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    MONICA CIRINNA' SU MANIF DEL 30 GENNAIO, PAPA E GALANTINO

    MONICA CIRINNA’ SU MANIF  DEL 30 GENNAIO, PAPA E GALANTINO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 21 gennaio 2016

     

    Nel tardo pomeriggio di giovedì 21 gennaio la senatrice Monica Cirinnà è stata ospite della Stampa estera in via dell’Umiltà per illustrare il ‘suo’ disegno di legge sulle ‘unioni civili’ e l’odierna situazione parlamentare. Molto sicura di sé, ha affermato che “nessuna piazza potrà fermare il treno in corsa”. Ha lodato spontaneamente anche papa Francesco, che ha dato un impulso alla Cei e mons. Galantino, “che merita un plauso e tutto il mio rispetto per le sue posizioni di apertissimo dialogo”.

     

    Fuochi d’artificio nel tardo pomeriggio di giovedì 21 gennaio nella sala-biblioteca della Stampa estera a via dell’Umiltà: per oltre un’ora la senatrice Monica Cirinnà ha illustrato e difeso il ‘suo’ disegno di legge sulle ‘unioni civili’ (leggi: tra persone dello stesso sesso) in discussione al Senato dal 28 gennaio. Diciamo subito che, per la senatrice del pd, quel giorno sarà dedicato all’esame delle pregiudiziali di costituzionalità presentate da varie parti: saranno votate e, se dovessero essere respinte, si passerebbe martedì 2 febbraio all’esame dei tanti emendamenti inoltrati. Potrebbe anche darsi che il voto finale del Senato avvenga, profetizza la Cirinnnà, verso il 4 o 5 febbraio; in ogni caso la romantica senatrice, figlia – come ha detto – di una madre “di sangue blu” -  ritiene che il tutto potrebbe concludersi al Senato per San Valentino. Nel caso probabile in cui ci fossero differenze tra i due rami del Parlamento, dovrebbe ritornare alla Camera ed essere approvato poi definitivamente verso marzo-aprile.

    Monica Cirinnà, che è stata presentata come “pronta a diventare un’icona gay se la legge andasse in porto”, ha insistito molto sulla necessità di non modificare il testo che è già nell’aula del Senato, ‘traslocato’ con procedura di genuina democrazia dalla sede commissionale, dove c’erano “troppi emendamenti” (“Sapete quanto è facile intorbidare le acque nel Parlamento italiano”). Dunque in Aula si dovranno respingere tutti i tentativi intesi a “ridurre diritti e tutele” per gli interessati. Ce lo chiede l’Europa, ha ripetuto più volte la Cirinnà; ce lo chiedono Corti e tribunali, italiani ed europei; ce lo chiede la nostra dignità, ce lo chiede la civiltà, ce lo chiede l’ “Italia più giovane, più libera, più progressista, più colta”. Contro un’Italia “profonda, più provinciale, meno colta, ancora legata a don Camillo e Peppone”. Insomma, per la Cirinnà, essere pro o contro il ‘suo’ disegno di legge è una questione “di età e di cultura”. C’è qualcuno che dubito che il comizio della Cirinnà potesse essere diverso?

    La senatrice, rispondendo a una domanda sull’effetto che le fa “l’incombere del Cupolone”, ha osservato che con il Vaticano “si convive, ma si deve fare in modo che dal Cupolone filtrino raggi di sole”. Spontaneamente, poi, ha parlato di papa Francesco: “Credo che questo Papa abbia dato una grande svolta alla Chiesa, anche in termini di approccio alla vita quotidiana. E’ uscito da quell’immaginario collettivo per cui il Papa era uno sopra tutti… è perfino andato a comprarsi gli occhiali! … e ha dato un’importante scossa alla Cei”. Qui la Cirinnà ha – sempre spontaneamente -lodato il segretario generale mons. Galantino, prendendo atto che “ci sono altri vescovi che la pensano diversamente”: “Galantino merita un plauso e tutto il mio rispetto per le sue posizioni di apertissimo dialogo”.

    E la Manif del 30 gennaio non Le fa paura? “Non credo che nessuna piazza possa fermare la corsa di questo treno”. Peccato, poteva essere la festa di “ogni tipo di famiglia” (secondo l’accezione della ‘nota lobby’) e invece si restringe fino a proporre e difendere un solo modello (en passant quello costituzionale). Del resto il 23 gennaio, una settimana prima, si proverà che c’è anche un’altra Italia, che “si è svegliata” e che scenderà in piazza in 80 città, con presidi vari: qui ha aggiunto la Cirinnà che sarebbe sbagliato fare un confronto numerico tra il 23 e il 30 gennaio. E a noi pare evidente il perché la senatrice parli così, come del resto hanno fatto mercoledì 20 gennaio – sempre alla Stampa estera – diverse associazioni iniziatrici di tale ‘sveglia’.

    La senatrice ha trovato ‘inopportuna’ la pubblicazione delle foto inizialmente di 34 senatori pd contrari all’adozione per l’altro ‘partner’ omosessuale, lista poi ridottasi di qualche unità (“Forse però – ha commentato ridacchiando la Cirinnà – è proprio tale pubblicazione ad aver provocato alcune smentite…”). In ogni caso la pubblicazione può essere preziosa per capire chi voterà contro questo o quell’articolo del disegno di legge. La senatrice più volte ha posto con chiarezza l’accento (vagamente inquisitorio) sulla necessità del voto palese nel maggior numero possibile di casi (“Così si sa il voto dell’uno o dell’altro”), evitando quando possibile il voto a scrutinio segreto (“In cui possono esserci degli agguati”). “La legge, in ogni caso, va portata avanti e approvata, anche nel caso in cui l’adozione non passasse (per noi sarebbe come morire in battaglia)”. Essenziale è che “si faccia almeno un primo passo avanti” in attesa di quelli futuri, per una legge che “equiparerà i diritti delle unioni omosessuali a quelli della famiglia eterosessuale”. Dunque, come evidenzia la Cirinnà, la ‘sua’ legge approverà sostanzialmente il “matrimonio omosessuale”. Si può poi sperare che “i tribunali dei minori concedano, sentenza dopo sentenza, anche l’adozione” laddove richiesta dai ‘partner’ delle coppie omosessuali. Fin qui la Cirinnà. Ora tutto, se possibile, è ancora più chiaro.

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