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    VERONA/FAMIGLIA: GRANDI TARTUFI, SQUADRISTI VECCHI E NUOVI

    VERONA/FAMIGLIA: GRANDI TARTUFI, SQUADRISTI VECCHI E NUOVI - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 2 aprile 2019

     

    Un paio di osservazioni su quanto accaduto a Verona attorno al Congresso e alla Marcia per la famiglia. Poi un’antologia di citazioni di varia umanità: non pochi ignoranti che montano in cattedra (pontificando di storia ma essendone a digiuno), un gran numero di tartufi (clericali, in talare e no), molti/e squadristi/e di origini diverse (se per alcuni il richiamo dei gulag è proprio ancestrale, per certi compagni di strada cattofluidi il manganello è una scelta cinica di convenienza). Chiesa de facto in uscita…dalla dottrina cattolica.

     

    Si sono concluse domenica 31 marzo, con una marcia attraverso il centro città, le giornate di Verona per la famiglia, apertesi due giorni prima con il là ai lavori della XIII edizione del Congresso mondiale sul tema.

    Abbiamo voluto vivere la Marcia di domenica come atto di testimonianza personale. Tra 10 e 15mila i partecipanti, meno di quelli convenuti nella città scaligera il giorno precedente per il ‘corteo transfemminista’. Sono però di più di quanto invece avevamo preventivato, sapendo della rinuncia di molti (specie di chi avrebbe voluto essere a Verona portandosi i figli) per il timore di incidenti. Del resto è evidente che si è potuto manifestare per la famiglia solo grazie a un impressionante schieramento di forze dell’ordine. Una vera vergogna dover constatare ogni giorno di più che l’espressione pubblica del proprio pensiero, anche se consono con il dettato costituzionale  (ma non coincidente con i diktat della cultura dei giornaloni e della nota lobby) in Italia sta diventando un esercizio pericoloso per la propria vita: si rischia – come mostrano diversi episodi recenti – di essere messi alla berlina, di essere emarginati, di essere insultati e peggio. E’ stata perciò consolante (un piccolo  miracolo ‘laico’) la presenza alla Marcia di oltre diecimila persone, dopo che per giorni è stato alimentato dalla cultura dominante un clima irrespirabile. 

    Contrariamente all’aggressività del ‘corteo transfemminista’ - nutrito in parte non trascurabile di disprezzo e di odio verso i difensori dell’articolo 29 della vigente Costituzione italiana – la Marcia, connotata dalla presenza di tante famiglie con bambini piccoli e di tanti giovani, si è svolta gioiosamente, punteggiata da slogan intesi a valorizzare la bellezza e l’utilità per la società dell’unione tra un uomo e una donna possibilmente coronata dalla generazione di figli. Da notare che i partecipanti alla Marcia si sono pagati da soli la trasferta, non godendo dei ‘pacchetti’ sindacali a prezzo stracciato.

    E’ stata la degna conclusione di una tregiorni di dibattiti intensi, spesso molto sostanziosi e interessanti sulla realtà quotidiana della famiglia oggi, dibattiti di cui però l’opinione pubblica ha potuto conoscere pochissimo a causa del concentrarsi del fuoco mediatico sugli aspetti politici del Congresso e su tutto ciò che poteva creare sensazione (come la vergognosa, cinica evidenza data al contrasto di idee tra Gandolfini e la figlia primogenita).

    In ogni caso i media – spinti pure dalla nota lobby vogliosa di annientare l’avversario – hanno parlato ampiamente per settimanei del Congresso di Verona. Il tema famiglia, dunque, è stato posto all’ordine del giorno del dibattito nazionale: e ciò è stato indubbiamente un bel successo per i promotori del Congresso e della Marcia. Ha giovato alla pubblicità dell’evento anche la presenza di noti politici come Salvini, Fontana, Bussetti, Meloni da tempo ossessivamente nel mirino della cultura dominante libertaria, marxista, cattofluida. Se è vero che l’attenzione mediatica per i politici ha quasi azzerato quella per i contenuti dei dibattiti, è altrettanto vero che proprio tale presenza ha molto contribuito alla stessa attenzione che in caso diverso sarebbe probabilmente risultata assai minore.

    Passiamo a qualche detto o scritto memorabile su quanto accaduto a Verona. Chi ci legge scelga lui stesso a quale categoria assegnare padri e madri di quanto sarà citato: anime pie e belle (di un’ingenuità tale da far preoccupare), tartufi (male endemico, ma mai diffuso come questa volta), turiferari odiatori,  tout simplement squadristi (per formazione ideologica o per acquisizione opportunistica da alcuni anni a questa parte).

     

    IL PAPA E VERONA/1, CON L’IMPERDIBILE PENNA DI FRANCA GIANSOLDATI, TURIFERARIA DEI PALAZZI (IL MESSAGGERO, 30 marzo 2019): “Il fracasso del Congresso sovranista di Verona accompagna a distanza il viaggio del Papa in Marocco, nel pieno dell’incontro con Mohammed VI con cui sta parlando del ruolo di Gerusalemme La manifestazione ultrà nata per difendere la famiglia e diventata col tempo sempre più sguaiata ed eccessiva, fino ad assumere contorni ben poco misericordiosi, come mandare all’inferno gli omosessuali e le donne che abortiscono, non piace affatto alla Chiesa che sta disegnando Papa Bergoglio. (…) Così in aereo prima ha scherzato con la giornalista dicendole che avrebbe voluto leggere sul Messaggero un suo giudizio su quello che sta accadendo a Verona, poi rispondendo a una sua domanda: Santità, lei che ne pensa? Francesco si è fatto serio in volto. Prima ha sgombrato il campo – “Di Verona non me ne sono occupato” – facendo intendere che, in fondo, si tratta di una vicenda marginale, ancorché rumorosa. “Ho letto quello che hanno scritto i vescovi della Cei e poi quello che ha detto il segretario Parolin. Ha dato una risposta giusta ed equilibrata”. Giusta ed equilibrata. Il passo indietro dall’impostazione di Verona non poteva che essere più netto e significativo”. Un vero concentrato di corbellerie e di proterva misericordia, che permette alla Turiferaria dei Palazzi di salire certamente sul podio di una strana gara (di cui al momento non è nota ancora la denominazione)

     

    IL PAPA E VERONA/2, CON UN’ALTRA PENNA IMPERDIBILE, QUELLA DEL TURIFERARIO TREMEBONDO PAOLO RODARI (REPUBBLICA, 30 marzo 2019): Francesco sul volo che da Roma lo porta a Rabat (…) risponde a una domanda sul Congresso Mondiale delle Famiglie in programma in queste ore a Verona. Il Papa segue la linea tenuta dal cardinale Pietro Parolin che qualche giorno fa si è smarcato dal Congresso dicendo di condividere la sostanza, cioè in generale l’impegno politico per la famiglia, ma non “le modalità”, ovvero la forma con la quale la kermesse stessa è stata organizzata e si svolge. In Vaticano tutti condividono la presa di distanza della segreteria di Stato. Anche il cardinale Gualtiero Bassetti, capo della Cei, ha recentemente chiesto di mettere la parola fine alle polemiche sulla famiglia. Il rischio di ideologizzare il tema, infatti, è reale per la Chiesa. Di qui il “no” alla partecipazione da parte di tante associazioni cattoliche, fra queste il Forum delle Associazioni familiari. L’imbarazzo del Vaticano e della Chiesa italiana è anche per un raduno a conti fatti tutto di stampo leghista, con personalità che si dichiarano cattoliche, ma che non hanno paura della strumentalizzazione a cui più o meno consapevolmente vanno incontro. Un anno fa Parolin fu presente allo stesso Congresso che ebbe luogo in Moldavia. Il cardinale fu invitato nel Paese dal presidente della Repubblica - e non dagli organizzatori del Congresso - per l’anniversario dell’erezione di una diocesi. Lo stesso presidente in quei giorni gli propose di parlare a un “incontro” di famiglie e Parolin, ignorando cosa fosse, vi andò più per delicatezza diplomatica che per altro.”  Anche Rodari ci tiene all’immortalità dei suoi scritti. Come si nota, è certo ben informato: “In Vaticano tutti condividono la presa di distanza della segreteria di Stato”. E come no… basta andarci per controllare! E poi, che finezza sublime a proposito del cardinale Parolin, invitato in Moldavia l’anno scorso (a settembre): andò, secondo il Turiferario Tremebondo, al XII Congresso mondiale delle famiglie a Chisinau, “ignorando cosa fosse, più per delicatezza diplomatica che per altro”. Traduciamo: per Rodari il cardinale Parolin è un po’ bonaccione, un po' farfallone e un po’ tontolone, dato che non sa a che cosa partecipa…. pur pronunciandovi magari un discorso impegnativo. Leggiamo quel che scriveva L’Osservatore Romano sulla partecipazione del Segretario di Stato, il 15 settembre 2018, alla sessione conclusiva del Congresso delle famiglie a Chisinau: “Dopo il pranzo, offerto dal presidente della Repubblica, il cardinale Parolin è intervenuto alla sessione di chiusura del 12° Congresso mondiale delle famiglie. Nel suo messaggio, ha presentato la visione cristiana del matrimonio alla luce del Magistero di Papa Francesco. In particolare, ha sottolineato la bellezza unica dell’amore coniugale e della famiglia, «ponte verso l’ambiente che ci circonda», esortando i congressisti a proclamare «il vangelo della famiglia come fonte di speranza per il nostro mondo». Che il Turiferario tremebondo abbia orecchiato male oppure a settembre dell’anno scorso era immerso in un sonno catalettico? In ogni caso… podio anche per lui! (vedi sopra).

     

    IL PAPA E VERONA/3, CON UNA DOMANDA IMPERDIBILE DI CRISTIANA CARICATO, TURIFERARIA DI TV 2000 (CONFERENZA-STAMPA SUL VOLO DI RITORNO RABAT-ROMA, 31 marzo 2019): Santo Padre, Lei ha appena parlato di paure e del rischio di dittature che queste paure possono generare. Proprio oggi un Ministro italiano, in riferimento al convegno di Verona, ha detto che più che della famiglia bisogna avere paura dell’Islam. Lei invece, ormai da anni dice tutt’altro. Secondo Lei siamo a rischio dittatura nel nostro Paese? È frutto del pregiudizio della non conoscenza? Cosa ne pensa? (La seconda parte della domanda riguardava invece il diavolo e la pedofilia). Risposta di papa Francesco: Davvero io di politica italiana non ne capisco. Non capisco… Avevo letto sull’Espresso qualcosa di un “Family day”.  Non so cosa sia, so che è uno dei tanti “day” che si fanno... Ho letto la lettera che il Cardinale Parolin ha inviato e sono d’accordo. Una lettera pastorale, educata, di un cuore di pastore. Ma di politica italiana non domandarmi, non capisco. Grazie.”. Non c’è discussione: anche la Turiferaria di TV 2000 si è meritata il podio, non foss’altro che per aver voluto un replay della risposta papale del giorno precedente e per aver evocato il grave rischio di una dittatura in Italia, con Salvini al posto di Mussolini. E’ certo una domanda che dimostra la solidità culturale – e più precisamente – storica della Caricato. Si metta dunque in lista come prossima direttrice dell’ex-giornale cattolico Avvenire.  (https://www.rossoporpora.org/rubriche/papa-francesco/754-francesco-e-tornato-a-santa-marta-con-qualche-nota.html )

     

    IL PAPA E VERONA/4. E qui ci riferiamo direttamente a Jorge Mario Bergoglio: due risposte, doppio sproloquio (almeno per come si intende comunemente il ruolo del successore di San Pietro). Primo: papa Francesco dice che di Verona non si è occupato. E con ciò tira uno schiaffo di poderosa misericordia ai tanti cattolici che si sono impegnati tra mille difficoltà e insulti nell’organizzazione delle giornate veronesi in difesa della famiglia. Prosegue papa Francesco, rilevando invece di aver letto quello che hanno scritto la Cei e Parolin, che avrebbe dato “una risposta giusta ed equilibrata”. Ma allora Jorge Mario Bergoglio se n’ è occupato! Poi: la risposta alla domanda a gamba tesa della Giansoldati è avvenuta con un tempismo invidiabile, come gentile omaggio alla seconda giornata del Congresso. Secondo: nella risposta di domenica alla domanda fintamente ingenua della Caricato, Jorge Mario Bergoglio (come già in altra occasione) ha detto di non capire la politica italiana, davvero, proprio così… E allora come mai, se non ne capisce niente, ha firmato l’anno scorso la petizione della ‘grande italiana’ Bonino (certo, vergognosamente grande nell’uso della pompa di bicicletta per aborti) e cattofluidi vari? Come mai il 15 febbraio scorso s’è messo compiaciuto la spilla “Apriamo i porti”, in polemica trasparente contro la politica del Ministro dell’Interno? Possiamo dedurre che se l’è messa proprio perché – come ammette lui stesso – non ci capisce niente, giusto per fare un favore all’amico don Nandino Capovilla? Il fatto è che Jorge Mario Bergoglio, quando (e lo fa spesso) indossa le vesti di capo di una fazione politica, danneggia gravemente non solo la sua credibilità, ma anche quella della Chiesa intera, demotivando sempre più cattolici e dando un pessimo contributo allo svuotamento delle chiese. E’ così e bisognerebbe proprio essere ottimisti ad oltranza per scorgere, al punto in cui siamo arrivati, una possibilità sia pur minima di cambiamento positivo nei comportamenti pubblici papali. Una curiosità: il Papa ha detto di aver letto di un ‘Family Day’ sull’Espresso … che sia la nuova voce istituzionale della Dottrina sociale della Chiesa (in uscita)?  

     

    UN GIUDIZIO EQUILIBRATO SU VERONA/1: IMPERDIBILE ANCHE ALBERTO MELLONI, CHE DIRIGE LA FONDAZIONE PER LE SCIENZE RELIGIOSE GIOVANNI XXIII, (REPUBBLICA, 1 aprile 2019): Il mondo reazionario che occupa e cannibalizza i conservatori europei deve infatti espugnare il papato per poter consolidare l’Amalgama Nera  che per questo obiettivo salda la componente clericofascista del tradizionalismo cattolico, l’evangelicalismo suprematista antisemita e le correnti dell’ortodossia contaminate dall’autoritarismo. Una Amalgama trans confessionale il cui odio investe tutte le ossessioni dell’integrismo: donne ed ebrei, istituzioni democratiche e antropologie, libertà. Prepara la violenza di un mondo “cattolico e anticristiano” secondo la famosa formula mussoliniana che anziché praticarle opere di misericordia, pratica le  opere dell’anti-misericordia e come se non bastasse lo fa nominando davvero invano (per falsità, nell’ebraico) il Nome di Dio. (…) La segreteria di Stato ha spiegato la posta in gioco ai tanti cattolici familisti tentati dall’adesione: ed è stata ubbidita. Al di là di qualche pretonzolo repubblichino nessun nuovo consenso è cascato nella trappola mediatica. A questo punto diventa veramente difficile non premiare col podio anche Alberto Melloni, visto il concentrato di odio, disprezzo e corbellerie misericordiose riversate nell’editoriale di Repubblica’ Chi ha partecipato alle giornate pro-famiglia di Verona, per il noto storico (?????) la cui fondazione è mantenuta generosamente dai contribuenti italiani, odierebbe “donne ed ebrei, istituzioni democratiche ed antropologie, libertà”. Da non credere, eppure scripta manent. E gli sproloqui del coccolato Melloni (cattofluido tra i cattofluidi) saranno utili per chi vorrà tra qualche anno fare una ricerca sull’ignoranza nell’Italia degli Anni Venti (del XXI secolo). A proposito di ignoranza: sa il professor Melloni che “amalgama” è maschile (come rileva la Treccani, usare il termine al femminile è “meno corretto”)?

     

    UN ALTRO GIUDIZIO EQUILIBRATO SU VERONA/2: IMPERDIBILI PURE LE DICHIARAZIONI DI GIGI DI PALO, PRESIDENTE DI UNA REALTA’ ASSOCIATIVA DI ENORME IMPATTO NELL’ITALIA CATTOFLUIDA, NIENTEPOPODIMENO CHE DEL ‘FORUM DELLE FAMIGLIE’Sentite un po’ che cosa ha detto ieri, primo aprile 2019 (vedi Avvenire’del 2 aprile): “Credo che queste settimane di polemiche siano state importanti per il futuro di questo Paese. Ora sappiamo come non si deve parlare di famiglia, di vita e di donne. Ora sappiamo che tolte quelle due piazze contrapposte che si alimentavano l’una dell’altra, c’è un mondo reale che vuole politiche per la famiglia e per la natalità e che ci si può mettere seriamente attorno ad un tavolo a lavorare”. E in un’intervista di Domenico Agassi junior (successore del Turiferario Maggiore a Vatican Insider, (2 aprile 2019) il De Palo ha risposto così sulle ragioni dell’assenza da Verona: “Abbiamo concordato questa linea con tutte le associazioni del Forum, con la Conferenza episcopale italiana e con il Vaticano. Come si è evinto, infatti, in questi giorni non c’è stato alcun intervento da parte delle realtà associative, né dal programma poteva risultare che qualche realtà associativa del Forum abbia preso parte all’evento”. Ma che dice il prode De Palo? “Abbiamo concordato…”: però il Papa ieri e ier l’altro ha detto di non essersene occupato e in più di non capire nulla di politica italiana… che la decisione di non partecipare in nessun modo sia stata presa all’insaputa di Santa Marta? E poi: siccome il Forum dipende finanziamente dalla Cei, il prode De Palo vuole ancora rassicurare tutti: nessuno dei vantati 582 enti che aderiscono al Forum e che rappresentano “quasi 5 milioni di famiglie” (crescete e moltiplicatevi…. come le decine di migliaia di presunti lettori cattolici di Avvenire…) ha partecipato al Congresso o alla Marcia. Da notare che, sulla falsariga del suo padrone card. Bassetti (quello che ‘traccia il solco’ o almeno regala la zappa ai dipendenti), anche il prode De Palo ciancia di “piazze contrapposte che si alimentavano l’una dell’altra”: ma il prode De Paolo conosce qualche articolo della Costituzione italiana? Sa che in Italia dovrebbe essere garantita la libertà di espressione? Sa che a Verona si difendeva la famiglia come descritta dall’articolo 29 della stessa Costituzione? Sa che questa piazza ha potuto esprimersi soltanto grazie all’impiego di imponenti forze di polizia? Sa che l’altra piazza, fanatizzata dalle Cirinnà, Boldrini, Bonino, Camusso, Turco e istigata dall’ignoranza storica di tipi come di Di Maio e dalla militanza lgbt di tipi come Spadafora covava il sogno (inespresso) di negare la libertà d’espressione alla prima piazza? Lo sa o finge di non saperlo, proclamando un’equidistanza che certo ora garantisce i soldi al suo ‘Forum’? Ora, oggi, forse domani, chissà dopodomani. Insomma anche il prode Di Palo merita il podio… facciamo ex-aequo!

     

    UN ULTIMO GIUDIZIO EQUILIBRATO SU VERONA/3: IMPERDIBILE, MA NON E’ UNA NOVITA’, IL TURIFERAIO GUASTALAMESSA OVVERO LUCIANO MOIA (AVVENIRE). Dopo tutto quello che abbiamo già riportato di lui (e naturalmente del suo direttore, Tarquinio il Superbo, quello delle lamentazioni sulla ‘povera famiglia’ che sarebbe stata massacrata dal Congresso di Verona), basta in questa sede riandare a due scampoli della prosa di Moia di questi ultimi giorni. Il primo, apparso domenica 31 marzo, riguarda l’intervento al Congresso del patriarca siro-cattolico di Antiochia Ignazio III Yonan: “Disorientano un po’ le parole del patriarca siro-cattolico di Antiochia, Ignazio III Yonan, secondo cui per difendere la civiltà cristiana dall’invasione del multiculturalismo è urgente ‘aiutarli nelle loro terre’. Idee chiare anche a proposito della questione femminile per cui l’esempio dovrebbe arrivarci dal Medioevo: anche in quell’epoca, ha detto, “la donna era protetta come donna e come madre”. Che dire? Forse la pretesa del patriarca di parlare in italiano, lingua che non padroneggia al meglio, gli ha impedito di articolare meglio concetti che avrebbero avuto la necessità di essere presentati con più attenzione. Nel modo grezzo con cui li ha buttati in pasto al popolo del Congresso – che comunque gli ha tributato una standing ovation – sono risultati più o meno come pugni nello stomaco”. Sbaglierebbe chi ritenesse Moia spocchioso, supponente, maleducato e della stessa classe innata dei vignettisti Staino e Vauro?. Il secondo scampolo del Turiferario Guastalamessa (31 marzo, Avvenire.it): (sulle ‘modalità’ del Congresso, caratterizzato per) “la modalità caotica, i toni esacerbati, la volontà di contrapposizione, le scelte politiche tutte orientate soltanto sulla Lega (oltre a Giorgia Meloni), la rappresentanza internazionale proveniente al 90 per cento dall’Europa sovranista dell’Est. E quando le modalità sono costruite da una serie così rilevante di fattori inquinanti, anche la sostanza finisce per esserne intaccata e per suscitare reazioni scomposte ed esagerate”.  Prendiamo atto del fatto che per il misericordioso Moia (e dunque per ‘Avvenire’) Salvini e Meloni sono dei “fattori inquinanti”. Non basta: (sulla Marcia di domenica 31): “Alla sfilata dei 25mila “oppositori” di sabato ha fatto da contraltare stamattina la marcia delle famiglie voluta a conclusione della tre giorni del Congresso. Diecimila persone forse, in una prova di forza che non serve a nessuno, tantomeno ai problemi reali delle famiglie”. Da notare il compiacimento per i 25mila oppositori (oppositori tra virgolette, una spregiudicata interpretazione di Moia). Poi quel ‘forse’ tartufesco per inficiare anche la cifra di diecimila. Infine il giudizio drastico di chi sa di poter sentenziare: “prova di forza che non serve a nessuno, tantomeno ai problemi reali delle famiglie”. Ma se Avvenire la pensa (e la pensava già) in tal modo, perché ha dedicato all’evento così tanto spazio negli ultimi giorni (anche se per demonizzarlo, fingendo una tartufesca, indegna equidistanza)? Forse perché costrettavi dalle proteste di non pochi lettori? Un podio a Moia non si può proprio negare, anche se dovrà sgomitare per farsi largo tra calibri del tipo di Melloni e Giansoldati.

     

    ALCUNE MENZIONI ONOREVOLI IN CONCLUSIONE

    . Concita Di Gregorio, ex-direttrice dell’ Unità (anche lei può mettersi in lista per la direzione dell’ex-giornale cattolico Avvenire), sul suo blog: Alla vigilia del cosiddetto congresso mondiale delle famiglie che riunirà a Verona i massimi esponenti del Medioevo, fossili viventi… Medioevo, fossili viventi…beh, la menzione onorevole la nota, salottiera e presuntuosa radical-chic (editorialista di Repubblica) se l’è ben meritata!.

    . Amnesty International Italia. Alla vigilia del Congresso mondiale delle famiglie, Amnesty International Italia ha dichiarato che “programma, obiettivi e relatori coinvolti caratterizzano chiaramente l’incontro di Verona come un evento ostile ai diritti umani, in particolare ai diritti sessuali e riproduttivi e ai diritti delle persone Lgbti; un evento che non dovrebbe essere sostenuto da alcuna istituzione governativa, cui piuttosto spetta il dovere di garantire i diritti di tutte le persone”. Ancora: “Sabato 30 marzo Amnesty International Italia parteciperà al corteo e ad alcune iniziative della società civile, tra cui un convegno in programma dalle 9 alle 13 presso l’Accademia dell’agricoltura, Lettere e scienze, via del Leoncino 6 – organizzato dall’International Planned Parenthood Federation European Network e Unione degli atei e degli agnostici razionalisti in collaborazione con Rebel Network e con una vasta rete di associazioni e movimenti, cui interverranno attiviste per i diritti umani provenienti da altri paesi”. Da notare il convegno organizzato dalla tristemente famosa Planned Parenthood (cliniche abortive con tutto quel che ne consegue). Menzione d’onore, purtroppo, anche a Amnesty International, un’organizzazione la cui credibilità è ormai scesa (da tempo) sottozero.

    . Non una di meno (e anche per chi ha aderito all’appello di contro-manifestare: Se non ora quando; Cgil, Cisl, Uil, Anpi, Arci-varie categorie, Pd, Libera, Sinistra e Libertà, ecc…): “Disinfestiamo la città: da venerdì a domenica Verona sarà infestata da pericolosi germi infettivi, noi ci rifiutiamo di respirare quest’aria. Verona è malata da molti anni, infiltrata dal radicalismo di destra e dall’oscurantismo. Questo governo, con il supporto delle associazioni pro vita e dei gruppi di estrema destra, sta sistematicamente colpendo gli organi della democrazia del nostro paese: i diritti civili sono solo il primo obiettivo. Donne, gay, lesbiche, trans, migranti, chi non si adegua alla morale del tradizionalismo cristiano. Abbiamo scelto di usare la parola transfemminismo per indicare la volontà di andare oltre i confini geografici e la definizione di donna biologica. Per noi si parla di femminismi al plurale: ci rivolgiamo a tutti coloro che sono oppressi”. Disinfestiamo, germi infettivi… menzione obbligata anche per ‘Non una di meno’ e compagnia, compresi/e gli/le attivisti/e dell’arcipelago lgbtqia ecc… (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer, intersessuali, asessuali, ecc…) : tutti insieme per una Verona pulita, igienicamente sostenibile, libera dai miasmi mefitici del Medioevo. Menzione onorevole stra-meritata.

    . Monica Cirinnà, Livia Turco, Laura Boldrini sui feti di gomma (riproducenti fedelmente un feto a undici settimane) rimasti dopo l’ultima campagna di Notizie ProVita Onlus. La scoperta che dentro il Palazzo della Gran Guardia (che ospitava il Congresso) ci fossero anche esemplari in gomma di un feto di undici settimane, ha scatenato un’indignata apocalisse tra le esponenti politiche ferocemente ostili all’evento di Verona. Laura Boldrini: E’ semplicemente mostruoso fare un’operazione di questo genere. Monica Cirinnà: In un Congresso di oscurantisti esiste anche l’orrore, e un bambolotto a forma di feto dimostra l’orrore che queste persone hanno, loro sì, per la vita. Perfino la rediviva Livia Turco: E’ un gesto inaudito: distrugge un valore fondamentale della Costituzione. E’ un’esaltazione della natura e una mercificazione della persona. Un messaggio che nega i valori fondanti della nostra cultura. La Turco era, come le colleghe citate, sul palco di un convegno promosso tra l’altro da Cgil, Cisl, Uil svoltosi sabato mattina 30 marzo, moderato dalla scatenata attivista svizzera Natascha Lusenti  e propedeutico al ‘corteo transfemminista’ del pomeriggio.  Menzione onorevole anche per loro, per i veri e propri sproloqui proferiti – offensivi di natura, ragione, verità dei fatti - che confermano come avesse ragione Chesterton, prefigurando tempi di follia come i nostri. In cui non resta che testimoniare combattendo.

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