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    TRATTA: MALE SOTTOVALUTATO - DIPLOMAZIA PONTIFICIA AL GIULIO CESARE

    TRATTA: MALE SOTTOVALUTATO – DIPLOMAZIA PONTIFICIA AL GIULIO CESARE – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 21 marzo 2024

     

    Testimonianze tanto crude quanto vere durante il Convegno sulle nuove schiavitù - in questo caso la tratta - promosso giovedì 14 marzo 2024 all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. Concluso dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, l’incontro è stato animato da vari operatori in trincea nel contrasto del fenomeno criminale. Il 7 marzo 2024 al liceo Giulio Cesare di Roma prolusione di mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso la FAO

    Dall’Est europeo (Romania in prima fila). O dall’Africa (Nigeria in particolare). Allettate da promesse di un lavoro degno, di guadagno, ingannate da finti principi azzurri. Poi magari, tredicenni si ritrovano costrette a prostituirsi, sono rinchiuse in uno scantinato, picchiate e torturate se si rifiutano di vendere il proprio corpo; quindicenni brutalizzate se incinte e, dopo aver dovuto perdere il figlio, messe sulla strada…

    E i ‘clienti’? Racconta don Aldo Buonaiuto (uno dei nomi più noti della Comunità papa Giovanni XXIII, fondatore e direttore del quotidiano digitale InTerris , attivo con le sue unità di strada nel cercare di liberare le nuove schiave) che trent’anni fa i ‘clienti’, vedendo un prete scendere da una macchina se la svignavano in fretta un po’ vergognosi senza dare nell’occhio; oggi si è invece confrontati con bande di ragazzi che decidono di concludere la serata di bevute e spinelli andando a schernire le prostitute… e si divertono e ridono mentre le bersagliano di bottiglie vuote.

    La criminalità è potente. Altrimenti come ci si spiegherebbe (ha fatto notare il parroco e missionario don Benedetto Labate) che – nonostante i progressi della tecnologia e controlli spesso occhiuti per il cittadino medio– le ragazze costrette a prostituirsi riescano da invisibili a oltrepassare le frontiere nazionali per approdare in altri Paesi europei?

    Tre flash crudamente illuminanti a sintetizzare i contenuti di un Convegno su “una piaga sociale, una forma moderna di schiavitù che viola la dignità della persona e i suoi diritti” come si scrive nel messaggio papale a firma del cardinale Parolin inviato agli organizzatori. In questa forma moderna di schiavitù si ritrovano anche l’accattonaggio coatto (di cui poco si parla), il traffico di organi, il reclutamento di minori per il fiorente turismo sessuale (e anche di ciò si parla poco).

    E’ stato un Convegno duro da seguire, un’occasione di riflessione profonda anche per i molti diplomatici presenti quello promosso giovedì 14 marzo 2024 a Palazzo Borromeo, all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede e dedicato alla tratta come nuova schiavitù. Moderato da Davide Dionisi (inviato speciale del Governo italiano per la libertà religiosa, vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/1182-davide-dionisi-su-liberta-religiosa-diritti-umani-tesi-di-laurea-con-p-s.html ), dopo l’indirizzo di saluto dell’ambasciatore Francesco Di Nitto è stato animato da un pluralismo di voci che hanno riferito di una realtà oggettivamente sconvolgente ma spesso sottovalutata (durante i lavori è stata evocata pure quella mentalità ancora assai diffusa per cui è meglio che un marito frequenti le prostitute piuttosto che avere un’amante).

    Tra i relatori il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha concluso il Convegno, riandando alla sua esperienza personale in materia di tratta di esseri umani, “una delle cose più abiette che possano esserci”; già si era reso consapevole della gravità del problema da vicepresidente vicario del Parlamento europeo (2014-2017, sarà poi presidente dal 2017 al 2019), ascoltando alcune donne vittime del turpe traffico. Del resto non bisogna dimenticare che “i trafficanti di esseri umani sono gli stessi che trafficano in armi e in droga”. Per Tajani “dietro ognuna di queste vittime c'è una storia, spesso drammatica. Ma noi non possiamo accettare che il dramma di queste donne sia aggravato dalla perfidia e dalla speculazione da parte degli europei, che dovrebbero invece aiutarle". E’ assodato che "queste donne finiscono sulle strade. (…) Ma prima ancora le devono convincere a prostituirsi a suon di botte (…). E i loro clienti non hanno la minima pietà per queste persone. Ci sono i loro sfruttatori che guadagnano sulla mercificazione del corpo, ma ci sono anche i loro clienti che se ne fregano. Se non ci fosse qualche prete e qualche persona di buona volontà, forse queste ragazze sarebbero destinate a rimanere per anni sulla strada". Il ministro ha invocato per contrastare efficacemente il fenomeno anche l’applicazione del principio di sussidiarietà: dove – ha detto – lo Stato non può arrivare, subentri la società civile. La Chiesa con tanti sacerdoti lo fa, così come associazioni di volontari. Tajani ha anche ribadito la sua emozione per aver contribuito a restituire a una madre nigeriana (accolta dalla Comunità papa Giovanni XXIII) la figlia lasciata in Africa (vedi in questo stesso sìto l’intervista già citata a Davide Dionisi).

    ALCUNI ALTRI SPUNTI DAL CONVEGNO SULLA TRATTA

    Nell’intervento introduttivo il moderatore Davide Dionisi (che il Convegno ha voluto fortemente) ha evidenziato che “il traffico di esseri umani è la forma più diffusa di schiavitù del ventunesimo secolo”. Sarebbe un errore considerare la tratta “un retaggio delle imprese coloniali del passato”. E’ invece una nuova forma di criminalità che va contrastata con il massimo vigore, “potenziando i sistemi giuridici”. Una lotta difficile condotta con indagini complesse, poiché la rete criminale è ben organizzata e sa corrompere.

    L’aramaico Talitha kum significa: “Fanciulla, alzati” e rimanda a Gesù che ridà vita alla figlia di Giairo (cfr. Vangelo di Marco, 5, 21-43). Talitha kum è anche il nome della rete anti-tratta della Vita consacrata, fondata ufficialmente nel 2009 presso l’Unione Internazionale Superiore Generali. Oggi  - articolata in seimila congregazioni - è coordinata da suor Abby Avelino che nel suo intervento ha rilevato la difficoltà accresciuta dell’operare contro il fenomeno, assistendo le vittime e accompagnandole nel loro percorso di rinascita. Tante sono le guerre, tante le crisi di ogni genere: “Il 2023 è stato tra gli anni più difficili”. Arduo per molti usufruire dei canali legali di migrazione: de facto nelle tante zone di conflitto la popolazione è costretta a rivolgersi ai trafficanti. Nel contempo cresce la precarietà nel mondo del lavoro; e “le persone sradicate sono la merce ideale per esservi inserite”.

    Abbiamo conosciuto Nadia Cersosimo come direttrice del carcere di massima sicurezza di Paliano (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/792-in-carcere-con-don-dario-vigano-paliano-ha-fior-del-verde.html ). Oggi è dirigente presso il Garante per i diritti dei detenuti. Nel suo ardente intervento a braccio ha insistito sulla necessità di intervenire incisivamente su “un fenomeno in crescita numerica e in evoluzione per quanto riguarda le modalità di azione”. La prostituzione (sei prostitute su dieci sono bambine o poco più) è un mercato che rende moltissimo, gli introiti “spaventano”: secondo il Ministero dell’Interno la tratta costituisce la terza fonte di reddito per le organizzazioni criminali dopo il traffico di armi e quello di droga. Occorre limitare i benefici carcerari a chi è condannato per un reato del genere e occorre d’altra parte intervenire contrastando mentalità diffuse che portano a sottovalutare ciò che accade in quest’ambito. Non ci si può più voltare dall’altra parte, fingendo di non sapere! Dal testo scritto di Nadia Cersosimo, ricco di cifre, abbiamo poi appreso che, secondo un rapporto di agenzie ONU, tra il 2016 e il 2021 il totale di persone in stato di schiavitù (qui sono comprese le vittime della tratta, con la prostituzione coatta riguardante 6,3 milioni di persone) è passato da 40,3 a 49,6 milioni.

    Appassionato l’intervento da Como della canossiana madre Marilena Pagiato, incentrato dapprima sulla rivisitazione della vita travagliata di santa Giuseppina Bakhita, venduta più volte al mercato degli schiavi, torturata in decine di occasioni ( i dettagli accennati dalla relatrice sono stati da brividi), con la salvezza trovata a Venezia, dove nel 1893 in nome della legge fu dichiarata libera. Suor Bakhita fece lì l’esperienza della fede, “fu donna del perdono”. Oggi si tratta di confrontarsi dal punto di vista formativo con alcune nuove schiavitù, legate a inedite realtà in famiglia, a condotte devianti tra i minori come bullismo e cyberbullismo, all’inadeguatezza di tanti adulti a prendersi cura delle domande degli adolescenti e allo sfruttamento delle donne che giungono dall’estero.

    Della propria esperienza come animatore di un’unità di strada ha parlato con cuore don Benedetto Labate, missionario del Preziosissimo Sangue e parroco a Roma (zona Tuscolano) della chiesa del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo. Sette anni di Bari (dove ha incontrato la Comunità papa Giovanni XXIII) e quattro di Roma gli hanno permesso di fare esperienze umane molto toccanti con le prostitute di strada: “Vado vestito da prete, con un crocifisso in mostra; tante volte le donne hanno rinunciato a un ‘cliente’ per pregare con noi”. Un problema emerge paradossalmente: ci sono difficoltà a trovare istituti che ospitino chi vuole uscire dalla tratta. Il fatto è che “nel 99% dei casi la prostituzione è forzata”… “ma in tanti istituti religiosi o dello Stato non c’è posto!”.

    Due filmati impressionanti nella loro crudezza hanno introdotto l’intervento di don Aldo Buonaiuto: “Siamo presenti in 60 Paesi nel mondo – sia nei luoghi di partenza che di transito e di arrivo della tratta” e ci battiamo – come diceva don Oreste Benzi – per “la liberazione di tante donne costrette a prostituirsi”. Non portiamo tè caldo e preservativi, ma vogliamo liberarle dalla schiavitù. Don Benzi andava con le sue corone del Rosario fosforescenti… “tutte le volevano” e così la Chiesa-ospedale di papa Francesco era scesa in campo già anni prima, cercando di ridare dignità e gioia di vivere a chi era stata tolta (anche se le ferite non si rimarginano completamente).

    Se l’obiettivo del Convegno era di accendere i riflettori su un dramma in genere sottovalutato allargando la consapevolezza della gravità del fenomeno, l’obiettivo ci pare sia stato centrato.

     

    AL LICEO GIULIO CESARE LA NATURA DELLA DIPLOMAZIA PONTIFICIA CON MONS. FERNANDO CHICA ARELLANO

    Giovedì 7 marzo l’aula Magna del liceo Giulio Cesare di Roma ha ospitato un incontro inconsueto, incentrato su “La presenza e il contributo della Santa Sede nel contesto della diplomazia bilaterale”. L’ incontro ha concluso il ‘Laboratorio di Dottrina Sociale” promosso al Giulio Cesare (classico) in due classi terze, A e B, dal professor Rocco Salemme e contemporaneamente al liceo scientifico Avogadro in due quinte, B e D dal professor Andrea Avellino.

    Oratore d’eccezione mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso il Polo romano dell’ONU, che comprende – a partire dalla FAO – le organizzazioni internazionali che si occupano di alimentazione e di agricoltura. Per il diplomatico spagnolo, a Roma da oltre vent’anni, è stato il primo invito a parlare sia in città che in un liceo (fin qui solo in università iberiche e dell’Italia settentrionale).

    Ai saluti della preside del Giulio Cesare Paola Senesi (che – citando papa Francesco e il cardinale Parolin - ha accennato alla diplomazia pontificia della pace, fondata sul multilateralismo) e della collega dell’Avogadro Katia Tedeschi, è seguita la prolusione di Fernando Chica Arellano, di cui a seguire proponiamo alcuni passi della prima parte e della conclusione.

    . So che tra voi vi sono persone interessate alla carriera diplomatica: un percorso molto arduo, ma estremamente affascinante e prestigioso che ha il compito di tessere sempre relazioni amichevoli e di incoraggiare la cooperazione tanto tra gli Stati, quanto con i numerosi attori che agiscono oggi sulla scena internazionale.(…) Essendo io Osservatore permanente della Santa Sede presso il Polo romano delle Nazioni Unite, in concreto il mio ruolo è quello di farmi da portavoce della visione della Santa Sede su tematiche (…) come porre fine alla fame nel mondo e promuovere una sicurezza alimentare e nutrizionalmente adeguata per tutti.

    . Per trattare l’argomento della presenza e del contributo della Santa Sede nelle istituzioni internazionali occorre fin da subito precisare che il miglior modo per comprendere il suo apporto nel contesto internazionale è quello di considerare il concetto di ‘diplomazia dei valori’, dal momento che il proprium dell’azione della Santa Sede nella comunità internazionale è quello di indirizzare a ciò che è etico.

    . La Santa Sede partecipa a pieno titolo alle riunioni delle Organizzazioni internazionali intergovernative perché è un soggetto di diritto internazionale e dispone di un proprio ordinamento giuridico, che le consente di emanare leggi e norme giuridiche applicabili alla popolazione non solo stanziata sul suo territorio, ma anche legata ad essa dal vincolo della fede cattolica. (… ) Per il diritto internazionale la soggettività di diritto internazionale non è data dai tre noti elementi utilizzato dal diritto costituzionale per identificare uno Stato(popolo, territorio e autorità di governo), ma dalla presenza di una sovranità effettiva e dall’indipendenza in grado di salvaguardarne il titolo di legittimazione.

    . Si può concludere che la Santa Sede è non solo al pari degli altri Stati un soggetto di diritto internazionale e ha, pertanto, una capacità generale in tutti i campi del vivere sociale; ma, in più, il fattore religioso-spirituale ne sostiene una capacità costante che va oltre il possesso territoriale.

    . La vera diplomazia non mira a proferire parole vuote e a rivolgere promesse vane, ma si pone l’arduo compito di creare ponti, di tessere relazioni per incoraggiare la concordia tra le Nazioni, l’armonia sociale e la fratellanza universale. La santa sede, poi, agisce sempre a sostegno del fine disinteressato della salvaguardia della persona umana, della difesa della sua dignità e della promozione del bene comune. Questi sono i valori alla base del suo operato e nel Polo romano delle Nazioni Unite il suo contributo è ritenuto importante proprio per la stretta connessione tra il valore del cibo e l’essenzialità della vita umana. Questo fa sì che i mandati delle Agenzie del Polo romano delle Nazioni Unite siano sicuramente allineati con la fede cristiane e, pertanto, con le priorità della Santa Sede: dare da mangiare agli affamati è, infatti, un’importante opera di misericordia corporale e quanto ci chiede Gesù stesso nel Vangelo.

    Sono seguite alcune domande degli studenti, che hanno poi presentato quanto elaborato durante il Laboratorio di Dottrina sociale. Lavori indubbiamente assai sostanziosi (e anche creativi, come il telegiornale - TeleGiulio - della III A su Chiesa e sfruttamento del suolo in America latina). Premio finale per l’elaborato della III B, caratterizzato da un video ricco di immagini significative commentato da una voce in sottofondo.

    L’invito a mons. Arellano si inserisce nel florilegio di iniziative promosse dal liceo Giulio Cesare in quest’anno del Novantesimo (vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/1161-il-liceo-giulio-cesare-di-roma-ha-90-anni-i-ricordi-di-carlo-trezzini.html ). In questo mese di marzo ad esempio è stata organizzata la prima edizione del Certamen Caesarianum Urbis, ideato per promuovere lingua e letteratura latina e per valorizzare a livello nazionale le competenze dei giovani in tale disciplina. E’ stata poi inaugurata (sarà aperta fino al 15 giugno 2024) presso il Museo diffuso interattivo una mostra – “Suoni e segni di Vaia”, allestita dal Museo etnografico trentino san Michele e accompagnata da una serie di incontri - relativa agli effetti della tempesta che nell’autunno del 2018 fece strage di alberi nell’Italia settentrionale.  

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