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    LA MIA UNGHERIA: INTERVISTA A PABLO COLINO

    LA MIA UNGHERIA: INTERVISTA A PABLO COLINO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 19 ottobre 2022

     

    Prendendo spunto da un recente concerto del coro femminile Angelica di Budapest nel Palazzo della Cancelleria abbiamo chiesto al maestro Pablo Colino di rievocare i contatti musicali intrattenuti con un Paese da lui (e non solo) molto apprezzato: l’Ungheria. A partire dal concorso polifonico internazionale di Arezzo del 1969…

    Martedì pomeriggio 4 ottobre 2022 il palazzo vaticano della Cancelleria ha ospitato un convegno su “Archivi e biblioteche come ponti. Fonti per la cooperazione archivistica tra la Santa Sede e l’Ungheria”. Promosso dall’ambasciata magiara competente e coordinato dalla neo-delegata in materia, la consigliera diplomatica Krisztina Tóth, l’incontro è stato caratterizzato da diverse relazioni sull’argomento, la prima delle quali tenuta da mons. Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio apostolico vaticano (che ha tra l’altro evidenziato la grande conoscenza del latino da parte dei ricercatori ungheresi).

    A seguire, sempre alla Cancelleria, un concerto e un ricevimento in onore di Maria, patrona d’Ungheria (Magna Domina Hungarorum). A elevare spiritualmente i partecipanti il coro femminile Angelica di Budapest, fondato e diretto da Zsuzsanna Gráf che dal 1989 si propone di portare nel mondo la musica di Zoltán Kodály e di Béla Bartók (è stato anche ad Arezzo, per il tradizionale concorso polifonico internazionale della seconda metà di agosto). Tra i brani eseguiti, oltre ad alcuni dei due compositori citati (molto intenso l’Esti dal /Canto della sera di Kodály), le Laudi alla Vergine Maria di Giuseppe Verdi…. sul testo dantesco (Paradiso, XXXIII) che prende avvio con i celebri versi “Vergine Madre, figlia del tuo Figlio”.

    Coro femminile di Budapest, Arezzo, Laudi alla Vergine Maria…. e la memoria ci ha riportato al maestro monsignor Pablo Colino e a un episodio che ci aveva raccontato più volte nel corso degli anni (vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/cultura/1028-pablo-colino-il-crocifisso-di-arriba-come-papa-salvo-una-vita.html ). E così...

     

    PABLO COLINO: QUEL CORO DI BUDAPEST CHE MI RAPI’

    Allora, Pablo, ho assaporato l’altro giorno dal vivo la purezza delle voci femminili di un coro di Budapest che ha cantato anche le ‘Laudi alla Vergine Maria’ di Verdi…

    (gli occhi sempre frizzanti del Maestro ottantottenne lampeggiano di gioia) Anch’io ho fatto la stessa esperienza meravigliosa. Ad Arezzo nel 1969. Con un altro coro femminile, sempre di Budapest, lo Szilágy Erzsébet, fondato e diretto da Maria Katanics…

    Raccontaci di quei giorni…

    … e così sarà facile capire perché da sempre ho l’Ungheria nel cuore, appena dopo la Spagna che mi ha dato la vita e l’Italia che mi ha accolto… Arezzo… nella città toscana dal 1952 si svolge un Concorso internazionale di musica polifonica. Tra gli ideatori il compositore Mario Colacicchi che fu il mio predecessore come direttore dei cori dell’Accademia Filarmonica Romana; lui stesso mi invitò calorosamente a frequentare Arezzo. E proprio lì, nella seconda metà di agosto del 1969, ebbi l’occasione di ascoltare un coro femminile di Budapest, appunto lo Szilágy Erzsébet guidato da Maria Katanics. Tra l’altro cantò le Laudi alla Vergine Maria di Verdi…

    Immagino che tu sia stato rapito dall’esecuzione…

    Guarda… mai prima di allora avevo sentito un coro così sublime… e neanche dopo. Il coro, di una quarantina di ragazze, si presentò in tre categorie (classica, folcloristica, canto gregoriano) e le vinse tutte. Il coro cantò le Laudi alla Vergine Maria … mi sembra ieri… una tale purezza di voci che durante l’esecuzione non sapevo più dove mi trovassi, ad Arezzo, a Roma, in Spagna, in Paradiso…ero immerso totalmente nel canto …ero in preda a un’ebbrezza spirituale, sentivo un sapore di angeli e arcangeli (qui Pablo si infervora, alza gli occhi al cielo come se fosse ancora rapito da quell’atmosfera) … pensa… prima di allora non mi ero mai accorto della forza incredibile delle parole di Dante riferite a Maria e di come erano state mirabilmente musicate da Verdi… altro che composizione minore… che meraviglia, che bellezza, un capolavoro! Io poi ho cercato di cantare quella preghiera con il mio coro femminile, ma non abbiamo mai raggiunto il sublime come le ragazze di Budapest…Neanche altri secondo me ci sono riusciti e ci riusciranno mai… ho ascoltato tentativi orribili di esecuzione come quelli ad esempio del coro femminile della Scala di Milano…(Pablo imita – strillando - e ribadisce: orribile!)

    Vergine Madre, figlia del Tuo Figlio… a rifletterci fa venire le vertigini…

    E’ una preghiera in cui Dante usa il contraddittorio per lodare Maria… sei Madre e contemporaneamente figlia del tuo Figlio… come può essere? umile e alta… umile e alta, un ossimoro…più che creatura… ma se sei  più che creatura sei creatrice… che stai dicendo Dante? Eppure sono verità sacrosante. Si potrebbe continuare… il tuo Fattore non disdegnò di farsi tua fattura… E’ un grande mistero e razionalmente c’è da perderci la testa… Insomma quell’esecuzione di Arezzo mi fece scoprire pienamente la grandezza di Dante, la grandezza di Verdi, la sublimità di quel coro inimitabile di Budapest.

     

    UNA REGISTRAZIONE A RADIO VATICANA E L’INGHIPPO FERROVIARIO

    Ma con il coro non finì ad Arezzo…

    Ero talmente estasiato che mi frullò in testa l’idea di invitarlo subito a Roma per una registrazione alla Radio Vaticana, dove responsabile dei programmi musicali era un compositore, direttore d’orchestra, pianista e violinista di valore, Alberico Vitalini. Proposi l’idea al coro, fu accolta entusiasticamente. C’era però un ostacolo di non poco conto. Il coro era giunto in treno a Venezia-Mestre, con un vagone della Ferrovie ungheresi che era previsto ripartisse col suo carico canoro a notte inoltrata per Budapest. Il coro era poi venuto a Arezzo con un bus.

    Come risolvere l’inghippo?

    Intanto, fiducioso che il nodo sarebbe stato sciolto positivamente, invitai Maria Katanics e le ragazze a salire sul bus in direzione Roma, sempre accompagnate da due commissari del Partito che dovevano vigilare e che io mi feci amici. Il coro pernottò in una struttura delle amiche Suore missionarie dell’Immacolata e la mattina seguente, di buon’ora, andammo tutti alla Radio Vaticana, dove ci attendeva Vitalini, per una registrazione di canti popolari ungheresi. Un’esecuzione meravigliosa. Io poi mi affrettai verso la stazione Termini, chiesi informazioni sull’Ufficio collegamenti internazionali, salii al secondo piano dove mi ricevette un certo e gentilissimo dottor Basile, cui spiegai il problema ferroviario. Basile telefonò subito a Mestre, dove erano rimasti stupiti per il fatto che il fatto che la sera prima il vagone ungherese non fosse partito. L’esito della telefonata fu che il vagone sarebbe stato agganciato quella sera al treno per Varsavia-Budapest. La mattina stessa il bus si avviò in direzione Venezia con un coro stanco, ma al settimo cielo.

     

    KODALY E I QUARANTA GIORNI DI KECSKEMET

    Immagino che poi i contatti non lo Szilagy Erszébet e con la maestra Katanics non si interruppero…

    Per niente, anzi. Io mi ero molto incuriosito per il metodo didattico musicale che mi sembrava geniale, inventato da un grande compositore ungherese, Zoltán Kodály, che – a differenza del contemporaneo Béla Bartók, ateo – era cattolico. Permettimi qui di osservare che secondo me la musica di Kodály ti solleva verso la trascendenza, verso Dio; quella di Bartók no. Qualche mese dopo il felice incontro di Arezzo – eravamo ormai nel 1970 - chiesi a Maria Katanics se in Ungheria fossero organizzati corsi internazionali per apprendere e approfondire il metodo Kodály. La risposta fu positiva: sì, a Kecskemet, che è la città in cui è nato nel 1882 il compositore. Parlai con i responsabili dell’Accademia di Ungheria, contentissimi che si potesse far conoscere Kodaly anche in Italia: si organizzò in fretta il viaggio, così che io giunsi all’hotel Arany Homok (Sabbia d’oro) di Kecskemét nel cuore di una notte estiva, dopo essere atterrato all’aeroporto di Budapest e aver preso un treno lunghissimo che mi scaricò (io non sapevo l’ungherese, figuriamoci poi se riconoscevo di notte le fermate, ma alcuni passeggeri e una gentilissima capotreno mi aiutarono) alla stazione della città, situata a un’ottantina di chilometri a sud della capitale.

    Che accoglienza ti riservarono?

    Il corso era incominciato da un giorno e gli organizzatori erano un po’ stupiti che il maestro Colino, sebbene annunciato, non fosse arrivato… Mi accolsero con gioia e ricordo che mi accompagnarono subito, raccomandandomi di non far rumore, in una camera a due letti, in uno dei quali dormiva già alla più bella un musicista ebreo di grande talento (divenne poi direttore dell’Orchestra di Gerusalemme) venuto da New York e con cui feci amicizia.

    ma il corso era in ungherese e in russo, lingua come noto imposta dal regime … E tu allora?

    Siccome tra i duecento partecipanti c’era anche una musicologa belga, seguivo le lezioni con lei: ci avevano assegnato un’interprete di lingua francese. Per forza, perché l’inglese – lingua offerta in traduzione – lo masticavo poco. Ti devo poi dire che celebravo la messa ogni giorno, perché a quel tempo a Kecsksemét c’era una chiesa, quella degli Scolopi, in cui ciò era permesso.

    Il corso è durato quaranta giorni…

    Tutto luglio e un po’ d’agosto. Ho appreso molto sul metodo Kodaly. Venivano ogni tanto compositori ungheresi e in tali occasioni ci cimentavamo con i mottetti a cinque voci di Bach. I mottetti non erano molto apprezzati dal regime … quando si cantavano con adesione emotiva, gli occhiuti commissari politici intervenivano ammonendo in tedesco: Kein Idealismus! Tra noi partecipanti al corso c’erano molta solidarietà e molti interscambi musicali. Mi ricordo che al musicista ebreo stava molto a cuore il famoso versetto Non nobis, Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam, tratto dal salmo 113, pure molto noto, “In exitu Israel de Aegypto”…

    … musicato anche da Mozart… mi ricordo benissimo quel 28 gennaio 1989 nella cappella del Coro della Basilica di San Pietro…

    Bei ricordi…  Torniamo a Kecskemét: una domenica, dopo la messa (cui partecipavano diversi musicisti cattolici) sono arrivati degli autobus che ci hanno portato oltre Budapest, a Esztergom, sede storica del Primate di Ungheria. Quella volta sono venute anche molte delle ragazze del coro Szilágy Erzsebét che si era esibito l’anno prima ad Arezzo… immagina l’accoglienza che mi fecero! Giunti alla cattedrale di Esztergom, ci fu permesso cantare nel presbiterio e allora Maria Katanics propose le Laudi alla Vergine Maria di Verdi, chiedendo che il suo coro lo dirigessi io…al coro piaceva molto l’ardore che ci mettevo, assecondando testo e musica con i movimenti del corpo.

    Hai partecipato in quei giorni ad altre escursioni?

    Una me la ricordo molto bene. Siamo andati a Szeged, un’ottantina di chilometri a sud di Kecskemet. E’ forse la città più ‘italiana’ dell’Ungheria e lì c’è un teatro all’aria aperta, dove ho potuto assistere, con grande divertimento, all’esecuzione di un’opera molto popolare di Kodaly, Hary János, la vicenda fantasiosa ma elettrizzante di un contadino-soldato che al tempo di Napoleone viene bramato da Maria Luisa d’Austria, diventa generale asburgico, sconfigge Napoleone in battaglia e poi, rifiutando la mano di Maria Luisa, torna in Ungheria con la fidanzata Őrzse. Nell’opera c’è un’aria molto famosa in cui si inneggia ai fiumi Danubio e Tisza che rendono fertili la pianura ungherese. Posso poi aggiungere che durante il corso di Kecskemét ho conosciuto Sarolta, la seconda moglie di Kodály, studentessa di musica sposata diciannovenne nel 1959 dopo che l’anno precedente era morta la prima moglie, Emma (matrimonio nel 1910). Sarolta, persona di grandi qualità e dal tratto cordialissimo, si è data molto da fare – con successo - per diffondere nel mondo la conoscenza di Zoltan Kodaly, delle sue opere, del suo metodo didattico musicale.

     

    UNA SETTIMANA TRA NYIREGYHAZA,  MARIAPOCS, IL TOKAJ E LA COLLINA DI BUDA

    Sei stato un’altra volta in Ungheria, a cavallo tra luglio e agosto del 2004, portandoti il coro. Lo so, perché c’ero anch’io…

    L’idea era venuta al mio amico Costantino, il vescovo greco-cattolico  Szilard Keresztes, vescovo di Hajdugorod, con residenza a Nyiregyhaza (Ungheria orientale, a poche decine di chilometri dalle frontiere slovacca, ucraina e rumena).

    Che ti ricordi di quella settimana?

    Dapprima il battesimo a Nyiregyhaza di un figlio di sacerdote sposato… come abbiamo anche constatato di persona ci sono molti sacerdoti greco-ortodossi coniugati … e con una frotta di pargoli (ci si deve sposare in ogni caso prima del diaconato). Per l’occasione il coro ha cantato tra l’altro l’Ave Maria dell’Otello di Verdi e anche il Lodate, lodate lodate Maria di Perosi, che ha coinvolto in maniera sorprendente i tanti fedeli ungheresi accorsi.  

    Un altro momento importante della settimana si è registrato presso un santuario mariano visitato da Giovanni Paolo II nel 1991, quello di Mariapocs…

    …dove era presente anche Maria Katanics e dove abbiamo cantato l’Ave Maria di Kodály e lo struggente Stabat Mater di Bardos Lajos. Il giorno seguente siamo stati nella bella chiesetta campagnola di Tolcsva nella regione del Tokaj, con i fedeli incantati dalla Carità di Rossini, dalla Vergine degli Angeli di Verdi, dall’ Ave Maris Stella e dal Lodate Maria di Perosi e dal Tu es Petrus di Palestrina…

    Se mi ricordo bene, abbiamo poi avuto un incontro ravvicinato con il Tokaj in versione liquida…

    (Il Maestro ride come se fosse ancora nella cantina ungherese) Abbiamo assaggiato sei diversi tipi di Tokaj, che ci arrivava direttamente in bocca tramite delle cannelle… abbiamo mangiato un gulasch verace e cantato in un clima euforico…

    Tornati a Budapest, abbiamo provato grandi emozioni per il concerto nella Matthiaskirche sulla collina di Buda e poi la gioia di ammirare Budapest dall’alto del campanile della chiesa (innumerevoli gli scalini), sopra il Bastione dei Pescatori. Adesso però ci tocca concludere… cosa vuoi dire a suggello di quest’altra intervista?

    Vorrei proporre una riflessione che covo da tanto tempo e in me si è sempre più irrobustita. Penso che l’Ungheria nella sua storia sia spesso stata dominata, nell’ultimo secolo dalla Germania nazista e dall’Unione Sovietica comunista … ora è vessata dall’Unione europea. Eppure l’Ungheria è culturalmente rilevante proprio quando è calpestata… guardiamo anche soltanto alla grande musica che ha prodotto, alla cultura musicale eccezionale del Paese. Non solo: chi è che oggi sta difendendo . con pochi altri -  l’onore dell’Europa vera, non quella di Bruxelles? 

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