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    L'ELEZIONE DI PAPA LEONE XIV: QUALCHE NOTA

    L’ELEZIONE DI PAPA LEONE XIV: QUALCHE NOTA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 10 maggio 2025

    Alcune considerazioni sull’elezione del cardinale Robert Francis Prevost a 267.mo successore di Pietro. Il suo saluto dalla Loggia centrale di San Pietro con benedizione Urbi et Orbi. Ampi stralci dalla sua omelia nella messa Pro Ecclesia con i cardinali. Una risposta in un’intervista del 2023 alla Curia Generale agostiniana.

    “… Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum…Dominum” tensione massima, ma in ogni caso sicurezza che sarebbe seguito un “Petrum” …  invece dalla voce del cardinale protodiacono Dominique Mamberti giunge al nostro orecchio incredulo un “Robertum Franciscum”. Ammettiamolo… siamo restati storditi per qualche momento… allucinazione o realtà? Realtà era, realtà… e abbiamo così dovuto prendere atto ancora una volta come le vie del Signore siano infinite, sconvolgendo ogni calcolo umano, fondato su una logica apparentemente molto solida.

    Sul soglio di Pietro abbiamo oggi un papa che definiremmo globale, Robert Francis Prevost… e quel “prevost” ci richiama subito alla mente l’appellativo con cui da chierichetti chiamavamo il parroco del natio borgo ticinese di Giubiasco, il burbero ma buono don Martino Imperatori. Però stavolta Prevost può essere ben associato a “globale”: globale per le origini (padre franco-italiano, madre spagnola, nazionalità statunitense) e per le esperienze vissute. Da studente in matematica e in filosofia (Pennsylvania), in teologia (Chicago) e in diritto canonico (Roma, Angelicum). Da missionario in Perù (anche come vescovo, estimatore e amico del promotore della teologia della liberazione Gustavo Gutierrez). Da priore generale degli Agostiniani per due mandati (2001-2013). Da prefetto della Congregazione vaticana per i vescovi (dal gennaio 2023, esperienza non lunga, comunque intensa, Francisco pontifice) e contemporaneamente da presidente della Pontificia Commissione per l’America latina. Da cardinale di Santa Romana Chiesa, dal settembre 2023. E ora, da primo statunitense (oltre che primo agostiniano) a guida della Chiesa terrena: scelta suscettibile, sotto tale aspetto, di creare qualche complicazione nel contesto geopolitico…nella loro saggezza fin qui i conclavi dell’ultimo secolo avevano evitato la nomina di un papa associabile per nascita a una grande potenza mondiale… è vero che Prevost è uno statunitense assai particolare, avendo richiesto e ottenuto anche la nazionalità peruviana).

    Per quanto riguarda la scelta sorprendente fatta dal conclave (in primo luogo per i tempi, al quarto scrutinio) si può ipotizzare che, confrontato con la presenza (fin dal primo scrutinio) e la persistenza di un consistente numero di voti per Prevost, il favoritissimo cardinale Parolin abbia constatato realisticamente di non poter ambire facilmente a raggiungere il quorum richiesto dei due terzi. Da tale constatazione e considerato che il mite porporato vicentino per la sua natura diplomatica non si sente attrezzato per battaglie da fante in trincea (qui c’è un’analogia con l’altrettanto mite Joseph Ratzinger), si può dedurre che durante il pranzo di mezzogiorno di giovedì, dopo il terzo scrutinio, abbia optato per la rinuncia, anche pensando alla necessità in questo momento storico di una Chiesa unita.  

    Dunque via libera a Prevost, appoggiato da una coalizione molto determinata di provenienza americana (dal nord, dal centro e dal sud) con propaggini curiali e anche trasversale (se pensiamo al cardinale di Chicago Cupich- una delle ‘punte di diamante’ dei cosiddetti ‘progressisti- e al cardinale di New York Dolan, di certo conservatore e simpatizzante in genere di Trump). Si deve qui riconoscere che i promotori della candidatura Prevost hanno lavorato con molta professionalità, con discrezione (insomma sott’acqua) e a loro non sono mancati i mezzi per ottenere il successo desiderato. A Prevost anche il compito di riuscire a rimpolpare le offerte per l’Obolo di San Pietro da parte dei fedeli in particolare statunitensi, molto diminuite negli ultimi anni: tema questo tanto profano quanto importante per lo svolgersi delle attività peculiari della Santa Sede. Di sicuro Prevost ha le carte in regola per essere un buon papa, date la sua esperienza pastorale e la sua formazione culturale. Può anzi darsi che in questo momento storico drammatico sia una delle scelte migliori per una Chiesa impegnata a ribadire con forza e entusiasmo la Buona Novella e a non cadere in un’irrilevanza globale che si è già concretizzata in alcune parti del mondo Non è però automatico che ai nostri giorni – in cui il modo di comunicare assume spesso un ruolo fondamentale -  un superlaureato sappia essere anche un pontefice più incisivo di chi ha conseguito meno titoli accademici.

    Seguiremo con attenzione partecipe (e… lasciamoci sorprendere!) il pontificato di Leone XIV, un nome che può richiamare Leone I Magno (che la tradizione vuole abbia fermato Attila), Leone III (che incoronò Carlo Magno), Leone X (il Papa rinascimentale per antonomasia), Leone XIII (l’autore della Rerum novarum, la prima enciclica fondata sulla dottrina sociale della Chiesa) e perfino frater Leo, uno dei compagni di San Francesco (Benedicat tibi Dominus et custodiat te…).

    Riproduciamo ora il suo primo indirizzo di saluto con benedizione papale Urbi et Orbi dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro (giovedì 8 maggio 2025) e ampi stralci dell’omelia della santa messa pro Ecclesia, celebrata con il collegio cardinalizio il giorno seguente nella Cappella Sistina (copyright Dicastero per la Comunicazione e Libreria Editrice Vaticana). Aggiungiamo poi una risposta data dall’allora cardinale eletto Prevost contenuta in un’intervista del 29 settembre 2023 alla Curia Generale agostiniana.

     

    IL PRIMO SALUTO CON BENEDIZIONE URBI ET ORBI (8 MAGGIO 2025, LOGGIA CENTRALE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO)

    La pace sia con tutti voi!

    Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il Buon Pastore, che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, tutte le persone, ovunque siano, tutti i popoli, tutta la terra. La pace sia con voi!

    Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente.

    Ancora conserviamo nei nostri orecchi quella voce debole ma sempre coraggiosa di Papa Francesco che benediceva Roma, il Papa che benediceva Roma, dava la sua benedizione al mondo, al mondo intero, quella mattina del giorno di Pasqua. Consentitemi di dare seguito a quella stessa benedizione: Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti, e il male non prevarrà! Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto, senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi andiamo avanti! Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di Lui come del ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore. Aiutateci anche voi, poi gli uni gli altri a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace. Grazie a Papa Francesco!

    Voglio ringraziare anche tutti i confratelli Cardinali che hanno scelto me per essere Successore di Pietro e camminare insieme a voi, come Chiesa unita cercando sempre la pace, la giustizia, cercando sempre di lavorare come uomini e donne fedeli a Gesù Cristo, senza paura, per proclamare il Vangelo, per essere missionari.

    Sono un figlio di Sant’Agostino, agostiniano, che ha detto: “Con voi sono cristiano e per voi vescovo”. In questo senso possiamo tutti camminare insieme verso quella patria che Dio ci ha preparato.

    Alla Chiesa di Roma un saluto speciale! Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta ad accogliere, come questa piazza, con le braccia aperte tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, della nostra presenza, del dialogo e dell’amore.

    (In spagnolo)

    Y si me permiten también una palabra, un saludo a todos y en modo particular a mi querida diócesis de Chiclayo, en el Perú, donde un pueblo fiel ha acompañado a su obispo, ha compartido su fe y ha dado tanto, tanto, para seguir siendo Iglesia fiel de Jesucristo.

    (traduzione)

    E se mi permettete una parola, un saluto a tutti e in modo particolare alla mia cara diocesi di Chiclayo, in Perù, dove un popolo fedele ha accompagnato il suo vescovo, ha condiviso la sua fede e ha dato tanto, tanto, per continuare ad essere Chiesa fedele di Gesù Cristo.

    A tutti voi, fratelli e sorelle di Roma, d’Italia, di tutto il mondo: vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, che cerca sempre la carità, che cerca sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono.

    Oggi è il giorno della Supplica alla Madonna di Pompei. Nostra Madre Maria vuole sempre camminare con noi, stare vicino, aiutarci con la sua intercessione e il suo amore. Allora vorrei pregare insieme a voi. Preghiamo insieme per questa nuova missione, per tutta la Chiesa, per la pace nel mondo e chiediamo questa grazia speciale a Maria, nostra Madre: Ave Maria…

    [Benedizione solenne]

     

    DALL’OMELIA DURANTE LA ‘MISSA PRO ECCLESIA’ CELEBRATA CON I CARDINALI (9 MAGGIO 2025, CAPPELLA SISTINA)

    (dopo alcune frasi in inglese a braccio, richiamanti il salmo responsoriale che invitava a cantare al Signore perché ha fatto meraviglie e la necessità i annunciare la Buona Novella)

    . “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»”(Mt 16,16). Con queste parole Pietro, interrogato dal Maestro, assieme agli altri discepoli, circa la sua fede in Lui, esprime in sintesi il patrimonio che da duemila anni la Chiesa, attraverso la successione apostolica, custodisce, approfondisce e trasmette.

    Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente, cioè l’unico Salvatore e il rivelatore del volto del Padre.

    . Pietro, nella sua risposta, coglie tutte e due queste cose: il dono di Dio e il cammino da percorrere per lasciarsene trasformare, dimensioni inscindibili della salvezza, affidate alla Chiesa perché le annunci per il bene del genere umano. Affidate a noi, da Lui scelti prima che ci formassimo nel grembo materno (cfr Ger 1,5), rigenerati nell’acqua del Battesimo e, al di là dei nostri limiti e senza nostro merito, condotti qui e di qui inviati, perché il Vangelo sia annunciato ad ogni creatura (cfr Mc 16,15).

    . In particolare poi Dio, chiamandomi attraverso il vostro voto a succedere al Primo degli Apostoli, questo tesoro lo affida a me perché, col suo aiuto, ne sia fedele amministratore (cfr 1Cor 4,2) a favore di tutto il Corpo mistico della Chiesa; così che Essa sia sempre più città posta sul monte (cfr Ap 21,10), arca di salvezza che naviga attraverso i flutti della storia, faro che illumina le notti del mondo. E ciò non tanto grazie alla magnificenza delle sue strutture e per la grandiosità delle sue costruzioni – come i monumenti in cui ci troviamo –, quanto attraverso la santità dei suoi membri, di quel «popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa» (1Pt 2,9).

    . Tuttavia, a monte della conversazione in cui Pietro fa la sua professione di fede, c’è anche un’altra domanda: “La gente – chiede Gesù –, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?” (Mt 16,13). Non è una questione banale, anzi riguarda un aspetto importante del nostro ministero: la realtà in cui viviamo, con i suoi limiti e le sue potenzialità, le sue domande e le sue convinzioni.

    La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?” (Mt 16,13). Pensando alla scena su cui stiamo riflettendo, potremmo trovare a questa domanda due possibili risposte, che delineano altrettanti atteggiamenti.

    . C’è prima di tutto la risposta del mondo. Matteo sottolinea che la conversazione fra Gesù e i suoi circa la sua identità avviene nella bellissima cittadina di Cesarea di Filippo, ricca di palazzi lussuosi, incastonata in uno scenario naturale incantevole, alle falde dell’Hermon, ma anche sede di circoli di potere crudeli e teatro di tradimenti e di infedeltà. Questa immagine ci parla di un mondo che considera Gesù una persona totalmente priva d’importanza, al massimo un personaggio curioso, che può suscitare meraviglia con il suo modo insolito di parlare e di agire. E così, quando la sua presenza diventerà fastidiosa per le istanze di onestà e le esigenze morali che richiama, questo “mondo” non esiterà a respingerlo e a eliminarlo.

    . C’è poi l’altra possibile risposta alla domanda di Gesù: quella della gente comune. Per loro il Nazareno non è un “ciarlatano”: è un uomo retto, uno che ha coraggio, che parla bene e che dice cose giuste, come altri grandi profeti della storia di Israele. Per questo lo seguono, almeno finché possono farlo senza troppi rischi e inconvenienti. Però lo considerano solo un uomo, e perciò, nel momento del pericolo, durante la Passione, anch’essi lo abbandonano e se ne vanno, delusi.

    . Colpisce, di questi due atteggiamenti, la loro attualità. Essi incarnano infatti idee che potremmo ritrovare facilmente – magari espresse con un linguaggio diverso, ma identiche nella sostanza – sulla bocca di molti uomini e donne del nostro tempo.

    Anche oggi non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti; contesti in cui ad essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere.

    Si tratta di ambienti in cui non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo e dove chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito. Eppure, proprio per questo, sono luoghi in cui urge la missione, perché la mancanza di fede porta spesso con sé drammi quali la perdita del senso della vita, l’oblio della misericordia, la violazione della dignità della persona nelle sue forme più drammatiche, la crisi della famiglia e tante altre ferite di cui la nostra società soffre e non poco.

    . Anche oggi non mancano poi i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto.

    . Dico questo prima di tutto per me, come Successore di Pietro, mentre inizio questa mia missione di Vescovo della Chiesa che è in Roma, chiamata a presiedere nella carità la Chiesa universale, secondo la celebre espressione di Sant’Ignazio di Antiochia (cfr Lettera ai Romani, Saluto). Egli, condotto in catene verso questa città, luogo del suo imminente sacrificio, scriveva ai cristiani che vi si trovavano: «Allora sarò veramente discepolo di Gesù Cristo, quando il mondo non vedrà il mio corpo» (Lettera ai Romani, IV, 1). Si riferiva all’essere divorato dalle belve nel circo – e così avvenne –, ma le sue parole richiamano in senso più generale un impegno irrinunciabile per chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità: sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato (cfr Gv 3,30), spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo.

    Dio mi dia questa grazia, oggi e sempre, con l’aiuto della tenerissima intercessione di Maria Madre della Chiesa.

     

    UNA RISPOSTA DATA DA ROBERT FRANCIS PREVOST IN UN’INTERVISTA ALLA CURIA GENERALE AGOSTINIANA IN OCCASIONE DELL’ELEVAZIONE AL CARDINALATO (29 SETTEMBRE 2023)

    Domanda: Come possiamo realizzare la ‘Nuova Evangelizzazione’ – un tema condiviso dai recenti pontefici – specialmente in Occidente, dove le vocazioni scarseggiano e i giovani sembrano sempre più distaccati da ciò che la Chiesa ha da offrire loro?

    Risposta: Torniamo alla Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona. Lì ho avuto il privilegio di accompagnare Papa Francesco e ho potuto vedere migliaia di giovani in cerca di esperienze che li aiutassero a vivere la loro fede. Innanzitutto la nostra priorità non può essere cercare vocazioni. La nostra priorità deve essere vivere la buona notizia, vivere il Vangelo, condividere l’entusiasmo che può nascere nei nostri cuori e nelle nostre vite quando scopriamo veramente chi è Gesù Cristo. (…) E’ vero che in alcune parti del mondo in questo momento, per varie ragioni, ci sono meno vocazioni rispetto al passato. E sebbene, naturalmente, sia una preoccupazione, non credo sia la principale. Se impariamo a vivere meglio la nostra fede e impariamo a invitare e includere altri nella vita della Chiesa, specialmente i giovani, alcune vocazioni ci arriveranno comunque. (…) .

    P.S. SABATO 10 MAGGIO 2025 TORNA A ROMA LA TRADIZIONALE MANIFESTAZIONE NAZIONALE 'SCEGLIAMO LA VITA', cui aderiscono oltre 110 associazioni impegnate sul fronte della difesa della dignità della vita umana e della sua tutela dal concepimento alla morte naturale. Saranno evidenziati nel corso della manifestazione, coordinata da Massimo Gandolfini e Maria Rachele Ruiu, il "No all'aborto, alla fecondazione artificiale e a qualsiasi progetto di legge su eutanasia o suicidio assistito". Partenza da piazza della Repubblica alle 14.30 in direzione di via dei Fori Imperiali dove la manifestazione si concluderà con l'ascolto di alcune testimonianze da tutto il mondo.

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