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    LEGGE OMOFOBIA: SI' FATICATO ALLA CAMERA - ORA AL SENATO

    LEGGE OMOFOBIA: SI’ FATICATO ALLA CAMERA – ORA AL SENATO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 22 settembre 2013

     

    Giovedì sera 19 settembre la Camera dei deputati ha approvato la legge sull’omofobia con 228 sì, 57 no, 108 astenuti. 393 i presenti su 630 (una sessantina i deputati in missione). Il testo passa ora al Senato, nella cui Aula giungerà forse in primavera. Data la composizione politica in parte diversa del Senato, il cammino della legge si prospetta irto di nuove difficoltà.

     

     

    Il testo approvato alla Camera estende al nuovo reato di omofobia o transfobia le aggravanti previste dalla legge Reale/Mancino per chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico oppure istiga a commettere o commette atti di discriminazione oppure commette violenza  per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. La pena prevista è fino a un anno e sei mesi di reclusione per le prime due categorie; per chi istiga a commettere o commette violenza invece è prevista la reclusione da sei mesi a quattro anni. Stessa pena anche per chi partecipa (o dà assistenza) a organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per i motivi citati, cui ora si aggiungono omofobia e transfobia. Il testo della Camera comprende a tale proposito un emendamento (approvato con 256 voti contro 228) che, proposto da Gregorio Gitti di Scelta civica e accettato dal Pd, cerca di salvaguardare la libertà di pensiero in materia di omosessualità e connessi (ad esempio diritto di famiglia): Ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione né istigazione alla discriminazione la libera espressione e manifestazione di convincimenti o opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio e alla violenza; né le condotte conformi al diritto vigente ovvero anche se assunte anche all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei principi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni. La seconda parte dell’emendamento approvato è dir a poco contorta, ma permette ad esempio a chi  insegna in una scuola cattolica di riaffermare che il matrimonio è tra uomo e donna, teso anche  alla procreazione di figli.

    Ancora a tale proposito, il relatore Ivan Scalfarotto (Pd) ha scritto sul suo blog: “Il sub-emendamento Gitti in realtà è molto meno preoccupante di come sia stato descritto. Basta leggerlo. Vi si dice che non costituiscono atti di discriminazione le condotte delle organizzazioni di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto a queste condizioni:

    1. se sono conformi al diritto vigente
    2. se sono assunte all’interno (non all’esterno) dell’organizzazione
    3. se si riferiscono all’attuazione di principi e valori di rilevanza costituzionale

    Tutto questo solo “ai fini della presente legge”. Questo vuol dire che se vi è un’altra norma che stabilisce un divieto di discriminazione (per esempio: norme sul divieto di discriminazione sul lavoro), queste non vengono sanate da questo emendamento. Si tratta solo di una scriminante ai fini della legge penale, non di una scusante di carattere generale”.

    Interessante è notare che lo stesso Scalfarotto, in un’intervista rilasciata a “L’Espresso” del 26 agosto 2013, ha risposto così all’ultima domanda (“Ma questo dibattito non allontana quello sui matrimoni gay o sulle unioni?”): “Io direi che lo precede. Perché sono due cose diverse. E l’una viene logicamente prima dell’altra”. Parole su cui dovrebbero meditare tutti i parlamentari ‘di buona volontà’, anche  quelli che si dicono cattolici e a volte (magari spesso) privilegiano la poltrona.

    Un’annotazione sul voto finale alla Camera: la legge è stata approvata quasi unanimente dal Pd e da una larga maggioranza di Scelta civica, oltre che da singoli di altri gruppi (come il Pdl Galan). Contro si sono espressi Lega Nord, Fratelli d’Italia, il valdostano Marguerettaz, alcuni deputati del Pdl e di Scelta civica. Astenuti il Movimento 5 Stelle, Sinistra ecologia e libertà e singoli di altri gruppi.. Assente dall’Aula la maggioranza dei deputati del Pdl, contraria all’estensione ai reati di omofobia e transfobia delle aggravanti previste dalla legge Reale-Mancino (il che ha provocato anche le dimissioni del correlatore Antonio Leone). Dato che i rapporti di forza all’interno del Senato sono in parte diversi, si può prevedere vita difficile per il testo approvato tra mille contrasti e con grande fatica alla Camera.

     

    Qualche spunto dal dibattito di giovedì 19 settembre

     

    Negli articoli precedenti abbiamo dato largo spazio alle citazioni più significative della discussione in Aula. Cose significative per l’uno o l’altro verso sono state dette anche giovedì 19, prima del voto finale. Ne riproduciamo alcune.

    Maria Cecilia Guerra (viceministro del lavoro e delle politiche sociali): Il Governo ha seguito con molta attenzione sia in Commissione che in Aula la discussione (…). Ha auspicato che assieme a tutti quelli che nelle Commissioni e in Aula hanno lavorato al provvedimento si arrivasse a una valutazione ampiamente condivisa, pur nella consapevolezza che il tema intreccia sensibilità e visioni diverse. Dal momento che questa visione condivisa non è stata ottenuta e nel profondo rispetto dei lavori compiuti da questo Parlamento, il Governo si rimette all’Assemblea su tutti gli emendamenti proposti.

    Renato Brunetta (PdL): I nostri sforzi per raggiungere l’accordo sono stati vanificati dall’atteggiamento più recente del Partito Democratico per arrivare a una legge di bandiera, una legge identitaria, ideologica, diretta non a tutti i cittadini, ma ai propri elettori.

    Roberto Speranza (Pd): Perché facciamo questo provvedimento? Perché ce lo chiede il Parlamento europeo, che su questo evidenzia da tempo un ritardo del nostro Paese, perché in tutte le altre grandi democrazie d’Europa e del mondo esiste questo reato sull’omofobia e perché penso che ci sia una straordinaria necessità, e cioè di far fare un passo avanti, di rispondere ai tanti cittadini e alle tante cittadine del nostro Paese, che, su questo terreno, hanno subito ingiustizie.

    Marco Rondini (Lega Nord): Stiamo concludendo a tappe forzate, sebbene tra mille stop and go, l’esame di un provvedimento inutile e pericoloso. (…) A noi sembra insensato accettare l’idea, presupposto di questo stravagante e pericoloso provvedimento, che uno schiaffone a me o a mia moglie pesi e valga meno di uno rifilato, che ne so, all’onorevole Scalfarotto o a Vladimir Luxuria, o a chi è manifestamente omosessuale.

    Gian Luigi Gigli (Scelta civica): Ho appreso così, oggi dall’onorevole Migliore (Sel) che il consigliere di Bologna che si era espresso sui genitori 1 e genitori 2, era una signora lesbica. Io, francamente, ho attaccato quello che quella signora aveva detto, senza sapere che essa lo fosse. Non vorrei che dopodomani chi come me continuerà a ritenere che parlare di genitore 1 e di genitore 2 sia una cosa assolutamente insulsa, possa essere attaccato per aver nutrito sentimenti omofobi. E’ proprio questa la preoccupazione che nutriamo nei confronti di questo provvedimento.

    Alessandro Pagano (PdL): Se passasse questa legge, passerebbe un assurdo reato di opinione che conferirebbe immediatamente un enorme potere poliziesco di discriminare a discrezione. Al tribunale rivoluzionario della Francia giacobina bastava la delazione anonima di uno solo per poter arrestare il malcapitato di turno, praticamente sempre poi inviandolo alla ghigliottina: non era un abuso, era cosa perfettamente legale. Rispondeva alla logica rivoluzionaria. Il cittadino incarnava la vox populi che poi oracolava secondo la vox Dei e quindi, per definizione, non poteva sbagliare. (…) E oggi chi sono gli agenti della rivoluzione? Ritengo che, essendo questa una legge liberticida, bisogna spiegare bene questo passaggio. L’omofobia che cos’è? Certamente un reato turpissimo. Non abbiamo più bisogno di ripeterlo perché siamo tutti d’accordo. Però da oggi rischia di coincidere solo con il parere di una lobby, sì, di una lobby, la lobby gay. (…) Chi denunzierà sarà l’omosessuale ideologizzato. (…) E qualsiasi sua denuncia basterebbe e avanzerebbe e non avrebbe bisogno di nessun’altra cosa per andare a sentenza e a condanna.

    Paola Binetti (Scelta civica): Conserviamo tutte le perplessità relative all’aggravante, che costituiscono per noi, a tutt’oggi, in questo momento e in questa fase, un elemento di grande perplessità, anche nei confronti del voto finale della legge.

    Francesco Paolo Sisto (PdL): Quando io introduco una norma che è di inciviltà giuridica, ma che si propone di tutelare indiscriminatamente, e quindi in violazione dell’articolo 3 della Costituzione, una categoria rispetto ad un’altra, non è un problema di ideologia, di messaggi, di Paese: è un problema di cittadini, perché noi mettiamo nelle mani di qualsiasi pubblico ministero, anche il migliore del mondo (…) e della polizia giudiziaria la procedibilità d’ufficio di una serie di condotte che nella normalità e per tutte le altre categorie non sono perseguibili.

    Eugenia Roccella (PdL): Vorrei dire al collega del Movimento 5 Stelle, che ha detto parole così liquidatorie nei confronti di Ostellino (NdR: l’editorialista ha  scritto sul ‘Corriere della Sera’ che la nuova legge era inutile e pericolosa), che il disprezzo degli intellettuali in Italia ha una storia precisa e risale al fascismo.

    Filippo Busin (Lega Nord): Abbiamo esempi di omosessuali ai vertici delle istituzioni e delle grandi aziende, abbiamo esempi di omosessuali che hanno avuto un percorso assolutamente lineare, nel loro sviluppo personale, all’interno della società. Siamo persuasi del fatto che questo è un provvedimento che surrettiziamente vuole introdurre il matrimonio gay, l’adozione gay e che quindi parte da presupposti falsi dal punto di vista ideologico, che noi contestiamo.

    Andrea Romano (Scelta civica): Intorno al tema della lotta all’omofobia, abbiamo sentito in questi giorni, anche fuori da questo Parlamento, di propaganda di lobby gay, di cavalli di troia subdoli e pericolosi per lo stravolgimento dell’ordine naturale delle cose, della concessione del diritto di fare propaganda a stili di vita omosessuali. Non si tratta di niente di tutto questo: (…) la legge soprattutto – voglio sottolineare – avvicina il nostro Paese all’Europa anche nel campo dei diritti civili, perché l’europeizzazione dell’Italia – e lasciatelo dire a un membro di Scelta Civica – non si fa solo mettendo a posto i conti dello Stato o risanando la finanza pubblica, ma anche avvicinando il nostro sistema di diritti agli standard ormai in uso in gran parte d’Europa sul tema dei diritti civili.

    Rudi Franco Marguerettaz (autonomo valdostano): Che bisogno c’è di differenziare, di fare una legge ad hoc per l’omofobia? (…) E’ presto detto: perché le altre categorie, i barboni, le prostitute e i ragazzi down, per citarne alcune, contrariamente agli omosessuali difficilmente riusciranno ad abbandonare chi la propria panchina, chi il proprio viale di periferia, chi l’istituto che lo sostiene, per scalare invece il mondo della cultura, della politica, dell’economia e della finanza. Non è vero, come diceva credo l’onorevole Farina (Sel), che da oggi non ci saranno più figli di un Dio minore. Forse non lo saranno più gli omosessuali, ma lo rimarranno tutti quegli altri, prima fra tutti proprio quella famiglia, quella riconosciuta dalla Costituzione che, da sempre, da troppo tempo, attende invano politiche adeguate.

    Alessandro Zan (Sel): Una legge da sola non basta a combattere un fenomeno, soprattutto una legge che non è perfetta, dopo quello che è stato approvato qui. Ma intanto crea degli strumenti nuovi per intervenire. Una legge crea una diversa percezione del problema, crea una diversa cultura, aiuta a definire e a circoscrivere un perimetro oltre il quale non è consentito andare. Ci deve essere un limite. 

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