. Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace. Ci rendiamo sempre più conto che non si tratta solo di istituzioni politiche, nazionali o internazionali, ma è l’insieme delle istituzioni – educative, economiche, sociali – ad essere chiamato in causa. Nell’Enciclica Fratelli tutti ritorna molte volte il richiamo alla necessità della costruzione di un “noi”, che deve tradursi anche a livello istituzionale. Per questo vi incoraggio all’impegno e ad essere presenti: presenti dentro la pasta della storia come lievito di unità, di comunione, di fraternità. La fraternità ha bisogno di essere scoperta, amata, sperimentata, annunciata e testimoniata, nella fiduciosa speranza che essa è possibile grazie all’amore di Dio, «riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo» (Rm 5,5).
CARD. PIETRO PAROLIN, SEGRETARIO DI STATO: SU DIRITTO UMANITARIO, GAZA, UCRAINA (da un’intervista di Andrea Tornielli su Vatican News, 27 maggio 2025)
. (diritto umanitario, Gaza). Quello che sta accadendo a Gaza è inaccettabile. Il diritto umanitario internazionale deve valere sempre, e per tutti. Chiediamo che si fermino i bombardamenti e che arrivino gli aiuti necessari per la popolazione: credo che la comunità internazionale debba fare tutto ciò che è possibile per mettere fine a questa tragedia. Allo stesso tempo ribadiamo con forza la richiesta ad Hamas di rilasciare subito tutti gli ostaggi che ancora tiene prigionieri, e di restituire i corpi di quelli che sono stati uccisi dopo il barbaro attacco del 7 ottobre 2023 contro Israele.
. (Ucraina, negoziati). Papa Leone ha dato la piena disponibilità della Santa Sede ad ospitare eventuali negoziati, con l’offerta di un luogo neutrale, protetto. Non si trattava dunque di una mediazione, perché una mediazione deve essere richiesta dalle parti. In questo caso invece c’è stata soltanto l’offerta pubblica di una disponibilità ad accogliere un eventuale incontro. Si parla ora anche di altre possibili sedi, come Ginevra. In ogni caso, non è importante dove si terrà il negoziato tra russi e ucraini che tutti auspichiamo. Ciò che veramente importa è che questo negoziato possa finalmente iniziare, perché è urgente fermare la guerra. È urgente innanzitutto una tregua, per mettere fine alle devastazioni, alle città distrutte, ai civili che perdono la loro vita. E poi è urgente arrivare a una pace stabile, giusta e duratura, pertanto accettata e concordata da entrambe le parti.
ISRAELE: GIOSUE’, GERICO E UN SONDAGGIO MOLTO CRUDO
Dal Libro di Giosuè (6, 15-22, conquista di Gerico)
Il settimo giorno si alzarono allo spuntare dell’alba e girarono attorno alla città sette volte. (…) Alla settima volta i sacerdoti diedero fiato alle trombe e Giosuè disse al popolo : ‘Lanciate il grido di guerra, perché il Signore vi consegna la città. Questa città, con quanto vi è in essa, sarà votata allo sterminio per il Signore. Rimarrà in vita soltanto la prostituta Raab e chiunque è in casa con lei, perché ha nascosto i messaggeri inviasti da noi’. (…) Il popolo lanciò il grido di guerra e suonarono le trombe. Come il popolo udì il suono della tromba e lanciò un grande grido di guerra, le mura delle città crollarono su se stesse; il popolo salì verso la città, ciascuno diritto davanti a sé, e si impadronirono della città. Votarono allo sterminio tutto quanto c’era in città: uomini e donne, giovani e vecchi, buoi, pecore e asini, tutto passarono a fil di spada.”
Generalmente prendiamo atto con molta cautela dei risultati dei sondaggi demoscopici (con le risposte che dipendono – spesso in dimensione non irrilevante - sia da contenuti e forma delle domande che dalla sincerità degli interpellati). Non possiamo però non provare grande tristezza e altrettanta inquietudine, se confrontati con quello i cui esiti sono stati pubblicati giovedì 22 maggio dal noto quotidiano israeliano di sinistra Haaretz. Dal sondaggio - condotto a marzo scorso su un campione di 1005 ebrei israeliani dall’istituto israeliano Geocartography Knoledge Group per incarico della Pennsylvania State University – appare chiarissimo che sempre più ebrei israeliani percepiscono quanto accade in Terrasanta e nella Striscia di Gaza come un redde rationem con il popolo palestinese. Uno scontro finale che andrebbe affrontato con spietatezza - similmente a quanto si legge nel Libro di Giosuè - concretizzando il Mors tua, vita mea.
Qualche cifra, senza aggiungere altro. Il 47% degli interpellati pensa che a Gaza l’esercito israeliano dovrebbe agire come quello di Giosuè a Gerico (sotto i 40 anni – categoria che comprende gran parte dei soldati – il 58%).
L’82% degli ebrei israeliani è favorevole alla deportazione degli abitanti di Gaza (anche il 69% degli ebrei laici). Sotto i 40 anni solo il 9% si oppone in modo netto. Il 56% consente con la tesi che i palestinesi israeliani vadano espulsi (il 66% sotto i 40 anni, il 38% degli ebrei laici). Una tesi che i cosiddetti ‘giovani delle colline’ concretizzano sempre più spesso in Cisgiordania, in cui il 22 maggio il vicepresidente della Knesset Nissim Valuri (Likud) si è augurato che Jenin faccia la fine di Gaza (e dell’antica Gerico).
Commentano su Haaretz gli storici Shay Hazkani (University of Maryland) e Tamir Sorek (Pennsylvania State University): “Queste tendenze inquietanti riflettono la radicalizzazione del sionismo religioso dopo il ritiro di Israele da Gaza nel 2005 e l’incapacità degli ebrei israeliani laici di articolare una visione che metta in discussione il suprematismo ebraico. Una retorica apocalittica che ha trovato terreno fertile nei circoli sionisti religiosi, i cui leader sostengono da tempo politiche così estreme .(…) C’è chi vede nello shock e nell’angoscia che hanno colpito l’opinione pubblica israeliana in seguito agli eventi del 7 ottobre l’unica spiegazione di questa radicalizzazione. Ma il massacro sembra aver solo scatenato demoni che sono stati alimentati per decenni nei media e nel sistema giudiziario e in quello educativo.”
Non è finita. C’è ancora, se possibile, di peggio. Secondo un sondaggio di uno dei tre maggiori canali televisivi israeliani, Channel 13, il 53% degli ebrei israeliani si opporrebbe all’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza.
Lasciamo a Haaretz il commento finale a esiti demoscopici che riempiono di amarezza profonda, sgomentano e indignano (con la speranza che gli ebrei della diaspora, in primo luogo quelli italiani, non nutrano sentimenti estremi come quelli dei loro correligionari in Israele): “Ogni progetto coloniale porta con sé la potenzialità della pulizia etnica e del genocidio”.
‘AVVENIRE’ ( 31 maggio 2025) SOSTIENE IN POLONIA I NEMICI DELLA CHIESA. MA NON SI VERGOGNA?
Come è noto domani, domenica 1 giugno 2025, si terrà in Polonia il ballottaggio per la presidenza della Repubblica tra Rafa Trzakowski, sindaco di Varsavia legato al primo ministro, il noto Donald Tusk e Karol Navrocki, presidente dell’Istituto della memoria nazionale, indipendente di centro-destra. Si affronteranno due Polonie: la prima, che si ritrova nei cosiddetti ‘valori’ dell’odierna Unione europea, quelli della triade malefica Von der Leyen, Macron, Merz e la seconda, che si oppone all’omologazione culturale voluta da Bruxelles. Gli ultimi mesi hanno confermato che il governo Tusk vorrebbe sradicare il cattolicesimo dal Paese o almeno renderlo innocuo: indagini giudiziarie, arresti, occupazione dei media, ingerenze nella magistratura, progetti di legge contro i valori non negoziabili, ridimensionamento dell’insegnamento della religione cattolica, stretta sulle scuole cattoliche private, ecc… Fin qui la presidenza del cattolico Andrzej Duda ha evitato una deriva completa, ma, se al suo posto fosse eletto Trzakowski, per i cattolici polacchi la vita quotidiana si farebbe veramente dura (se volessero dare testimonianza pubblica dei valori della Dottrina sociale della Chiesa).
Confrontato con tale situazione il noto quotidiano della Conferenza episcopale italiana, l’Avvenire, ha dimostrato ancora una volta come voglia e sappia difendere il cattolicesimo nella patria di Karol Wojtyla.
Avvenire del 31 maggio 2025. In prima pagina un richiamo alle elezioni polacche: “Polonia al bivio tra l’UE e il populismo sovranista”. A pagina 11 un ampio capocronaca dal titolo: “La Polonia divisa arriva al bivio fra l’Ue e il populismo sovranista”. Dell’articolo a dir poco fazioso di Riccardo Michelucci da Varsavia riproduciamo l’ultima parte.
L’attuale primo ministro Donald Tusk si è scontrato spesso con il presidente in carica, Andrzej Duda, che negli ultimi due anni ha bloccato una ventina di leggi approvate dal parlamento. “Un successo di Navrocki aprirebbe un nuovo scontro con il governo – spiega la politologa dell’università di Varsavia Anna Materska-Sosnowska (NdR: della serie: non disturbate il manovratore, i contenuti contano meno della conservazione del potere) – e significherebbe il ritorno dei populisti, molto più forti di prima, riaccendendo la battaglia ideologica contro i diritti delle donne, le unioni civili e la cooperazione con l’Europa” (NdR: elenco a dir poco grossolano… la realtà è molto più complessa!)
Domenica sera, con l’annuncio dei risultati, non si chiuderà solo una campagna elettorale tra le più tese degli ultimi anni. Si capirà in quale direzione la Polonia vorrà andare in futuro: verso un pieno ritorno al cuore dell’Europa oppure lungo la strada di una democrazia illiberale come quella già intrapresa da Orban in Ungheria”. … (NdR: e ti pareva che non c’entrasse Orban?). Ma il direttore di Avvenire e le sue propaggini propagandistiche a Varsavia non si vergognano mai di quello che scrivono e pubblicano, in questo caso vera pugnalata al cattolicesimo polacco?