Ricerca

    LIBRI/MARCO POLITI: LA SOLITUDINE DI FRANCESCO

    LIBRI/ MARCO POLITI: LA SOLITUDINE DI FRANCESCO– di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 17 luglio 2019

     

    Presentata a Roma l’ultima fatica di Marco Politi, riguardante la seconda parte del pontificato di Francesco ed edita da Laterza. Relatori della serata: Franco Frattini, Marinella Perroni, Fabrizio Barca, Lucia Annunziata, padre Federico Lombardi. Alcune citazioni sia dal dibattito che dal testo, molto denso ed anche realistico nel descrivere una situazione mai registrata in tali termini all’interno del cattolicesimo  

     

    Non è stata banale la recente presentazione a Roma (palazzetto di Venezia a piazza San Marco) de “La solitudine di Francesco. Un Papa profetico. Una Chiesa in tempesta” (Editori Laterza), un’opera in cui il collaudato collega vaticanista Marco Politi evidenzia il pesante malessere odierno di una parte non trascurabile del corpo ecclesiale nei confronti del pontefice gesuita e argentino. Sono poco più di duecento pagine, dedicate “a Greta e a Gino Belleri, prete”, che l’autore ha suddiviso in 12 capitoli, aperti in modo non casuale da “Il Dio di Francesco” e chiusi  altrettanto significativamente da “Io vado avanti”.

    Marco Politi, per lunghi anni vaticanista de la Repubblica, poi editorialista de il Fatto Quotidiano, è ben noto anche ai nostri lettori (vedi l’ampia intervista che gli abbiamo fatto per l’uscita de “Francesco tra i lupi” -  https://www.rossoporpora.org/rubriche/papa-francesco/385-marco-politi-i-lupi-di-francesco-non-vengono-da-gubbio.html ). Certamente per formazione e per esperienze è un laico di sinistra, ma dal pensiero autonomo (non è dunque un turiferario); sa ben lavorare sul campo, le sue inchieste e analisi sono di parte, ma nel contempo riflettono onestamente una determinata realtà. E’ così anche per questo suo “La solitudine di papa Francesco”, che contiene riscontri anche duri da digerire, che mai e poi mai un turiferario avrebbe il coraggio di evidenziare. Ne citeremo alcuni alla fine, dopo aver segnalato i non pochi spunti di interesse emersi dalla presentazione romana. 

    Promossa dalla Società italiana per l’organizzazione internazionale (SIOI), la serata ha visto l’intervento di un folto pubblico ed è stata animata, oltre che dall’autore (in chiusura), da Franco Frattini, Marinella Perroni, Fabrizio Barca, Lucia Annunziata, padre Federico Lombardi. Ha moderato il critico letterario Paolo Mauri.

    Qualche citazione. Franco Frattini (già commissario europeo per Giustizia, libertà e sicurezza, per due volte ministro degli esteri berlusconiano, poi convertitosi a Mario Monti): Papa Francesco ha dimostrato una leadership che gli altri leader europei non hanno … C’è un cambiamento nella Chiesa che mai c’era stato prima… Ratzinger è lì a testimoniare un altro tipo di Chiesa.

    Marinella Perroni (teologa, “cattolica sessantottina”): Con Francesco si ha una reinterpretazione dell’ ‘Extra Ecclesiam nulla salus”.

    Fabrizio Barca (economista e politico già montiano, poi piddino): C’è un incredibile lavoro di Bergoglio per cambiare i valori e le modalità del cattolicesimo… Nel libro c’è Bergoglio nella sua volontà di destabilizzare… Bergoglio invita a fare politica, a impegnarsi per modificare il quadro sociale.

    Lucia Annunziata (direttore dell’ Huffington Post, che conosce bene una sola chiesa, quella comunista, in cui è cresciuta): Il Papa è in mezzo alla tempesta… al centro di un’enorme guerra, attaccato come un qualsiasi protagonista sul palcoscenico del mondo…Il Papa è in  minoranza sul tema della famiglia… Il Papa ha meno problemi a stare con i musulmani che con Salvini e a tener buono Belpietro… La storia di Viganò (Carlo Maria) mi ha fatto schifo, cose da lavandaie.

    Padre Federico Lombardi/1 (già portavoce della Santa Sede, presidente della Fondazione Ratzinger): Posso condividere la massima parte del libro, nella sostanza molto utile…Politi porta simpatia e rispetto verso la persona di Francesco…Sono un continuista, tendenzialmente portato a leggere il pontificato di Francesco in continuità con quello di Ratzinger…Il modo con cui Francesco parla è di una efficacia, chiarezza, passa con una fecondità senza paragoni…

    Padre Federico Lombardi/2: Le novità di Francesco… il nome (atto di coraggio spirituale straordinario… Santa Marta (altro grande messaggio)…. Il Consiglio dei  cardinali (risposta concreta ai discorsi uditi nelle Congregazioni generali pre-Conclave)…La riforma del Sinodo (uno degli aspetti chiave)…il rapporto personale e lo stile anche dell’incontro …La dimensione del dialogo, non preparato (è chiaro che ci sono delle sbavature)…Il tema della Misericordia (passata in modo nuovo)…il suo essere profeta nel caos globale…Nonostante tutto, ci sono grandi prospettive: va avanti senza timore… E’ solo o non è solo? Dico: non è solo.

    Marco Politi/1: Francesco si mette sulle strade del mondo, avendo gli altri come interlocutori… si impegna a restare fino all’ultimo….c’è un’accelerazione nei viaggi all’estero… ha la consapevolezza di dovere usare bene il suo tempo.

    Marco Politi/2: Il panorama intorno a Francesco è però cambiato… C’è un’escalation di aggressività con cardinali e vescovi che scrivono libri, cardinali (cose da pazzi) che chiedono una correzione fraterna…E’ cambiata la situazione internazionale con Polonia e Ungheria, nazioni cattoliche, pervase dal nazionalclericalismo…Trump si attesta su una linea di non comunicabilità con il Vaticano ed è stato votato dal 52% dei cattolici con un’agenda opposta a quella del Papa…Anche in Italia per la prima volta c’è un leader votato da un cattolico praticante su tre con un’agenda pubblicamente contrapposta a quella del Papa… c’è un’opposizione anche teologica a Bergoglio, fatta da personalità in buon fede non d’accordo con il Papa come ad esempio il cardinal Scola.

     

    DA “LA SOLITUDINE DI FRANCESCO”: CONSIDERAZIONI DI MARCO POLITI IN BASE ALLE SUE INDAGINI E AI SUOI CONVINCIMENTI

    . Bergoglio e Carlo Maria Viganò: La mossa di Viganò è un atto politico nella guerra civile sotterranea che si è scatenata contro Francesco all’interno del mondo cattolici a partire dal 2014. Alla periferia dell’impero cattolico, in Africa occidentale, un vescovo si esprime in privato con ruvida franchezza: ‘Questo papa vive nel peccato ed è portatore di un falso annuncio. Contro di lui c’è resistenza: i veri vescovi e cardinali lo rovesceranno’. Francesco è pienamente consapevole che umori del genere sono radicati all’interno della Chiesa. (cap. VI)

    . Bergoglio e protestantizzazione: Francesco non si aspettava di trovare resistenze così tenaci, segno di paure profonde nella gerarchia ecclesiastica tra quanti temono una ‘protestantizzazione’ della Chiesa cattolica. Resistenze espresse spesso in maniera sfumata ma irremovibile. (cap. VI)

    . Bergoglio e il finto Osservatore Romano: Ignoti sono rimasti gli autori di un falso ‘Osservatore Romano’, fabbricato in internet, che ridicolizza il papa e i prelati a lui vicini. Un lavoro eseguito ricostruendo la prima pagina del giornale e sparando il titolo ‘Ha risposto!’, riferito ai dubbi dei quattro cardinali. Vi si legge un sarcastico (finto) testo papale in cui a Bergoglio viene fatto dire punto per punto una cosa e il suo contrario. ‘Sui manifesti il papa ha riso – ricorda Giovanni Maria Vian, allora direttore dell’Osservatore Romano – ma sul falso giornale si è molto arrabbiato, perché si attaccavano i suoi collaboratori diretti’. (cap. VI)

    . Bergoglio e la curia: Sei anni dopo la sua elezione non si è stabilito un feeling tra la curia e il pontefice venuto dalla fine del mondo. Nel corso del tempo, in crescendo, Francesco ha fustigato lo stato maggiore della Chiesa. (…) La reazione dei cardinali ai rimbrotti non è stata una loro conversione, bensì malumore, stizza, sbigottimento e – anche fra i sostenitori di Bergoglio – una certa perplessità. (…) La curia romana, nel secondo tempo del pontificato bergogliano, è un animale irritato. Quasi nessuno vuole parlare apertamente. Si commenta sottovoce, ci si copre con l’anonimato. (…) ‘Dopo la cacciata del cardinale Müller – spiega un esponente di curia ideologicamente ratzingeriano – nessuno ha più il coraggio di esprimere dubbi. Perché poi lui ’ attua ritorsioni’. (cap. VII)

    . Curia e gay: Per i romani la presenza in Vaticano di un buon numero di monsignori gay non è mai stata un segreto. Sacerdoti che lavorano negli uffici vaticani – vivendo discretamente la loro sessualità – riconoscono che la proporzione di omosessuali, nella cittadella apostolica, è piuttosto alta e superiore a quella riscontrabile nei seminari e in una diocesi.

    . Papa e principi non negoziabili: Il papa è durissimo contro i fedeli che considerano serio il problema della bioetica e secondario il problema dei migranti. Francesco conosce perfettamente le campagne scatenate contro di lui per la sua predicazione che intreccia fede e impegno sociale. (…) Il papa sente di avere dalla sua parte anche noti economisti come Jeffrey Sachs, il quale ad un convegno dell’Accademia pontificia delle scienze sociali ha denunciato il predominio di un’economia di rapina finalizzata a ‘mettere al primo posto l’avidità illimitata’, saltando ogni morale. (cap. IX)

    . Papa e Global Compact sui migranti: Un colpo alla strategia sociale del papa è venuto anche dalla mancata approvazione, da parte di una serie di paesi, del ‘Global compact’, la convenzione Onu sui migranti. Un accordo non vincolante, ma che indica i criteri di una migrazione disciplinata e sicura, fissando i diritti base di ciascun migrante, combattendo la xenofobia e promuovendo l’integrazione. Centosessantaquattro Paesi hanno aderito al Patto. Gli Stati Uniti no. L’Europa si è in parte divisa con Austria, Cechia, Polonia, Ungheria, Croazia, Slovenia, Bulgaria, Estonia, Svizzera contrari. Il premier belga ha aderito ma il suo governo è stato immediatamente messo in crisi dal partito nazionalista fiammingo. L’Italia non ha firmato. Si è opposto anche il governo Netanyahu, dimenticando i fuggiaschi ebrei respinti alle frontiere durante la seconda guerra mondiale. (NdR: Caro Marco, tieniti pure legittimamente le tue idee, ma consentici di rilevare che quest’ultimo tuo paragone storico ci appare di una follia strumentale). (cap. IX)

    . Bergoglio e i preti: I preti si sentono fustigati da papa Francesco. (…) L’Italia, il territorio di cui il pontefice è ‘primate’, è lo specchio veritiero delle contraddizioni. Una minoranza fra i circa trentaduemila sacerdoti in servizio attivo ha accolto l’avvento del papa argentino con entusiasmo. Era già ‘bergogliano’ prima di Bergoglio. (…) C’è una larga parte di clero che mal sopporta i moniti del papa contro i sacerdoti ‘narcisisti’ e ‘untuosi’, attaccati alla bella macchina, assuefatti alla routine, al ‘si è sempre fatto così’ o, al contrari, efficientisti che in testa hanno piani e programmi. Sono critiche puntuali che tuttavia vengono accolte con irritazione da una massa di portatori del Vangelo, ridotti spesso a funzionari del sacro perché incastrati in turni massacranti. (…) Una parte consistente delle nuove leve di preti ha nostalgie tradizionaliste. (cap. XI)

    . Bergoglio e i giovani: In questo panorama i grandi assenti sono i giovani. Limitarsi a guardare le adunate di massa con i giovani che applaudono il papa è fuorviante. La loro simpatia per Bergoglio è indiscutibile, ma sul terreno, nella realtà delle parrocchie, la loro presenza si assottiglia. Al ‘Serpentone’ di Roma don Cassano, in una parrocchia composta da seimila abitanti, non riesce a riunire più di sette-otto giovani per gestire l’oratorio domenicale dei piccoli. Organizzare un centro estivo per i bambini diventa un’impresa ardua perché non si trovano giovani disponibili, nemmeno offrendo un piccolo rimborso spese. (…) Francesco parla un linguaggio e l’uditorio giovanile ne apprezza l’autenticità, la concretezza, la sincerità. Ma gran parte delle nuove generazioni ignora sostanzialmente il contesto di memoria religiosa in cui si colloca il pontefice. (cap. XI)

    . Bergoglio e l’Italia: Francesco nel corso del 2018 ha visto calare significativamente la sua popolarità. E’ sempre il più amato dagli italiani, ma di colpo il consenso nei suoi confronti si è appannato in una parte della popolazione. Se nel 2013 il papa argentino totalizzava l’88 per cento dei gradimenti, cinque anni dopo è sceso al 71-72 per cento (…) Il consenso per Francesco tra i giovani al di sotto dei venticinque anni raggiunge solo il 58 per cento. Nei giovani tra i venticinque e i trentaquattro anni è ancora meno: 55 per cento. (…) Il papa si è convinto del suo dovere di continuare a marciare lungo la sua rotta. Tuttavia proprio in Italia una buona metà della popolazione rifiuta politicamente la predicazione di Francesco sul tema cruciale dei migranti. Il suo appello alla fraternità (…) si scontra ormai con il controcanto permanente dell’uomo forte della politica italiana. (cap. II, intitolato..."Un antipapa in italia"NdR: pochi giorni fa, il 15 luglio sono stati resi noti i dati riguardanti la percentuale dei contribuenti italiani che destinano l’otto per mille alla Chiesa cattolica. Anno d’imposta 2013: 37,04%, 2014: 35,46%, 2015: 34,46%, 2016: 33,67%, 2017: 32,78%  -  sono un po’ meno dell’80% di chi sceglie di barrare la casella dell’otto per mille per destinarlo anche ad altre entità religiose o allo Stato)

    . Conclusione: Nessun papa dell’era contemporanea è stato così odiato come Francesco. (…) Ora si fanno strada un odio e un disprezzo viscerali, molecolari. Francesco non deve fronteggiare soltanto i lupi della gerarchia ecclesiastica a lui contrari, ma anche l’onda scura di un ribollire sociale che ama il linguaggio plebeo e si presenta in maniera istericamente identitaria, inalberando un orgoglio nazional-clericale, intollerante del confronto di idee. In rete l’aggressività nei suoi confronti prosegue in un’escalation senza limiti. (…) Francesco destabilizza. Aprire l’anno nuovo puntando il dito contro quelli che ‘vanno in chiesa, stanno lì tutti i giorni e poi vivono odiando gli altri e parlando male della gente’, dire che sono uno scandalo e che ‘è meglio vivere come un ateo anziché dare una contro-testimonianza dell’essere cristiano’, è uno choc per l’establishment ecclesiastico. (…) Il ritmo frenetico con cui si muove lascia intuire che il pontefice argentino intenda sfruttare per la sua missione ogni attimo della sua esistenza. (…) La Chiesa cattolica è entrata in una fase di turbolenza non solo per le questioni dottrinali agitate da una corporazione di cardinali e vescovi, ma per un generale rimescolamento sociale, politico, religioso. Nell’Europa orientale è emerso un catto-nazionalismo che ha propaggini politiche anche nella parte occidentale del Vecchio Continente. Francesco è allarmato per il vento illiberale che spira in Europa e nel mondo. (…) Le dimissioni di Benedetto XVI, affermava il defunto cardinale Karl Lehmann, per lunghi anni presidente della conferenza episcopale tedesca, hanno cambiato la fisionomia del papato. Il ruolo sacrale del pontefice è entrato in crisi. Chi si dimette, si sottopone al giudizio di tutti e consegna al successore una funzione priva ormai dell’aura di uno status perenne. L’intangibilità del papato ha vacillato con Benedetto XVI ed è sottoposta a forti scosse con Francesco (…) Ora ogni ruolo sembra sottoposto a un like. (…) Il papa argentino, rimarca Hans Küng, ‘è circondato da vescovi che non parlano, non prendono posizione, stanno acquattati…tutti creature di Wojtyla e di Ratzinger’. Nel suo studio, tra montagne di libri, Küng conclude a bassa voce: ‘Bisogna sorreggere Francesco’ (cap. XII – NdR: E su queste considerazioni di Hans Küng si conclude anche il libro di Marco Politi).

     

    .

    .

     

     

     

     

    .

    Ricerca