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    FRANCESCO, FRATELLI TUTTI, I ROM...E LA LAZIO SE DA' DA FA'

    FRANCESCO, FRATELLI TUTTI, I ROM … E LA LAZIO SE DÀ DA FA’ - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 23 novembre 2021

     

    Qualche considerazione sulla partita di calcio, all’insegna di ‘Fratelli tutti’, tra papalini e rom croati disputatasi a Formello, in casa della Lazio, domenica 21 novembre 2021.

     

    Fondamentale fu l’incontro di Pomezia del 26 settembre 1965, che non è esagerato definire storico. Paolo VI (narrano le cronache ufficiali dell’epoca) giunse alle 17.00 e passò “tra due fitte ali di gitani (‘molti dei quali negli sgargianti costumi tradizionali’) e di altri fedeli provenienti da Roma e dalle città e paesi circonvicini. Vale la pena di ricordare l’incipit dell’omelia di papa Montini durante la santa messa:

    Il Nostro saluto a voi, pellegrini perpetui; a voi, esuli volontari; a voi, profughi sempre in cammino; a voi, viandanti senza riposo! A voi, senza casa propria, senza dimora fissa, senza patria amica, senza società pubblica! A voi, che mancate di lavoro qualificato, mancate di contatti sociali, mancate di mezzi sufficienti!

    Saluto voi, che avete scelto la vostra piccola tribù, la vostra carovana, come vostro mondo separato e segreto; a voi, che guardate il mondo con diffidenza, e con diffidenza siete da tutti guardati; a voi, che avete voluto essere forestieri sempre e dappertutto, isolati, estranei, sospinti fuori di ogni cerchio sociale; a voi, che da secoli siete in marcia, e ancora non avete fissato dove arrivare, dove rimanere!

    Meritevoli di evocazione un paio di altri passi:

    . Voi oggi, come forse non mai, scoprite la Chiesa. Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al cento, voi siete nel cuore. Voi siete nel cuore della Chiesa, perché siete soli: nessuno è solo nella Chiesa; siete nel cuore della Chiesa, perché siete poveri e bisognosi di assistenza, di istruzione, di aiuto; la Chiesa ama i poveri, i sofferenti, i piccoli, i diseredati, gli abbandonati.

    . Noi pensiamo che dovrebbero migliorarsi i vostri rapporti con la società, che attraversate e toccate con le vostre carovane: come voi gradite trovare ristoro e ospitalità gentile, dove vi accampate, così voi dovrete procurare di lasciare ad ogni tappa un ricordo buono e simpatico: che la vostra strada sia disseminata da esempi di bontà, di onestà, di rispetto. Forse qualificandovi meglio in qualche lavoro artigianale potrete perfezionare il vostro stile di vita a vostro e altri vantaggio.

    Alcuni fatti seguirono. Nello stesso 1965 Paolo VI istituì il Segretariato internazionale per la direzione dell’Opera dell’Apostolato dei nomadi, che nel 1970 fu assorbito dalla neonata Commissione pontificia per la cura spirituale dei migranti e degli itineranti. Nel 1988 fu creato da Giovanni Paolo II il Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti; nel 2016 esso fu inglobato nel nuovo Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale.

     

    LA PARTITA, UN UNICUM  PER QUANTO RIGUARDA L’ORGANIZZAZIONE  (CONFERENZA-STAMPA, UDIENZA, ‘ANTICIPO’ ALL’OLIMPICO)

    Veniamo allora all’oggi, perché domenica scorsa 21 novembre al Centro sportivo  della Lazio a Formello si sono affrontate in una partita arbitrata dal cannoniere biancazzurro Ciro Immobile una singolare selezione vaticana (posta sotto il motto “Fratelli tutti”) e la ‘nazionale’ dei rom croati.

    Non era la prima volta che sul campo si incontravano rappresentative nate dentro le Mura Leonine e del mondo rom. Basti pensare ad esempio alla serie di partite annuali tra la squadra delle Guardie svizzere e quella dei rom ungheresi (ultima volta nel 2017). Visto che siamo in tema, ci dicono sia da sant’Egidio che da Budapest che prosegue con successo in Ungheria il programma ormai decennale- in collaborazione tra Governo e Chiese - per l’inclusione dei rom (vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/689-integrazione-dei-rom-un-buon-esempio-dall-ungheria.html

    Sul versante della Lazio è noto che papa Francesco ha voluto conoscere il direttore sanitario della società, Ivo Pulcini, che in Argentina (Barranqueras Chaco) – con i proventi della sua onlus “Un cuore per tutti…tutti per un cuore” – ha costruito il Barrio Ugo Pulcini (dedicato al padre) che ospita oltre cento bambini poveri con le loro famiglie.

    Ciò ricordato, è vero che la partita di domenica a Formello (con l’‘anticipo’ della conferenza-stampa di martedì 16 novembre, l’udienza papale di sabato 20 novembre mattina e la presentazione allo stadio Olimpico la sera, prima di Lazio-Juventus) si è rivelata un unicum, come ha osservato il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, cui papa Francesco ha delegato la concretizzazione dell’iniziativa. Che è stata proposta da Zagabria, dall’Organizzazione mondiale dei rom per la lotta al razzismo, alla discriminazione e alla povertà (con il suo vulcanico presidente Toti Dedić) e inoltrata attraverso i buoni uffici del nunzio apostolico in Croazia Giorgio Lingua. Il Papa ha accolto subito la richiesta, anche perché bene impressionato dal contrasto a razzismo, discriminazione e povertà contenuto nella dicitura dell’Organizzazione.  

    Che il Pontificio Consiglio della Cultura si occupi anche di sport non sorprende. Come del resto ha puntualizzato il card. Ravasi in conferenza-stampa “fin dalle origini lo sport rappresenta qualcosa di antropologicamente naturale, il gioco libero che si intreccia con la cultura”. Anzi, “intimamente connesso con la cultura cioè con la letteratura, l’arte, il teatro, il culto” come dimostra ad esempio la quotidianità dell’antica Grecia. Inoltre lo sport parla una lingua che è compresa universalmente, proprio da ‘Fratelli tutti’. Il Pontificio Consiglio ha dato origine perciò a “Athletica Vaticana” (che si è allargata al ciclismo, in attesa di padel e taekwondo), con atleti provenienti dalle diverse amministrazioni pontificie e vuol essere espressione di “una Chiesa in uscita…sui campi sportivi” (papa Francesco, 2 gennaio 2021).

    E’ stato il sottosegretario Melchor Sanchez de Toca ad occuparsi dei dettagli della partita tra la ‘nazionale’ croata dei rom e la ‘squadra del Papa-Fratelli tutti’, contattando la Lazio, che ha aderito con entusiasmo immediato a una proposta la cui realizzazione avrebbe certo giovato all’immagine mediatica del club, per i motivi che sa chi segue la cronaca politico-sportiva italiana. La più antica società capitolina, nata nel 1900, ha reso possibile l’iniziativa sia coprendo le spese non minime connesse per trasporto, vitto, alloggio; offrendo per qualche minuto il palcoscenico dell’Olimpico con i suoi 45mila spettatori; ospitando la partita nel centro sportivo (tra i migliori d’Italia) di Formello.

    Claudio Lotito, presidente della Lazio, non ha mancato in conferenza-stampa e in varie interviste di evidenziare il suo “entusiasmo” perché la società biancazzurra si è resa “portavoce del linguaggio universale dello sport” in un momento in cui “si vive in una società di chiusure, di pregiudizi, che devono essere sostituiti da dialogo e integrazione”. Lotito ha anche detto con orgoglio di essere “riuscito” in quasi diciotto anni da presidente “a cambiare completamente l’humus” del terreno su cui si esprimono i tifosi laziali.  

    Il Papa ha esplicitamente chiesto un ruolo per il centravanti Ciro Immobile, conosciuto e apprezzato per la testimonianza data (insieme con la moglie Jessica) durante gli Stati generali della natalità, svoltisi il 14 maggio scorso all’auditorio di via della Conciliazione. Nella conferenza-stampa del 16 novembre Immobile ha osservato tra l’altro che nella Lazio si cura molto l’aspetto umano: “I nostri giocatori vengono da tutto il mondo, siamo tutti fratelli e in campo tutti hanno bisogno dell’aiuto di tutti”.

    Importante un altro aspetto dell’iniziativa: la raccolta di fondi per il programma “Un calcio all’esclusione” voluto dalla diocesi di Roma (che è quella del Papa) per favorire l’inclusione anche dei rom. Il denaro raccolto dalla vendita all’asta di due palloni autografati rispettivamente dai giocatori della Lazio e della Juventus sarà speso per l’inserimento dei ragazzi nelle scuole calcio cittadine e per altri progetti fors’anche abitativi (sempre che la somma acquisita lo permetta), ha evidenziato – sempre nella conferenza-stampa del 16 novembre - il vescovo ausiliare Benoni Ambarus.

    Nell’udienza di sabato 20 novembre papa Francesco ha accolto i giocatori delle due squadre e i loro accompagnatori, sottolineando che “l’evento sportivo” cui avrebbero dato vita “ha un grande significato. Indica che la via per la convivenza pacifica è l’integrazione”. Ringraziati i promotori e gli organizzatori (tra i quali “la Lazio che, gentilmente e generosamente, ospita e sostiene l’iniziativa”), Francesco si è augurato “una buona partita” in cui “non importa chi farà più gol, perché il gol decisivo lo fate insieme, il gol che fa vincere la speranza e che dà un calcio all’esclusione”.

    Prima dell’udienza gli ospiti hanno visitato i Musei vaticani (compresa la Cappella Sistina); in serata invece tutti allo stadio per Lazio-Juventus, preceduta da alcuni minuti in cui dagli schermi sono risuonate le parole di papa Francesco all’udienza, c’è stata la consegna dei palloni firmati, bambini rom e del dispensario vaticano di Santa Marta hanno collaborato al volo dell’ amatissima aquila-simbolo Olimpia.  

     

    A FORMELLO L’INCONTRO FRATERNO: NON E' MANCATO IL DIVERTIMENTO (ANCHE CON CIRO  IMMOBILE)

    Domenica 21.nel centro sportivo di Formello, dopo la santa messa e il pranzo, sono scese in campo le due squadre. Quella del Papa’ - in maglia giallo-bianca con grande croce all’interno della quale stava scritto “Fratelli tutti” e pantaloncini neri - comprendeva sette guardie svizzere, alcuni dipendenti vaticani e loro figli, un sacerdote, due immigrati accolti dalla Comunità di Sant’Egidio e Filippo Montemurri, giovane del programma Special Olympics in favore di ragazzi e adulti con disabilità intellettiva. In tenuta completamente azzurra (con solo una striscia bianca) invece la squadra dei rom. In verde e nero il trio arbitrale. In panchina per i papalini (il cui allenamento era stato curato dall’ex-romanista Odoacre Chierico e dall’ex-juventino Marco Tardelli) Edy Reja (già allenatore anche della Lazio, oggi dell’Albania). Allenatore dei rom Maurizio Sarri (odierno della Lazio), che nel corso della partita ha lasciato il posto al presidente Toti Dedić, scatenato nel suo entusiasmo.

    Che alla partita si volesse dare grande rilievo lo si evince anche da tre altri indizi. La diretta di Radio Vaticana e Vatican News (la prima in assoluto di una partita di calcio), per la voce di Luca Collodi – già radiocronista del Livorno per la radio diocesana, moderatore della conferenza-stampa del 16 novembre – in tandem con Luigi Sinibaldi della Lazio. L’esecuzione degli inni nazionali (impettita anche l’aquila Olimpia): quello vaticano (il bellissimo Roma immortale di Martiri e di Santi…) e quello dei rom (intenso, struggente, con un velo di malinconia, forse originato da un desiderio profondo di stabilità). E’ seguito anche l’inno della Lazio (1983, Vola Lazio vola), piacevole ma forse meno coinvolgente di quello solennissimo, da brividi, del 1974 (So’ già du’ ore). Infine l'emissione di un annullo filatelico speciale da parte di Poste italiane.

    Sugli spalti due centurie di spettatori (tra i quali il cardinal Ravasi e alcuni diplomatici come Pietro Sebastiani, ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede). Il tifo si è acceso soprattutto nella ripresa, per la rimonta innegabile della ‘squadra del Papa’, agevolata anche dal fatto che - in vantaggio per 5-1 alla pausa, gli avversari negli spogliatoi avevano probabilmente riletto una sintesi della Fratelli tutti.

    Alcuni spunti offerti dalla partita.

    . La superiorità tecnica e fisica della squadra dei rom, come logico considerata la composizione della ‘squadra del Papa’, che perdipiù si ritrovava in campo per la prima volta in una partita ufficiale;

    . la fraternità reciprocamente dimostrata dalle squadre in campo;

    . l’esplosione di gioia incontenibile di Filippo Montemurri dopo la doppietta: se nella conferenza-stampa del 16 novembre aveva detto di voler essere della partita, di voler segnare e di essere fiero di se stesso, a Formello è corso esultante, le dita a forma di cuore, sotto la tribuna, in cui sedevano mamma e fidanzata;

    . le qualità di simpatia umana dimostrate dall’arbitro Ciro Immobile, niente male anche come showman, uomo di spettacolo. Sorriso sulle labbra, ha assegnato qualche rigore, si è inventato un paio di controlli di un Var inesistente (reti convalidate) e perfino un cartellino giallo per un componente della panchina ‘francescana’.

    . le doti artistiche di alcuni componenti della nazionale rom, dal tuffatore - che cerca platealmente di prendere per la maglia l’avversario - al portiere che allarga le gambe perché il pallone calciato da un piede papalino entri in porta. E qui il pubblico si è sanamente divertito.

    Dimenticavamo il risultato finale: 7 a 7. Dopo il pareggio raggiunto dai papalini, Ciro Immobile ha colto subito l’occasione per il triplice fischio finale. Come tra fratelli essere doveva.  

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