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    ARGENTINA, MARCIA PER LA VITA, MAURICIO MACRI: PARLA ALEJANDRO GEYER

    ARGENTINA, MARCIA PER LA VITA, MAURICIO MACRI: PARLA ALEJANDRO GEYER – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 3 maggio 2018

     

    A pochi giorni dalla Marcia per la vita (Roma, 19 maggio) abbiamo incontrato il coordinatore della Marcia per la vita argentina. Nell’ampia intervista Alejandro Geyer (che si definisce ‘figlio’ della Marcia di Roma) illustra quel che sta succedendo nel Paese sudamericano, il cui Parlamento è impegnato in un dibattito molto teso sull’eventuale approvazione di una legge nazionale sull’aborto, fin qui sempre negata. La ‘svolta’ di Mauricio Macri, presidente di centro-destra, che ha dato via libera al dibattito: quali i motivi che l’hanno portato a tale scelta inaspettata e che ha sollevato indignazione tra chi l'aveva votato?

     

    PREMESSA

     

    Sabato 28 aprile, alle 2.30 di notte, il piccolo Alfie Evans è morto, ucciso non direttamente dalla malattia, ma dall’applicazione brutale e cinica di un protocollo sanitario burocratico di un ospedale inglese già tristemente famoso, l’Alder Hey Hospital di Liverpool. Restano nella storia l’eroicità dei genitori Tom e Kate e l’ostinata insensibilità dei medici responsabili, sostenuti dalla giustizia inglese (e anche europea), dal silenzio complice e vergognoso di larga parte del mondo politico e dei media, della monarchia britannica (mai apparsa così inutile e fatua), dall’ipocrisia sconvolgente dei vertici della Chiesa inglese: in particolare del vescovo di Liverpool, Malcolm Patrick Mahon e del cardinale Vincent Nichols, presidente della conferenza dei vescovi inglesi (vengono i brividi a pensare che Nichols, settantadue anni e mezzo, potrebbe partecipare al conclave, se esso dovesse tenersi entro poco più di sette anni). Abbiamo già segnalato che - a fronte di tanto cinismo - soprattutto in Vaticano (Papa, Segreteria di Stato), in Italia (concessione della cittadinanza italiana ad Alfie da parte del governo Gentiloni), in Polonia (tra l’altro la dichiarazione del presidente Andrzej Duda) si sono levate alte le voci di sdegno di cattolici (anche di vescovi come Francesco Cavina, Luigi Negri e Giampaolo Crepaldi , di persone di buona volontà, di forze politiche (in particolare la Lega e Fratelli d’Italia) e di singoli parlamentari (come ad esempio Lucio Malan, Paola Binetti, Silvia Costa e Patrizia Toia). E tante e partecipate sono state le veglie di preghiera.

     

    Anche dal mondo del calcio sono giunte solidarietà e indignazione per il ‘caso Alfie’. I tifosi dell’Everton (l’altra grande squadra di Liverpool, colore sociale blu come i palloncini che, morto Alfie,  si sono anch’essi involati verso il cielo sopra l’Alder Hey Hospital) hanno tra l’altro raccolto il denaro necessario per pagare le spese legali dei genitori. Domenica 29 aprile sera, nello stadio del Grande Torino, i tifosi della Lazio, gli ‘Irriducibili’, hanno esposto lo striscione “Alfie Evans Goodbye, Piccolo Guerriero” (striscione riprodotto anche nel sito dei tifosi del Toro). Ieri sera poi, 2 maggio, i tifosi della Roma hanno onorato Alfie con due striscioni: “Ciao piccolo Alfie, riposa tra gli angeli” e “Alder Hey Hospital Killers, Alfie Evans Little Warrior” (Alder Hey Hospital assassini, Alfie Evans piccolo guerriero). Insomma: i tifosi di curva laziali e romanisti, di fama non proprio illustre, hanno mostrato nell’occasione una sensibilità umana molto superiore a quella degli intellettuali radicalchic e cattofluidi che montano in cattedra nelle televisioni e imperversano nei giornaloni. 

     

    L’INTERVISTA A ALEJANDRO GEYER, COORDINATORE NAZIONALE DELLA ‘MARCIA PER LA VITA’ ARGENTINA

     

    Confrontati ormai quotidianamente al furioso tentativo della nota lobby di imporre al mondo una nuova antropologia che trasformerebbe l’uomo da persona a individuo debole e dunque facilmente manipolabile (più un oggetto che altro), la mobilitazione massiccia in favore della vita umana – con le Marce per la vita che si svolgono ormai da anni in diversi Paesi - diventa non solo doverosa ma ineludibile. A Roma l’appuntamento è fissato per il 19 maggio. In Argentina il tema è relativamente nuovo e qui - in un comodo salottino al riparo da occhi indiscreti - ce lo facciamo illustrare nella sua particolare complessità da Alejandro Geyer, coordinatore nazionale della Marcia per la vita…

    Dapprima…chi è Alejandro Geyer?

    Sono argentino, ho 58 anni, sono stato per un lungo periodo a Roma come collaboratore in loco dell’ambasciata argentina. Nel 2016 sono tornato in patria e da più di un anno lavoro per la ONG Marcha por la vida, che è parte della Fondazione Gospa. Sono oggi il coordinatore nazionale della Marcia per la vita, la cui prima edizione si è svolta il 27 settembre 2017 e la seconda – con quasi due milioni di partecipanti in oltre 220 località argentine – il 25 marzo, dia del Nińo por Nacer.

    A Roma avrà conosciuto la Marcia per la vita italiana…

    Sì, quand’ero a Roma, sono stato invitato a partecipare alla Marcia per la vita italiana: l’ho fatto molto volentieri, perché il valore della vita per me è fondamentale. Ho anche collaborato nell’organizzazione. Poi un giorno mi ha chiamato un caro amico dall’Argentina, dicendomi che la situazione nel Paese stava cambiando: stava crescendo la propaganda abortista e l’amico temeva che prima o poi si sarebbe discusso di aborto anche in Parlamento, dove il tema non era mai stato posto all’ordine del giorno. Era un timore che poi si è concretizzato, dato che da qualche settimana l’Assemblea legislativa ha incominciato a dibattere proprio di una legge sull’aborto…

     

    LA ‘SVOLTA’ DEL PRESIDENTE MAURICIO MACRI

     

    Ma Mauricio Macri - figlio di un imprenditore di origini calabresi ed eletto presidente argentino nel ballottaggio del dicembre 2015, già presidente del Boca Juniors  e governatore di Buenos Aires – non aveva sempre detto di essere anti-abortista?

    Mauricio Macri, eletto come presidente della Repubblica a fine 2015 da una maggioranza di centro-destra, mai aveva lasciato intravedere una sua disponibilità a una legge argentina sull’aborto. Vogliamo ricordare quanto aveva affermato pubblicamente davanti a 300mila persone alla fine della messa di chiusura del Congresso eucaristico nazionale a Tucuman il 19 giugno 2016? “Defiendo la vida desde la concepción hasta la muerte".

    Però, aprendo secondo tradizione i lavori del Parlamento (Congresso) il primo marzo scorso, Macri ha dato luce verde al dibattito sulla legge...

    In quell’occasione disse che, sebbene restasse antiabortista, riteneva giusto che sull’argomento il Parlamento discutesse in modo “maturo e responsabile” i progetti di legge giacenti in materia.

    Prima di illustrare i possibili motivi della ‘svolta’ di Macri, ci presenti la situazione odierna in Argentina a proposito di aborto.

    L’aborto è permesso solo in qualche regione e in pochi casi, ad esempio in caso di stupro. Non c’è fin qui una legge nazionale sull’aborto. Anche Cristina Kirchner, presidente precedente, aveva negato la possibilità del dibattito in Parlamento sul tema, malgrado le richieste decennali della piccola ma attivissima lobby abortista. Macri è diventato presidente e – lo ribadisco - chi l’ha votato non ha mai presunto che volesse aprire un dibattito sull’aborto.

    Quali allora i motivi che stanno dietro la ‘svolta’ di Macri?

    Sono già passati più di due anni dall’elezione di Macri, ma la crisi economica non passa, continua a infierire: l’Argentina ha un grande problema di disoccupazione e di povertà, mentre l’inflazione si mangia i risparmi. Sono emersi anche scandali in cui sarebbero implicati collaboratori del presidente. C’è allora chi sostiene che la ‘svolta’ di Macri sia dovuta alla volontà di ‘oscurare’ soprattutto la gravità della situazione economica con il dibattito su un tema che coinvolge emotivamente l’intero Paese. Infatti oggi sui media è l’aborto ormai in primo piano, mentre si parla molto meno di povertà e disoccupazione.

    C’è anche chi pensa che, convinto che una legge sull’aborto passerà, Macri abbia dato via libera al dibattito in Parlamento puntando su una ‘limatura’ delle punte più estreme dei progetti di legge presentati.

    Altri ritengono plausibile che la ‘svolta’ dipenda dalle condizione poste dalla Banca mondiale e da altri istituti internazionali per concedere nuovi prestiti all’Argentina, prestiti di cui il Paese ha bisogno anche per elargire il minimo vitale a milioni di poveri.

    Ci spieghi bene il meccanismo…

    La Banca mondiale e istituzioni affini non gradiscono sborsare somme ingenti per mantenere tanti poveri. Il loro numero – ritengono - dev’essere ridotto. Uno dei modi per farlo è concedere l’aborto, anche perché – per i signori mondialisti – i poveri tendono a fare troppi figli. Così si dice ai Paesi che chiedono prestiti: se volete i soldi, ci dovete garantire che approverete una legge sull’aborto. E’ un ragionamento che si è fatto spesso ai più poveri tra i Paesi africani e lo si fa – ci sono buoni motivi per crederlo - anche all’Argentina. Naturalmente l’aborto è anche un grande business internazionale, malvagio e redditizio e gli interessi che muove sono enormi…

    Basti pensare alla Federazione internazionale della genitorialità pianificata (IPPF, International Planned Parenthood Federation), nel cui ambito agisce la famigerata catena statunitense di cliniche abortiste Planned Parenthood, implicata tra l’altro anche in loschi traffici di organi…

    Le pare un caso che proprio la Planned Parenthood abbia preso casa – un gran palazzo – proprio a Buenos Aires? Ora che Trump ha tagliato i fondi alla IPPF,  la Planned Parenthood mostra di nutrire grande interesse per l’America latina. E scommette sull’Argentina, come è dimostrato dall’acquisizione di una sede lussuosa nella capitale. Che cosa spinge la Planned Parenthood a essere ottimista? Evidentemente deve aver ricevuto delle rassicurazioni…

    Dopo la luce verde di Macri al dibattito in Parlamento, ci sono state sorprese anche tra i deputati?

    Ne sono emersi alcuni a favore della legge sull’aborto che fino ad allora non si poteva sospettare che lo fossero…

     

    INDIGNATI MOLTI CHE HANNO VOTATO PER MACRI

     

    Il Congresso comprende due Camere, quella dei Deputati e il Senato. Com’è la situazione nella Camera dei deputati, che ha avviato il dibattito?

    I deputati sono 257 e al momento il fronte anti-abortista dovrebbe conservare una maggioranza risicata di una decina di voti. I senatori sono 72, i peronisti sono molti e sono però divisi. Il vero problema è che ci sono ancora tanti parlamentari (almeno una quarantina) che non si sono espressi sul tema… sono la cosiddetta ‘palude’, zona grigia. Certo in campagna elettorale nessuno di loro ha mai detto che sarebbe stato a favore di una legge sull’aborto.

    Come hanno reagito gli elettori alla nuova situazione?

    Molti sono non solo delusi, ma indignati e accusano di tradimento i loro rappresentanti. Secondo noi il Parlamento non ha autorità morale per condurre il dibattito. Per prima cosa la vita non può essere tema di dibattito. Per seconda cosa in campagna elettorale nessuno ne ha parlato come argomento all’ordine del giorno. Dappertutto si sente dire tra i cittadini che i traditori non verranno più votati nel 2019, quando ci saranno le prossime elezioni politiche.

    La Costituzione argentina prevede la possibilità per il presidente di porre il veto su leggi votate dal Parlamento…

    Però Macri ha già annunciato pubblicamente che non utilizzerà tale possibilità nel caso della legge sull’aborto. E vero che la Costituzione prevede il diritto di veto presidenziale, tuttavia superabile se ambedue le Camere rivotassero con una maggioranza dei due terzi a favore di una legge respinta dall’esecutivo.

    Vogliamo anche ricordare che il Codice civile argentino afferma che “l’uomo incomincia ad esistere al momento del suo concepimento nel grembo materno ed una persona può acquisire alcuni diritti prima della nascita, come se fosse già nata”… E però anche in Argentina la lobby abortista preme furiosamente…

    Noi ci siamo mobilitati per la prima Marcia argentina per la vita nel settembre scorso. Sentivamo, noi laici, che avevamo il dovere di incominciare a contrastare con forza un pericolo ormai non lontano. La Marcia si è svolta il 27 settembre 2017 a Buenos Aires e in una ventina di altre città… sa, l’Argentina è grande e pochi hanno la possibilità di spostarsi nella capitale per una manifestazione nazionale. Dunque abbiamo detto che chi voleva organizzare una Marcia nella propria città avrebbe potuto farlo. Senza appoggi particolari e praticamente solo tramite i social, il 27 settembre siamo riusciti a motivare diverse decine di migliaia di persone.

     

    IL 25 MARZO: UN SUCCESSO OLTRE LE PIU’ ROSEE ASPETTATIVE

     

    Lo scorso 25 marzo eravate molti di più, quasi due milioni di persone…

    Devo premettere che per l’Argentina il 25 marzo è un giorno particolare, quello che fu istituito sotto il presidente Menem nel 1995 per onorare il bambino che nasce, el Dia del Nińo por Nacer. La Marcia del 25 marzo 2018 è il fatto che ha costretto tutti a prendere atto della grande mobilitazione popolare sul tema dell’aborto. Si è manifestato in più di 150mila a Buenos Aires, in 135mila a Cordoba, oltre 80mila a Mendoza, 75mila a Rosario, tanti altri in oltre 220 località.

    Lei era a Buenos Aires…

    E’ stato un successo che è andato oltre le più rosee previsioni. Una domenica pomeriggio alle tre, col sole, con l’abitudine di stare a tavola per tutto il pomeriggio.. e poi la siesta, poi la partita, ma chi ce lo fa fare… E invece sono venuti in tanti, talmente tanti che abbiamo dovuto avviare la Marcia prima, perché Piazza Italia era piena e la gente continuava ad arrivare e spingeva. Tante le famiglie con bambini, tanti i giovani… Tra gli slogan più gettonati “Se c’è l’aborto, non ti voto!”

    E’ un argomento al quale i politici sono molto sensibili…

    Infatti dopo la Marcia la conseguenza pratica più importante è che ci hanno chiamato diversi deputati per informarsi sul suo successo…Vieni qua, parliamo un attimo, com’è stato che c’era così tanta gente… quasi due milioni in tutta l’Argentina…

    I media vi hanno aiutato prima della Marcia del 25 marzo?

    Ma proprio per niente. Solo una piccola minoranza ha informato i lettori… il successo della Marcia è stato originato dal grande passaparola sui social

    E dopo?

    Dato il visibile, grande successo della Marcia, come si poteva riuscire a nasconderla del tutto? In ogni caso le notizie correvano massicciamente sul web. E le foto, ad esempio quelle dall’alto non mentivano… tanti si saranno dovuti chiedere: ma questa massa di gente dove va? Perché è lì?

     

    NON E’ UNA MARCIA CONFESSIONALE, MA LAICA… ACCOGLIE TUTTI

     

    La Chiesa argentina vi ha dato una mano?

    Ho parlato con i vescovi, li ho invitati tutti… nella Chiesa argentina c’è chi ha appoggiato e ha inviato pullman con i ragazzi delle parrocchie, chi no… però è chiaro che la Marcia abbraccia tutte le persone di buona volontà, non è una Marcia confessionale. E’ una Marcia laica, ecumenica, accoglie tutti. Devo anche evidenziare l’apporto prezioso della Chiesa evangelica, ben visibile in diverse manifestazioni locali. In ogni caso dobbiamo insistere sulla laicità della Marcia: i media sono sempre pronti a evidenziare l’una o l’altra persona ben connotata e l’intenzione è quella di ridicolizzare i partecipanti definendoli bigotti, integralisti, cattolici che non perdono il vizio di ingerirsi nella vita politica argentina… ma che… non sanno che la Chiesa deve restare nelle sagrestie? Avrà capito che il dibattito in Argentina, già sull’argomento ‘Chiesa’, è molto vivo, molto teso.

    Ha notato qualche cambiamento nell’atteggiamento della Chiesa da settembre 2017 a marzo 2018?

    Sì, nel senso che per noi il 25 marzo è la data della svolta tra il ‘prima’ e il ‘dopo’. Ed è diventato chiaro per tutti. Quando l’anno scorso bussavo alla porta delle sedi episcopali e delle canoniche in vista della Marcia del 27 settembre, mi sentivo chiedere: Ma chi siete? La Marcia per la vita… conoscete quelle di Lima, Washington, Roma? No. E allora niente… sono Alejandro Geyer, arrivederci. Adesso invece siamo conosciuti.  Ci sono vescovi, come alcuni ad esempio della periferia di Buenos Aires, di La Plata, di San Miguel, che ci hanno sostenuto fin dall'inizio stimolando la partecipazione delle parrocchie…

     

    UN DOCUMENTO DI SACERDOTI DI PERIFERIA

     

    Ventidue curas villeros hanno sottoscritto un documento contro la legge sull’aborto…

    Prestano servizio nelle villas miserias, quelle che in Brasile chiamano le favelas. Sono stato con uno di loro, il famoso padre Pepe, dopo la marcia. La realtà è che i poveri amano la vita, amano i loro bambini, per loro è una cosa naturale fare bambini. Si tolgono il pane di bocca per darlo a un bambino. I curas villeros hanno invitato i politici a non strumentalizzare i poveri: i poveri non abortiscono… poi avranno certi le loro difficoltà, ma intanto mostrano un rispetto per la vita che altri non hanno. E’ stata una presa di posizione molto significativa e i firmatari sono stati anche chiamati a esporre le loro ragioni in seno all’Assemblea legislativa.

    Il Papa il 16 marzo 2018 ha inviato una lettera al popolo argentino invitando tra l’altro i suoi connazionali a contribuire alla “difesa della vita e della giustizia”. Quanto hanno pesato queste parole di Francesco nel successo della Marcia del 25 marzo?

    Poco, per un motivo molto semplice: i media, salvo pochi di area cattolica, hanno taciuto, della lettera e dei suoi contenuti non hanno riferito.

     

    DIBATTITO TESO ALLA CAMERA, NUOVA MANIFESTAZIONE IL 20 MAGGIO

     

    Come sta procedendo la discussione nella Camera dei deputati? Quando è previsto il voto?

    Il dibattito è teso. La lotta è molto incerta e dura. Si prevede che la Camera dei deputati voterà il 6 o il 13 giugno. Si voterà su alcune proposte, tutte abortiste salvo una. Si prevedono tra l’altro in alcune l’aborto alle minorenni, perdipiù senza il consenso dei genitori; la possibilità di aborto addirittura fino al nono mese; l’aborto per ragioni di depressione della madre, di stress. In tutte le proposte abortiste si chiede il divieto dell’obiezione di coscienza. E’ una situazione tanto indegna quanto terribile. Noi difendiamo due vite, quella del nascituro e quella della partoriente: salviamo il nascituro da una parte e dall’altra impediamo che la partoriente sia preda della funesta sindrome post-aborto, che – come si evince anche dalle statistiche – ha fatto aumentare di un terzo l’indice di suicidio delle donne coinvolte.

    Come pensate di proseguire la mobilitazione di piazza?

    E’ già confermata un’altra grande manifestazione per domenica 20 maggio, a Buenos Aires e in tante altre città. Ormai i gruppi che aderiscono al coordinamento nazionale sono numerosi e di varia provenienza. Ad esempio si sono costituiti gruppi di medici che alla fine della manifestazione di Buenos Aires del 25 marzo hanno prestato in camice bianco, di nuovo, il giuramento ippocratico davanti a una grande folla…un momento molto commovente. Speriamo di accrescere ulteriormente il numero dei partecipanti in tutto il Paese. Di sicuro saremo anche davanti al Parlamento il giorno del voto.

    Ritorniamo a Roma. Lei ci ha detto prima di sentirsi “figlio” della Marcia italiana per la vita, che quest’anno si svolgerà sabato 19 maggio con partenza da Piazza della Repubblica alle 14.30…

    Sì, sì. Noi siamo figli della Marcia di Roma. Sono molto in debito con la Marcia e mi sento di portare il suo messaggio in Argentina. E’ a Roma che ho imparato… rubavo con gli occhi… pensavo che “chissà, un giorno servirà anche in Argentina!”… è successo, sono venute quasi due milioni di persone… ora si tratta di andare avanti, non mollare… vale la pena di farlo, con convinzione e determinazione, senza risparmio di emergie, per la difesa del bene più prezioso: la vita!                            

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