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    NON SONO MANGIAPRETI: INTERVISTA A LUIGI MAGNI

    NON SONO MANGIAPRETI: INTERVISTA A LUIGI MAGNI – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 10 novembre 2013

     

    Il regista Luigi Magni è morto, ottantacinquenne, lo scorso 27 ottobre a Roma. I funerali si sono svolti due giorni dopo nella Chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo. Gli rendiamo omaggio riproponendo l’ampia intervista fattagli a gennaio del 2000 in occasione del ‘lancio’ de “La carbonara” (film in costume di ambiente romano degli Anni Venti dell’Ottocento, con Lucrezia Lante della Rovere, Nino Manfredi, Valerio Mastandrea, Fabrizio Gifuni e Claudio Amendola). L’intervista è apparsa su “Il Consulente RE” di febbraio 2000 (1/2000).

     

     

     

    Trent’anni fa vedemmo Nell’anno del Signore: ci divertì e ci piacque. Seguirono altri film come In nome del Papa Re e In nome del popolo sovrano. Oggi è il turno de La carbonara. I protagonisti sono sempre ,appunto, carbonari e popolani, ecclesiastici e briganti; l’atmosfera quella ricreata in modo suggestivo della Roma del primo Ottocento. Abbiamo incontrato il regista Luigi Magni a un tavolino del caffè Canova di Piazza del Popolo, a Roma, e ne è uscita più di un’ora di conversazione su potere temporale e spirituale, preti veri e laici travestiti, san Filippo Neri e san Roberto Bellarmino, Cristo e Marx, pena di morte e Islam. E su papa Wojtyla, molto ammirato da Magni.

    Eccoci a intervistare, in un’Urbe ormai giubilare, un regista che ha una fama di mangiapreti, alla luce anche di diversi suoi film in cui si evidenzia una Roma ottocentesca e papalina non certo troppo spirituale. Ma Lei è veramente un mangiapretioppure tale fama è usurpata?

     

    E’ un luogo comune credermi mangiapreti. Non lo sono affatto né lo sono mai stato. E’ vero che racconto di periodi storici durante i quali la Chiesa aveva assunto un ruolo non di sua competenza.

    Perché non di sua competenza?

     

    L’unione tra potere spirituale e temporale porta in sé una contraddizione terrificante, quella che Mazzini definì  “vergogna civile d’Europa”. E Mazzini era un’anima religiosa… Dio e popolo…

    Ma, realisticamente, come avrebbe potuto allora la Chiesa propagare il suo messaggio se non avesse avuto anche uno spazio temporale?

     

    Un conto è avere un piccolo spazio, un territorio molto limitato; un altro uno spazio esteso, come fino al secondo Ottocento. E poi c’è quella faccenda del quinto comandamento… Non uccidere! Non era contraddittorio in sé un Vicario di Cristo, che, da sovrano temporale, ammetteva la pena di morte? L’ultima esecuzione avvenne nel 1867, quando Monti e Tognetti furono decapitati in via dei Cerchi! Lo scrive anche Stendhal… Che strano sovrano è questo, che con una mano ti taglia la testa e con l’altra ti dà la salute eterna! Quando papa Wojtyla, che è un grande saggio, chiede perdono per gli errori degli uomini di Chiesa, si riferisce anche a questo. Io sono figlio della guerra, dunque sensibilissimo a tutto ciò che riguarda l’uccidere.

    Torniamo allo Stato Pontificio, ridotto ora, dal punto di vista territoriale, al piccolo Vaticano…

     

    Uno Stato ancora molto, molto grande per sua fortuna come potere spirituale,. Purtroppo la minaccia incombe…

    Minaccia di che genere? Indifferentismo religioso, New Age e dintorni…

     

    Soprattutto è l’avanzata dell’Islam che costituisce un grave pericolo per la Chiesa…

    Ma non esagera un po’ ? In fondo anche l’Islam è una religione con componenti diversissime: oltre ai fondamentalisti, troviamo molti moderati con i quali non sembra impossibile convivere sulla base di principi comuni di vita, senza cedimenti, ma anche senza irrigidimenti inutili…

     

    Mah, il pericolo islamico è stato fin qui sottovalutato. Purtroppo. E’ vero che qualcuno incomincia ad accorgersene. Come al Sinodo dei vescovi per l’Europa. Perché l’Islam si esprime non raramente attraverso l’aggressività di diversi suoi fedeli.

    Torniamo all’Urbe. Lei, nel corso della carriera cinematografica, di film su Roma papalina ne ha realizzati ben più d’uno. Ricordiamo Nell’Anno del Signore, In nome del Papa Re, Arrivano i bersaglieri, In nome del popolo sovrano. Ora nelle sale arriva La carbonara, i cui protagonisti, oltre alla bella locandiera, sono carbonari e briganti, gendarmi e frati. Non manca un cardinale… Ma Luigi Magni non s’è stufato di realizzare film che, gira e rigira, vanno a finire sempre lì?

     

    No…Ognuno racconta sempre la stessa storia… Come ogni scrittore ha scritto sempre lo stesso libro e ogni regista, di carattere s’intende, ha girato sempre lo stesso film. A me piace ricordare un periodo di cui in genere non s’ha memoria; mi piace ricordarlo, perché oggi noi siamo un popolo – italiano intendo – pieno di contraddizioni, derivate anche dal fallimento sostanziale del Risorgimento. Io mi propongo sempre di invitare a fare memoria…

    Invito particolarmente urgente in un tempo caratterizzato dall’oblio, dalla perdita delle proprie radici a causa della galoppante omologazione culturale in corso. A proposito di radici… le Sue sono ‘rosse’, se non mi sbaglio…

     

    Il discorso è più complesso. Vengo da una famiglia cattolica che abitava in via Giulia. Mio nonno mi mandava a prendere L’Osservatore Romano, unico quotidiano che leggevo; e mi portava a messa a Santa Maria in Vallicella… Lì si respirava l’aria di san Filippo Neri, il santo per eccellenza della ‘carità romana’. Del resto sono stato battezzato a Santa Caterina della Rota. A due passi da casa, però, c’era Campo dei Fiori dove andavo a giocare; e lì trovavo la statua di Giordano Bruno…

    Insomma Lei ha respirato nell’infanzia l’aria del cattolicesimo sociale e quella dell’eresia…

     

    Due aspetti che mi porto dentro da sempre. Durante l’occupazione nazista ho poi incontrato i cattolici comunisti…

    Un’espressione che in sé appare ulteriormente contraddittoria, anche solo se pensiamo alle persecuzioni rosse anticattoliche dall’URSS e satelliti alla Spagna degli Anni Trenta…

     

    In quegli anni bui per Roma i cattolici comunisti stampavano clandestinamente La voce operaia, che io con altri ragazzi mettevo di nascosto nella buca delle lettere. Studiavo al liceo Dante Alighieri di via Ennio Quirino Visconti; il mio professore di italiano era un prete, don Pecoraro, che era uno degli esponenti di questo movimento clandestino.

    Lei allora crebbe con Cristo e con Marx…

     

    Sì, perché credo che Carlo Marx e il Vangelo in fondo non fossero così inconciliabili come sembrava…

    O come sembra…

     

    Beh, adesso Carlo Marx è superato, Cristo ancora no!

    L’incontro con il catto-comunismo. E poi, quali i suoi rapporti con la Chiesa cattolica?

     

    Ho mantenuto sempre ottimi rapporti, poiché il prete che è prete a me piace moltissimo.

    E quale sarebbe il prete che è prete?

     

    Il prete che si occupa dello spirituale.

    Faccia qualche esempio…

     

    Ma…

    Per esempio papa Wojtyla rientra nella categoria?

     

    Sì. Se esiste un Cristo in terra è proprio lui. E ha pagato duramente.

    Invece quali preti non Le piacciono?

     

    I laici travestiti da prete. Quelli che discendono direttamente dal Concilio di Trento. E sono parenti del cardinale Roberto Bellarmino, grande inquisitore di Giordano Bruno, Campanella, Galileo e poi canonizzato…

    Anche il cardinale Bellarmino era figlio del suo tempo. Se noi fossimo nati nella seconda metà del Cinquecento, come ci saremmo comportati?

     

    Obiezione assennata. Però… Qui fuori, a Piazza del Popolo, si eseguivano le condanne a morte, con gran concorso di popolo festante. Pensi ad esempio a quel che succedeva con mazzola e squarto. Il cosiddetto ‘paziente’ veniva dapprima reso insensibile a colpi di mazzola (bastone), poi il boia con un coltello lo squartava; se il condannato dava ancora segni di vita, la folla protestava. Costumi del tempo, costumi feroci. Però mi sbaglio o anche nel Cinquecento esisteva il quinto comandamento?

    Non a caso papa Giovanni Paolo II chiede e chiederà il perdono per gli errori e i crimini di diversi figli della Chiesa. Concludiamo tornando ai Suoi film, con personaggi verso i quali Lei sente certamente dell’affetto…

     

    Sì, li amo, soprattutto i carbonari, ricchi di grandi ideali ormai dimenticati. Martiri, veri figli di Dio.

    Nei Suoi film non mancano neppure le atmosfere sacre…

     

    Il sacro mi ha sempre molto affascinato. Chissà…

    E i Suoi rapporti con Dio?

     

    Troppo difficile come domanda. Però ho la presunzione di credere che i miei rapporti con Lui siano buoni. 

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