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    JOSE' SANCHEZ DEL RIO/CRISTIADA: MEMORIA MESSICANA SEMPRE VIVA

    JOSE’ SANCHEZ DEL RIO/CRISTIADA: MEMORIA MESSICANA SEMPRE VIVA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 16 ottobre 2016

     

    16 ottobre, giorno di memorie diverse per Roma. Oggi piazza San Pietro ha vissuto tra le altre la canonizzazione di José Sanchez del Rio, il ragazzo martirizzato nel 1928 in odio alla fede. Il nuovo santo è un simbolo della ‘Cristiada’, l’insurrezione cattolica degli Anni Venti contro il governo laicista, testimonianza eroica di popolo ancora ben presente nella memoria messicana. L’opinione di padre Fidel Gonzalez (postulatore della causa di José) e di padre Enrique Sanchez Gonzalez,  concittadino del nuovo santo. Infine: una curiosità sulla facciata di San Pietro…

     

    Non c’è futuro senza memoria. E il 16 ottobre è un giorno particolarmente adatto a ricordarlo.

     

    16 OTTOBRE 1943 

    16 OTTOBRE 1943: Roma. Poco dopo le cinque del mattino le SS tedesche incominciano una razzia nel Ghetto e in altre parti della città. Dei 1024 ebrei catturati, solo 16 torneranno dai campi di concentramento nazisti. Ieri sera, 15 ottobre, la Comunità di Sant’Egidio – insieme con la Comunità ebraica – ha promosso la tradizionale fiaccolata da Santa Maria in Trastevere alla Sinagoga. Una testimonianza anche quest’anno molto partecipata, certo sentita e conclusasi con brevi interventi di Ruth Dureghello (presidente della Comunità ebraica, ha protestato con forza contro la recentissima decisione – “inaccettabile, intollerabile” - dell’Unesco di negare le radici ebraiche di Gerusalemme – il governo italiano si è vergognosamente astenuto); di Andrea Riccardi (fondatore di Sant’Egidio, “Manifestare non è cosa del passato: il vero ricordo non è nelle lapidi né nei musei, ma nel vissuto della gente, garanzia contro le pulsioni del paganesimo dell’indifferenza”); Riccardo Di Segni (Rabbino capo di Roma, cita Mosè nel Deuteronomio: “Ricorda i giorni del tempo antico, medita gli anni lontani”), Virginia Raggi (sindaco di Roma, “Il 16 ottobre non riguarda solo le persone di religione ebraica, ma tutti. Oggi c’è ancora molto da fare, perché il passato è ancora presente”), Nicola Zingaretti (presidente della Regione Lazio, “Siamo qui come monito contro i rischi del presente e del domani”).

     

    16 OTTOBRE 1978 

    16 OTTOBRE 1978: Roma. Piazza San Pietro. Alle 18.18 si leva dal comignolo della Cappella Sistina una fumata bianca, segno dell’elezione di un nuovo Papa e della sua accettazione. Alle 18.45 alla Loggia delle Benedizioni appare il cardinale protodiacono Pericle Felici: Nuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam (breve reazione entusiastica della piazza e subito dopo un silenzio pieno d’attesa) … Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum, Dominum Carolum (la piazza freme), Sanctae Ecclesiae Cardinalem Wojtyla (sentendo “Woitiua” la piazza si interroga) qui sibi nomen imposuit Ioannis Pauli. “Woitiua?” Un africano? Un africano? Noi, a dire la verità ricordavamo un nome simile (anche se la pronuncia non corrispondeva pienamente alla parola scritta) tra i cardinali polacchi e difatti subito scorgemmo alla nostra sinistra un gruppo di persone che, cadendo in ginocchio, piangevano e cantavano una canzone in una lingua ‘strana’. Che poi divenne abituale: il polacco.

     

    16 OTTOBRE 2016 

    16 OTTOBRE 2016: Roma. Un cielo azzurro intenso avvolge il Cupolone, piazza San Pietro è già assai affollata. Prima del Rosario e dell’inizio della celebrazione eucaristica si alza dal Sagrato un inno (ripetuto poi alla fine), vigoroso e gioioso nel contempo, tra lo sventolio di tante bandiere messicane: Desde el cielo una hermosa mañana/La Guadalupana/La Guadalupana bajó al Tepeyac…Suplicante juntaba sus manos/y eran medicano/su porte e su faz… E’ l’inno alla Virgen de Guadalupe. In onore di uno dei sette canonizzandi, José Sanchez del Rio, il ragazzo martire non ancora quindicenne ucciso con ferocia in odio alla fede il 10 febbraio 1928 a Sahuayo, diocesi di Zamora (Michoacan, Messico). Portabandiera di un distaccamento di guerriglieri cattolici insorti contro il governo laicista repressore delle libertà civili e religiose, aveva voluto cedere il suo cavallo al suo comandante, rimastone privo. Catturato, fu prima blandito, poi barbaramente torturato: ma non rinnegò mai la fede, gridando anche con quel poco di voce che gli restava Viva Cristo Rey! Viva la Virgen de Guadalupe!. Gli ruppero i denti, gli fracassarono la mascella, gli scorticarono i piedi, fu pugnalato e infine ucciso con colpo di pistola alla testa. Già sono stati canonizzati 22 sacerdoti e tre giovani laici che patirono la persecuzione messicana, altri quaranta sono stati beatificati; indubbiamente però la figura di José Sanchez del Rio è tale da apparire come simbolica della Cristiada messicana e tale da muovere a commozione e ad ammirazione i cattolici (e non solo) di tutto il mondo.

    Questa mattina in piazza i messicani si sono fatti sentire, a testimonianza – almeno ci è parso di capire - che la memoria di José e della Cristiada è ancora ben viva. Sull’argomento abbiamo ascoltato ieri l’opinione di padre Fidel Gonzalez Fernandez (postulatore della causa di José) e di padre Enrique Sanchez Gonzalez, già superiore generale comboniano e concittadino del giovane martire.

     

    PADRE FIDEL GONZALEZ: LA CRISTIADA E’ UNA STORIA CHE ESPRIME E RAPPRESENTA IL CUORE DEL CATTOLICESIMO MESSICANO

    Padre Fidel Gonzalez, resta qualcosa oggi della Cristiada nella memoria dei messicani? Resta al cento per cento. E’ una storia che esprime e rappresenta il cuore del cattolicesimo messicano. Non è una storia del passato, è una storia che prosegue con una forza incredibile nel cattolicesimo militante messicano, quello del popolo reale, non di quello ufficiale e fittizio. Un esempio chiaro sono i grandi pellegrinaggi alla Madonna di Guadalupe. I martiri messicani, tutti quanti senza eccezione, sono morti gridando: Viva Cristo Rey! Viva la Virgen de Guadalupe!,che sono i due polmoni con cui respira il cattolicesimo messicano.

    Alla Madonna di Guadalupe accorrono annualmente più di venti milioni di pellegrini, più di tutti gli altri santuari. Non è un caso. La Madonna è stata invocata sempre come una madre, specialmente durante i durissimi giorni della persecuzione totalitaria, inumana, delle prime tre decadi del secolo. Una persecuzione che era già iniziata a metà dell’Ottocento da parte della massoneria messicana, diventando molto violenta a partire dagli anni 1914-17 e poi sempre peggiorando nella sua intensità fino a diventare sanguinaria. La persecuzione è durata fino agli Anni Quaranta, poi le leggi eversive sono rimaste intatte fino agli Anni Novanta, ma non sono più state applicate in maniera radicale, In seguito i rapporti tra governo e Chiesa sono pian piano migliorati.

     

    PADRE ENRIQUE SANCHEZ: ALLA FEDE NON SIAMO DISPOSTI A RINUNCIARE, JOSELITO RESTA UN MODELLO DA SEGUIRE 

    Padre Enrique Sanchez, anche a Lei la stessa domanda …  Penso che per la fede dei messicani quel periodo storico abbia rappresentato una prova molto dolorosa, una prova che ha rafforzato la nostra esperienza cristiana. Lo si nota ancora oggi nel popolo messicano: alla fede non siamo disposti a rinunciare. Joselito amava dire che la fede non si vende per salvare la vita, la si mantiene anche se il mantenerla costa la propria vita. Io vedo che oggi nel Messico c’è tanta gente che vive così la propria fede, con fierezza e in profondità. C’è tutto un ambiente secolarizzato e anche di persecuzione, fatta non nel modo sanguinario degli Anni Venti, non così apertamente e appoggiata dalle leggi: negli ultimi decenni da quest’ultimo punto di vista abbiamo percorso un tratto di strada di apertura, di tolleranza, di riconoscimento istituzionale della Chiesa che fa il suo lavoro per il bene della società.

    L’orgoglio di essere cristiani lo vedo soprattutto nel popolo semplice che frequenta le nostre chiese, che accorre in massa al santuario della Madonna di Guadalupe e che vede in Joselito un riflesso fedele di ciò che tale popolo custodisce nel cuore. Dunque l’esperienza di fede continua e dobbiamo proporla alle nuove generazioni anche attraverso il modello di Joselito e di tanti altri che oggi continuano a dare la vita per la fedeltà alla fede e per amore di Cristo e della Madonna di Guadalupe.

    Sono concittadino di Joselito. Mi ricordo che mio padre, che aveva visto Joselito nelle sue ultime ore di vita, fin da quando eravamo piccoli ce ne parlava e ci diceva: Joselito è il modello di cristiano che voi dovete perseguire. A Sahuayo molti conservano ancora una memoria viva della testimonianza eroica di Joselito.

     

    PADRE ARMANDO FLORES NAVARRO: IN TUTTI PERMANE UN SENSO MOLTO FORTE DEL MARTIRIO DI JOSE’ 

    Sull’argomento ripubblichiamo anche parte dell’intervista a padre Armando Flores Navarro (rettore del Pontificio Collegio Messicano di Roma, vicepostulatore della causa), apparsa in questo stesso sito (rubrica  ‘Papa Francesco’) il 13 febbraio 2016.

    Padre Flores Navarro, più volte i vescovi messicani hanno invitato, anche in tempi recenti, i cattolici a volersi impegnare pubblicamente nella vita del Paese, superando quel ‘trauma’ (della ‘Cristiada’ ) cui Lei ha accennato poco fa…

    Sì, i vescovi hanno incoraggiato i cattolici a colmare quel deficit  ancora esistente di partecipazione alla vita pubblica. Certo nelle comunità i cattolici mostrano un senso di solidarietà spontanea e straordinaria. Ma nella vita politica restano un po’ assenti.

    Il ‘trauma’ della  Cristiada, cioè dell’insurrezione armata di decine di migliaia di cattolici contro il governo messicano laicista nella seconda metà degli Anni Venti, è o non è ancora del tutto superato? I  cristeros, i ‘guerriglieri di Cristo’ che morivano gridando ‘Viva Cristo Rey!’ sono ancora presenti nei cuori di tanti messicani di oggi?

    Il trauma non è definitivamente superato. Io sono il vicepostulatore della causa del quattordicenne alfiere cristero  Josè Sanchez del Rio, martire beatificato da Benedetto XVI nel 2005. Ora è stato riconosciuto un miracolo e forse Josè sarà canonizzato nell’autunno di quest’anno. Chissà che papa Francesco non dia l’annuncio proprio nel corso del viaggio in Messico, magari nella tappa di Morelia, quando incontrerà i giovani… Ebbene, sono tornato nell’aprile scorso a Sahuaya, nello stato di Michoácan – dove José è nato – e la cosa che mi ha colpito di più è che in tutti permane un senso molto forte del martirio di questo ragazzo. La persecuzione è stata violenta e i cattolici hanno cercato di difendere in piazza la loro libertà religiosa.

    Ciò che è stato riconosciuto dall’attuale ambasciatore messicano presso la Santa Sede, Mariano Palacios Alcocer, che, in un incontro dell’altra settimana promosso a Roma dall’Osservatorio indipendente  Mediatrends America-Europa, ha detto che “la  Cristiada è stato un processo giustificato dalla radicalità della Rivoluzione giacobina al potere in Messico”…. L’ambasciatore del Venezuela German Mundarain Hernandez  ha sostenuto nella stessa occasione che “il tema dei  cristeros –  che storicamente è quello dei rapporti tra Stato resosi indipendente dalla corona spagnola e Chiesa - è sempre presente non solo nel Messico ma in tutta l’America latina” ed è prevedibile che “raffiorerà durante la visita papale”.

     

     

    IL MAZZO DI FIORI DI PAPA FRANCESCO 

    Sempre in questo stesso sito e nella stessa rubrica 'Papa Francesco', sei giorni dopo abbiamo evidenziato (vedi: "Il Papa: M'immischio, non m'immischio...L'Osservatore e il mazzo di fiori") che papa Francesco, durante il suo viaggio in Messico, aveva reso omaggio nella cattedrale di Morelia a una statua bronzea di José Sanchez del Rio, deponendo un mazzo di fiori; non solo, ma aveva esortato i bambini presenti a seguire l’esempio di Joselito. Il tutto si è venuto a sapere solo grazie alla penna di Gaetano Vallini, su L’Osservatore Romano del 18 febbraio (unico tra i media a comunicare il gesto papale).

     

    UNA CURIOSITA’ SULLA FACCIATA DI SAN PIETRO

    Infine, si parva licet, ecco una curiosità notata stamattina a San Pietro.

    . Ordine dei nuovi santi nel decreto di canonizzazione: Leclerq, Sanchez del Rio, Gonzalez Garcia, Pavoni, Fusco, Giuseppe Gabriele del Rosario Brochero,  Elisabetta della Santissima Trinità Catez.

    . Ordine dei nuovi santi nel libretto della canonizzazione e nelle biografie lette dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi: Leclerq, Sanchez del Rio, Gonzalez Garcia, Pavoni, Fusco, Giuseppe Gabriele del Rosario Brochero, Elisabetta della Santissima Trinità Catez.

    . Ordine dei nuovi santi nella successione degli arazzi pendenti dalla facciata di piazza San Pietro: Giuseppe Gabriele del Rosario Brochero, Leclerq, Sanchez del Rio, Gonzalez Garcia, Pavoni, Fusco, Elisabetta della Santissima Trinità Catez.

    C’è qualcuno che riesce magari a notare una, diciamo, piccola anomalia per il pur meritevole santo argentino, el curà Brochero? Che, per quel che ne sappiamo, non sembrava certo un tipo da sgomitare per avere il primo posto…

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