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    4 MARZO/FEDERICO IADICICCO: LA MIA SFIDA A BONINO-SOROS (CON PREMESSA)

    4 MARZO/FEDERICO IADICICCO: LA MIA SFIDA A BONINO-SOROS (CON PREMESSA) - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 1 marzo 2018

     

    Dopo le interviste a Paola Binetti e a Matteo Salvini ecco il nostro terzo e ultimo interlocutore: Federico Iadicicco (Fratelli d’Italia), che per il centro-destra nel collegio uninominale di Roma 1 per il Senato sfida Emma Bonino, rappresentante laicista del centro-sinistra. Da una parte la difesa e il promovimento dei principi non negoziabili, dall’altra il laicismo legato alla grande speculazione internazionale e libertaria, connotata dal tentativo di indebolire la persona umana, riducendola a individuo e poi a oggetto manipolabile a piacimento.. 

     

    PREMESSA

     

    In vista delle elezioni politiche italiane del 4 marzo, abbiamo pensato a tre interviste ampie e ben mirate. La prima l’abbiamo fatta a Paola Binetti (Noi con l’Italia-Udc) ed è stata pubblicata martedì 20 febbraio su questo blog www.rossoporpora.org con il titolo “4 marzo/Paola Binetti: cattolici Pd? Ciarlieri fuori, muti in Aula”.

    Nella seconda ci siamo confrontati con Matteo Salvini, segretario della Lega e l’abbiamo inserita in questo stesso nostro blog www.rossoporpora.org lunedì 26 febbraio sotto il titolo “4 marzo/Matteo Salvini: Lega e cattolici”. E’ questo un argomento che, ancora di più dopo l’affollato comizio di Salvini sabato 24 febbraio a piazza Duomo, spinge i catto-fluidi, ‘Avvenire’ e il suo direttor Tarquinio in testa, insieme con qualche vescovo, alcuni consacrati e diversi laici ‘impegnati’ a stracciarsi le vesti grondando un’indignazione da sepolcri imbiancati.

    Ecco ora la terza intervista, con interlocutore Federico Iadicicco (Fratelli d’Italia), rappresentante della coalizione di centro-destra nel collegio uninominale per il Senato di Roma 1, denominato ‘Gianicolense’ e che comprende però una zona molto vasta con l’intero centro storico e i quartieri Aurelio, Della Vittoria, Flaminio, Gianicolense, Montesacro, Nomentano, Parioli, Pinciano, Salario, Tor di Quinto, Trieste e Trionfale.

    Insomma un collegio di forte impatto simbolico, con una sfida di importanza nazionale tra Federico Iadicicco e Emma Bonino (sostenuta pubblicamente dalla galassia del noto filantropo cattolico… ooops…speculatore libertario George Soros, oltre che dai soliti e penosi parroci catto-fluidi).  In questo collegio i cattolici sono chiamati, se possibile ancora più che in altri, a dare un voto utile, responsabile, all’unico candidato cattolico che può aspirare alla vittoria.

    E’ evidente che il cattolico che dovesse votare la Bonino tradirebbe la dottrina sociale della Chiesa. Il cattolico che dovesse invece dare un voto di semplice testimonianza (anche in buona fede, per ingenuità), cullando illusioni insensate e scegliendo cioè in questo collegio il ‘Popolo della famiglia’ (che non ha la minima possibilità di vittoria) sappia che ogni voto può essere decisivo: e sarebbe drammatico (e scellerato) se un voto oggettivamente inutile danneggiasse in modo determinante l’unico candidato cattolico con possibilità di vittoria. I cattolici sappiano esercitare – per dirla una volta con papa Francesco, richiamato da Massimo Gandolfini – un vero ‘discernimento’: sappiano cioè esprimere un voto responsabile, che si porti su chi ha reali possibilità di entrare in Parlamento, garantendo di premere il pulsante al momento giusto e scegliendo opzioni conformi alla dottrina sociale della Chiesa. Orbene, nel collegio uninominale per il Senato di Roma 1, solo tre sono realisticamente i candidati che possono nutrire una speranza di vittoria: la nota ‘grande italiana’ Emma Bonino con il centro-sinistra (e George Soros alle spalle), Federico Iadicicco con il centro-destra e il candidato dei Cinquestelle. Al cattolico che voglia essere coerente con la dottrina sociale della Chiesa il ‘discernimento’ suggerisce una sola opzione valida: il voto al candidato del centro-destra.

    Paradossalmente invece il voto a un partito che si propone già nella denominazione di difendere e promuovere la famiglia diventa dunque un gesto sconsiderato e masochistico a beneficio di chi combatte la famiglia, nell’uninominale di Roma 1, addirittura per Bonino-Soros: amici intenzionati a votare Pdf, ascoltate la ragione, non fatevi trascinare da rancori, sedurre da illusionismi, fino a domenica datevi ancora il tempo di riflettere!

    E ora passiamo all’intervista…

     

    FEDERICO IADICICCO: NELLA VITA E’ DECISIVO L’INCONTRO CON CRISTO

     

    Federico Iadicicco, quando, perché e per chi è entrato in politica?

    Sono entrato in politica molti anni fa, a ridosso della caduta del muro di Berlino, delle stragi di mafia, di Tangentopoli: tre avvenimenti che hanno spinto me e moltissimi giovani romani verso la destra, che per tutti noi rappresentava un simbolo di onestà, di appartenenza nazionale, di riscatto dal giogo mafioso, di anticomunismo. Nei primi anni Novanta mi sono così iscritto all’organizzazione giovanile della neonata Alleanza Nazionale. 

    Che esperienze ha fatto a livello di partito?

    Ho percorso tutta la trafila in Azione giovani, della quale divenni presidente romano nel 2003 e, quando l’anno seguente Giorgia Meloni fu eletta presidente nazionale,  fui tra i suoi principali collaboratori. Eletto nel 2008 al consiglio provinciale di Roma nelle liste del Pdl (in cui era confluita Alleanza Nazionale, che si sciolse poi nel 2009), divenni – all’opposizione - vicepresidente della commissione cultura. Nel dicembre 2012 l’allora presidente della provincia Zingaretti si dimise in anticipo per candidarsi alla Regione Lazio. Pochi giorni dopo fondammo quella formazione politica che nel 2014 assunse il nome di Fratelli d’Italia, formata in gran parte da membri della ex- Alleanza Nazionale con l’aggiunta di singole personalità come Guido Crosetto, in dissenso dall’appoggio berlusconiano al governo Monti. Nel 2013 mi candidai alle elezioni regionali, ma noi eleggemmo un solo consigliere e io ero arrivato terzo. Ora, da alcuni anni, sono responsabile nazionale del Dipartimento Vita e Famiglia di Fratelli d’Italia. Aggiungo che nel 2016 ho fondato il Centro Studi Minas Tirith, nome derivato dalla cittadella fortificata che fronteggia la terra tenebrosa di Mordor nel ‘Signore degli anelli’, a esprimere la volontà di alzarsi in piedi e combattere le forze del male quando tutto sembra perduto.

    Una domanda certo impegnativa: Lei è cattolico?

    Premetto che non ho mai utilizzato politicamente l’etichetta di cattolico. Sì, sono cattolico anagraficamente dal battesimo. Però, se per cattolico  intendiamo una persona che ha avuto un incontro diretto con la fede, con Gesù Cristo, e che vive dentro un cammino di fede, questo per me è avvenuto intorno ai 30 anni - ormai 12 anni fa - quando ho incontrato un’esperienza ecclesiale molto forte nel Cammino neocatecumenale. Sono orgoglioso, sono grato al Signore di avermi offerto tale possibilità di vita.                      

    Quanto influenza comunque il Suo modo d’agire in politica la coscienza di essere cattolico? In quali ambiti essa si esprime maggiormente?

    Il mio cattolicesimo influisce su ogni atto della mia vita. Poi posso essere più o meno coerente, cadere e rialzarmi, ma nel fondo di ogni mia azione c’è questo evento straordinario che è l’incontro con Gesù Cristo, che cambia la vita delle persone. Non voglio attribuirmi patenti di santità che non ho, però nella vita l’incontro con Cristo è decisivo.

     

    LA BATTAGLIA POLITICA SEMPRE PIU’ SI GIOCHERA’ ATTORNO AI PRINCIPI NON NEGOZIABILI

     

    Le dice qualcosa l’espressione “principi non negoziabili’?

    Tutto. E’ una felicissima intuizione su cui papa Benedetto XVI ha molto insistito. Per me è proprio attorno ai principi non negoziabili che si gioca già adesso e ancora di più si giocherà nei prossimi anni la sfida della politica. Con la fine del secolo delle ideologie, la battaglia si è spostata tutta sul piano antropologico. Da una parte c’è la sinistra nichilista o relativista, che fa della questione dei cosiddetti diritti civili il punto nevralgico del programma della sua azione politica e ha stretto un’alleanza con la grande finanza internazionale. Questa saldatura è fondata su  un’antropologia negativa, individualista, Dall’altra parte la risposta si abbevera a un’antropologia positiva, un’antropologia sostanzialmente cristiana, che, con l’ausilio della ragione, pone al suo centro la persona, il suo sviluppo integrale e dunque la difesa della vita dal concepimento fino alla fine naturale. I principi non negoziabili sono il cuore della politica e ciò ha conseguenze decisive in tutti gli ambiti, anche in quello del progresso economico.

    Lei è stato coinvolto anche nel sostegno ai ‘Family Day’…il coordinatore Massimo Gandolfini l’ha pubblicamente segnalata (insieme con altre persone) all’attenzione degli elettori: che valutazione dà di questa esperienza, un grande evento popolare che ha avuto e ha anche un aspetto politico in senso lato?

    Chiarisco che non sono stato tra gli organizzatori dei ‘Family Day’ per un motivo molto semplice: la scelta era di coinvolgere nell’organizzazione persone svincolate da ogni incarico politico, ciò che non era il mio caso. Questo detto, certo ho appoggiato i ‘Family Day’: sono legato da una profonda amicizia a Massimo Gandolfini e ho collaborato intensamente con lui e altri del Comitato “Difendiamo i nostri figli”, oltre che con le associazioni che rappresentano come il Comitato articolo 26, Pro Vita, Generazione Famiglia. I ‘Family Day’  sono stati una grande manifestazione di popolo e penso che nessuno politicamente possa metterci il cappello, si debba insomma attribuire politicamente la paternità della piazza. Quella piazza ha espresso una volontà: quella di difendere la famiglia, non di fondare un partito. La piazza ha un valore più grande, da tutelare, che va molto al di là della configurazione partitica.

    Lei è particolarmente attento anche alla “colonizzazione ideologica” (come ha detto papa Francesco) delle teorie gender che esaltano la fluidità dell’identità sessuale e che purtroppo infestano in modo spesso subdolo tante nostre scuole di ogni ordine e grado. Martedì scorso 27 febbraio anche Lei era vicino alla Cassazione di piazza Cavour per accogliere il bus anti-gender che, per la seconda volta e sfidando l’ostilità dei ‘politicamente corretti’ (vedi ad esempio il comune di Torino) e la violenza della nota lobby (vedi ad esempio il caso di Bologna), ha girato per una settimana la Penisola…

    Il grande bus arancione di ‘Generazione famiglia’ ha voluto ricordare a tutti che nessuno si può arrogare il diritto di intervenire sulla formazione dei bambini in età precoce per imporre un’ideologia assolutamente estranea al percorso scolastico. E’ arrivato il momento non solo di difendersi, ma di passare all’attacco: bisogna rimettere la famiglia fondata sull’unione tra uomo e donna al centro delle politiche pubbliche, promuovendo in primo luogo il rilancio della natalità per superare l’odierno inverno demografico e ridare un futuro alla nostra Italia.

     

    “EMMA BONINO RAPPRESENTA TUTTO IL CONTRARIO DI CIO’ PER CUI MI SONO BATTUTO NELLA VITA”

     

    Lei nel prestigioso collegio uninominale di Roma 1 per il Senato sfida Emma Bonino, in lizza per il centro-sinistra, esponente nazionale della ‘nuova antropologia’, dei ‘nuovi diritti’. Con quale spirito la sfida?

    Le dico innanzitutto che sono stato orgoglioso, dopo tanti anni di militanza politica, di essere candidato a 43 anni per il Senato della Repubblica in un collegio così importante e simbolico. Lo dico perché si è persa un po’ la misura del valore delle cose che capitano. La sfida è diventata ancora più straordinaria quando ho appreso che il mio avversario era Emma Bonino, che rappresenta – certo legittimamente – tutto il contrario di ciò per cui io mi sono battuto nella vita. Tutto il contrario. La Bonino promuove  l’antropologia individualista ed è  al mio opposto non solo sulle questioni etiche come quelle riguardanti la vita, la famiglia, le adozioni omosessuali, la droga, ma anche sul piano economico-sociale. Lei è legata a doppio filo al mondo della finanza globale di George Soros..

     

    L’ATTACCO NON CASUALE DELLA GALASSIA DI SOROS

     

    … la cui ONG Avaaz L’ha attaccata personalmente lo scorso 7 febbraio… un fatto molto significativo..

    L’attacco era integrato da un video: sono imputato di un delitto, uno solo ma veramente grave…

    Quale?

    Mi imputano di essere stato un fondatore del ‘Family Day’, il che per essere precisi non corrisponde a verità come ho detto prima. Certo ho sempre sostenuto il ‘Family Day’ : e per quelli della galassia Soros l’accusa è evidentemente di una gravità tale da spingerli a indicarmi ai loro adepti come un nemico pericoloso. Si sa che per loro la famiglia naturale è da distruggere…

    .. il fatto stesso che Lei sia stato attaccato pubblicamente dalla galassia Soros (che in queste ultime ore chiama alla mobilitazione generale anche contro Salvini) che cosa Le suggerisce?

    Soros è il maggiore finanziatore di tutte quelle realtà politiche e sociali che non solo in Italia cercano di affermare una cultura materialista e relativista legata a un modello di cultura ormai obsoleto, fallimentare. Soros in maniera dichiarata ha foraggiato ad esempio la campagna di Hillary Clinton, che è espressione di quel mondo. Non mi ha stupito che abbia attaccato anche me: ciò evidenzia come la nostra sfida assuma un rilievo che va molto al di là del nostro collegio uninominale. Per la Bonino Soros è un grande filantropo. Chissà cosa sarà per Lei allora madre Teresa di Calcutta… Nella nostra sfida si scontrano due mondi di pensiero, anche in economia. Sono tra l’altro presidente di un’associazione di piccoli imprenditori, l’Associazione nazionale per l’Industria e il Terziario: siamo piccoli imprenditori che si alzano ogni mattina per cercare di produrre ricchezza concreta, inserita nel territorio; la Bonino invece è fautrice di un’economia fluida, fatta di flussi finanziari e di delocalizzazioni.

     

    COME PUO’ UN CATTOLICO DARE RAZIONALMENTE IL VOTO A EMMA BONINO? E POI… NEL SEGRETO DELL’URNA DIO TI VEDE, RENZI NO.

     

    Lei non ignora che Emma Bonino è stata definita ‘grande italiana’ da papa Bergoglio e neppure che Le è stato concesso di parlare (ricevuta con tutti gli onori) a luglio 2017 in una chiesa, quella di San Defendente a Ronco di Cossato (Biella)…Le è anche noto che la Bonino conta sul voto di non pochi cattolici di sinistra (magari anche vescovi, oltre che preti e laici). Che cosa si sente loro di dire?

    Spero prima di tutto che siano pochi, non ‘non pochi’. E spero che questi pochi - inclini a votare la Bonino forse perché inclini a votare il Pd – vogliano e sappiano valutare oggettivamente ciò che la Bonino rappresenta in termini di esperienza politica. Un cattolico non può ragionare in politica come su un campo di calcio, dove ‘gli altri’ sono pregiudizialmente dei ‘nemici’ da sconfiggere. Si tralasci dunque il tifo calcistico e ci si occupi dei contenuti. Com’è possibile razionalmente che un cattolico voti per una sostenitrice e promotrice dell’aborto, dell’eutanasia, della droga libera, delle adozioni omosessuali, supportata perdipiù da ambienti economici che lo stesso papa Bergoglio critica quando parla di modelli di sviluppo economico? Questi cattolici ricordino che - come diceva Guareschi e con un piccolo adattamento contemporaneo – nel segreto dell’urna Dio ti vede e Renzi no.

     

    CHI VOTA PER Il ‘POPOLO DELLA FAMIGLIA’ FAVORISCE PARADOSSALMENTE LA BONINO

     

    Che cosa si sente invece di dire a quei cattolici che ipotizzano di dare il loro voto a un partito neonato dichiaratamente cattolico, il ‘Popolo della famiglia’?

    Non ritengo né utile né tantomeno necessario che ci sia un partito cattolico. Credo che i cattolici debbano trovare la loro collocazione dentro il nuovo bipolarismo globale, in un fronte identitario, fondato su un umanesimo che difenda lo sviluppo integrale di ogni persona. Certo ognuno esercita il suo diritto di voto come meglio crede. Ma sarebbe stato auspicabile che questa neonata formazione politica fosse entrata nella coalizione di centro-destra, pur mantenendo una propria autonomia. Purtroppo non è andata così: però chi intende votare per il ‘Partito della famiglia’ prenda atto che la sfida dei collegi uninominali oggi è tripolare. Ci sono solo tre candidati che possono vincere, anche con un solo voto in più dei concorrenti: quello di centro-sinistra, quello di centro-destra, quello del Movimento 5 Stelle. In modo particolare nel Collegio uninominale per il Senato di Roma 1, l’unico che ha la possibilità di battere gli esponenti del centro-sinistra e dei grillini, ambedue legati alla cultura relativista, sono io. E coloro che dovessero scegliere il ‘Partito della famiglia’ non possono non essere coscienti di togliermi voti che possono essere decisivi per la sconfitta del nostro comune nemico antropologico. Allora mi chiedo: perché? Perché lo fanno?

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