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    L'AVVENIRE E LA 'STRISCIA' ANTI-SALVINI: TRADITE LE PAROLE DI PAOLO VI

    L’AVVENIRE E LA 'STRISCIA' ANTI-SALVINI: TRADITE LE PAROLE DI PAOLO VI - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 16 ottobre 2018

     

    Qualche nota sull’ultima ‘striscia’ del vignettista Staino, pubblicata tra l’altro  nel giorno della canonizzazione di Paolo VI, ‘padre’ di ‘Avvenire’. Le responsabilità del direttor Tarquinio. Le responsabilità dei vertici della Cei e del presidente del consiglio d’amministrazione del giornale, il vescovo Marcello Semeraro. Su Avvenire’ di oggi niente scuse.

     

    Avvenire del 14 ottobre 2018: è la domenica della canonizzazione di Paolo VI, che nel 1968 ha concepito e voluto Avvenire. Lo ricorda il direttor Tarquinio in un editoriale alato dal titolo celeste “Come pura libertà’. Vi offriamo uno scampolo della sua prosa pensosa ed eterea nel contempo (il neretto è nostro): “Paolo VI ricevette in udienza i nostri predecessori in questa redazione. Le parole che consegnò loro ci sono ancora di guida. Avvenire, spiegò, in quanto giornale, è, e deve saper essere, ‘centro di dialogo’. Ma è, e deve saper essere, anche uno strumento ‘capace di rendere i cattolici uomini veramente buoni, uomini saggi, uomini liberi, uomini sereni e forti’. Parole da leggere, scandire e assaporare piano (…). Il primo aggettivo da lui usato è ‘buoni’, e noi sappiamo quanto oggi la bontà sia denigrate e liquidata come ‘buonismo’ ossia come debolezza. L’ultimo aggettivo, alla fine della progressione, è invece proprio ‘forti’. E’ la bontà – disse allora e continua a dirci oggi Paolo Vi – che conduce alla saggezza della vera forza, quella che costruisce e non distrugge, che accomuna e non contrappone, che unisce e non divide… E tra quei due aggettivi troviamo il terzo e quarto: ‘liberi’ e ‘sereni’. Lavorare per Avvenire (…) è un impegno a servire la consapevolezza degli uomini e delle donne che si fidano di noi, perché tutti insieme siamo capaci di essere nel mondo una forza buona e serena, che liberi. Non è semplice, ma è necessario in ogni condizione, e di più in tempi di parole dure, di amare delusioni e di aspri sospetti come il nostro. E ne vale la pena, ogni giorno”.

    Dopo tali parole – frutto indubbio di nobiltà d’animo e certo divinamente ispirate - non resterebbe che preparare per il Turiferario direttore striscioni, cartelli, incenso per acclamarlo, quando sarà il caso, “santo subito”.

     

    UNA ‘STRISCIA’ INDEGNA

    Però, a pagina 2 dello stesso Avvenire di domenica scorsa, ci cade l’occhio sulla consueta striscia di Staino, roba per stomaci forti, dissacrante e strumentalizzante della figura di Gesù. Già questo basta per chiedersi se tale ‘striscia’ sia al suo posto sull’organo della Conferenza episcopale italiana. Stavolta però bisogna tenersi anche un fazzoletto sulla bocca. Infatti, attorno al Gesù di Staino è tutto un acclamare: “E’ guarita! E’ guarita!!!”, “Grazie, Jesus, grazie!”, “Era indemoniata e Jesus l’ha salvata!”, “Miracolo!Miracolo!”. Stupito, il Gesù di Staino, osserva: “Ma quale miracolo? Io ho solo spento la tv”. Chiedono: “La tv? C’era la tv accesa?”.  Annota il Gesù di Staino: “Sì, con il comizio in diretta di Salvini”. Gli astanti: “Davvero?!? Non ce n’eravamo accorti”. Un apostolo: “Capito, Jesus?”. E il Gesù di Staino: “Capito sì. Mezza ora di Salvini in diretta…renderebbero indemoniato anche un bove!”. (NdR 1/: notare lo strafalcione finale; NdR/2: notare il pessimo gusto di farsi beffe dei miracoli nel giorno della canonizzazione tra l’altro proprio di Paolo VI)

    Andiamo a rileggere a sinistra della ‘striscia’… il manifesto programmatico del Turiferario direttore:”Avvenire è, e deve sapere essere, anche uno strumento  capace di rendere i cattolici uomini veramente buoni, uomini saggi, uomini liberi, uomini sereni e forti’ (…). Lavorare per Avvenire (…) è un impegno a servire la consapevolezza degli uomini e delle donne che si fidano di noi, perché tutti insieme siamo capaci di essere nel mondo una forza buona e serena, che liberi”. La ‘striscia’ di Staino è certo un esempio preclaro di come Avvenire concretizzi tali sereni propositi: con la strumentalizzazione di Gesù Cristo, con intolleranza, con il disprezzo verso il ‘demonio’ Salvini (in buona compagnia di Faniglia cosiddetta cristiana e di altre protuberanze catto-fluide) e conseguentemente con il disprezzo di chi lo sostiene.. Tradendo così proprio Paolo VI, colui che lo creò (ma non crediamo che avrebbe mai immaginato tale degenerazione della ‘sua’ creatura…).

     

    LE SCUSE? NADA DE NADA

    Abbiamo atteso l’uscita odierna di Avvenire (come è noto il lunedì non appare) per trovarvi le doverose scuse del Turiferario direttore non solo a Salvini, ma ai milioni di suoi elettori cattolici, oltre che a Gesù Cristo, alla dottrina sociale della Chiesa e alla decenza giornalistica. Perché, in un giornale in cui ogni parola è soppesata (esempio: provate a scrivere sull’Ungheria in modo diverso da quello prescritto dai catto-fluidi….), è evidente che una ‘striscia’ come quella di Staino non può essere sfuggita agli occhiuti controllori. In ogni caso la responsabilità del direttore è chiara e per l’occasione molto pesante: lui ha permesso la pubblicazione della ‘striscia’ di Staino e delle offese plurime in essa contenute. Diremmo anzi: più di quella di Staino. Poiché Staino si sa quel che è… ma non è colpa del vignettista se il quotidiano catto-fluido continua a pubblicarne le miserie in veste di presunta satira.

    Ma stamattina non abbiamo trovato nulla che richiamasse alla ‘striscia’ vergognosa. Anzi: Tarquinio il Superbo si è permesso un’altra spiritosaggine di dubbio gusto sul Ministro dell’Interno, augurandosi che raggiunga la Libia e poi torni in gommone (“Un’ottima cura”). E allora procediamo.

    Scriveva Tarquinio il Superbo l’11 giugno del 2017, a pagina 2 nella rubrica delle lettere al direttore: “Ho sperimentato di persona che da certi pulpiti, purtroppo, non si sa mai chiedere scusa (magari si rimuovono forzature ed errori, ma senza ammettere di avere sbagliato). E io ormai da anni divido un po’ tutti, a cominciare da coloro che fanno il mio mestiere, in quelli che sanno riconoscere gli sbagli e quelli che rifiutano di farlo e li confermano persino con malizia. Solo per i primi ho stima, per gli altri ho pena.”.  Hai pena, Marco Tarquinio, per chi rifiuta di riconoscere gli errori? Ben detto… togliti la stima e flagella anche te stesso.

    A questo punto, care eminenze e care eccellenze che abitate i pieni alti della Cei (il cardinal Bassetti), presiedendo magari il Consiglio di amministrazione di Avvenire (il vescovo Semeraro, che è anche segretario del C9 di papa Francesco), uno legittimamente si chiede: come può l’odierno Avvenire in versione Tarquinio fungere da voce autorevole del mondo cattolico italiano? Come si può continuare a sostenere l’odierno indirizzo politico di un foglio la cui credibilità è ormai in picchiata, cattedra com’è di intolleranza, di odio, di disprezzo, maestro di fake news (ricordate i video sui migranti, il delirio per il sasso che colpì la giovane atleta, ecc….)? E’ un indirizzo politico che purtroppo oscura quasi completamente anche quelle pagine pur presenti di impegno civile su temi come la droga, l’usura, il gioco d’azzardo, le porcherie ambientali. Il Turiferario direttore continua a godere della vostra fiducia? Allora, care eminenze ed eccellenze, conviene almeno cambiare il nome della testata: ad esempio si potrebbe pensare a “L’incenso de laRepubblica”,  “Nuova Unità”, “Cipria e rossetti”, “Misericordia leoncavallina”, “Avanti Brigate ecclesiali” o, se proprio si vuol andare sul concreto: “Appendiamolo a testa in giù!”.

     

    L’AVVENIRE RICONOSCE CHE MOLTI CATTOLICI, OCCASIONALI O PRATICANTI, SIMPATIZZANO PER LA POLITICA DI SALVINI SULL’IMMIGRAZIONE

    Ma c’è di più. Su Avvenire di venerdì 12 ottobre (pag. 19) è apparso un articolo dal titolo: “Perché non ‘passa’ lo straniero”. Sommario: “Sui ‘no’ all’accoglienza incidono bassa istruzione e sfiducia nello Stato” (è un sommario fazioso sia perché i ‘no’ non sono all’accoglienza in genere, ma a questo tipo di ‘accoglienza’ sia perché, ça va sans dire, gli oppositori sono etichettati perlopiù come degli ignoranti). L’intertitolo è: “Indagine Caritas-‘Il Regno’: in Italia lo ‘spread’ (NdR: la differenza) tra percezione e realtà sui migranti è massimo, ma (???) la paura resta alta. E non risparmia chi va a messa”. Approfondiamo il riferimento a “chi va a messa” e leggiamo (il neretto è nostro): “La ricerca di Caritas e ‘Regno’ ha misurato anche la propensione all’accoglienza (NdR: in realtà a questo tipo di accoglienza) dei cattolici, stimando l’orientamento religioso sulla base della frequenza alla celebrazione eucaristica. Ebbene, coloro che non si recano mai in chiesa, sono anche quelli che, tra gli intervistati, hanno la minore propensione a considerare l’immigrazione una minaccia (NdR: l’articolista si contorce per dire che quelli che non vanno mai in chiesa sono i più favorevoli all’accoglienza). All’opposto chi frequenta la Messa sporadicamente ne percepisce di più il rischio. I cattolici praticanti si trovano più o meno nel mezzo, più vicini ai praticanti occasionali per quanto riguarda la percezione di minaccia culturale e della sicurezza e più simili ai non praticanti per la minaccia economica”. Sono “dati che colpiscono don Francesco Soddu, direttore della Caritas nazionale: (…) Forse c’è stato un deficit di comprensione di quanto stava avvenendo”.

    Conclusione: secondo l’ indagine di Caritas-Il Regno una parte significativa dei cattolici praticanti occasionali e dei cattolici praticanti regolari teme l’accoglienza (l’odierno tipo di accoglienza), che considera una ‘minaccia’ in primo luogo culturale e per la sicurezza. Chissà se venerdì Tarquinio il Superbo ha letto il giornale di cui è direttore. In ogni  caso domenica – attraverso lo spazio gentilmente offerto alla ‘satira’ di Staino, una decisione di cui lui porta la responsabilità più grave - ha pensato bene di dileggiare Matteo Salvini, di paragonarlo a un demonio da esorcizzare, e anche di offendere milioni di cattolici praticanti occasionali o regolari che hanno votato per la Lega. Qualche migliaio tra loro sarà (sarà stato) lettore di Avvenire, organo della Cei. E delle vignette di Avvenire (oltre che dei titoli e degli editoriali) si ricorderà magari anche al momento di mettere la crocetta sull’8 per mille.

     

    IL CARDINALE BASSETTI, IL VESCOVO SEMERARO: ESISTONO O SONO DEI FANTASMI?

    Care eminenze, care eccellenze, se i soldini dovessero venire a mancare, come potreste proseguire a pieno ritmo certe vostre attività sociali di servizio prezioso al Paese?  Vale la pena di provocare e irritare larghe fasce di cattolici appoggiando de facto gli sbandamenti odierni del vostro giornale, in chiaro contrasto con le indicazioni del fondatore Paolo VI, sbandamenti gratuitamente e volutamente offensivi di persone e cittadini, oltre che perlomeno di pessimo gusto nei confronti di Gesù Cristo? Al posto vostro qualche domanda molto pragmatica in tal senso ce la porremmo, non avendo la vocazione al masochismo. Non volete cambiare la testata? E allora qualche aggiustamento di linea – per rispetto e di Paolo VI e della storia di Avvenire e del cristianesimo e della decenza cui sono tenuti anche i direttori dei media che si dicono cattolici – pragmaticamente lo si potrebbe e dovrebbe fare. Suvvia, eminenze ed eccellenze… un piccolo sforzo!

    P.S.  Chi vuole approfondire l’argomento ha la possibilità di leggere in questo sito www.rossoporpora.org due articoli in particolare: “Solidarietà a Matteo Salvini – Perché Avvenire ancora nelle chiese?” (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/804-solidarieta-a-matteo-salvini-perche-avvenire-ancora-nelle-chiese.html oppure rubrica: Italia) e “4 marzo/Matteo Salvini: Lega e cattolici” (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/761-4-marzo-matteo-salvini-lega-e-cattolici.html oppure rubrica: Italia).

     

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