Ricerca

    ITALIA/CRISI POLITICA: AVVENIRE PIANGE E S'OFFRE

    ITALIA/CRISI POLITICA: AVVENIRE PIANGE E S’OFFRE – di GIUSEPPE RUSCONI _ www.rossoporpora.org – 25 luglio 2022

    Lutto ad Avvenire per la caduta del governo Draghi, dovuta a una scelta di responsabilità di una parte del Parlamento, scelta di responsabilità che però non coincide con quella auspicata dal presidente dei vescovi italiani, dal suo quotidiano e dal Pensiero Unico politico-cultural-mediatico. Avvenire in lacrime invoca l’unità del centrosinistra contro i cattivi.

     

    Ci auguriamo che ci sia uno scatto di responsabilità”: così il presidente della Cei cardinale Matteo Zuppi in un comunicato del 15 luglio 2022 sugli sviluppi della crisi politica sviluppatasi attorno alla prosecuzione dell’esperienza del governo Draghi. “Serve responsabilità”, titolava in apertura l’Avvenire del giorno dopo, raddoppiando nel Primo Piano a pagina 4 con un altro titolone su due su due righe: “L’ora di uno scatto di responsabilità. Il pungolo di Zuppi alle forze politiche”.

    Come è noto, le ‘forze politiche’ interpellate - in particolare i pentastellati e il centro-destra - hanno voluto aderire con convinzione all’appello del presidente dei vescovi italiani (consonante con quello dell’intero Pensiero Unico politico-cultural-mediatico). Si sono infatti rese protagoniste di uno ‘scatto di responsabilità’, negando la fiducia a un Governo anomalo che ogni giorno di più appariva impelagato in veti contrapposti e restituendo così a un Parlamento da tempo umiliato (con un’accelerazione in questi ultimi due anni) quella dignità e quella centralità che in un sistema democratico gli sono pertinenti. Considerata la situazione, all’indispettito Quirinale non è restato che sciogliere le Camere e completare la rivincita della democrazia, ridando la parola agli elettori con l’indizione di elezioni politiche anticipate per il 25 settembre. Se il termine ‘democrazia’ (pur se spesso applicato in maniera molto imperfetta) ha ancora un senso, la restituzione al Parlamento della sua centralità e all’elettore del suo diritto di giudizio politico attraverso il voto non può che rallegrare chi ritiene il sistema democratico migliore, nonostante tutte le pecche,  di ogni altro.

    Ci trafigge però a questo punto un dubbio lancinante: siamo proprio sicuri che lo ‘scatto di responsabilità’ invocato dal presidente dei vescovi italiani fosse quello poi registrato mercoledì 20 luglio 2022 in Senato? In quel Senato considerato de facto ormai poco più che irrilevante dal Quirinale e da Palazzo Chigi e che tuttavia già aveva fatto registrare un moto d’orgoglio il 27 ottobre 2021, affossando festosamente il ddl Zan liberticida, totalitario e antropologicamente sovversivo?

    Qualcosa ci suggerisce che lo ‘scatto di responsabilità’ invocato chiedesse un’altra risposta, tipica di chi – una volta al potere – vuole gestirlo costi quel che costi. La risposta della conservazione, anche se umiliante per la dignità del Parlamento e per il sistema democratico.

    Che lo ‘scatto di responsabilità’ del Senato non sia stato apprezzato dal Pensiero Unico Mondialista appare evidente anche dalle reazioni indignate a caratteri cubitali di giornaloni come La Stampa (“Vergogna!”) e Repubblica (“L’Italia tradita”), con il loro codazzo di intellettuali radical-chic in gramaglie e perciò, se possibile, più feroci del solito. Si segnala il segretario del Pd Enrico Letta, che, davanti ai suoi deputati e senatori, li ha ‘caricati’ così, da guerrafondaio (vedi anche guerra in Ucraina) quale è:  “Voglio vedere in ognuno di noi gli occhi della tigre: siamo consapevoli di essere dalla parte della ragione” (… riuscite a immaginare il costituzionalista e deputato Stefano Ceccanti con gli occhi della tigre?). Insomma: dai salgariani tigrotti della Malesia siamo passati a quelli lettiani del Nazareno…

     

    LA REAZIONE DI AVVENIRE: LUTTO, INDIGNAZIONE, SOGNO DI UN CENTROSINISTRA VITTORIOSO

    Come ha reagito Avvenire alla caduta del Governo Draghi? All’interno del giornale si fronteggiano da tempo, a mo’ di Visconte dimezzato, il Buono e il Gramo. Ma, per quanto riguarda la politica italiana, al momento non c’è partita: vince il Gramo e il Buono è emarginato.

    E’ così che ad esempio per alcuni giorni dopo la metà del mese, in prima pagina, a sinistra e a destra della testata campeggiavano due manchettes di rosso vestite che invitavano a versare il 5 per mille a chi? Nientepopodimeno che all’Arci (Associazione ricreativa e culturale italiana), che dal 1957 rappresenta un pilastro della cultura di sinistra convertita da tempo alla propaganda dei cosiddetti ‘nuovi diritti’. Che i contenuti dell’azione dell’Arci siano oggi compatibili con quelli del cattofluido Avvenire? Lecito pensare di sì, tanto più che la sera di venerdì 22 luglio il noto Luciano Moia (responsabile da oltre vent’anni dell’inserto di Avvenire sulla famiglia) ha presentato un suo libro insieme con il noto deputato piddino Alessandro Zan nell’ambito della festa dell’Arcigay di Padova (l’Arci è nata nel 1957 e la sua costola Arcigay nel 1980).

    Torniamo alla reazione di Avvenire alla caduta del Governo Draghi.

    Come ricordato più sopra, sabato 16 luglio 2022 il quotidiano del pensoso Direttore si apriva con il titolo “Serve responsabilità”, in riferimento all’appello del cardinale Zuppi, evidenziato anche a pagina 4.

    Martedì 19 luglio 2022 il Primo Piano di Avvenire a pagina 6 è tutto da gustare. Titolo a tutta pagina: “Non abbiamo bisogno di una crisi. Le associazioni spingono il governo” (‘Le associazioni’ sono poi la solita pattuglia di cattofluidi sinistri… insomma dall’Azione cattolica alle Acli). Nella stessa pagina due colonne sotto “I giovani tifano per Draghi” (‘I giovani’ sarebbero quelle poche decine che hanno partecipato a una manifestazione pro-Draghi, con Calenda, a piazza San Silvestro). Di taglio basso altre cinque colonne per il gioioso annuncio: “Arrivata a quota 1300 la mobilitazione dei sindaci. L’ira di Meloni” (…ma i sindaci italiani sono 7 volte di più…). Di lato, in neretto, una colonnina per “Altagamma e Camera della moda: continuità” e per “La scuola e i rettori al premier: resta”. Insomma un vero festival di suppliche … roba da Congregazione per le cause dei santi.

    Il mercoledì 20 luglio 2022 si compie il fatal destino: parte del Senato ha uno ‘scatto di responsabilità’. Lutto, sconcerto e rabbia si espandono inarrestabili in tante redazioni televisive e radiofoniche, mentre sui social è un delirio di insulti a chi ha ridato lustro alla democrazia.

    E giovedì 21 luglio 2022 l’editoriale di Avvenire promette bene fin dal titolo: “Specchiatevi nel Paese”. L’autore, Marco Iasevoli (turiferario dei Palazzi) è in gramaglie e cita in conclusione “Pd, Renzi, Di Maio e Calenda” che puntano a “costruire una campagna elettorale con la parola-chiave della serietà”. E’ questo  il quadrilatero oggi più caro ad Avvenire? Nelle pagine interne è tutto un lacrimare indignato. Segnaliamo due titoli: “Letta: Follia, il Parlamento contro l’Italia” e “Verso il voto tra le macerie. Gelmini: lascio Forza Italia” (… che notizia sconvolgente e gravida di un futuro cupo per la Repubblica!)

    Venerdì 22 luglio 2022 ecco l’editoriale di Eugenio Fatigante (altro turiferario dei Palazzi), che, sotto il titolo allegrissimo “Per non farci altro male”, così esordisce: “Passato (ma non smaltito) l’atto di autolesionismo nazionale con cui M5S, Forza Italia e Lega hanno liquidato il governo Draghi…”. Nelle pagine interne citiamo due titoli: a tutta pagina 6 “Il centrodestra in cerca dell’unità ma perde pezzi: Brunetta lascia FI” (… non sapevamo di quanto fosse importante Brunetta per Avvenire), a tutta pagina 7 “Letta archivia M5S: Tradito il Paese’(… e dagliela con la conclamata convinzione di rappresentare l’Italia, il Paese!).

    A pagina 5, sempre in Primo Piano, ecco invece una succosa intervista al sottosegretario uscente alla Presidenza del Consiglio, il noto Bruno Tabacci (che per alcuni mesi nel governo Draghi ha avuto anche la delega per la gestione delle politiche spaziali). Tabacci non solo ha cambiato casacca svariate volte, ma quando lo ritiene opportuno mette a disposizione il suo simbolo di chi ne ha bisogno per costituire un gruppo parlamentare, da +Europa della nota Bonino al nuovo ‘Insieme per il futuro’ del noto Di Maio. Insomma… non solo un artista, ma un cuore d’oro della politica, grazie al quale da decenni riesce a galleggiare, abbarbicato quale ostrica collaudata allo scoglio del potere.

    Dell’intervista a Tabacci (cui Avvenire ha dato grande rilevanza con richiamo in prima pagina), riproduciamo le considerazioni conclusive: “C’è spazio per una coalizione che faccia riferimento all’agenda e allo stile di governo di Draghi. E d’altronde il voto in Senato conferma che ci sono due schieramenti diversi. Basta seguire quella traccia e la campagna elettorale può diventare utile almeno a chiarire agli elettori le opzioni in campo: da una parte gli autori del ‘draghicidio’, dall’altra chi vuole assicurare continuità alla politica economica, europeista e atlantista di questo anno e mezzo. Penso a Enrico Letta, a Luigi Di Maio e a chiunque non voglia regalare il Paese a una destra che finirebbe per isolarci”. Ecco ancora sostanzialmente il quadrilatero: secondo voi, Avvenire da quale parte sta?

    Sabato 23 luglio 2022 l’editoriale di Avvenire, intitolato “Risparmiateci slogan sterili”, induce a credere che dentro ci saranno considerazioni in primo luogo anti-leghiste. E difatti… che scrive tra l’altro l’autore Diego Motta? “L’opinione pubblica si prepari, dunque, a non cadere nelle tante trappole mediatiche che saranno stese lungo il percorso che conduce alle Politiche: slogan d’occasione, simboli usati, a sproposito, dal sacro al profano, parole d’ordine dette apposta per eccitare e catturare minoranze agguerrite, fatti di cronaca strumentalizzati e ‘usati’ per una manciata di voti in più. Accadrà ancora, ahinoi, anche con comizi improvvisati sotto l’ombrellone”. Una constatazione: Matteo Salvini fa ancora paura ad Avvenire… restiamo lì, al Vade retro della nota Famiglia (cosiddetta) cristiana.

    Sempre sabato 23 un altro titolo a tutta pagina in Primo Piano (pag. 4): “Zuppi: bando agli interessi personali. E’ l’ora dei doveri e delle responsabilità”. A pochi giorni di distanza dal primo, ecco un nuovo appello del loquace cardinale Zuppi (ma nessuno degli indignati di professione urla stavolta all’ingerenza …) : “Desidero rinnovare il forte appello alla responsabilità individuale e collettiva per affrontare la prossima scadenza elettorale. L’indispensabile interesse superiore impone di mettere da parte quelli personali o individuali, per affrancare la politica da tatticismi ormai, peraltro, incomprensibili e rischiosi per tutti”. Chissà se il presidente dei vescovi si riferisce per esempio anche alle manovre sottobanco per la scissione del pentastellato Di Maio, favorita nascostamente da Quirinale, Palazzo Chigi e Pd?

    Domenica 24 finalmente ecco l’editoriale del Turiferario direttore, sotto il titolo “Buon senso popolare”.  Un buon senso popolare di cui, ça va sans dire, Marco Tarquinio si sente sommo interprete. Il voto popolare in autunno, il 25 settembre, scrive, è il primo dal 1919: come a dire, è un’aberrazione. Ovvero: in autunno non si dovrebbe votare, è una stagione in cui – per ragioni misteriose… che l’autunno sia leghista? - i seggi devono restare chiusi.  Forse all’interprete del buon senso popolare – troppo occupato nelle sue riflessioni – è sfuggito che in ambito amministrativo (vedi ad esempio per il Comune di Roma) si è votato e come, anche recentemente, in ambito amministrativo…

    Secondo noi il passaggio più significativo dell’editoriale è il seguente: “Quadro complicato. E anche allarmante. Allo stato delle cose nessuno può esattamente prevedere l’effetto che avrà la legge elettorale (…) Potremmo ritrovarci senza maggioranza parlamentari omogenee (come nel 2018 e prima ancora nel 2013) oppure con la prevalenza (e persino la ‘dittatura’) di una minoranza che potrebbe ricevere in dote, grazie all’effetto Rosatellum, forze parlamentari sufficienti per cambiare in solitudine la Costituzione. Meglio non pensarci neanche” (non solo Salvini, anche la Meloni fa paura ad Avvenire). Povero direttore, speriamo non abbia gli incubi notturni e sogni invece un popolo in festa per la vittoria del quadrilatero sinistro. Poi, magari, è possibile sia costretto a confrontarsi con una realtà molto diversa…ma intanto… lasciamolo beatamente sognare!

    Ricerca