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    PABLO COLINO/90 ANNI: DA PARGOLO...GIA' ATTENTO ALLA REALTA'

    PABLO COLINO/90 ANNI: DA PARGOLO …GIA’ ATTENTO ALLA REALTA’- di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 23 gennaio 2024

     

    Passano gli anni…. si susseguono le interviste al maestro Pablo Colino, da sempre un ospite privilegiato di Rossoporpora.org. Per il suo novantesimo compleanno abbiamo pensato di chiedergli di ricordare –conserva una memoria prodigiosa – qualche momento della sua infanzia. Chi ci legge potrà constatare… e anche divertirsi!

     

    E Pablo fa novanta. Figlio di Guadalupe e Francisco, fratello di Annamaria, Juan Miguel, Maria Carmen, Francisco Xavier, Manuel, José Luis, Rosario Pilar, il maestro Pablo Colino – canonico di San Pietro, da quasi sessantasette anni a Roma – festeggerà il suo compleanno speciale concelebrando una santa messa solenne nella basilica di Sant’Eugenio alle Belle Arti giovedì 25 gennaio 2024 alle ore 19.00.

    Nato a Pamplona nella Navarra il 25 gennaio 1934, ha fin qui vissuto una vita in  musica a gloria di Dio e a edificazione di chi – di Dio – è stato creato a immagine e somiglianza.

    Pablo, con che considerazione vuoi incominciare?

    …. Già nella pancia della mamma ascoltavo i cori degli angeli e degli arcangeli … e la musica dell’orchestra celeste… mia mamma Guadalupe cantava continuamente melodie religiose con la sua voce bellissima e mio padre Francisco a casa suonava tromba e flicorno…

    In un’altra occasione ci hai detto che il tuo primissimo ricordo si concretizzava nella vicenda molto significativa del crocifisso di Arriba (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/cultura/1028-pablo-colino-il-crocifisso-di-arriba-come-papa-salvo-una-vita.html ), ma poi nella tua memoria è riapparso un momento ancora precedente…

    Mi è poi tornato alla mente un ricordo del novembre 1935…

     

    LA SORELLINA MI HA RUBATO IL TRONO!

    Avevi meno di due anni…

    Come sai, mio padre – originariamente musico nella Banda dell’esercito, poi in quella della  Guardia Civil, - quando quest’ultima fu sciolta dal governo repubblicano rosso e laicista, fu mandato su sua richiesta al Nord, in Navarra. Dapprima nel paesello di Lumbier. Noi abitavamo a pianterreno della caserma della Guardia Civil con il pavimento di pietre…  Ed è a quel periodo che risale il mio primo ricordo. Ce l’ho nitido nella memoria: nel novembre 1935 ho visto mia mamma dare il latte alla mia sorellina neonata Maria Carmen…

    Non mi dirai che per te è stato uno choc…

    Quella scena non mi piacque per niente, ma proprio per niente: una persona più piccola di me aveva occupato il mio trono, le braccia di mia madre!

    Presumo che poi lo choc ti sia passato (anche se non del tutto, a quanto sento). Andiamo avanti…

    Da Lumbier mio papà fu trasferito a Arriba, al confine con la provincia basca della Guipúzcoa. Il 18 luglio 1936 c’era stato l’Alzamiento (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-personalita/85-pablo-colino-ricorda-l-alzamiento-del-1936.html ) ad opera del Movimiento Nacional contro la Repubblica rossa e laicista del Fronte popolare. La Navarra da subito fu zona ‘nazionale’…. Non a caso a Pamplona (capoluogo della Navarra) risiedeva il generale Emilio Mola, che con Francisco Franco aveva pianificato l’insurrezione.

    A Arriba, prima del 18 luglio 1936, vivi la vicenda del crocifisso e, dopo l’Alzamiento e dunque l’inizio della guerra civile, ci hai raccontato di un episodio militar-musicale…

    Sì, anche ad Arriba stavamo in una caserma della Guardia Civil. La guerra era ormai iniziata e un giorno – avevo più o meno tre anni - vidi passare dei camion pieni di soldati che erano venuti per combattere a fianco del Movimiento Nacional. Cantavano… mi ricordo un canto che incominciava con “Per l’Italia “ e si concludeva con “a la España imperial salutaremos” (accenna il motivo). Ero ammirato per come cantavano. Lo dissi a mia sorella più grande, Annamaria. E le chiesi chi fossero. Lei me lo spiegò semplicemente e anni dopo mi ricordò la mia conclusione: “Questi vinceranno la guerra, perché cantano benissimo”.

    … e tu dov’è che cantavi?

    A casa e naturalmente in chiesa. Ci andavo con mio fratello. Dalla caserma mi portavano al mattutino. Ricordo che il parroco cantava da solo i salmi… a poco a poco si spegnevano le candele e al Christus factus pro nobis, nel momento in cui si spegnevano del tutto, era costume fare un poquito de fragor. Noi chierichetti ci divertivamo un mondo a scuotere le maracas, fino a quando immancabilmente il prete ci urlava: Basta!.  

    A Arriba conoscevate un medico, cui poi tuo padre salvò la vita (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/cultura/1028-pablo-colino-il-crocifisso-di-arriba-come-papa-salvo-una-vita.html)...

    Con don Antonio Arrúe e la sua famiglia eravamo molto amici. Mia sorella grande giocava quotidianamente con le figlie Izaskun (un nome basco che rievoca la Vergine Maria) e Libe… si ballava attorno al noce nella piazzetta, vicino alla cappellina della Madonna del Rosario. Forse è per questo che da grande ho fatto cantare Der Nussbaum di Schumann all’Accademia Filarmonica Romana …

    A Arriba siete restati tre anni, fino al 1939 quando si concluse la guerra civile. Poi?

    Mio papà fu trasferito a San Sebastian, di cui ho un bel ricordo. Lungo la salita in cui sorgeva la caserma c’era un grande edificio che ospitava la scuola… finita la guerra e finite le persecuzioni religiose, grazie alla vittoria del Movimiento nacional vi fu un rifiorire della spiritualità. A San Sebastian – in cui rimanemmo alcuni mesi - una maestrina mi insegnò il mio primo canto di Natale (lo intona): Por los campos verdes de Jerusalem hay un niño rubio, camino a Belen. El niñito tiene los ojos de luz, acostate en la cama y sueña con Jesus.

     

    INGINOCCHIATI PER SCONGIURARE L’ENTRATA IN GUERRA DELLA SPAGNA A FIANCO DELLA GERMANIA

    La tappa successiva…

    Fu Eibar, la seconda città della Guipúzcoa, dove arrivammo il 24 giugno 1940, per la festa di San Giovanni. A Eibar c’era un’arena per la corrida… tanti i torelli…. e io e mio fratello potevamo entrare gratis. Un giorno vedemmo alcuni soldati che non erano spagnoli e non parlavano spagnolo. Tornato a casa, chiesi alla mamma chi fossero. E lei mi rispose: “Sono tedeschi…. Dobbiamo pregare tanto perché la Spagna non entri in guerra, insieme con la Germania, come vorrebbe il capo dei tedeschi. L’unica cosa che possiamo fare è pregare”. Ci chiese di inginocchiarci tutti per supplicare Dio di scongiurare la catastrofe. In quei mesi lo facevamo ogni giorno, tutti in ginocchio. In effetti era il momento in cui Hitler pretendeva che la Spagna entrasse in guerra. Il 23 ottobre incontrò Franco appena al di là del confine spagnolo, nella francese Hendaya, che confina con Irun, in cui è nata mia madre. Franco riuscì a resistere, anche perché la Spagna era in condizioni precarie dopo la guerra civile e dipendeva economicamente dagli angloamericani che avrebbero ad esempio potuto bloccare gli indispensabili aiuti sudamericani e anche attaccare le Isole Canarie. Di fronte al rifiuto di Franco, Hitler per un po’ continuò ad insistere, ma dopo un nuovo no opposto da Franco all’ingresso in Spagna di truppe tedesche per la conquista dell’inglese Gibilterra, rinunciò definitivamente.

    Da Eibar siete andati a Oñati, non lontano…

    … dove ho frequentato per qualche mese la scuola dei Fratelli Maristi…

    Cambiavi scuola spesso…

    …non ne ho mai sofferto… ero accolto bene dappertutto. E dopo Oñati ci siamo trasferiti a Mondragon, dove frequentai la scuola elementare dei Fratelli di San Viator e fui anche premiato con mio fratello grande…

    Poi a Echarri siete restati quasi tre anni, dal 1942 al 1944…

    Quando sono arrivato a Echarri, avevo ormai otto anni, facevo il chierichetto quotidianamente e cantavo in chiesa come sopranino. Sai che ho cantato anche messe di Perosi?

    … un anticipo degli anni vaticani…

    A Echarri in quarta elementare, nel 1944, ho partecipato al concorso diocesano della Navarra per il “bambino più cattolico”. La mia catechista era mamma, bravissima. Ho vinto in parrocchia, poi in arcipretura. L’ultima tappa inglobava la Navarra intera. Una cosa seria: si procedeva con l’apertura di buste con le domande come alla maturità, senza l’aiuto di nessun libro…. mi ricordo di aver riempito tre, quattro pagine. Che sono state valutate in Curia, a Pamplona. E’ poi arrivata la comunicazione ufficiale che il primo premio del concorso per le elementari era stato attribuito a Pablo Colino, figlio di Francisco Colino, sergente della Guardia Civil.

     

    100 PESETAS PER IL ‘BAMBINO PIU’ CATTOLICO’ DELLA NAVARRA: COMPRATO IL PALLONE DELLA NAZIONALE!

    In che cosa consisteva il premio?

    Mi hanno dato 100 pesetas… con quella somma mi sono fatto comprare un bellissimo pallone, quello utilizzato dalla nazionale di calcio e dalle squadre della Liga! Che gioia! Costava 90 pesetas. Di come ho speso le restanti 10 pesetas non mi ricordo…

    Da quel che so, sei un tifoso del Real Madrid….

    Però da piccolo tenevo all’Osasuna, la squadra di Pamplona. E’ in Seminario che ho incominciato a essere tifoso del Real Madrid, che con il suo gioco illuminava la Spagna e l’Europa. …. C’era Di Stefano, poi anni dopo Butragueño…

    Quasi tre anni a Echarri, poi dove?

    Mio padre è stato promosso professore nella Scuola di formazione della Guardia Civil di Pamplona, conseguendo il rango di ufficiale. Lì ho frequentato per sei mesi la scuola dei salesiani, dove don Massimo cercò di convincermi a entrare nella Congregazione di don Bosco… ma io volevo essere sacerdote diocesano. Nella primavera del 1945 ci trasferimmo a Vergara e ci restammo tre anni. Papà era divenuto tenente della Guardia Civil. Io entrai nel Seminario minore di Saturraran, sulla costa basca e nel 1948 in quello maggiore di Santander… ma questo è materia per un’altra intervista!

    P.S. 25 gennaio 2024, ore 19.00 - Santa Messa solenne in gratiarum actione in occasione del 90.mo compleanno del maestro monsignor Pablo Colino: basilica di Sant’Eugenio, viale delle Belle Arti 10, Roma. Tutti sono invitati!

     

     

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