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    LIBANO - TRE LUTTI - LEGGE OMOFOBIA: CAMERA, DIBATTITO IN AULA

    LIBANO – TRE LUTTI – LEGGE OMOFOBIA: CAMERA, DIBATTITO IN AULA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 8 agosto 2020

     

    Non dimentichiamo la tragedia libanese. Tre lutti nelle ultime settimane: riproponiamo le interviste a Joceelyne Khoueiry, Emanuele Ferrario, Zenon Grocholewski. Lunedì 3 agosto il disegno di legge liberticida contro ‘l’omotransfobia’ è approdato nell’Aula di Montecitorio: un’antologia di passi significativi tratti dagli interventi nella discussione generale. Si proseguirà a settembre.

     

     NON DIMENTICHIAMO LA TRAGEDIA LIBANESE

     

    In questi giorni un pensiero costante, sgomento, commosso per quanto accaduto lunedì 4 agosto a Beirut, capitale di un Paese già in crisi gravissima (politica, sociale, economica, finanziaria) ormai da tempo. Un Paese che, oltre a un livello insostenibile di corruzione delle classi dirigenti, registra la presenza di circa due milioni di rifugiati su una popolazione complessiva di quattro milioni e più: da decenni ci sono rifugiati palestinesi (i primi dal 1948), da alcuni anni quelli siriani (circa un milione e mezzo). Pesantissima (e in continuo peggioramento) la situazione sociale, economica, finanziaria di un Paese (oltre il 60% della popolazione ormai sotto il livello di povertà) peraltro al centro di una contesa strategica tra assi politici internazionali contrapposti, che mette in serissimo pericolo l’applicazione delle ‘costanti nazionali’, fondate tra l’altro su una ripartizione ragionata del potere politico tra cristiani (soprattutto maroniti), musulmani sunniti (Hariri) e musulmani sciiti (Hezbollah).  Non per nulla il 15 luglio il patriarca maronita Béchara Raï aveva lanciato un appello perché al Libano fosse riconosciuto dall’ONU uno status di neutralità, al di fuori di ogni asse. Su tutto questo si è abbattuta l’esplosione di 2750 tonnellate di nitrato d’ammonio (e forse d’altro) stipate criminosamente in un magazzino del porto della capitale.

    Ferita gravemente, ha detto Raï, “la sposa d’Oriente, il faro d’Occidente”. Al momento in cui scriviamo i morti sono 160, decine ancora i dispersi, oltre cinquemila i feriti, più di trecentomila gli sfollati. Distruzioni gravi nel raggio di almeno dieci chilometri dall’esplosione (come in alcuni quartieri cristiani storici, compreso quello armeno). Bruciate anche le riserve di grano: il vicario patriarcale mons. Hanna Alwan ha subito paventato non solo la denutrizione (peraltro già purtroppo diffusa), ma una vera e propria crisi alimentare, una carestia. Il patriarca Raï ha chiesto che gli aiuti (dovrà essere approntata una sorta di piano Marshall) siano gestiti da “un fondo controllato delle Nazioni Unite”.

    Intanto il Papa ha parlato della situazione libanese in più occasioni, ricordando il Paese dei Cedri anche nella preghiera del 5 agosto a Santa Maria Maggiore. Papa Francesco ha donato 250mila euro come contributo per gli aiuti più urgenti. Anche la presidenza della Cei ha stanziato un milione di euro a tale fine. “Il Libano è più di un Paese, è un messaggio di pluralismo per l'Oriente e l'Occidente”, aveva evidenziato negli Anni Ottanta Giovanni Paolo II, sempre molto partecipe e molto vicino a quella che era conosciuta come “la Svizzera del Medio Oriente” ed era stata travolta da una sanguinosissima guerra civile a partire dal 1976. Oggi l’avvenire è molto incerto e il rischio di perdere de facto l’indipendenza nazionale (da sempre fragile) è purtroppo assai concreto. Però per oggi diamo fiato ancora alla speranza.

     

    TRE LUTTI: JOCELYNE KHOUEIRY, EMANUELE FERRARIO, ZENON GROCHOLEWSKI

    Per restare al Libano, il 15 luglio è morta a 65 anni Jocelyne Khoueiry, una persona veramente eccezionale. L’abbiamo incontrata nel 2014, a margine di un convegno promosso a Roma da “Voci di fede” per la festa della donna. Nel 1976, poco più che ventenne, si arruolò nella Falange maronita fondata da Pierre Gemayel (Kataeb) per difendere l’identità nazionale contro gli attacchi palestinesi. Fu combattente valorosissima (ad esempio con alcune sue coetanee riuscì nel 1977 a respingere un assalto palestinese a piazza dei Martiri) e fu perciò incaricata di costituire i reparti femminili della Falange. Nell’intervista che le facemmo nel 2014 (vedi  https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/350-jocelyne-khoueiry-le-barricate-odierne-contro-il-gender.html ) osservava tra l’altro: “Volevamo far capire che anche noi donne eravamo in grado di lottare per l’identità nazionale, di morire per l’amato Libano. Sono stati anni pieni di fierezza, di entusiasmo, con molta gloria a livello umano… eravamo un gruppo, alla fine, nel 1985, addirittura un migliaio. Ma sentivamo che ci mancava qualcosa per essere pienamente soddisfatte di noi stesse, il vero incontro con Dio…”. Jocelyne a metà degli Anni Ottanta decide di approfondire la propria fede e di trasfondere la sua passione in opere di aiuto ai bisognosi. Come ha ricordato il patriarca Béchara Raï nell’orazione funebre (chiesa di Saint-Siméon a Ghosta), Jocelyne Khoueiry  (morta spiritualmente carmelitana) ha in particolare fondato il gruppo “La Libanese, donna del 31 maggio” (il 31 maggio ricorreva la giornata della militante del Kataeb/ Forze libanesi, dedicata alla Vergine Maria) e il centro Giovanni Paolo II per il dialogo e la cultura: grande e costante l’attenzione che questa grande libanese ha portato alle famiglie dei combattenti uccisi, agli orfani, ai portatori di handicap, alla difesa della vita (contro la diffusione della ‘cultura’ dell’aborto) e della famiglia (contro l’imposizione dell’ideologia gender). Jocelyne Khoueiry è stata membro del Pontificio Consiglio per i laici e ha partecipato ai Sinodi sul Libano e sulla famiglia (su volontà sia di Giovanni Paolo II che di Benedetto  Ai funerali ha parlato anche Amine Gemayel (ex-presidente del Kataeb ) che ha evidenziato come Jocelyne sia stata fedele al motto “Dio, patria e famiglia”, assegnandole il distintivo d’onore del movimento.

    L’8 luglio è invece morto a novant’anni Emanuele Ferrario, fondatore e presidente storico di Radio Maria. Nel 2013 l’avevamo ampiamente intervistato a via dei Penitenzieri, dietro piazza San Pietro (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/251-radio-maria-intervista-al-presidente-emanuele-ferrario.html). L’industriale caseario varesino  - una persona che ha saputo coniugare al massimo grado fede e capacità imprenditoriali  - aveva assunto la presidenza di Radio Maria nel 1987 (quattro anni dopo la fondazione ad Arcellasco d’Erba ad opera di don Mario Galbiati) e da emittente parrocchiale l’aveva trasformata (con l’aiuto di padre Livio Fanzaga) in radio nazionale e internazionale. Radio Maria è seguita quotidianamente in media da circa due milioni di ascoltatori in Italia ed è presente oggi in 77 Paesi del mondo.  Da alcuni anni Ferrario aveva ceduto le redini della presidenza, ma continuava comunque a frequentare il suo ufficio a Erba. All’inizio dell’inizio del 2013 ci aveva detto: “La mia penso sia stata e continui ad essere un’esperienza unica ed impagabile”. In milioni nel mondo lo ringraziano di cuore.

    Il 17 luglio è morto in Vaticano, a ottant’anni, il cardinale polacco Zenon Grocholewski. L’abbiamo conosciuto come prefetto della Congregazione per l’Educazione cattolica. Nel 2008, per la rivista (che dirigevamo) “Il Consulente RE” l’abbiamo intervistato a proposito di educazione (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-cardinali/71-intervista-al-card-grocholewski.html). Ne era venuto un colloquio molto ampio, che si era concluso con un richiamo all’attualità spagnola, allora zapaterica. L’introduzione di un’educazione civica anticristiana era allora al centro del dibattito pubblico. E l’utilizzo in Spagna dell’obiezione di coscienza si prospettava come una possibilità concreta. Lecita? Rispose allora il card. Grocholewski: “Sì, certo, perché qui si ledono i diritti fondamentali dell’uomo, riconosciuti anche dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948. Qui l’obiezione di coscienza non solo è opportuna, ma doverosa. Voglio ricordare che, ai tempi del regime comunista polacco, abbiamo fatto obiezione di coscienza in ambito scolastico organizzando corsi di religione cattolica in modo contrario alla legge. Il regime poi voleva che noi comunicassimo il nome di tutti i bambini che frequentavano i nostri corsi: sostenuti dal cardinale Wyszynski ci rifiutammo, temendo rappresaglie sui genitori”. L’affermazione del cardinale ebbe vaste ripercussioni sulla stampa spagnola del tempo. Le esequie del porporato (una persona piuttosto schiva, aliena dalle luci dei riflettori) sono state celebrate in San Pietro il 18 luglio e nella cattedrale di Poznan – dove ha trovato sepoltura - il 25 luglio.

     

    CAMERA DEI DEPUTATI/3 AGOSTO 2020/ DISEGNO DI LEGGE CONTRO ‘ L’OMOTRANSFOBIA’: DALLA DISCUSSIONE GENERALE (CON QUALCHE NOTA)

     

    Abbiamo scelto – fondandoci sul resoconto stenografico – alcuni passi significativi contenuti in interventi ascoltati lunedì 3 agosto 2020, durante la discussione generale nell’Aula di Montecitorio del disegno di legge Zan (testo unificato) in materia di ‘omotransfobia’. La discussione, come già accaduto in Commissione Giustizia, è stata contingentata con compressione dei tempi di intervento. Si proseguirà a settembre con il vaglio delle questioni pregiudiziali di costituzionalità (presentate da Roberto Turri/Lega e Carolina Varchi/Fratelli d’Italia) e con l’esame degli articoli del provvedimento. Di certo la maggioranza rossogialla farà di tutto per abbreviare i tempi del dibattito e far approvare la legge, con le solite modalità restrittive della libertà di espressione.

    Alessandro Zan/1 (relatore, Pd): L’urgenza dell’intervento normativo deriva anche dalla necessità di dare attuazione a specifiche indicazioni che provengono da atti dell’Unione europea e dalla stessa Convenzione di Istanbul.

    Alessandro Zan/2 (relatore, Pd): L’articolo 7 fornisce espressa copertura legislativa alla strategia nazionale LGBT, attiva presso l’UNAR già dal 2013. Essa interviene già oggi negli ambiti dell’educazione, dell’istruzione, del lavoro, della sicurezza, delle carceri e della comunicazione dei media. Per effetto dell’innovazione, pertanto, la strategia diverrebbe un elemento necessario della missione istituzionale dell’UNAR. (della serie: Come la nota lobby rieduca la società, come giusto omaggio nei metodi a Mao Tse Tung)

    Alessandro Zan/3 (relatore, Pd): Concludo. Colleghe e colleghi, quest’Aula è chiamata a dare una risposta alla domanda di riconoscimento e protezione che proviene da una larga parte della popolazione italiana (bum, bum, bum… Chi ha consultato Zan, oltre la Cirinnà, la Bodrini, Scalfarotto e l’ex-garrula ministra Maria Elena Boschi?)

    Annagrazia Calabria/1 (Forza Italia): Deve essere chiaro a tutti che qui oggi non stiamo parlando dei diritti delle persone, non si sta discutendo se aggiungere qualcosa in termini di libertà, stiamo parlando solo ed esclusivamente di materia penale, ossia di reati.

    Annagrazia Calabria/2 (Forza Italia): Non a caso, anche il Comitato per la legislazione, presieduto dall’onorevole Ceccanti (Pd), ha rilevato rilevanti criticità. (…) Per fare un esempio concreto, se – in virtù dell’arbitrio che viene concesso al giudice – un’associazione pro-family o pro-life ha nello statuto, come propria finalità, la diffusione del modello di famiglia esclusivamente come unione di un uomo e di una donna finalizzata al mutuo aiuto fra coniugi e alla procreazione naturale, nessuno oggi può, in coscienza, garantire che un pubblico ministero non attivi mezzi invasivi di indagine e non proponga misure restrittive della libertà.

    Annagrazia Calabria/3 (Forza Italia): Insomma con questo testo c’è il rischio serio, c’è il rischio,anzi, serissimo che si sconfini nel reato di opinione (…) Faccio riferimento brevemente al testo: ci sono gli articoli 5, 6 e 8 che prefigurano, sembrerebbe, un chiaro disegno quasi di rieducazione di un popolo, dalla scuola al posto di lavoro: in particolare, all’articolo 5, con la giornata nazionale contro l’omofobia, noi pensiamo che si tratti un po’ di – azzardo a dirlo – colonizzazione culturale delle scuole di ogni ordine e grado con il pretesto di contrastare la discriminazione. E, come detto, l’applicazione delle norme proposte nasconde enormi rischi e insidie, perché dietro alle pretese finalità educative c’è una chiara ideologia, quella stessa che magari vorrebbe cancellare la famiglia (…), quella che vuole cancellare il Natale, che impedisce canti e presepi nelle nostre scuole, quella che, in una parola, rinnega la nostra cultura, le nostre radici, la nostra identità.

    Laura Boldrini/1 (Pd): Nell’Unione europea, colleghi e colleghe, siamo in pochissimi a non esserci adeguati a quanto ci era stato richiesto dall’Unione europea (…) Invece noi no, noi siamo rimasti indietro, lasciando un evidente vuoto legislativo nel nostro ordinamento.

    Laura Boldrini/2 (Pd): (conclusione) E’ l’occasione anche di collocare l’Italia tra i grandi e avanzati Paesi dell’Unione europea, in materia di diritti, di libertà e di progresso civile. Questa occasione, questa volta, non dobbiamo assolutamente perderla.

    Stefano Ceccanti (Pd): (cita tre persone, due giudici statunitensi e…papa Francesco) Ci ha ricordato ieri Alberto Bobbio, su L’Eco di Bergamo, quotidiano di ispirazione cattolica (NdR: proprio il giornale che anche recentemente ha molto minimizzato le pesanti accuse contro ambienti della Curia orobica in materia di gestione dell’immigrazione), il significato profondo dell’ultimo documento ecclesiale che tratta di questi temi, l’Amoris laetitia, esortazione sottoscritta dal Papa. Al paragrafo 250: “Desideriamo anzitutto ribadire che ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e, particolarmente, ogni forma di aggressione e violenza”. (Ma, on. Ceccanti, che cosa c’entra il brano di papa Francesco con il disegno di legge Zan, liberticida e promotore di quella colonizzazione ideologica che lo stesso Papa ha più volte denunciato?... ecco un tipico tentativo di arrampicarsi sui vetri, aggirando le domande fondamentali del dibattito)

    Gilda Sportiello (M5S): Anche parlare di ‘colonizzazione culturale’, termine che ho sentito oggi parlando di progetti di educazione contro le discriminazioni, progetti volti a tutelare l’inclusione e l’accoglienza, è davvero pericoloso: fuori ci sono persone che ci ascoltano, che poi alla fine ci credono davvero (NdR: un’osservazione minacciosamente farneticante come questa non poteva venire che da un deputato pentastellato…)

    Andrea Orsini/1 (Forza Italia): Se questa legge non fosse liberticida, se non mettesse in discussione delle libertà, non avrebbe nessuna logica, sarebbe semplicemente una legge inutile. E’ una norma che non persegue l’atto in sé, come dovrebbero essere le leggi in un sistema liberale. E’ una norma che persegue le motivazioni, le convinzioni che stanno alla base dell’atto (…) I proponenti di questa norma (…) lo sanno benissimo: lo Stato etico è la giustificazione ideologica dello Stato totalitario.

    Andrea Orsini/2 (Forza Italia): Ritenere che una coppia omosessuale non sia adatta a crescere dei figli e battersi perché non vengano quindi consentite le adozioni a questo tipo di coppie è legittimo o è una discriminazione? (…) E’ fin troppo facile capire, se questa legge verrà approvata, quale uso potrà esserne fatto, a quante limitazioni della libertà di espressione darà un pretesto giuridico, a quanto contenzioso, a quante denunce, a quanti processi darà luogo

    Walter Verini (Pd): Ci sono altri aspetti che richidono ancora approfondimenti e confronti in Aula. Alcune Commissioni, nell’esprimere pareri, hanno approvato suggerimenti, proposte o espresso condizioni. Il lavoro d’Aula dovrà tenerne conto. C’è un confronto aperto sul tema dell’educazione di genere nelle scuole, su quello del ruolo e del sostegno dei centri antidiscriminazione e c’è un confronto aperto anche nel mondo delle donne, nei diversi filoni del pensiero femminista. Noi rispettiamo questo confronto (…). Combatteremo, invece, con le forze della politica e della cultura civile contro chi vuole comunque impedire che una legge come questa divenga realtà” (E bravo, l’on. Verini! Deve riconoscere che il testo è pieno zeppo di gravi criticità evidenziate da diverse parti – anche dalla sua – ma l’obiettivo resta: approvare in ogni caso il disegno di legge Zan perché elettoralmente conveniente,  credono Verini e gli altri apparenti ‘pontieri’ nel Pd e in Italia viva, la cui voce si esprime attraverso il noto ‘Avvenire’ . Calma dunque, compagni, mica ci si vorrà scontrare con la nota lobby!!!)

    Paola Frassinetti (Fratelli d’Italia): Vengo ora all’aspetto, essendo vicepresidente della Commissione Istruzione, che mi interessa di più, cioè la volontà di trascinare la scuola in questo delicato e controverso argomento. (…) Forse l’intento è quello di agevolare l’ingresso nelle scuole delle potenti associazioni LGBT, per poter incidere direttamente sulla mentalità dei bambini e degli adolescenti, diffondendo nelle classi quella disastrosa colonizzazione ideologica del gender?

    Luca Rodolfo Paolini (Lega): Ma andiamo alle criticità costituzionali rilevate dall’onorevole Ceccanti, uomo del Pd: il provvedimento non introduce apposite definizioni sul concetto di sesso, genere, identità di genere e orientamento sessuale. (…) Io ritengo, in coscienza, che questa norma sia stata volutamente lasciata poco chiara per poi, come dire, dare mano libera al giudice o, meglio, mano libera a quelli che vogliono strumentalizzare questa norma per fini diversi da quelli dichiarati, che sono, a mio avviso – ma non solo mio – quelli di impedire la libera opposizione di tante parti della società ad un certo modo di vedere la società.

    Manfredi Potenti (Lega): In Unione Sovietica (…) vigeva il tristemente noto delitto di azione controrivoluzionaria. (…) In realtà, anche qui, non esisteva una definizione chiara del delitto di azione controrivoluzionaria, semplicemente perché esso veniva utilizzato rispetto a qualunque azione come strumento per comprimere ogni forma di opposizione e la dissidenza contro il regime comunista. Si trattava di un reato di opinione, esattamente come il cosiddetto reato di omofobia, la cui matrice, guarda caso, è proveniente da un’area politica che è erede o perlomeno vagamente riferibile a quella che citavo testé. (Ndr: gratta gratta, anche sotto un certo giallo scopri il rosso… e qui non stiamo parlando di romanisti!)

    Alessandro Pagano/1 (Lega): Presidente, ho scelto di parlare qui, tra gli scranni, perché penso che mai come in questo momento questa mascherina abbia una simbologia che va oltre l’aspetto sanitario, visto che a tutti gli effetti questa legge è una legge bavaglio, una legge liberticida, una legge illiberale, una legge – naturalmente, se dovesse essere approvata – che crea le condizioni perché i diritti essenziali delle persone vengano meno.

    Alessandro Pagano/2 (Lega): E’ arrivato il momento di cominciare a dire con grande chiarezza che il vero obiettivo di questa norma non è quello di tutelare le persone (…) con tendenza omosessuale, ma è quello (e qui introduco un nuovo tema) di applicare la cosiddetta agenda LGBTQ+ (…) L’introduzione di una legge con precisi step, da approvare in tempi diversi e finalizzata a piegare la legislazione dei singoli Stati, trasformandone poi la cultura e giungendo di fatto alla liquefazione del concetto stesso di identità delle persone umane e dunque del concetto di famiglia, fino a una progressiva trasformazione della società in un coacervo di individui isolati; e si sa che quando i soggetti, le persone sono isolati, sono facili da manipolare, sono facili da governare, sono facili da bloccare in eventuali reazioni.

    Augusta Montaruli/1 (Fratelli d’Italia): Presidente (…) io non ritengo che sia un caso che questa legge arrivi in Aula proprio in questo momento storico, cioè nel momento storico in cui la Repubblica italiana è al livello più basso di riconoscimento delle libertà individuali. Nel momento in cui tutto l’orientamento del Governo e della maggioranza è fatto per limitare le nostre libertà, ecco che arriva in quest’Aula la ‘legge Zan’.

    Alessandro Zan (relatore, Pd, replica): (conclusione) Accogliere istanze però non significa annullare l’obiettivo di questa legge che (…) vogliamo fortemente perché siamo in ritardo rispetto ad altri Paesi (…) (NdR: e dagliela con il ‘ritardo’ rispetto a quella parte di Europa che è così ‘progressista’…infatti in diversi di quei Paesi ad esempio vengono legittimati la schiavitù dell’utero in affitto, lo sbarazzarsi in modo ‘dolce’ – un’iniezione e via -  di anziani  e ‘depressi’ e disabili, l’insicurezza esistenziale frutto di un’identità fluida...)

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