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    GMG 2023/SANT'IPPOLITO ROMA E NON SOLO: LA SPERANZA E' GIOVANE

    GMG 2023/SANT’IPPOLITO ROMA E NON SOLO: LA SPERANZA E’ GIOVANE – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 12 settembre 2023

     

    Che cosa è restato a poco più di un mese dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona? Le riflessioni di don Davide Tisato, Micol Fontana, Leonardo Coroneo e Elena Lancellotti della parrocchia romana di Sant’Ippolito martire, oltre che di Ludovica Blotti, volontaria nella capitale portoghese per l’Ordine di Malta. Alla fine delle interviste una breve galleria fotografica.

     

    ALCUNE RIFLESSIONI DI DON DAVIDE TISATO (classe 1984, vicario parrocchiale di Sant’Ippolito martire a Roma, organizzatore del pellegrinaggio alla Gmg di Lisbona)

     

    Don Davide, il 23 marzo del 1986, durante l’omelia della messa per la prima, istituzionale Giornata mondiale della Gioventù, disse tra l’altro papa Wojtyla: “La Giornata della Gioventù significa proprio questo: andare incontro a Dio, che è entrato nella storia dell’uomo mediante il Mistero pasquale di Gesù Cristo. Vi è entrato in modo irreversibile. Vuole incontrare prima voi giovani. E a ciascuno vuole dire: ‘Seguimi. Seguimi. Io sono la Via, la Verità, la Vita’.” Ecco, don Davide, quelle parole di Giovanni Paolo II sono state al centro anche della GMG di Lisbona, cui ha partecipato pure un gruppo di Sant’Ippolito martire? O è cambiato qualcosa?

    Credo che lo spirito sia sempre lo stesso. Anche l’intenzione è rimasta quella originale, quella genuina. Non a caso, a distanza di quasi quarant’anni, il verbo ‘Seguimi’ è tornato nel corso dell’incontro con il Papa durante la Veglia. Sono cambiate le modalità, perché questa volta ‘Seguimi’ l’abbiamo visto scritto con i droni che volavano dietro il palco del Santo Padre. Si è modificata la forma, anche perché è mutato lo stile di vita dei giovani, immersi nel mondo dei social. Ma la sostanza è sempre la stessa: poter incontrare Cristo e poterlo seguire. Poter vivere insomma una svolta nella propria vita.

    Presumo non fosse la tua prima GMG…

    No, non era la mia prima GMG. Per me il battesimo fu quando, sedicenne, vissi qui a Roma, nell’anno del Grande Giubileo del 2000, l’esperienza di Tor Vergata. Poi di GMG non ne ho più persa una. Nel 2002, insieme con i gruppi neocatecumenali della mia città, Verona, siamo andati a Toronto… un pellegrinaggio anch’esso molto bello e intenso. Poi a ogni GMG ho legato qualcosa di particolare. Nel 2000 la scoperta di una Chiesa grande, universale. Mi aveva impressionato la distesa di giovani convenuti nel grande spazio romano. Nel 2002 è stato più qualcosa di personale: il Signore ha permesso che varcassi l’Oceano per potermi riconciliare con mia sorella più piccola di me. Siamo sei figli, io sono il quarto e con la quinta erano nate un po’ di frizioni… Nel 2005 a Colonia ho sentito la vocazione e ho seguito il Signore sulla strada del sacerdozio, che all’inizio non pensavo di intraprendere: la GMG mi ha dato la possibilità di riflettere su quello che mi stava chiedendo il Signore, non solo su quello che volevo io nella mia vita.

    Il motto di quest’anno era tratto dal Vangelo di Luca, dopo l’Annunciazione, quando l’Angelo aveva comunicato a Maria che sua cugina Elisabetta, “che tutti dicevano sterile”, aveva concepito un figlio. Allora “Maria si alzò e andò in fretta”. Il gruppo di Sant’Ippolito martire (insieme con quello della parrocchia della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo di via Gallia) si è messo in marcia il 31 luglio per tornare il 10 agosto: nella realtà è stato anche un vero e proprio pellegrinaggio mariano, prima e dopo i giorni di Lisbona… Come mai è sorta l’idea di inserire la partecipazione alla GMG in tale contesto?

    Per due motivi. Il primo pratico: abbiamo scelto il viaggio in pullman per dare a tutti la possibilità di iscriversi anche all’ultimo momento, ciò che per quanto riguarda l’aereo non sarebbe stato possibile. Eravamo in oltre sessanta, insieme con il gruppo dell’altra parrocchia: noi contavamo su 25 ragazzi e tre accompagnatori. Il secondo motivo è di sostanza: il fatto di fare un cammino a tappe ci ha riportato nella dimensione del pellegrinaggio, avvicinandoci gradualmente alla meta… un procedere cui forse non siamo più così abituati, nell’epoca del mordi e fuggi. Tale modalità ci ha consentito di vivere la fatica del passare tante ore in pullman, di cambiare ogni giorno il pernottamento e nel contempo ci ha permesso di prepararci con calma all’incontro di Lisbona. Scoprendo così Maria a Lourdes e attraverso le altre tappe in Spagna, prima di arrivare all’accoglienza in Portogallo, a Ramalhal, a 60 chilometri da Lisbona. Lì è parroco un sacerdote italiano neocatecumentale, don Paolo Ciampoli: grazie alla sua grande disponibilità abbiamo così avuto la possibilità di essere accolti a Ramalhal e in due paesi vicini, che sono parte della sua parrocchia.  

    Essendo notoriamente la grande cordialità un tratto caratteristico del popolo portoghese, posso immaginare che siate stati accolti alla grande…

    L’accoglienza è stata commovente: il sindaco, un vero e proprio comitato ad hoc che ha organizzato anche balli popolari, invitando pure una cantante di fado.  Ci hanno fatto sentire ospiti importanti! Volevo poi sottolineare che non ci hanno ospitato solo famiglia abbienti, ma anche di reddito modesto, tanto è vero che per alcune notti in qualche famiglia si è ceduto il letto ai nostri ragazzi, dormendo così per terra. Non è facile per una famiglia povera aprire le porte di casa, poiché chi entra constata subito le ristrettezze economiche con cui è confrontata. Ci hanno dunque regalato non solo qualcosa di materiale, ma loro stessi: accogliendo i ragazzi queste famiglie sapevano di accogliere Cristo, perché – non dimentichiamolo – l’accoglienza dei pellegrini fa parte delle opere di misericordia. I nostri hanno capito e apprezzato.

    IL pellegrinaggio è proseguito anche al ritorno da Lisbona…

    Abbiamo viaggiato di notte e siamo arrivati a Saragozza, con la visita alla Virgen del Pilar, tappa molto interessante perché lì la Vergine è apparsa a un San Giacomo che in quel momento era scoraggiato e stava tornando a casa un po’ mestamente, per non aver trovato un grande ascolto. Ci siamo fermati poi a Montpellier, dove abbiamo fatto anche un bagno al mare (se lo meritavano un pomeriggio di distensione i nostri giovani!) e infine abbiamo raggiunto Sassello, meta scelta anche perché la beata Chiara Luce Badano, morta di tumore poco meno che diciannovenne e lì sepolta, è una delle compatrone della GMG… figura luminosa del nostro tempo quant’altre mai!

    Che cosa ti senti di dire dei giovani che hai accompagnato in questo pellegrinaggio?

    Sono stato più che soddisfatto, meravigliato nel vedere come Dio abbia provveduto a tutto. La cosa più bella è stata la comunione tra di noi. Mi sono sentito privilegiato come sacerdote e guida a accompagnare questi ragazzi… penso che siano dei ragazzi d’oro… oggi non ce ne sono tanti così! Anche loro si sentono un po’ delle mosche bianche. Mi ha colpito molto che nel viaggio di ritorno, quando abbiamo chiesto di fare un bilancio, molti abbiano detto di essere stati colpiti dal fatto che a Lisbona c’era una moltitudine di persone come loro, convenute per lo stesso motivo. “Ma qui a Roma sono l’unico che frequenta la chiesa nella mia classe di liceo… all’università siamo in  due o tre che andiamo a messa la domenica… ci sentiamo un po’ emarginati!” . Se tale impressione l’hanno avuta giovani che vivono a Roma dove c’è il Papa, pensiamo a come si siano sentiti altri, provenienti da Paesi quasi del tutto scristianizzati, vedendo l’immensa massa di pellegrini di Lisbona… Il sentirsi parte di un popolo più grande: ecco uno dei veri valori aggiunti di una GMG!

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    LA PAROLA A MICOL FONTANA (classe 2001, maturità al Liceo Giulio Cesare di Roma, studi universitari in Medicina, catechista, animatrice dei cori di Sant’Ippolito martire)

    Micol, eccoci qui, Racconta…

    Per me è stata la prima volta. Sono stata spinta a partecipare dal fatto che avrei già voluto essere presente alla GMG di Cracovia nel 2016… avrei voluto tanto farlo, ma allora ero troppo piccola. In effetti quella volta c’ero rimasta un po’ male. Ho però continuato a coltivare il sogno… da allora ho sempre covato il desiderio di partecipare a una GMG… Poi, secondo motivo: vedendo foto, leggendo articoli, sentendo racconti di amici più grandi presenti alla GMG a Cracovia, tutto ciò aveva rafforzato la mia speranza di andare a Lisbona per vivere una prevedibile e bellissima esperienza. Con ragazzi di tutto il mondo, soprattutto cristiani… partecipare all’incontro con il Papa e in particolare con tanti altri ragazzi di cui condividiamo la fede in Dio.

    Quali erano le tue aspettative?

    Come detto, incontrare tanti altri ragazzi cristiani… e poter fare esperienza di  un incontro vivo e vero con il Signore. Bisogna a volte muoversi dai propri luoghi di comfort per poterlo incontrare. Molti dei nostri interlocutori erano un po’ stupiti: “Ma come, voi venite da Roma per vedere il Papa, quando ce l’avete in casa?” Però penso (e ne ho fatto buona esperienza) che anche il mettersi in viaggio può essere un momento di scoperta.

    Il motto era “Maria si alzò e andò in fretta”… ma non siete andati tanto in fretta…

    No, eravamo un gruppo molto numeroso, noi e i ragazzi della Natività e abbiamo fatto un lungo pellegrinaggio in pullman, passando per la Francia e la Spagna fino a arrivare in Portogallo; al ritorno ancora Spagna e Francia, prima di rientrare in Italia. Quindi abbiamo sostato dapprima a Lourdes. In Spagna a San Sebastian e Valladolid, In Portogallo a Coimbra.  Siamo stati ospitati a Ramalhal, poco distante da Lisbona. Tornando siamo passati per Saragozza e Montpellier; infine, prima di raggiungere Roma, ci siamo fermati a Sassello, dove si trova la tomba di Chiara Luce Badano.  

    Restiamo in Portogallo: siete stati accolti in famiglie…

    Sì, l’accoglienza a Ramalhal è stata strepitosa. Siamo arrivati lì che era quasi sera, scortati da un’auto della polizia locale dopo l’autostrada. Per loro eravamo importanti, noi pellegrini che venivamo da Roma!  Una festa bellissima, grande allegria, bandiere e stendardi esposti, musica a volontà. Abbiamo suonato anche noi

    eravate provvisti di chitarra, Micol compresa

    Ovviamente… e poi ci hanno offerto una cena molto abbondante con piatti tipici, un fisarmonicista ci ha fatto ballare, un gruppo di ballerini ci ha insegnato danze locali… insomma una festa che è durata fino a notte. Ci hanno perfino fatto trovare una grande torta con stampata la nostra foto di gruppo scattata a  San Giovanni in Laterano: un gesto di attenzione che ci ha subito colmato il cuore di gioia!

    Veniamo ai giorni di Lisbona…

    Il momento della GMG (una giornata intera, notte compresa) è stato molto toccante. Siamo giunti lì che era l’ora di pranzo… già c’erano tante persone, poi ne sono arrivate molte di più. Ci siamo accampati sul grande prato, con gli stuoini e i sacchi a pelo per la notte. Avevamo con noi uno striscione tipicamente romano (NdR: vedi anche la foto in galleria)… Abbiamo passato il pomeriggio insieme e incominciando a parlare con i gruppi vicini. E’ stato bello incontrarsi, conoscersi, sapendo di condividere tutti la stessa fede e di essere lì per lo stesso motivo. Indimenticabile il momento del tramonto, alle foci del Tago, vicini al mare; e indimenticabile quello dell’alba, dalla parte opposta la mattina dopo. Poco dopo il tramonto è arrivato il Papa, che ha detto parole molto belle e, inizialmente, ha chiesto a tutti di mettere una mano sulla spalla del vicino.  Molto commovente e impressionante il momento in cui è entrato il Santissimo per l’adorazione, quando si sono visti tutti i ragazzi   -fino a pochi istanti prima in festa… ridevamo, ballavamo, scherzavamo… - immergersi in un clima di grande raccoglimento. Fin dove giungeva lo sguardo, erano tutti inginocchiati e pregavano: un segno di grande unità spirituale, una grande preghiera intensa e condivisa.  

    Il vostro, come già ricordato, è stato anche un pellegrinaggio mariano. C’è qualche tappa che ti è restata particolarmente impressa?

    Sicuramente Lourdes, dove non ero mai stata… avevo ascoltato solo qualche racconto da parte dei miei nonni. Abbiamo concretizzato tutti e tre i segni tipici di Lourdes. Il primo, il segno dell’acqua, con il lavaggio del viso. Il secondo, il segno della Grotta, facendo tutto il percorso. Anche in questo caso è stato emozionante constatare il grande silenzio di pellegrini fino a qualche attimo prima molto ciarlieri. Il terzo, il segno del fuoco, con la fiaccolata e con la recita del Rosario in tante lingue.

    Mi dicevi prima di Saragozza…

    Anche quella è stata una tappa emozionante e gratificante, in pellegrinaggio dalla Virgen del Pilar. Abbiamo avuto la fortuna di partecipare alla messa in una cappellina della Basilica, preceduta da un momento di preghiera personale davanti al Santissimo e al Pilar.

    Sono sicuro che avresti tanto altro da raccontare. Dobbiamo però concludere con una domanda canonica in questi casi: secondo te è valsa la pena di aver partecipato alla GMG di Lisbona, con i pellegrinaggi connessi?

    Assolutamente sì! Penso che mi porterò dentro per tutta la vita un’esperienza così ricca, così preziosa, vissuta davvero e fino in fondo in tutte le sue manifestazioni, anche quelle apparentemente banali.

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    LE VOCI DI LEONARDO CORONEO  (classe 2002, maturità Liceo Righi di Roma, studi universitari in matematica) E ELENA LANCELLOTTI (classe 2002, maturità Liceo Giulio Cesare di Roma, studi universitari in medicina), ambedue molto attivi presso la parrocchia di Sant’Ippolito martire.

    Anche per voi è stata una prima volta… quali motivi hanno pesato nella vostra scelta?

    Leonardo: Innanzitutto il viaggio era ricco di appuntamenti ed è stato organizzato in maniera molto dettagliata, tale da suscitare curiosità e interesse. Siamo andati in pullman e abbiamo visitato molte città durante il nostro pellegrinaggio. Poi si deve anche dire che un’occasione del genere non è detto si sarebbe ripetuta: andava assolutamente colta!

    Elena: Un grande sprone è stato il fatto di fare un’immersione comunitaria, con gli amici, di carattere spirituale… un grande e prolungato momento di fede!  

    Che cosa speravate di vivere partecipando alla GMG? E che cosa è avvenuto?

    Leonardo: Mi aspettavo di rinascere almeno un po’, perché l’anno è stato assai pesante per me… avevo accumulato tanta negatività e quindi mi aspettavo che questo pellegrinaggio facesse un po’ da molla per rimettermi in gioco… facilitasse una mia presa totale di coscienza per rigenerarmi. Così è stato.

    Elena: La GMG è stata la prima possibilità di pausa lunga, di rilassarsi dopo un anno universitario di esami: andando in luoghi santi come Lourdes, immergendosi nella GMG di Lisbona, nella Veglia con il Papa… il tutto ha dato l’occasione di riguardare quanto avevamo fatto durante l’anno e da lì riprendere lo slancio per il futuro.  

    Restiamo al pellegrinaggio. Qualche tappa vi ha colpito particolarmente?

    Leonardo: dal punto di vista della bellezza turistica certo San Sebastian è la tappa che più mi ha colpito,,, non la scorderò. Una città  che attrae con le sue vie e case profumate di storia… vi abbiamo incontrato altri giovani che stavano andando anche loro alla GMG. Si deve dire che non ci siamo mai sentiti soli durante questo pellegrinaggio, come se fosse qualcosa di esclusivo per noi. E’ stato molto gratificante camminare insieme con altri.

    Elena: Lourdes, perché ne avevo sentito parlare spesso, ma l’avevo sempre percepita come una meta abbastanza lontana, riservata solo a persone che hanno veramente bisogno. Sotto l’aspetto della fede è stato un momento molto intenso stare lì, passare nella grotta, in silenzio, affidando le nostre intenzioni a Maria...

    Anche per voi una domanda sull’accoglienza nelle famiglie a Ramalhal…

    Leonardo: Io non ho saputo subito chi mi avrebbe accolto. Alla fine della grande festa di benvenuto, quattro volontari portoghesi hanno accompagnato col pullmino me e altri tre ragazzi in un paesino chiamato Maxial. I volontari parlavano in inglese e dunque abbiamo potuto scambiare qualche parola con loro. La nostra destinazione era una casetta con un grande giardino e un orto: al primo piano, cui si accede da una scaletta esterna, viveva una signora con marito e sorella. A noi avevano riservato il pianterreno, dove normalmente vivevano la figlia e il marito. Ci hanno trattato con grande premura, come signori e questo ci ha riempito il cuore di stupore e riconoscenza.

    Elena: Con la mia amica Michela sono stata accolta a Ramalhal da una famiglia di tre persone: per farci posto la figlia si è spostata in una cameretta. Già questo è stato un grande segno di attenzione e ci ha fatto sentire accolte. In famiglia poi abbiamo parlato in inglese e la mamma ci ha fatto tante confidenze sulla sua vita. Abbiamo ricordato questa accoglienza così affettuosa nella serata conclusiva a Ramalhal, in cui abbiamo ringraziato le famiglie dentro un capannone sulla piazza, in un clima di grande fraternità. A un certo momento don Davide ci ha chiesto se qualcuno volesse ringraziare pubblicamente. Tutti hanno voluto evidenziare qualcosa di particolare che li aveva colpiti: c’è chi la mattina trovava i fichi freschi in tavola, chi aveva potuto gustare piatti tipici cucinati in famiglia, chi aveva dormito su un letto normalmente occupato da chi li ospitava, chi era chiamato a condividere il posto a tavola. Abbiamo constatato come l’accoglienza fosse stata variegata, ma sempre espressione di una incredibile cordialità.

    Veniamo a Lisbona: che cosa vi ha impressionato di più di questa giornata intera alla Gmg, da prima della Veglia a dopo la messa papale?

    Elena: La quantità di ragazzi che c’erano… una folla grandiosa, a perdita d’occhio. Dopo la Veglia abbiamo girato un po’ tra i settori e abbiamo incontrato ragazzi dall’Australia, da Panama, dal Sudafrica… abbiamo condiviso i viaggi, le ragioni per cui eravamo lì e ci siamo davvero sentiti parte di una comunità universale ben viva, giovanile, consistente nei numeri. Non raramente noi giovani di parrocchia ci sentiamo un po’ dei pesci fuor d’acqua. Vediamo che solo nella nostra parrocchia ci sono dei giovani e non riusciamo a immaginare che in tante parti del mondo ce ne siano tanti altri, motivati anch’essi da ragioni di fede. L’abbiamo constatato non solo a Lisbona, ma costantemente in tutte le tappe del pellegrinaggio.

    Leonardo: Condivido. Quello che stavamo facendo era pervaso di una gioia intrinseca che io non avevo mai sperimentato. Non pensavo che si potesse stare così bene insieme con tante persone… Passeggiando dopo la veglia per incontrare altri ragazzi, abbiamo constatato che c’erano non pochi giovani che non erano riusciti a entrare sul pratone e si erano messi sul ciglio dell’autostrada, tanto è vero che il giorno dopo il Papa ha chiesto di fare spazio proprio a loro. Anche loro comunque quella notte vivevano un bellissimo momento comunitario ed è stato bello constatarlo. Ci si scambiavano braccialetti, souvenir… io per esempio ho un braccialetto che mi hanno regalato dei peruviani, quest’altro delle suore. Un’atmosfera molto bella di condivisione e gioia…

    Concludiamo allora: pensate vi sia servito a qualcosa l’aver partecipato al pellegrinaggio della GMG? Lo sentite come una tappa importante nella vostra vita?

    Leonardo: In me sono rimaste scolpite due parole principalmente. La prima è ‘allenamento’, un termine che ha accompagnato tutto il nostro percorso e che è stato proposto anche dal Papa durante la Veglia (“Dietro a un gol cosa c’è? Tanto allenamento”): l’esperienza della GMG con la comprensibile fatica associata è stata per me una metafora di quello che accade nella nostra vita. Occorre sempre essere allenati, tenendosi pronti per affrontare con ottimismo ogni nuova sfida. La seconda parola è brillare, la prima della terna (“brillare, ascoltare, non temere”) citata dal Papa durante l’omelia della santa messa della GMG. A tale proposito a Sassello, ultima tappa prima del ritorno a Roma, abbiamo incontrato Chiara Luce Badano, compatrona della GMG, una ragazza che ha saputo brillare nel senso di quanto detto da papa Francesco.  

    Elena: Le aspettative non solo sono state ampiamente soddisfatte, ma anche superate, perché nonostante la fatica del pellegrinaggio, abbiamo passato tanti momenti fecondi in pullman. Abbiamo fatto il ‘tesoro’: ognuno andava vicino all’autista, evocava le sue aspettative e evidenziava ciò che più l’aveva colpito. Poi si apriva a caso il Nuovo Testamento, si leggeva il brano capitato e si rifletteva sulla Parola. E’ vero che non siamo molto abituati a interfacciarci con la Parola: però la Parola sta alla base di tutta la nostra fede. Abbiamo scoperto in questo nostro pellegrinaggio che è ancora ben viva e ci aiuta nella nostra quotidianità.

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    UN’ESPERIENZA FECONDA PER LUDOVICA BLOTTI (classe 1999, laurea in Scienze politiche e –magistrale- in Relazioni internazionali presso la LUISS Guido Carli)

    Ludovica, è stata la tua prima GMG? Se sì, perché hai fatto questa scelta non così banale?

    Sì, è stata la mia prima volta. Innanzitutto mi ha spinto il desiderio di fare un’esperienza del tutto nuova in un Paese in cui non ero mai stata prima e in un’occasione che non avevo mai vissuto. E’ stata anche la voglia di cimentarmi nel volontariato… Però la spinta principale è scaturita dalla possibilità di riscoprire quel lato spirituale di se stessi e degli altri che nella vita di tutti i giorni a volte si tende a trascurare.

    Come ti immaginavi questa nuova esperienza?

    Rispetto a quanto mi aspettavo è stata molto di più, si è rivelata un’esperienza a tutto tondo. Mi attendevo certo di trovare tanta gente e di conoscere persone nuove da ogni parte del mondo. Anche in tale ottica le aspettative sono state più che soddisfatte. Dal primo al 7 agosto le strade di Lisbona erano colme di gruppi di volontari e pellegrini, che cantavano inni sventolando le bandiere nazionali. C’era un’atmosfera di festa continua ed era molto comune fermarsi a chiacchierare e scambiarsi braccialetti e bandiere in ricordo delle persone conosciute. Mi è capitato spesso anche di scambiare dediche sui quaderni dei ragazzi in pellegrinaggio. Sotto tale aspetto la sera della Veglia è stata un’occasione grande di fraternità universale.  

    Come si è concretizzata la tua partecipazione?

    Sono partita con alcune amiche spagnole dell’Ordine di Malta locale da Madrid per Lisbona. Sul pullman ci ha fatto compagnia un gruppo di pellegrini argentini. In nove ore di viaggio abbiamo fraternizzato e cantato tanto e allegramente. A Lisbona sono stata volontaria per i primi 4 giorni presso una chiesa ricca d’arte e di storia come quello di Săo Domingos, in pieno centro. Dal primo agosto lì era presente la comunità di Taizè per incontri di preghiera comunitari e personali. Prestavo servizio in una squadra di sei persone di varia nazionalità.

    Di che cosa vi occupavate?

    Di logistica e di pastorale. Dell’organizzazione delle preghiere, che erano arricchite da canti in diverse lingue che invitavano alla meditazione e all’introspezione. Più nello specifico si trattava di gestire l’affluenza dei pellegrini, di consegnare i libretti dei canti e soprattutto di dare assistenza su domande e curiosità riguardanti la chiesa e la GMG. Mi è capitato spesso di dare conforto ai pellegrini dopo l’adorazione della Croce al termine di ogni messa. Durante i pasti in una bellissima sagrestia con mosaici biancazzurri c’era l’occasione di conoscere meglio i colleghi.

    E negli ultimi giorni?

    Gli ultimi due giorni ho prestato servizio presso il prato della Veglia e della Messa papale, il Parque do Tejo. Distribuivo le borse con il cibo. Il 6 pomeriggio sono stata all’incontro del Papa con i volontari. Nelle ore in cui non prestavo servizio seguivo le altre attività dell’Ordine di Malta spagnolo.

    Che cosa ti è restato principalmente nella memoria?

    Il grande spirito di altruismo dei volontari, dei giovani così come dei meno giovani. I primi erano sicuramente la maggioranza. Sono rimasta molto impressionata dalla loro completa disponibilità, dall’allegria nell’affrontare turni anche molto faticosi, dallo spirito di fraternità mostrato verso persone sconosciute. Spesso i volontari si sono trasformati in amici in poche ore, oltre ogni barriera linguistica. Questo mi ha restituito molta speranza e mi ha incoraggiato ad assumere in prima persona un comportamento più altruistico e improntato alla condivisione nella vita di tutti i giorni.

    Ancora…

    Un altro fatto che mi ha colpito è stato l’enorme partecipazione, che riflette la grande speranza che la gente in tutto il mondo nutre per la Chiesa cattolica: quella di Lisbona è stata una manifestazione concreta di fede.

    Momenti che ti hanno toccato personalmente

    Un giorno a Săo Domingos, dopo l’adorazione della Croce, una signora inginocchiata si è alzata, è venuta verso di me piangendo e mi ha abbracciata. Cercava conforto presso di me, una sconosciuta. Mi ha raccontato qualcosa della sua vita e io ho cercato di confortarla. Due giorni dopo ci era stato chiesto di occuparmi della sicurezza del Papa che sarebbe passato in papamobile. Dovevamo fare in modo che la gente non oltrepassasse le transenne nell’Avenida da Liberdade. E il Papa è passato benedicente proprio davanti a me. Anche la sera della Veglia, la notte e la mattina della Messa conclusiva sono stati ricchi di emozioni. Molto dirette, incisive e impegnative le parole del Santo Padre durante l’omelia della Messa, quando ci ha chiesto anche di “non temere”. Per me e per i miei amici è stato come un balsamo, una liberazione!

    Insomma… ripeteresti volentieri l’esperienza?

    Certo, perché no? Anche come volontaria sono stati giorni molto gratificanti.

    P.S. Segue una galleria con sei foto.

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