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    ZUPPI/SANT'EGIDIO - SANREMO: SCHIAFFO, OLTRAGGIO, CARD. RAVASI

    ZUPPI/SANT’EGIDIO – SANREMO: SCHIAFFO, OLTRAGGIO, CARD. RAVASI - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 14 febbraio 2023

     

    14 febbraio 2013 – 14 febbraio 2023: Rossoporpora.org compie 10 anni. Festeggiati con il card. Zuppi in San Giovanni in Laterano i 55 anni di Sant’Egidio. Sanremo: lo schiaffo a genitori e docenti, l’oltraggio ai martiri delle foibe e agli esuli, il numero di telespettatori in calo, l’allegro dialogo spregiudicato del card. Ravasi, la figura barbina degli organizzatori sul caso Zelensky.  

     

    Dieci anni fa, il 14 febbraio 2013, nasceva www.rossoporpora.org. Il lieto annuncio fu dato presso l’Hotel Nazionale a piazza di Montecitorio nel contesto della presentazione del nostro libro “L’impegno/Come la Chiesa accompagna la società nella vita di ogni giorno”(ed. Rubbettino). Relatori nell’occasione furono Angelo Bandinelli, Paola Binetti, Gaetano Quagliariello, Luciano Violante, moderati da Giuseppe Di Leo. www.rossoporpora.org continuava come blog la rubrica Rossoporpora che avevamo inventato nel 1998 per la rivista ‘Il Consulente Re’ (cartacea fino al 2009, poi online fino al 2011). Successivamente Rossoporpora approdò mensilmente al settimanale ‘Tempi’ (da gennaio 2012 fino alla nascita quale blog indipendente).

    In questi dieci anni Rossoporpora.org ha cercato di stimolare i lettori a porsi domande su alcuni fatti interni alla Chiesa o riguardanti la società occidentale in cui ci è toccato di vivere, caratterizzata dal dilagare da un’ideologia sostanzialmente totalitaria mirante a ridurre la persona umana a individuo anonimo, consumatore facilmente manipolabile.

    Grazie di cuore a chi fin qui ha voluto seguirci con affetto commovente - spesso da tifoso di curva rossoporpora – e con pazienza eroica; ma grazie anche a chi ha scelto di leggerci pur senza condividere talvolta o spesso i nostri contenuti. Chissà che la lettura non abbia suscitato qualche dubbio salutare anche in turiferari e catto-fluidi (non tutti sono irrecuperabili…). Avanti allora con rinnovato entusiasmo verso i vent’anni!


    IL CARD. ZUPPI PER I 55 ANNI DI SANT’EGIDIO

    Secondo tradizione, la Comunità di Sant’Egidio ha festeggiato il compleanno il 9 febbraio con una santa messa a San Giovanni in Laterano. Dopo il periodo di  restrizioni per le misure sanitarie adottate dal governo la Basilica era di nuovo gremita, in parte consistente da quei poveri, emarginati e rifugiati di cui la Comunità si fa sempre portavoce. Tra le autorità erano presenti in particolare tre ministri: Piantedosi (Interno), Tajani (esteri), Valditara (Istruzione e Merito). A presiedere la liturgia eucaristica il presidente della Cei, cardinale Matteo Maria Zuppi (membro ‘storico’ della Comunità), coadiuvato da una folta schiera di confratelli cardinali e vescovi. Come di consueto la santa messa – curata in ogni suo dettaglio - è stata vissuta con grande partecipazione dai presenti, accompagnati nella preghiera dai collaudati canti pervasi di bellezza contemplativa orientaleggiante.

    Diamo qui conto di alcuni stralci dell’omelia del cardinale Zuppi (che, membro ‘storico’ della Comunità, ha parlato dell’esperienza fin qui fatta), di qualche passo del discorso del presidente Marco Impagliazzo, del messaggio del rabbino Umberto Piperno.

    DALL’OMELIA DEL CARD. MATTEO MARIA ZUPPI

    . La Comunità si è sempre fatta vicina alle ferite che segnano le persone, i poveri. Iniziò alle baracche del Cinodromo, il primo servizio della Comunità, non smettendo di cercare i tanti e spesso enormi Cinodromo delle città degli uomini, ovunque. Quante sofferenze, quante lacrime! Il grido di pace di interi popoli ha trovato in questa Arca di Noè ascolto, protezione, compagnia, casa, luce, calore. Non ha mai smesso di cercare una soluzione, ben diversa da compiaciute e facili dichiarazioni e commozioni un po’ digitali, da spettacolo. Sant’Egidio, consapevole che la soluzione non dipende mai solo dalla nostra decisione e sforzo, non ha smesso di cercarla con tutto sé stessa. (…)

    . La misura non è mai stata quello che si poteva fare, ma quello che serve fare. Noi a volte sperimentiamo, anche con amarezza quando i ritardi sono colpa degli uomini, la nostra fragilità e limite, ma senza rinunciare a cercare le risposte. È successo così in tanti casi, ricordo ad esempio quello dei corridoi umanitari, che hanno aperto il muro impenetrabile del “non c’è niente da fare”, “si può solo aspettare”. Migliaia di persone che lo aspettavano hanno avuto futuro. Poche? Chi salva un uomo - un uomo - salva il mondo intero, perché ogni persona è un mondo, unico e insostituibile. Ricordiamoci sempre e per tutti che chi perde un uomo, perde un mondo intero.

    . Continuiamo tutti a accendere luci di speranza e a mostrare un mondo migliore quando intorno c’è il buio della violenza, della guerra, ma anche quello della solitudine e dell’insignificanza. Scegliamo tutti di essere operatori di pace, di conservare un cuore umano di agnello anche quando il mondo diventa lupo, crede solo nelle armi e non sa più trovare umanità. Gettiamo semi di un mondo diverso, per iniziare già oggi nel dove siamo il cessate il fuoco, disarmando le mani e le menti e riempiendole di sentimenti e legami di amore.

    . Aveva ragione San Giovanni Paolo II, parlando alla comunità: non vi siete posti altri limiti se non la carità. E la carità è infaticabile non perché non prova stanchezza, ma la vince per l’amore stesso. E ringraziamo Andrea ( NdR: Riccardi, fondatore della Comunità) che non smette di lottare con inquietudine e intelligenza contro le tenebre del male. Continua a sognare di cambiare il mondo, perché ascolta Dio e la sua passione per le messi. Ha visto il giardino anche quando c’era solo il deserto. Grazie Andrea.

    . Siete un popolo di poveri e di umili, di vecchi e giovani, di fratelli più piccoli e fratelli che si fanno piccoli e così diventano tutti grandi. Siete operai che possono sempre, ed è una grazia, lavorare per il Signore e quindi per il prossimo. Papa Benedetto, con tanta delicatezza e profonda comprensione umana, disse al termine del pranzo alla mensa di via Dandolo che nella Comunità non si distingue chi serve e chi è servito, felicità per l’uno e per l’altro. È un noi aperto e preciso allo stesso tempo, accogliente e mai anonimo, perché il noi non solo non cancella l’io, non lo limita ma anzi scioglie dall’egoismo e dal pensare di essere sé stesso perché isola, non lo deprime anzi lo esalta, perché lo rende utile.

    . Ecco la benedizione e la preghiera di questa sera, come quella che per tanto tempo ha accompagnato le preghiere della sera:  Signore nostro Dio, che nella confusione e nella solitudine di questo mondo non cessi di radunare con la tua Parola un popolo santo, da ogni terra, città, paese, perché nella carità renda a te un culto gradito, custodisci il gregge che hai radunato, conservalo nel tuo amore, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

    DAL DISCORSO DI MARCO IMPAGLIAZZO, PRESIDENTE

    . La Comunità è nata in questa Roma e, nella sua non più breve storia, ne porta i tratti della sua carità e universalità. Radicati in questa Chiesa e in questa città, a partire dalle sue periferie, abbiamo potuto allargare i nostri orizzonti e il nostro impegno al mondo intero. (…) Tale apertura universale ci ha messo in contatto con tante situazioni di dolore e di povertà: oggi sono lieto di salutare tra noi alcuni dei nostri fratelli e sorelle che ci hanno raggiunto dall’Ucraina, e li ringrazio per la loro resistenza e l’impagabile lavoro umanitario che stanno svolgendo in tante città ucraine da ormai un anno. Dopo un anno di guerra ancora più forte si fa la domanda di pace! Su orizzonti aperti, negli anni, abbiamo incontrato quel grande continente che è l’Africa con le sue ricchezze, le sue speranze e i suoi dolori. L’Africa è nel cuore della Comunità e la sua storia è diventata la nostra. Siamo convinti che una visione euro-africana dovrebbe sempre più affermarsi tra i due continenti per avere un futuro migliore per tutti.

    IL TELEGRAMMA DI RAV UMBERTO PIPERNO

    I Maestri immaginano che il suono dello Shofar (NdR: corno d’ariete) che proclama la parola di Dio raggiungesse ogni angolo del mondo: ogni uomo riacquista in quel momento la perfezione morale insieme a quella fisica: i sordi riacquistano l’udito, i ciechi la vista, ogni malattia scompare per ascoltare i dieci comandamenti ascoltati sul Sinai. Possiamo affermare che la Comunità di sant’Egidio rappresenta per il mondo intero la funzione di richiamo dello Shofar, l’annuncio della Parola per il miglioramento del mondo, essere consci della responsabilità collettiva del genere umano. Essere e vivere come Comunità, come la sentinella della notte, significa assumere su di sé il ruolo di messaggero. Auguri per una attività piena di soddisfazioni personali e professionali”.

     

    A PROPOSITO DEL FESTIVAL DI SANREMO (7-11 FEBBRAIO 2023)

    Dal 7 all’11 febbraio il teatro Ariston di Sanremo ha ospitato secondo tradizione il “Festival della canzone italiana”, che ha ormai compiuto definitivamente la sua transizione di genere diventando – per opera del cosiddetto servizio pubblico Rai - il festival dell’immondizia.

    Gestito dal noto agente pubblicitario Lucio Presta, è stato condotto dall’ineffabile catto-finto Amadeus (chissà se in vista degli spettacoli del Giubileo 2025, gli allocchi vaticani veri o finti avranno almeno il coraggio di non ingaggiarlo?), affiancato di volta in volta da veline politicamente corrette, furbette, provocatrici o lagnose a seconda delle serate.

    Qualche considerazione sull’argomento

    MENO TELESPETTATORI

    Pur se strombazzato come festival dei record di ascolti (grazie a un sistema di calcolo dello share opportunamente modificato nel maggio scorso), a ben vedere le cifre il festival dell’immondizia ha patito una flessione non irrilevante nel numero di spettatori rispetto all’edizione 2022 (caratterizzata dalla blasfemia di tale Achille Lauro): la serata finale è stata vista da 1.124.000 in meno, la media ponderata dell’intero festival è risultata pure inferiore di 486.000 spettatori a quella dell’anno scorso (10.784.000 contro 11.270.000). Si noterà anche che tale media ponderata era stata superiore – per restare all’ultimo decennio – sia nel 2015 che nel 2018.

    UNO SCHIAFFO AGLI EDUCATORI

    Considerato quanto è successo sul palco dell’Ariston, in cui l’oscena sovversione antropologica l’ha fatta da padrona, sorge spontanea una prima considerazione.  

    Tra gli spettatori pare siano stati molti i ragazzi e i giovani. Tanti tra loro, ancora fragili, insicuri e in cerca di una maturità, hanno ingerito goccia dopo goccia il veleno della trasgressione e quello della fluidità. Quando gli effetti saranno ancora più evidenti di oggi a casa e a scuola, genitori e docenti preoccupati per il futuro di figli e alunni si sentiranno rispondere: Ma non esagerare! Vandalismi non li facciamo solo noi nelle occupazioni, ma si sono registrati anche a Sanremo e l’autore non è stato certo punito… L’identità fluida è stata non solo normalizzata ma esaltata  e tutti si sono spellati le mani… La legalizzazione della cannabis ormai è stata sdoganata… così come l’aborto, che è indiscutibilmente un diritto fondamentale come dice pure la Ferragni… E poi, dai, anche Mattarella – guarda papà, guarda mamma, guardi prof. che è presidente della Repubblica - ha voluto rendere omaggio al festival e si è cantato più volte l’inno nazionale… Caro papà, cara mamma, caro prof. aggiornatevi, il mondo è cambiato, non guardate all’indietro come ottusi reazionari! Questo è quanto accadrà in tante famiglie e in tante aule: in primo luogo per l’irresponsabilità sociale dei gestori del festival, del conduttore, di chi doveva vigilare ma ha preferito evitare polemiche o ha scelto un profilo basso (vale anche per la maggioranza di governo). E poi: non si è continuato in questi anni a produrre montagne di discorsi pensosi sulla protezione dei minori, sulla loro dignità, su fasce televisive protette, su bollini televisivi di colore diverso per segnalare trasmissioni inadatte? In realtà una colossale presa in giro, che svilisce – togliendogli credibilità - ogni futuro discorso in tale prospettiva. E umilia la parte della società  - gli educatori in primo luogo - che ancora ha il coraggio civile di evidenziare come l’esercizio della libertà vada associato al senso di responsabilità.   

    UN OLTRAGGIO AI MARTIRI DELLE FOIBE

    Appare evidente, checché ne dica l’ineffabile catto-finto, che nessuno per fortuna  aveva pensato – durante il festival - di evocare i martiri delle foibe e gli esuli istriani, fiumani e dalmati nel Giorno del Ricordo. Purtroppo alcune voci si sono levate dalla maggioranza di governo al fine di mendicare un posticino per il tema nella ricorrenza del 10 febbraio. I gestori del festival dell’immondizia (rosso-arcobaleno) hanno colto al volo l’occasione di ammansire in qualche modo lo schieramento di centro-destra (in cui crescevano - in genere sottotraccia - i malumori per la sfacciata propaganda si sinistra delle prime serate). Hanno perciò inserito quella sera la lettura (da parte dell’ineffabile dalla credibilità azzerata) di qualche passo de “La bambina con la valigia”, il libro in cui Egea Haffner rievoca la sua vita giovanile da esule.

    Si può legittimamente osservare che la presenza (ipocritamente concessa da gestori e conduttore) del ricordo delle atrocità dei partigiani comunisti di Tito e del dramma dell’esodo nel festival dell’immondizia può essere considerata uno sfregio alla memoria dei martiri e degli esuli. Poi: cadono le braccia se si pensa all’inconsistenza e alla superficialità di certa ‘cultura’ politica di destra, ridotta a mendicare qualche minuto di ospitalità a Sanremo. Così de facto legittimando anch’essa (sulla scia del pessimo esempio fornito da altri) la tesi mancina che il teatro Ariston sia una sede istituzionale privilegiata dell’identità italiana. Si conferma qui purtroppo la subalternità sostanziale di tale ‘cultura’ alla sinistra rosso-arcobaleno. E la grave difficoltà di tale ‘cultura’ nel concretizzare la ‘svolta’ preannunciata in prossimità delle elezioni del 25 settembre 2022. Ne soffre –  molto - la credibilità della classe politica di un intero schieramento (salvo qualche felice eccezione a titolo personale).

    LA SANTA SPREGIUDICATEZZA DEL CARDINALE GIANFRANCO RAVASI

    Di sicuro è un grande conoscitore della Bibbia. Di sicuro è un eccellente affabulatore. Di sicuro è un sincero amante del dialogo con non cristiani e non credenti (vedi l’organizzazione degli incontri detti ‘Cortile dei Gentili’). Ma ogni tanto gli capita – beata ingenuità? santo protagonismo? – di strafare.

    Come ad esempio il 29 novembre 2014, quando il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente oggi emerito del Pontificio Consiglio della Cultura, aveva partecipato in Argentina a una sessione del ‘Cortile’, incontrando a San Marcos Sierra i discendenti dei popoli indigeni. Nell’occasione aveva reso omaggio alla Madre Terra (la Pachamama) danzando compiaciuto in cerchio attorno all’idolo.

    Un’altra volta, nel 2018, il cardinale aveva patrocinato per il Vaticano una mostra (10 maggio-8 ottobre) del Metropolitan Museum di New York dedicata ai rapporti tra religione cattolica e alta moda (titolo preciso: Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic Imagination  ovvero Corpi paradisiaci: moda & religione nell'immaginario cattolico). Per l’occasione il Vaticano aveva prestato una quarantina di paramenti sacri appartenuti a diversi Papi. Il gala di apertura (8 maggio) dell’evento - alla presenza canora dei giovanissimi coristi della Cappella Sistina - era stato caratterizzato dalla sfilata di star e starlettes hollywoodiane seminude, con tatuaggi ‘sacri’ in punti strategici e abbigliate (per quel che restava possibile) di abiti papali. Presentando l’evento il 28 febbraio 2018, il cardinale Ravasi aveva detto tra l’altro: “Parafrasando un filosofo materialista dell'800 che diceva 'L'uomo è ciò che mangia', io dico che l'uomo è ciò. che veste. Già dalla Bibbia si capisce che è Dio il più grande sarto: capitolo terzo versetto 20, Dio fece all'uomo e alla donna tuniche di pelle e li vestì".

    Veniamo all’oggi. Si sarà capito che il cardinale Ravasi non può che essere un fedelissimo di Sanremo. L’ha dimostrato anche quest’anno, esternando via twitter più volte il suo parere e le sue preferenze. Ci è caduto l’occhio su quanto l’acculturato presule ha scritto l’8 febbraio 2023, dopo la serata inaugurale, condotta dall’ineffabile catto-finto Amadeus, con l’assistenza della nota Chiara Ferragni dagli occhi a forma di dollari e dal corpo esposto quasi interamente a beneficio degli ammiratori (senza contare che tra l’altro ha fatto propaganda per l’aborto, mentre il marito – tale Fedez – ha inneggiato alla cannabis libera).“Mi sembra che i veri protagonisti di #Sanremo ieri non siano stati i brani. Ho comunque apprezzato i messaggi (e le provocazioni) di @ChiaraFerragni e Benigni con il riferimento alla Costituzione, ma non i gesti quasi vandalici, fossero essi pianificati o no. Che ne pensate voi?”.

    Abbiamo curiosato un po’ tra le reazioni, in maggioranza di consenso verso il tweet. Tra quelle di dissenso - un gruppo comunque assai folto - ne riproduciamo di seguito alcune – assai ironiche e pungenti (ma ce n’erano di ancor più vigorose…). Chissà se il cardinale le avrà lette e meditate?

    . Potrebbe fare un commento da biblista sulla per me non corretta interpretazione della Eva biblica della Ferragni. Ossequi

    . E, di grazia, quali messaggi avrebbe apprezzato Sua Eminenza Reverendissima?

    . Quindi visto che la Ferragni è da apprezzare dirò ai bambini del catechismo che non se la perdano

    . Lei è un Cardinale, un cardinale!!!

    . Poi la Chiesa si chiede perché la gente non va più alla messa…

    . Eminenza non pensi a Sanremo ma a San Remo. E si preoccupi della secolarizzazione a cui avete portato la chiesa

    . Il prossimo anno potrebbero chiederle di presentare il festival

    CASO ZELENSKY: LA FIGURA PENOSA DELLA RAI

    Chiudiamo brevemente con il ‘caso Zelensky’. Dapprima fu il noto Bruno Vespa, neo-ministro degli esteri del festival, tornato da Kiev con il ‘sì’ di Zelensky a un intervento (verosimilmente in video) durante la serata finale. Poi un lungo ping-pong sulla forma di tale intervento. Infine il video fu declassato a messaggio, letto dal noto Amadeus prima dell’annuncio del vincitore del festival. In effetti il messaggio è stato letto alle 2.10 (grottesco!) del 12 febbraio, mentre Morfeo insidiava l’eletta, raffinata, acculturata  schiera dei presenti. Un testo breve, in cui ritornano incessanti come previsto termini come ‘vincere’ e ‘vittoria’. Vi regaliamo le prime cinque righe (delle venti complessive): Cari partecipanti, organizzatori e ospiti del festival! Da più di sette decenni, il festival di Sanremo si sente in tutto il mondo. Si sente la sua voce, la sua bellezza, la sua magia, la sua vittoria. Ogni anno sulle rive del Mar Ligure vince la canzone. Vincono la cultura e l'arte. La Musica vince! E questa è una delle migliori creazioni della civiltà umana. A questo punto ci viene un dubbio: il noto Amadeus ha solo letto o anche scritto l ’incipit?

     

     

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