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    SVIZZERA: SI VOTERA' SULL'EDUCAZIONE SESSUALE A SCUOLA

    SVIZZERA: SI VOTERA’ SULL’EDUCAZIONE SESSUALE A SCUOLA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 19 febbraio 2014

     

    Riuscita l’iniziativa popolare – Il testo dell’iniziativa, che ha preso spunto dalla cruda sperimentazione in asili e scuole elementari di Basilea-città – Dichiarazioni governative contraddittorie – Interpartitico il comitato dell’iniziativa: difficoltosi gli inizi a causa di un membro (costretto subito alle dimissioni) di cui è emersa, pochi giorni dopo il lancio, una condanna del 1996 per sesso con una minore – Nonostante questo, raggiunto l’obiettivo delle 100mila firme.   

     

     

    Non passa giorno che la nota lobby non martelli gli italiani – via massmedia – con notizie gaie evidenziate in prima pagina (cartacea o online), spesso con foto connessa. E così ci siamo dovuti sorbire in salsa arcobaleno Luxuria, volata/o a Sochi (ma quanto costano il biglietto e l’hotel?) “alla faccia di Putin”. E’ finita come era facile prevedere, per la gioia delle ‘Jene’ televisive che l’accompagnavano; e subito nella notte italiana si è attivata con solerzia arcobaleno la Bonino e Luxuria è stata/o rilasciata/o, poi – recidivo/a – è stata/o rispedito/a in patria con il citato megafono mediatico. Tanto significativo quanto grave quello che è accaduto sabato sera 15 febbraio in una trasmissione di grande ascolto di Maria de Filippi, che ha voluto ingraziarsi la nota lobby con la storia di due gay che si sono baciati davanti ai presenti (tanti bambini) e alla platea dei telespettatori (naturalmente molti giornali – i soliti noti in testa - ne hanno riferito compiaciuti). Non poteva mancare nemmeno l’apporto della televisione di Stato: per la seconda serata di Sanremo, Fazio (Fabio) e Litizzetto non mancheranno di invitare sul palco (a nostre spese) un canadese, tale Rufus Wainwright, un cantante famigerato autore del brano “Gay Messiah” (messia omosessuale “rinato da un porno Anni 70”).

    In questi giorni la nota lobby è stata però anche sbugiardata: il povero ragazzo dai ‘pantaloni rosa’ (studente del Liceo Cavour di Roma) si era tolto la vita verosimilmente, a quanto risulta dall’indagine della magistratura, per una delusione amorosa, non essendo corrisposto da una sua compagna. Secondo gli inquirenti non c’entrava il bullismo omofobico, proprio come nel caso – anch’esso clamoroso - dell’incendio al Liceo Socrate (sempre di Roma). Si ricorderà però che la morte del povero studente (novembre 2012) aveva provocato l’indignazione a senso unico dei soliti noti e degli incauti fiancheggiatori che avevano urlato all’ ‘emergenza omofobia’; e la reazione a tale morte è stata una delle concause della famigerata legge liberticida ‘contro l’omofobia’ in giacenza ora al Senato. Rallegrante poi la crescita continua delle ‘Sentinelle in piedi’, sezione italiana (derivate dalla ‘Manif pour tous’): sabato 15 pomeriggio a Milano erano in un migliaio i veglianti (prossimi appuntamenti ad Ascoli Piceno, Piazza del Popolo, ore 17 del 23 febbraio e a Trento, Piazza Duomo, ore 18.00 del 28 febbraio).

    Particolarmente attiva la nota lobby nell’aggredire la scuola, grazie a ‘linee’ e opuscoli elaborati da organizzazioni lesbico-gay-bisessuali-transessuali(lgbt) militanti, posti sotto il cappello dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) e, abusivamente (almeno a dar retta ai membri del governo coinvolti), anche del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio. Il materiale è stato trasmesso al Ministero dell’Istruzione, Ricerca e Università (Miur): a questo punto ‘linee’ e opuscoli dovrebbero logicamente raggiungere la loro sede naturale, il cestino della spazzatura.

    Questo per l’Italia. All’estero appare penosa l’esibizione della schiena nuda da parte del primo ministro belga, Elio di Rupo, a beneficio dei telespettatori di un Paese che, in lotta con l’Olanda per il premio “Vergogna d’Europa”, ha appena approvato l’eutanasia per i minori (che deve essere ancora controfirmata dal re… ma avrà il coraggio civile necessario?). In Svizzera, invece, c’è un’iniziativa popolare che, nata sotto cattivi auspici, è riuscita, tanto che su di essa si dovrà pronunciare l’intero corpo elettorale elvetico.

    L’INIZIATIVA POPOLARE FEDERALE 

    Il testo 

    Lanciata il 17 aprile 2012, rilanciata il 19 giugno 2012, inoltrata con 110.929 firme il 17 dicembre 2013, riconosciuta come riuscita – 110040 le firme valide- dalla Cancelleria federale il 30 gennaio 2014, l’iniziativa popolare federale, intitolata “Protezione dalla sessualizzazione nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare” presenta il testo che segue:

    La Costituzione federale è modificata come segue: 

    Art. 11 cpv. 3-7 (nuovi) 

    3. L’educazione sessuale spetta ai genitori. 

    4. Lezioni volte a prevenire gli abusi su minori possono essere impartite a cominciare dalla scuola dell’infanzia. Tali lezioni non contemplano elementi di educazione sessuale. 

    5. Lezioni facoltative di educazione sessuale possono essere impartite dagli insegnanti di classe a fanciulli e adolescenti che hanno compiuto il nono anno di età. 

    6. Lezioni obbligatorie destinate alla trasmissione di informazioni sulla riproduzione e sullo sviluppo umani possono essere impartite dagli insegnanti di biologia a fanciulli e adolescenti che hanno compiuto il dodicesimo anno di età. 

    7. I fanciulli e gli adolescenti non possono essere costretti a seguire lezioni di educazione sessuale che oltrepassano i limiti anzidetti. 

    Perché l’iniziativa? La sperimentazione d’avanguardia di Basilea-città 

    Nella società contemporanea bambini e ragazzi, attraverso la televisione, internet e le sue molteplici forme, sono bombardati continuamente da informazioni riguardanti la sessualità,  spesso non solo banali ma anche squilibrate tanto da distorcere fondamentalmente l’argomento. In famiglia non capita di frequente che i genitori diano le informazioni necessarie. A scuola, dunque, diventa ragionevole e anche necessario che il docente di biologia trasmetta agli allievi tali informazioni scientifiche, atte a dare a ognuno una serena consapevolezza del corpo umano. Come mai allora l’iniziativa?

    Lo spunto è stato dato dalla sperimentazione iniziata in 30 scuole dell’infanzia ed elementari del semicantone di Basilea-città nell’anno scolastico 2011/12. Il Dipartimento (ministero) basilese della Pubblica educazione - in collaborazione con il “Centro di competenza educazione sessuale a scuola” di Lucerna (poi chiuso nel giugno 2013 per mancanza di fondi federali e per carenza di cantoni-clienti) – ha  inviato nel marzo 2011 ai docenti dell’asilo e della scuola primaria una lettera, in cui si rilevava dapprima la necessità, evidenziata dall’esperienza quotidiana e da pubblicazioni scientifiche, di colmare le lacune di molti allievi in materia di conoscenze sessuali. Per questo alla lettera era allegato un Sexkoffer, un bauletto contenente “materiali pratici” per la preparazione e lo svolgimento delle lezioni di educazione sessuale.

    Qui è sorta una prima questione: le lezioni erano considerate obbligatorie o no? Secondo la lettera parrebbe di sì, ma secondo il consigliere di Stato responsabile (ministro) Christoph Eymann (vedi intervista al SonntagsBlick del 13 agosto 2011) l’educazione sessuale si deve fare sistematicamente solo dalla prima media. All’asilo e alle elementari occasionalmente, “ad esempio se la maestra è in gravidanza o se nasce una sorellina a uno dei bambini”. Sul sito del Dipartimento si legge a tale proposito: “In caso di bisogno i docenti dell’asilo e delle scuole elementari rispondono in maniera adeguata all’età alle domande degli allievi su corpo e sessualità. Cercano di far capire loro che devono difendersi da toccamenti non voluti. Per questo i docenti possono usufruire dei materiali inviati”. In caso di bisogno, possono… Tuttavia qui si deve osservare che la magistratura basilese il 14 agosto 2013  ha dato torto ai genitori che avevano fatto ricorso in materia, chiedendo il riconoscimento dell’obiezione di coscienza. E’ noto inoltre che dall’anno scolastico 2014/15 tale ‘educazione sessuale’ dovrebbe essere obbligatoria per tutte le scuole basilesi, a partire dalla prima media.

    Seconda questione: il contenuto dei bauletti. Per quanto riguarda asilo ed elementari libri, video, puzzle, un bambolotto e una bambolotta. I peni e le vagine di pelouche apparsi in foto sulla stampa dovrebbero essere stati pensati (almeno così pare) solo per gli allievi dalla prima media in poi. Tuttavia già i libri (sempre per bambini dai 4 ai 10 anni) parlano molto chiaro, invitando ad esempio i bambini a toccarsi e scoprire dov’è che provano piacere maggiormente (Daniel Schneider, responsabile asili:”I piccoli devono riconoscere  che toccarsi in certi punti del corpo può essere molto piacevole e divertente”) .  I bambini devono impratichirsi anche con la teoria del gender, essere coscienti – così si predica - dei tanti tipi di rapporti che ci possono essere a dipendenza della scelta di ognuno. Naturalmente sono esplicite sia le immagini che le didascalie. Qualche esempio significativo dello spirito che pervade le pagine. Sotto un’immagine molto realistica si legge: “Lisa e Lars dormono insieme, poiché vogliono un bambino. Prima di tutto però perché si amano e poi perché la cosa li diverte. Quando non volevano ancora un bambino, Lisa e Lars hanno utilizzato un preservativo, ecc…” . Ancora. Sotto un’immagine ancora più ‘bollente’ si legge: “Quando tutto diventa così bello, che non può diventare ancora più bello, Lisa e Lars hanno un orgasmo. E’ proprio bello, esaltante e caldo nella vagina e per il pene. Dal pene di Lars sprizza un liquido bianco nella vagina di Lisa. Nel liquido, che viene chiamato anche sperma, ci sono molti piccoli spermatozoi”. E’ lecito supporre che i due esempi siano sufficienti per far comprendere la situazione.

    Ecco, l’iniziativa è nata da alcuni genitori basilesi preoccupati e indignati che hanno incominciato a protestare, diffondendo la notizia in tutto il Paese. Al ‘ministro’ Eymann sono giunte non meno di 3000 lettere di protesta, in buona parte inviate da ambienti evangelici. E lo stesso Eymann ha poi guardato nel bauletto: “Il contenuto di un libro è così esplicito, che ci si può chiedere se è necessario. In un altro caso ho trovato volgare l’illustrazione del titolo” (Sonntagsblick del 13 agosto 2011).

    Lancio ‘incidentato’ dell’iniziativa, poi il successo insperato

    Il 17 aprile 2012 viene lanciata l’iniziativa “Protezione dalla sessualizzazione nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare”. Il comitato degli iniziativisti è formato da madri di famiglia, professionisti e politici di centro-destra e destra: esponenti dell’Unione democratica di centro (destra moderata, anche se qualche giorno fa il leader Christoph Blocher se n’è uscito con un’offesa grave agli svizzeri-francesi, che – vero delirio – sarebbero ‘meno svizzeri’ degli svizzero-tedeschi, avendo respinto l’iniziativa ‘contro l’immigrazione massiccia’), altri esponenti democristiani, liberali, evangelici, dell’Unione democratica federale (destra) e della Lega dei ticinesi. Tre giorni dopo emerge che Benjamin Spühler, genitore basilese, era stato condannato nel 1996 a tre anni e mezzo di reclusione per aver compiuto atti sessuali con una minore, da quand’era dodicenne fino ai quindici anni. Secondo il tribunale Spühler, in cambio di sesso, aveva dato soldi alla ragazza. La notizia suscita grande sconcerto nel Comitato d’iniziativa: un democristiano vallesano se ne va, mentre Spühler – che si è sempre proclamato innocente – viene costretto alle dimissioni. Viene poi anche interrotta la raccolta delle firme.  

    Il 19 giugno successivo l’iniziativa viene rilanciata. Stavolta è tutto a posto. Il comitato è quello del 17 aprile, senza i due dimissionari. Alla presidenza l’udc Sebastian Frehner, il democristiano Pius Segmüller, la madre di famiglia Ulrike Walker. Nel comitato anche la professoressa universitaria ed ex-parlamentare liberale romanda Suzette Sandoz, secondo la quale “i nostri bambini hanno il diritto di vivere un’infanzia spensierata e senza pornografia. Si tratta, in materia di sessualità, di trasmettere conoscenze scientifiche nell’ambito biologico e non altro”.

    Gli iniziativisti sono riusciti a raggiungere la quota necessaria di 100mila firme – raccolte in tutta la Svizzera - in tempo utile, nonostante il grave infortunio iniziale e la povertà di mezzi finanziari a disposìzione. Decisivo l’apporto di volontari giovani e anziani. Ciò testimonia che il problema è oggi sentito da molti genitori e cittadini, sempre più sentito in rapporto al dilagare dell’offensiva scolastica della nota lobby in Svizzera, ma anche nel resto d’Europa (Francia e Italia in testa). I tre punti principali dell’iniziativa (niente insegnamento sessuale al di sotto dei nove anni, insegnamento facoltativo in materia di sessualità dai nove anni in poi con il consenso dei genitori, insegnamento obbligatorio nell’ambito delle ore di biologia dai dodici anni in avanti) raccolgono consensi, dato che intercettano le preoccupazioni crescenti di genitori e cittadini non solo svizzeri per l’imposizione – spesso per via burocratica e non politica – di una vera e propria rivoluzione antropologica voluta da lobby libertario-finanziarie. L’iniziativa svizzera in materia è – al di là di certi possibili limiti del testo – un segno importante di risveglio popolare che ci auguriamo attiri  l’attenzione partecipe di molti europei. Quando si voterà nella Confederazione? Difficile fare previsioni. Attendiamo il responso del Consiglio federale (governo nazionale). Poi si vedrà.

     

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