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    MEMORIA: SIGISMONDO LOEVINSON, L'ALUNNO RITROVATO DEL GIULIO CESARE

    MEMORIA: SIGISMONDO LOEVINSON, L’ALUNNO RITROVATO DEL GIULIO CESARE – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 2 febbraio 2024 

    Il liceo Giulio Cesare di Roma ha voluto dedicare la Giornata della Memoria a Sigismondo Loevinson, un terzo alunno della scuola – insieme con i fratelli Enrico e Luciana Finzi – deportato a Auschwitz e ivi morto. La ricerca archivistica della III F, coordinata da Laura Correale. Le relazioni di Romana Bogliaxxino, Massimo Castoldi e Renata Dainotto. Alla fine una galleria fotografica documentaria..

    Oltre ai fratelli Enrico e Luciana Finzi, ci fu almeno un terzo alunno del Regio Ginnasio Liceo Giulio Cesare che, deportato a Auschwitz, vi morì: Sigismondo Loevinson. Proprio su di lui è stata incentrata quest’anno la Giornata della Memoria del liceo classico romano di corso Trieste, con un Convegno dal titolo “L’alunno ritrovato” e con una mostra sullo stesso tema negli spazi museali inaugurati per il Novantesimo nell’ottobre scorso.

    La scoperta è avvenuta nel corso della ricerca in atto già da qualche anno sugli alunni del Giulio Cesare che dovettero abbandonare la scuola a seguito delle infami leggi razziali del 1938. Ed è merito delle studentesse oggi in III F, che - da maggio scorso e inizialmente insieme con studenti di altre classi – hanno frugato, coordinate dalla professoressa Laura Correale, negli archivi dell’istituto. Durante la ricerca sono emersi i nomi di oltre trenta altri alunni di religione ebraica espulsi nel 1938.

    Nella mostra (visitabile per tutto febbraio dal lunedì al venerdì, dalle 15.00 alle 16.30, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ) sono esposti tra l’altro pagelle ed estratti di verbali del Consiglio dei professori attinenti all’applicazione delle leggi razziali. Molto interessante un verbale del 17 ottobre 1938 che riferisce dell’eliminazione di alcuni testi di autori israeliti (come da circolare del 30 settembre 1938, a firma del ministro dell’Educazione nazionale Bottai): vi si legge che “dopo viva discussione, che si svolge tra i Professori interessati, il Consiglio addiviene alla unanimità” alla sostituzione/eliminazione di testi di Morpurgo, Momigliano, Enriques Amadi, Almagià e Forgione, Pennesi e Almagià. Da notare quel “viva discussione” in un liceo come il Giulio Cesare, che era il fiore all’occhiello del regime essendo stato tra l’altro inaugurato nella nuova sede architettonicamente razionalista il 28 ottobre 1936 da Mussolini e Bottai, allora Governatore di Roma (vedi pagina del verbale nella galleria fotografica a fine articolo).

     

    IL CONVEGNO DI SABATO 27 GENNAIO, GIORNATA DELLA MEMORIA

    Il Convegno di sabato 27 gennaio, svoltosi in Aula Magna alla presenza di diverse classi (anche di alcuni ex-allievi o docenti) e coordinato da Laura Correale, ha visto come relatori Romana Bogliaccino (docente di storia e filosofia in pensione, autrice di “Scuola negata. Le leggi razziali del 1938 e il Liceo E. Q. Visconti”), Massimo Castoldi (docente di filologia italiana presso l’Università di Pavia e membro della Fondazione Memoria della deportazione), Serena Dainotto, storica e già direttrice della Biblioteca dell’Archivio di Stato di Roma).

    Nel benvenuto il dirigente scolastico Paola Senesi ha evidenziato l’importanza del contributo attivo dato dagli studenti in una ricerca di indubbia importanza, che si ripropone di “ricostruire la piccola storia del liceo, inserita però in una grande storia cui esso ha partecipato gloriosamente in alcuni momenti e poco gloriosamente in altri”. La ricerca, ha continuato, ha anche dimostrato che un docente può essere molto di più di un ‘facilitatore’ come protagonista del progresso culturale dei suoi studenti e di un’intera comunità.

    Laura Correale ha rievocato le origini della ricerca avviata dal Visconti, in collaborazione anche con il Giulio Cesare, una decina di anni fa. Dopo l’interruzione a causa delle restrizioni imposte nel periodo del Covid, la ricerca è ripresa ed è in questi ultimi mesi che si è scoperta la presenza tra gli alunni della scuola di Sigismondo Loevinson, che proveniva dalla scuola Galvani di Bologna e di cui resta traccia nei registri del 1935/36 e 1936/37 per le classi IV ginnasio E e V ginnasio E: per il 1937/38 non si è trovato nulla e dunque non sappiamo se e dove Sigismondo abbia continuato gli studi. Laura Correale ha annunciato che la ricerca proseguirà e che si cercherà di onorare degnamente la memoria di Sigismondo Loevinson, come si è fatto con quella dei fratelli Finzi.

    Per Renata Bogliaccino il progetto ha un’utilità didattica, con l’accesso degli studenti a fonti primarie di ricerca e anche il merito di ricostruire tasselli di storia spesso trascurati o ignorati. Al liceo Visconti la ricerca ha permesso di ritrovare i nomi di 58 studenti espulsi a causa delle leggi razziali (due, Giancarlo Della Seta e Lello Frascati sono morti a Auschwitz); è noto poi il caso dell’ebrea Maria Piazza, docente di scienze e ardente simpatizzante fascista che fu subitamente ‘dispensata’ dal servizio.

    La relatrice ha rievocato i momenti - a partire dal discorso di Mussolini del 3 gennaio 1925 e dalle leggi ‘fascistissime’ – che hanno caratterizzato un regime fondato sempre di più sull’arbitrio, dato dalla “superiorità gerarchica”. Certo l’antisemitismo “non era nei programmi di Mussolini”, ma non si può dimenticare la presenza di tale atteggiamento in frange del partito (come quella animata da Farinacci). Tra gli ebrei “c’erano molti fascisti”, come nel popolo italiano nella sua interezza: è indubbio che “il fascismo aveva un consenso notevole, in ogni classe sociale”. Le leggi razziali sconvolsero molti ebrei: eppure erano state precedute da diversi segnali assai inquietanti a livello di propaganda antisemita, per la quale gli ebrei erano considerati non integrati, “sebbene fossero integratissimi”.  Romana Bogliaccino ha ricordato nei dettagli la serie di provvedimenti antisemiti della seconda metà del 1938: furono espulsi dalle scuole circa 6mila studenti israeliti, 96 docenti universitari (da notare che erano il 7% del totale, sette volte di più percentualmente della quota di popolazione ebraica), 133 assistenti universitari, 279 presidi e docenti di scuola media, 100 direttori e insegnanti di scuola elementare. Furono esclusi dalle scuole i tesi di 114 autori di religione ebraica (vedi quanto si è detto più sopra per il Giulio Cesare).

    Del clima favorevole agli ebrei che si respirava in Italia nell’Ottocento (soprattutto grazie alle norme dello ‘Statuto albertino’ del 1848 e all’azione pragmatica di Cavour) ha parlato Massimo Castoldi. L’ebreo berlinese Ermanno Loevinson, padre di Sigismondo, ne era ben consapevole e di conseguenza riteneva l’Italia un Paese accogliente per gli ebrei, molto di più di una Germania in cui (siamo a fine Ottocento) essi in genere non erano considerati pienamente cittadini tedeschi. Insomma già in quegli anni, ben prima dell’avvento di Hitler, “a un ebreo era preclusa la carriera di un non-ebreo”. E’ così che Ermanno Loevinson, amante del Risorgimento, di Garibaldi, della Repubblica Romana, di Mazzini nel 1889 si trasferisce in Italia, ne assume la nazionalità, e dal 1891 lavora negli archivi riscuotendo grande apprezzamento, tanto da divenire direttore dell’Archivio di Stato di Parma nel 1927 e di Bologna nel 1930 (fino al 1934, quando va in pensione per limiti di età). Aveva simpatia per il fascismo, che considerava “il continuatore delle idee del Risorgimento”. “un’istituzione da rispettare”, lontano dall’immaginare quello che sarebbe successo a lui e alla sua famiglia.

    Renata Dainotto si è concentrata sulla storia della famiglia berlinese Loevinson e sulle relazioni intrattenute da Ermanno, soprattutto a Roma, tra l’altro con l’archeologo Ludwig Pollak e con il sindaco Ernesto Nathan (Loevinson era membro della loggia massonica Universo). Si sposa con la pittrice Wally Buetow, nel 1911 nasce Ruth (che si salverà) e dieci anni dopo Sigismondo. La famiglia coltiva la sua cultura israelita, mantenendo vive le tradizioni. Dagli Stati Uniti la zia Johanna nel 1939 tenta di procurare un visto d’ingresso per Sigismondo, ma la possibilità cade dopo l’entrata in guerra degli stessi Stati Uniti: ultima notizia che abbiamo dell’ex-alunno del Giulio Cesare deportato a Auschwitz il 18 ottobre 1943, due giorni dopo la razzia nazista, con complicità fasciste e sulla base degli elenchi che il governo Badoglio non aveva ritenuto di distruggere.

     

    LE STUDENTESSE: MEMORIA ANCHE PER EVITARE DI RICADERE NELLA BARBARIE

    Tra le studentesse che hanno partecipato alla ricerca Elena e Beatrice della IIIF…

    La vostra è stata una partecipazione casuale oppure c’è stata una motivazione in più?

    Elena: Qualcosa in più. E’ chiaro che è stata la professoressa Laura Correale a spingerci alla partecipazione. Siamo un po’ timide, però se ben stimolate riusciamo davvero a dare il cento per cento. Quando abbiamo incominciato la ricerca eravamo ancora in II F e la maggior parte del lavoro l’abbiamo fatta però a settembre, in preparazione del Novantesimo del nostro liceo.  

    Quando avete incominciato, vi era già ben chiaro l’obiettivo?

    Beatrice: Non sapevamo di Sigismondo Loevinson. Eravamo insieme con altri studenti. L’obiettivo generale era quello di riuscire a ricostruire il profilo degli allievi espulsi per le leggi razziali, presentando i risultati in occasione del Novantesimo.  Devo dire che non abbiamo trovate tante informazioni, ma comunque di alcuni alunni oggi sappiamo di più. La scoperta di Sigismondo è stata casuale…. Non ce l’aspettavamo.

    Che cosa vi ha impressionato maggiormente tra i documenti ritrovati?  

    Elena: Tra tutti, compresi quelli esposti nella mostra, ce n’è uno che mi ha colpito particolarmente: quello del verbale del Consiglio dei professori, in cui si riporta la decisione di eliminare dai libri scolastici i testi di autori di religione ebraica poi citati.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 

    Pensate che una ricerca come quella che avete fatto possa essere utile ai vostri coetanei e a tutti?

    Beatrice: Sicuramente può essere utile! In primo luogo è uno spunto di informazione, di conoscenza, di cultura. Poi è uno spunto per il ricordo: oggi è la Giornata della Memoria e dunque con la nostra ricerca vogliamo onorare le vittime. Vogliamo che non sia dimenticato nulla di quello che successe in quegli anni. Pensiamo che la ricerca debba andare avanti, ci sono tante altre notizie che potranno uscire dagli archivi…

    Avete ritrovato anche i nomi e le pagelle di tanti altri allievi che per le leggi razziali furono impossibilitati a continuare gli studi al Giulio Cesare perché espulsi…

    Elena: Noi sappiano di tre ragazzi che furono deportati a Auschwitz dove trovarono la morte. Però c’è almeno un’altra trentina di ragazzi che pure furono cacciati e di cui abbiamo riportato i nomi e alcune attestazioni nella nostra mostra.  

    Siete veramente convinte che la memoria possa evitare che si ricada in quella barbarie?

    Beatrice: Ricadere in quella barbarie dovrebbe essere evitato a prescindere. La memoria certamente aiuta a non ricadere. Finché ci saranno testimoni diretti l’accaduto non verrà dimenticato, ma poi, morendo tutti a poco a poco, il rischio ci sarebbe. Ci sono anche nella storia tanti fatti orrendi che non vengono ricordati perché giudicati ‘minori’. Non fanno più parte della storia. Il rischio c’è. Il ricordo potrebbe suscitare nelle persone quel ‘quid’ in più che, se dovesse ripresentarsi la possibilità di un’altra barbarie, servirebbe a scongiurarla, mostrando a tutti le conseguenze disumane di certe iniziative e proposte. Così da bloccarle.

    GLI ALUNNI DEL REGIO GINNASIO LICEO GIULIO CESARE ESPULSI A CAUSA DELLE LEGGI RAZZIALI

    Ascoli Berta, Ascoli Paolo, Beer Gina, Calò Luisa, Coen Alvaro, Coen Luciano, Coen Sergio, Cohen Franca, Del Sole Orietta, Della Seta Enzo, Finzi Enrico, Finzi Luciana, Foà Eugenio, Foà Mirella, Foà Serenella, Fuà Milena, Levi Bianchini Angela, Luzzatti Giorgio, Mamiucci Aldo Pio,  Morpurgo Livia, Morpurgo Luciano, Morpurgo Sergio, Morpurgo Silvana, Padoa Ruggero, Passigli Aldo, Passigli Marisa, Pauletig Enzo, Perugia Lamberto, Pontecorvo Renato, Portaleone Graziella, Revere Gabriella, Segre Augusto, Vivanti Renato.

    P.S. Nella galleria fotografica documenti diversi riguardanti Sigismondo Loevinson, alcune allieve che hanno contribuito alla ricerca, la targa per i fratelli Finzi nel cortile del Giulio Cesare.  

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