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    TERRASANTA/LIBANO: PAPA E CARDINALI - LIBRI: VIVERE DA ASBURGO

    TERRASANTA/LIBANO: PAPA E CARDINALI – LIBRI: VIVERE DA ASBURGO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 2 ottobre 2024

    Sulla grave situazione in Terrasanta e nel Libano sono intervenuti anche il Papa e i cardinali Parolin, Raï e Pizzaballa. Quest’ultimo ha chiesto per il 7 ottobre, memoria della Beata Vergine del Rosario, una giornata di preghiera, digiuno e penitenza. Presentato a Roma ‘Vivere da Asburgo’, autore l’attuale ambasciatore di Ungheria presso la Santa Sede Edoardo d'Asburgo-Lorena

     

    Oggi, 2 ottobre - oltre che l’ottantunesimo compleanno del nostro esimio collega Sandro Magister…auguri! – è la festa degli Angeli Custodi. Li immaginiamo impegnatissimi nel tentativo di proteggere questo nostro mondo, che conosce incessantemente l’orrore della guerra. Intanto, purtroppo…

    L’incendio mediorientale - che da decenni devasta la terra in cui è nato Gesù - non si estingue e nuove fiamme divampano in quella che sessant’anni fa era conosciuta come “la Svizzera del Medio Oriente”, il Libano. Un Paese che, pur devastato da una sanguinosa guerra civile negli Anni Settanta e Ottanta, ancora nel settembre 1987 era definito da Giovanni Paolo II in una lettera ai vescovi libanesi, “qualcosa di più di un Paese: è un messaggio di libertà e un esempio di pluralismo per l’Oriente come per l’Occidente”. ( vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/350-jocelyne-khoueiry-le-barricate-odierne-contro-il-gender.html ).

    Oggi il Libano conosce il dramma dei nuovi sfollati (interni), in particolare dal Sud del Paese: c’è una foto pubblicata a pagina 3 de Il Fatto quotidiano del 29 settembre 2024 che ne evidenzia il dramma attraverso lo sguardo intenso, inquieto e interrogativo di una ragazza  -sembra lo sguardo di Benedetta Porcaroli altrettanto intenso, inquieto e interrogativo nel film “Vangelo secondo Maria” - emergente da coperte e cuscini accatastati davanti all’Università americana di Beirut.

    Martedì 17 e mercoledì 18 settembre Israele ha fatto esplodere migliaia di ‘cercapersone’ e di ricetrasmittenti in mano a membri di Hezbollah (o forse a mogli, figli, amici).  Un’azione di crudeltà particolare: decine i morti, 700 gli accecati, 1700 gli evirati, a causa della potenza dell’esplosivo celato nei dispositivi. E’ vero che Israele (come del resto un’altra trentina di Stati tra cui Stati Uniti, Cina e Russia e lo stesso Libano) non ha sottoscritto la Convenzione del 1997 sulla messa al bando delle mine antiuomo: tuttavia è lecito chiedersi se quanto fatto in Libano – e cioè l’esplosione di piccole e micidiali mine antiuomo su singole persone (peraltro non necessariamente guerriglieri) - sia compatibile con quel rispetto della vita e della dignità umana di cui l’Occidente ha piena la bocca (pur se a corrente alternata). Insomma: azione militare o non anche violazione palese dei principi umanitari, pur se nello specifico non codificati in una convenzione internazionale?  

    Su quanto sta accadendo in Terrasanta e in Libano vi proponiamo ora quanto detto negli ultimi giorni dal Papa e dai cardinali – tutti e tre ben conosciuti da chi ci legge - Parolin (Segretario di Stato vaticano), Raï (Patriarca maronita libanese), Pizzaballa (patriarca di Gerusalemme dei Latini). Quest’ultimo ha chiesto per il 7 ottobre, memoria della Beata Vergine del Rosario (festa istituita dopo la vittoria cristiana del 1571 a Lepanto), una giornata di preghiera, digiuno e penitenza.

    PAPA FRANCESCO (29 settembre 2024, conferenza-stampa in aereo di ritorno dal viaggio in Lussemburgo e in Belgio, domanda di Courtney Walsh/Fox Tv: “Lei pensa che Israele forse è andato oltre in Libano e a Gaza?”

    Tutti i giorni telefono alla parrocchia di Gaza. Ci sono lì dentro, parrocchia e scuola, più di 600 persone, e mi dicono le cose che succedono, anche le crudeltà che succedono lì. Riguardo a quello che Lei mi dice, non ho capito bene come sono state le cose. Ma la difesa dev’essere sempre proporzionata all’attacco. Quando c’è qualcosa di sproporzionato si fa vedere una tendenza dominatrice che va oltre la moralità. Se un Paese con le forze fa queste cose – parlo di qualsiasi Paese –, fa queste cose in un modo così “superlativo”, sono azioni immorali. Anche nella guerra c’è una moralità da custodire. La guerra è immorale, ma le regole di guerra indicano qualche moralità. Ma quando questo non si fa, si vede – noi diciamo in Argentina – il “cattivo sangue” di queste cose.

     

    CARDINALE PIETRO PAROLIN (28 settembre 2024, dall’ampio, articolato discorso tenuto alla settantanovesima Assemblea generale dell’Onu):

    . La Santa Sede continua a essere preoccupata per l'instabilità in corso in Medioriente, in particolare dopo l'attacco terroristico del 7 ottobre 2023 in Israele da parte di Hamas e altri gruppi armati palestinesi. Tuttavia, la risposta militare di Israele, considerando l'alto numero di vittime civili, solleva molti interrogativi sulla sua proporzionalità. La Santa Sede chiede un immediato cessate il fuoco a Gaza e in Cisgiordania così come il rilascio degli ostaggi israeliani a Gaza. E’ altresì urgente che venga garantita l'assistenza umanitaria alla popolazione palestinese. La Santa Sede condanna fermamente condanna gli attacchi alle agenzie umanitarie delle Nazioni Unite, in particolare all'UNRWA, ed esorta tutte le parti ad astenersi dall'utilizzare gli aiuti umanitari per scopi militari o politici. La Santa Sede riafferma che l'unica soluzione praticabile è quella dei due Stati, con Gerusalemme a statuto speciale. Sottolinea inoltre che entrambe le parti devono abbandonare ogni forma di violenza, coercizione e azioni unilaterali, come gli insediamenti israeliani nei territori palestinesi

    . La Santa Sede esprime seria preoccupazione per la situazione a Gerusalemme, dove si stanno verificando diverse discriminazioni e molestie che ostacolano la pacifica coesistenza di cristiani, ebrei e musulmani. Condanna tutti gli atti anticristiani commessi alcuni mesi fa da una minoranza di ebrei individualmente e chiama le autorità a continuare a fronteggiare con fermezza e chiarezza questa devianza ideologica. La presenza di cristiani a Gerusalemme deve essere protetta e i tentativi di diminuirla devono essere inequivocabilmente condannati e non devono essere usate tecniche amministrative per minacciarla.

    . L’odierna situazione in Libano è motivo serio di preoccupazione per la Santa Sede. L’attuale intensificarsi del conflitto tra Hezbollah e l’esercito israeliano sta avendo un impatto considerevole sulla situazione nel Libano meridionale e nel nord di Israele, mettendo a rischio l’intera regione. Ciò ha prodotto un gran numero di sfollati e una perdita consistente di vite umane, anche tra molti civili, tra cui bambini. La Santa Sede chiede perciò a tutte le parti di aderire ai principi del diritto umanitario internazionale, di bloccare l’escalation e di addivenire a un cessate il fuoco senza indugio. La non elezione di un presidente in Libano (NdR: dall’ottobre 2022 il Paese è senza un presidente eletto per i veti reciproci delle parti politiche) lo ha precipitato in uno stato di inerzia, in balia delle agende delle parti contrapposte. E’ urgentissima la necessità di una robusta voce cristiana (NdR: il presidente deve essere maronita) per guidare il Paese in questa crisi senza precedenti. La Santa Sede è convinta che il Libano assuma un ruolo da protagonista nel mantenimento della stabilità regionale e chiede insistentemente alle parti interessate di sostenere il Paese e di salvaguardare il suo messaggio di coesistenza pacifica.

     

    CARDINALE BECHARA BOUTROS RAI (Bkerké, omelia di domenica 22 settembre 2024, pochi giorni dopo l’esplosione dei ‘cercapersone’ e delle radio ricetrasmittenti)

    Il Libano è profondamente rattristato a causa delle vittime civili libanesi tra i membri e i dirigenti di Hezbollah, colpiti martedì, mercoledì e venerdì da attacchi senza precedenti, privi di umanità e oltrepassanti tutti i limiti dei sentimenti umani. Decine di persone sono morte e altre migliaia ferite, alcune in modo permanente. Chiedo al Consiglio di sicurezza dell’Onu di porre fine al conflitto con tutti i mezzi disponibili. Se i belligeranti fossero lasciati a loro stessi, si annienterebbero l’un l’altro, si ucciderebbero, si distruggerebbero e causerebbero un numero ancora maggiore di sfollati. La guerra deve cessare e si devono incominciare negoziati di pace. In una guerra nessuno vince e tutti perdono. I soli vincitori sono i mercanti di armi. Se i belligeranti si fermassero un momento per riflettere su se stessi e pregare Dio, deporrebbero le armi e implorerebbero il dono della pace.

     

    CARDINALE BECHARA BOUTROS RAI (dal comunicato del 25 settembre 2024)

    Chiediamo alle parti coinvolte di cessare il fuoco immediatamente alfine di evitare che ci siano più morti, feriti, senzatetto. Chiediamo alle Nazioni Unite e al Consiglio di sicurezza di intervenire con incisività per obbligare le parti a fermare la guerra, incominciare i negoziati e obbligare il Parlamento libanese a eleggere il capo dello Stato, nella speranza che Dio possa ispirare tutti i protagonisti a trovare gli strumenti per arrivare a una pace giusta e duratura. E’ bella l’unità dei libanesi davanti a questa catastrofe umanitaria. Vanno ringraziati tutti coloro che accolgono le popolazioni sinistrate, in particolare le scuole pubbliche, le organizzazioni umanitarie che rispondono ai bisogni degli sfollati nella nutrizione, nei medicamenti, nei prodotti casalinghi come o materassi, gli ospedali che accolgono i feriti, il ministero della Sanità e gli altri ministeri.

     

    CARDINALE PIERBATTISTA PIZZABALLA (dalla Lettera alla diocesi del Patriarcato Latino di Gerusalemme del 26 settembre 2024) – GIORNATA DI PREGHIERA E DIGIUNO IL 7 OTTOBRE 2024, MEMORIA DELLA BEATA VERGINE DEL ROSARIO, festa istituita dopo la vittoria cristiana del 1571 nelle acque di Lepanto

    Da un anno la Terra Santa, e non solo, è stata precipitata in un vortice di violenza e di odio mai visto e mai sperimentato prima. In questi dodici mesi abbiamo assistito a tragedie che per la loro intensità e per il loro impatto hanno lacerato in maniera profonda la nostra coscienza e il nostro senso di umanità.

    La violenza, che ha causato e sta causando migliaia di vittime innocenti, ha trovato spazio anche nel linguaggio e nelle azioni politiche e sociali. Ha profondamente colpito il senso di comune appartenenza alla Terra Santa, alla coscienza di essere parte di un disegno della Provvidenza che ci ha voluti qui per costruire insieme il Suo Regno di pace e di giustizia, e non per farne un bacino di odio e di disprezzo, di rifiuto e annientamento reciproco.

    In questi mesi ci siamo già espressi chiaramente su quanto sta avvenendo e abbiamo ribadito più volte la nostra condanna di questa guerra insensata e di ciò che l’ha generata, richiamando tutti a fermare questa deriva di violenza, e ad avere il coraggio di individuare altre vie di risoluzione del conflitto in corso, che tengano conto delle esigenze di giustizia, di dignità e di sicurezza per tutti. (…)

    Anche noi abbiamo però il dovere di impegnarci per la pace, innanzitutto preservando il nostro cuore da ogni sentimento di odio, e custodendo invece il desiderio di bene per ciascuno. (…) Ma abbiamo anche bisogno di pregare, di portare a Dio il nostro dolore e il nostro desiderio di pace. Abbiamo bisogno di convertirci, di fare penitenza, di implorare perdono.

    Vi invito, perciò, ad una giornata di preghiera, digiuno e penitenza, per il giorno 7 ottobre prossimo, data diventata simbolica del dramma che stiamo vivendo. Il mese di ottobre è anche il mese mariano e il 7 ottobre celebriamo la memoria di Maria Regina del Rosario. (…)

    Dalla Preghiera per la pace: (…)  Dio onnipotente ed eterno, nelle Tue mani sono le speranze degli uomini e i diritti di ogni popolo: assisti con la Tua sapienza coloro che ci governano, perché, con il Tuo aiuto, diventino sensibili alle sofferenze dei poveri e di quanti subiscono le conseguenze
    della violenza e della guerra; fa’ che promuovano nella nostra regione
    e su tutta la terra il bene comune e una pace duratura. Vergine Maria, Madre della speranza, ottieni il dono della pace per la Santa Terra che ti ha generato e per il mondo intero. Amen.

     

    LIBRI: "VIVERE DA ASBURGO- SETTE REGOLE PER TEMPI DIFFICILI" DI EDOARDO ASBURGO-LORENA 

    Correva l’anno 1960… e nella prima ginnasio di Bellinzona, sotto la guida sapiente del professor Hélios Gaggetta imparavamo anche i canti patriottici elvetici. Indimenticabile “Il rosso è la fiamma che scaldaci il cuore/Il bianco è il sorriso di un nobile ardore/La candida croce che impressa vi sta/un vivido pegno di pace ne dà”. E pure “A Sempach… furon lotte di gran valore/di sangue e di terrore/A Winkelried ognor cantiam/La libertà a lui dobbiam”. Quest’altra canzone rievoca la vittoria confederata del 1386 a Sempach (canton Lucerna) che pose fine al predominio asburgico nell’odierna Svizzera tedesca (di cui gli Asburgo erano originari, con il loro castello sulle rive dell’Aar) e inneggia a Arnold von Winkelried, il mitico eroe che per aprire un varco ai soldati confederati si fece trafiggere dalle lance asburgiche.  

    Per uno strano caso del destino oggi ci troviamo invece a cantare le lodi di “Vivere da Asburgo- Sette regole per tempi difficili”, scritto perdipiù da un Asburgo molto eclettico e creativo, romanziere, produttore di cartoni animati, sceneggiatore e da quasi nove anni ambasciatore di Ungheria presso la Santa Sede: Edoardo d’Asburgo-Lorena (vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-personalita/628-ungheria-referendum-2-ottobre-occasione-per-migliorare-l-ue.html ). Il bisnisnipote di Francesco Giuseppe e Sissi conosce la storia della sua famiglia e palesemente si è impegnato perché proseguisse alla grande, dato che la consorte Maria Theresia gli ha dato sei figli: cinque femmine e un maschio. Che sia un cattolico praticante nessuno lo mette in dubbio e del resto (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/1018-marcia-vita-pochi-ma-pericolosi-il-domani-in-allarme.html ) siamo stati gioiosi testimoni di un suo significativo intervento canoro alla Marcia per la Vita di Roma del 2021: “Quest’anno si è registrata negli interventi dal palco una novità rilevante: a nome dei loro governi ai presenti si sono rivolti anche gli ambasciatori di Polonia e di Ungheria presso la Santa Sede, Janusz Kotanski e Eduard Hasburg-Lothringen. E’ una novità certo che fa inorridire i sinistri d’ogni variante e provoca dolorosi maldipancia nei ‘politicamente corretti’ per opportunismo come tanti cattofluidi (tanto da spingerli a ignorare tale sviluppo). Non solo: l’ambasciatore di Ungheria (su suggestiva ispirazione delle figlie, le principessine Asburgo-Lorena) al termine del suo intervento – batteva il mezzodì - ha intonato il Regina Coeli laetare alleluja. Una ‘prima’, che accolta con giubilo e compartecipazione dai manifestanti, deve aver provocato uno sbigottimento tale in laicisti, radicalchic, zan-baleni da tramortirli per il resto della giornata”.

    Veniamo al libro, che apparso nel 2023 negli Stati Uniti (Sophia Institute Press), è stato curato - e arricchito - nella traduzione italiana (per i tipi della “D’Ettoris Editore”, Crotone) da Maurizio Brunetti. La presentazione romana si è svolta nella  cornice del palazzo della Cancelleria, con il patrocinio della Gebetsliga (Lega di preghiera del beato Carlo d’Asburgo, ultimo imperatore) e dell’Ordine teutonico, ambedue rappresentati da Eugenio Cecchini. A colloquiare con l’autore il cardinale Dominique Mamberti, in sala anche il confratello Walter Brandmüller.

    Le circa 150 pagine dell’agile volumetto sono suddivise in 13 capitoli, preceduti da una premessa, una nota del curatore e un’introduzione. La premessa è di un volto noto della politica internazionale, vituperato dalle sinistre e dai politicamente corretti di ogni latitudine. Il suo nome è Viktor Orbán… e non c’è da aggiungere altro! Nel suo testo il primo ministro ungherese annota tra l’altro: “Anche se ci sono state differenze nei metodi e nelle posizioni politiche, il perenne obiettivo degli ungheresi e degli Asburgo è sempre stato lo stesso: provare a rimanere se stessi nel corso dei secoli, rendendo l’Europa Centrale un attore forte e indipendente sulle scene della politica mondiale. Il libro di Edoardo d’Asburgo dimostra quanto siano sovrapponibili i nostri modi di pensare. Noi affermiamo che il luogo privilegiato dove l’essere umano può meglio perseguire la felicità ò la famiglia. Noi crediamo che sarà grazie al cristianesimo che riusciremo a preservare la nostra identità. E sosteniamo che è assurdo concepire che l’integrazione dell’Europa possa avvenire in opposizione alla volontà dei suoi popoli”.

    Si chiede il cinquantasettenne arciduca nell’Introduzione: “Perché nel secolo XXI si dovrebbero fare le cose alla maniera degli Asburgo? Non sono forse gli Asburgo sovrani di un’epoca ormai trascorsa, una polverosa famiglia imperiale scomparsa da tempo dalle scene del mondo? (…) Queste e molte altre domande troveranno risposta in questo libro”, in cui si avrà l’occasione di conoscere in particolare alcuni membri della dinastia, “l’uno molto diverso dall’altro”: Rodolfo (“il primo Sacro Romano Imperatore”), Massimiliano (“l’ultimo cavaliere”), la “devota arciduchessa” Maddalena, l’imperatrice Maria Teresa “madre del suo popolo”, il beato Carlo (“gigante della fede”). Il lettore potrà anche “imparare qualcosa sul famoso mento degli Asburgo, sulle nostre politiche matrimoniali e su come far convivere nazioni diverse in pace sotto lo stesso tetto imperiale”.

    L’autore si definisce poi “un membro della famiglia Asburgo (NdR: oggi ne comprende oltre quattrocento), che intende riflettere sui principi più importanti cui la mia famiglia si è conformata, sulle regole che – credo – l’abbiano fatta prosperare per secoli”. Naturalmente non è che tali regole siano sempre state rispettate perfettamente da tutti gli Asburgo, i “moltissimi vissuti nel corso di quasi mille anni”. Alcuni, “in molte occasioni”, non ce l’hanno fatta ad applicarle. E tuttavia “questi fallimenti sono stati, in qualche modo, istruttivi, perché hanno spinto altri membri della famiglia a farsi avanti e a prestare manforte, perché la famiglia è anche questo”. Annota poi l’autore che “un’abilità fondamentale degli Asburgo è stata quella di saper tradurre i valori nella forma appropriata per ogni momento, senza sacrificare il principio”.

    Alla fine dell’Introduzione osserva l’ambasciatore: “Questo libro vuole anche dimostrare come un insieme di valori possa essere applicato alla nostra vita e al nostro tempo”. E si chiede: “Le nostre vite e la politica – il nostro mondo insomma – non sarebbero forse migliori se provassimo a fare almeno alcune cose alla maniera degli Asburgo?”

    Quali sono le sette regole? Sposarsi (e avere molti figli), Essere cattolici (e praticare la propria fede), Credere nell’Impero (e nel principio di sussidiarietà), Tutelare il diritto e la giustizia (e amare i propri sudditi), Essere consapevoli di ciò che si è (e vivere comportandosi di conseguenza), Essere coraggiosi in battaglia (o avere dei bravi generali), Ben Morire (e avere un funerale memorabile).

    Chiosa Edoardo d’Asburgo-Lorena a pagina 141, evidenziando tra l’altro: “Mi piacerebbe che provaste a mettere in pratica un po’ del ‘Vivere da Asburgo’ nella vostra vita. Tutti possono almeno aspirare a trovare un coniuge che non sia solo estremamente avvenente (come il mio!), ma che condivida i vostri valori e la vostra visione sulla famiglia, sui figli e sul futuro”. E poi: “Lavorate duramente sulla vostra fede. Molti dei miei antenati lo hanno fatto. Migliorerà la vostra vita e la vostra felicità, come ha fatto con loro”. Ancora evidenzia l’ambasciatore, che ha conosciuto l’imperatrice Zita, moglie di Carlo I e soprattutto il loro primogenito, l’ardente europeista cattolico e conservatore Otto d’Asburgo: “Siate sempre pronti a difendere i vostri sudditi. Anche se di sudditi in senso letterale non ne avete (…) calibrate questa massima alle particolari condizioni della vostra vita”. Infine: “Sappiate chi siete. Come ho detto in precedenza, dovete sapere chi siete se non volete farvi trascinare sempre e soltanto dove soffia il vento. La tentazione di assecondare la corrente, di essere accettati (…) è molto grande in noi, deboli come siamo. Aderire a valori tradizionali e collaudati vi darà sicurezza e una visione globale delle cose”.

    Ci sarebbe molto altro da dire su questo frizzante “Vivere da Asburgo”. Che lo scoprano i lettori. Speriamo tanti. Non si pentiranno di averlo acquistato.  

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