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    LICEO GIULIO CESARE/PRESENTATO 'FACCIAMO PACE?!' (SANT'EGIDIO)

    LICEO GIULIO CESARE/PRESENTATO ‘FACCIAMO PACE ?!’ (SANT’EGIDIO) – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 24 maggio 2025

    Presentato giovedì 22 maggio 2025 al Liceo Giulio Cesare di Roma “Facciamo pace?!”, un libro ricco di parole, disegni, foto, colori e riflessioni, frutto del lavoro nelle Scuole della Pace della Comunità di Sant’Egidio. Relatori Giorgia Gaudenzi, Carlo Degli Esposti, Paolo Borrometi. La testimonianza di Rocco Salemme e dei suoi studenti impegnati nel servizio per bambini e anziani in collaborazione con Sant’Egidio. Piccola galleria fotografica alla fine.

     

    ***Papa Leone XIV – 21 maggio 2025 - (Appello per la popolazione della Striscia di Gaza) È sempre più preoccupante e dolorosa la situazione nella Striscia di Gaza. Rinnovo il mio appello accorato a consentire l’ingresso di dignitosi aiuti umanitari e a porre fine alle ostilità, il cui prezzo straziante è pagato dai bambini, dagli anziani, dalle persone malate.***

     

    GIULIO CESARE/SANT’EGIDIO: “FACCIAMO PACE?!”, UN LIBRO CHE I GRANDI DELLA TERRA DOVREBBERO LEGGERE

    L’educazione assume oggi, nel particolare momento sociale che attraversiamo, un’importanza veramente illimitata. E questa accentuazione del suo valore pratico si può esprimere con una sola frase: l’educazione è l’arma della pace. Occorre organizzare la pace, preparandola scientificamente attraverso l’educazione” (Maria Montessori, Educazione e pace (1949).

    La pace attraverso l’educazione. E’ con questa citazione (primi anni del Secondo Dopoguerra) della pedagogista Maria Montessori che si apre un libro tanto singolare quanto coinvolgente presentato giovedì 22 maggio 2025 presso il Liceo classico statale Giulio Cesare di Roma. Particolare già nel titolo: “Facciamo pace?!”, con un punto interrogativo a evocare la domanda e uno esclamativo a evidenziare la richiesta imperiosa. Protagonisti nel testo di oltre duecento pagine tanti bambini che hanno vissuto sulla propria pelle la tragedia della guerra e hanno trasposto su carta la loro esperienza, accolti e accompagnati dai volontari di Sant’Egidio attivi nelle centinaia di Scuole della Pace in tutto il mondo. Il libro – edito da Scholé, graficamente molto accattivante grazie anche a foto, disegni, colori – è stato elaborato a cura di Stella Cervogni (coordinatrice delle citate scuole) e si avvale della prefazione di Marco Impagliazzo (presidente della Comunità di Sant’Egidio), della premessa della scrittrice Edith Bruck (sopravvissuta a sei campi di concentramento) e di un breve saggio sul tema della pace di Elena Malaguti e Cristiana De Santis (Università di Bologna).

    Larga parte dell’opera è dedicata alla “voce dei bambini sulla guerra”, partendo dal secondo conflitto mondiale (rievocato attraverso i diari dei bambini custoditi nell’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano/Arezzo), venendo all’oggi (guerre pubblicizzate, guerre nascoste), illustrando infine quanto si fa nelle Scuole per “realizzare la pace”.

     

    *** HO DIPINTO LA PACE di Tali Sorek (scritta tredicenne nel 1973). Avevo una scatola di colori/ brillanti, decisi e vivi./Avevo una scatola di colori/alcuni caldi, altri molto freddi./ Non avevo il rosso per il sangue dei feriti/non avevo il nero per il pianto degli orfani/non avevo il bianco per il volto dei morti/non avevo il giallo per le sabbia ardenti./Ma avevo l’arancio per la gioia della vita/e il verde per i germogli e i nidi/e il celeste per i chiari cieli splendenti/e il rosa per il sogno e il riposo./Mi sono seduta/e ho dipinto la pace. ***

    Nell’Aula Magna del Liceo di corso Trieste 48 è stato il moderatore Giovanni Ribuoli (Sant’Egidio) a evocare l’origine delle Scuole della Pace, nate oltre mezzo secolo fa come doposcuola nelle periferie romane, poi scuole popolari, prima di assumere l’attuale denominazione.

    La dirigente scolastica Paola Senesi, portando il saluto del Giulio Cesare, ha definito il libro “semplice, autentico, dunque profondo”, ricordando alcune considerazioni di Marco Impagliazzo, di papa Francesco (25 maggio 2024, Giornata mondiale dei Bambini allo Stadio Olimpico) e di papa Leone XIV (sui bambini della Striscia di Gaza) e sottolineando che l’educazione alla pace è compito fondamentale per ogni tipo di scuola: “Noi come Liceo Giulio Cesare cerchiamo di fare la nostra parte con i nostri docenti e i nostri studenti”.

    E’ poi toccato a Giorgia Gaudenzi (ex-allieva del Giulio Cesare, oggi coordinatrice dei progetti per la pace di Sant’Egidio) illustrare i contenuti del libro, “frutto di un lungo cammino” ed “eco dei segni e delle speranze di tanti bambini coinvolti nelle zone di conflitto”. La pace, ha detto Gaudenzi, non è un’utopia, ma una possibilità concreta. Indispensabile è però che il cambiamento di mentalità parta da ognuno di noi, che in primo luogo non dobbiamo rassegnarci all’indifferenza verso i crimini di cui sono oggetto anche i bambini. Citando la premessa di Edith Bruck la relatrice ha evidenziato poi che, anche nelle situazioni peggiori, non dobbiamo perdere la speranza in un mondo migliore.

     

    *** LA FINE DELLA GUERRA di Dmytro. Quando ci sarà l’ultimo colpo e finirà la guerra, noi con tutta la famiglia andremo a casa./Ed eccoci finalmente arrivati a casa, e lì ci aspetta la nonna insieme con due gatti. ***

    Dopo il breve saluto di Sara Paolucci (referente BiblioPoint del Giulio Cesare – “c’è la speranza che i giovanissimi possano costruire un mondo migliore”), l’assessore Paola Rossi, in rappresentanza del II Municipio di Roma, ha riflettuto sugli occhi dei bambini e dei ragazzi che fuggono dalla guerra, rievocando tra l’altro un’esperienza toccante fatta a Lampedusa con i minori siriani che, buttatisi dal barcone, raggiungevano a nuoto la riva, per prima cosa inginocchiandosi, baciando la sabbia e chiedendo di poter telefonare ai genitori rimasti in Medio Oriente.

     

    ***GLI OCCHI di Rafan. Negli occhi di chi fugge si vede la guerra. ***

    Il produttore cinematografico Carlo Degli Esposti (Palomar) ha incentrato l’intervento sulla necessità che la solidarietà divenga infettiva anche attraverso quelli che sembrano piccoli gesti. Tanto più necessari in tempi in cui da noi il combattere è di moda e “il modo di esprimersi simula sempre di più la dinamica della guerra”. La vicenda raccontata da Degli Esposti dà speranza ed è stata resa possibile da un uso solidale dei social. Riguarda un bambino palestinese, Ahmed, gambe maciullate da uno dei primi bombardamenti israeliani immediatamente successivi alla strage operata da Hamas il 7 ottobre 2023, persa la famiglia, salvato da uno zio che l’ha portato in un primo ospedale a Gaza, poi in un secondo. Lo zio riesce con molti sforzi a trasferirlo in Egitto. Da lì in Italia, a Bologna, a Roma per l’addestramento delle protesi; ritornato a Bologna ha la gioia di riabbracciare la zia e un cugino (ricongiungimento grazie anche all’intervento del card. Zuppi). Un caso conclusosi positivamente, frutto di una serie di piccoli gesti di solidarietà, come si diceva, infettiva.

     

    ***QUESTA E’ LA MIA VITA di Zlata (Seconda Guerra Mondiale). Questa è la mia vita! La vita di un’innocente scolara di undici anni! Una scolara senza scuola, senza il divertimento e l’eccitazione della scuola. Una bambina senza giochi, senza amici, senza il sole, senza gli uccelli, senza la natura, senza la frutta, senza cioccolata né caramelle, con solo un po’ di latte in polvere. In poche parole una bambina senza infanzia. ***

    Paolo Borrometi è un giornalista siciliano quarantaduenne (oggi condirettore dell’Agi), noto per le sue indagini approfondite sulla mafia, tanto incisive da costringerlo a girare da un decennio protetto dalla scorta. Borrometi si è occupato anche del beato don Pino Puglisi (assassinato dalla mafia nel 1993), raccontandone tra l’altro la vita in una versione per ragazze e ragazzi nel 2023. Ed è proprio citando don Puglisi e il suo impegno educativo (“Se tutti facciamo qualcosa, facciamo molto”) che il giornalista ha preso le mosse per il suo intervento. La lotta alla mafia non ha bisogno di eroi, ma di persone che semplicemente facciano il proprio dovere, ha evidenziato. E questo dovere ha una dimensione educativa, come ha insegnato don Puglisi, che da pastore voleva evitare che i giovani fossero quasi inevitabilmente arruolati dalla criminalità nel quartiere Brancaccio di Palermo. Bisogna evitare che dilaghino rassegnazione e indifferenza nella lotta contro i fenomeni violenti, tra i quali in prima linea c’è la guerra. “Facciamo pace?!” è allora un libro educativo, “una Bibbia laica che ci apre gli occhi”, un’opera che “i Grandi della Terra dovrebbe leggere, per comprendere a quale grado di indifferenza siamo arrivati”. Borrometi ha citato un episodio noto che ancora sconvolge chi ha un cuore sensibile: l’annegamento in mare il 18 aprile 2015 di un quattordicenne maliano che nella tasca della giacca aveva cucita una pagella in arabo e in francese con il massimo dei voti, la “migliore eredità che una madre potesse cucire al figlio”.

    La conclusione del pomeriggio è stata animata da Rocco Salemme (docente di religione al Giulio Cesare), responsabile del progetto (Pcto) che vede alcuni studenti collaborare con la Comunità di Sant’Egidio nel servizio a bambini e anziani. E’ un percorso che è incominciato nel 2019 e permette, ha detto Salemme, di dare “carne ed ossa” a quelle esperienze culturali che “ci teniamo a promuovere sui banchi di scuola”. La parola è poi passata a studentesse e studenti - accompagnati da alcuni bambini -  protagonisti del servizio in una Scuola della Pace in periferia al Nomentano. Tullia e Claudia hanno vissuto invece l’esperienza del contatto con gli anziani. Claudia: “E’ un’esperienza che ci ha fatto capire tante cose. Abbiamo aiutato alcuni anziani a combattere contro la solitudine, dedicando loro la nostra attenzione e cercando di farli sorridere. Penso che la nostra scelta sia stata indovinata: l’esperienza è stata bellissima, ci ha trasmesso molto… è (penso) da ripetere!”.

                                                                       

     

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