Ricerca

    ESULI ISTRIANI E UCRAINI - COMUNE ROMA: BAVAGLIO A PRO VITA&FAMIGLIA

    ESULI ISTRIANI E UCRAINI - COMUNE ROMA: BAVAGLIO A PRO VITA&FAMIGLIA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 16 marzo 2022

    Le ultime parole del Papa (13 e 16 marzo) sull'Ucraina - Esuli istriani, esuli ucraini: una interessante intervista de ‘L’Arena’ di Verona a Egea Haffner, che nel 1946 fu immortalata a Pola, in partenza per l’esilio, con una valigia in mano. La grave repressione della libertà di espressione in materia di aborto da parte del Comune di Roma: manifesti ineccepibili di ‘Pro Vita’ rimossi dai vigili urbani o imbrattati e strappati da gruppi estremisti. A Roma il 21 maggio manifestazione nazionale “Scegliamo la Vita”.

     

    Davanti alla barbarie dell’uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi non ci sono ragioni strategiche che tengano: c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata, prima che riduca le città a cimiteri”. (papa Francesco, dal dopo-Angelus di domenica 13 marzo 2022).

    "Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di noi peccatori! / Signore Gesù, nato sotto le bombe di Kiev, abbi pietà di noi! / Signore Gesù, morto in braccio alla mamma in un bunker di Kharkiv, abbi pietà di noi! / Signore Gesù, mandato ventenne al fronte, abbi pietà di noi! /Signore Gesù, che vedi ancora le mani armate all’ombra della tua croce, abbi pietà di noi! / Perdonaci Signore, se non contenti dei chiodi con i quali trafiggemmo la tua mano, continuiamo ad abbeverarci al sangue dei morti dilaniati dalle armi". (…) Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, ti imploriamo! Ferma la mano di Caino! Illumina la nostra coscienza, non sia fatta la nostra volontà, non abbandonarci al nostro agire! Fermaci, Signore, fermaci! E quando avrai fermato la mano di Caino, abbi cura anche di lui. È nostro fratello. O Signore, poni un freno alla violenza! Fermaci, Signore!".   (papa Francesco, al termine dell’udienza generale del 16 marzo 2022, ha recitato anche una preghiera scritta da don Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli. Ne riproduciamo la prima parte e le righe finali).

    Incominciata il 24 febbraio 2022, prosegue l’insensata e crudele invasione russa dell’Ucraina, con il suo lugubre carico di morti, di devastazioni, di profughi. “Non ci sono ragioni strategiche che tengano” ha detto domenica scorsa il Papa. Confrontati con una tragedia umanitaria di tali proporzioni scatenata da un’invasione dissennata, le discussioni su ragioni e torti pregressi, sulla presenza della Nato e di laboratori di ricerca batteriologica nel Paese, sui gravi errori dell’Occidente (guidato purtroppo dagli Stati Uniti di Biden… si può pensare che con Trump, con tutti i suoi difetti, la guerra non sarebbe scoppiata!) nei rapporti con la Russia e con la stessa Ucraina devono cedere il passo alla stipula immediata di un cessate il fuoco. Il che significa anche un basta all’invio di armi a Kiev, una decisione tanto poco meditata quanto errata per le sue conseguenze mortifere, presa (de facto imposta) anche dal Parlamento italiano il primo marzo 2022. Se ridono i produttori di armi, se ride la criminalità che già pregusta le soddisfazioni che le verranno dall’incremento della tratta di giovani donne e minori, ride anche quella parte di coop interessata in primo luogo al business che, con l’arrivo di profughi ucraini da sistemare nei centri di accoglienza, vede prospettarsi di nuovo un futuro radioso di profitti economici.

     

    SPUNTI DI RIFLESSIONE GRAZIE ALL’INTERVISTA DE ‘L’ARENA’ DI VERONA ALL’ESULE DA POLA EGEA HAFFNER

    Vorremmo ora offrire qui ai nostri lettori la possibilità di riflettere – con il pensiero alla tragica realtà ucraina -  su alcuni passi di una intervista di Camilla Ferro a Egea Haffner, un’esule da Pola (vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/1061-giorno-del-ricordo-pola-l-agonia-l-esodo-1945-47.html ) pubblicata su ‘L’Arena”, il maggior quotidiano di Verona, il 13 marzo scorso. L’esule, oggi poco più che ottantenne, è assai conosciuta, considerato come fosse la “bambina con la valigia”, immortalata in una foto famosa, divenuta foto-simbolo, scattata prima della partenza dalla città natale, che si era stabilito fosse consegnata ai comunisti jugoslavi titini. Come poi avvenne.

    Egea ricorda di aver dovuto lasciare tutto quel 6 luglio 1946…la casa, gli amici, la scuola, le cose, le mie cose, i miei posti, i miei affetti, disperata perché papà era sparito da un anno; la sera del 4 maggio del ’45 era stato prelevato da tre soldati titini mentre ci stavamo preparando per la cena, gli avevano detto ‘E solo un attimo, la portiamo al Comando per delle formalità’, non l’abbiamo più visto. Ma io l’ho aspettato ogni giorno. Non si è mai saputo che fine abbia fatto, per me e la mia famiglia nessun diritto alla verità, abbiamo pagato la colpa di essere italiani (…) E’ stato inghiottito dalle voragini carsiche, infoibato nel buio della terra; la sua è una delle tante tombe mancate ma io allora ero piccola e scappare dall’Istria era come abbandonarlo due volte: se fosse mai tornato, non ci avrebbe più trovate”.

    In questi giorni giungono notizie e immagini dall’Ucraina… altri profughi… " Sto provando grande sofferenza davanti alla tragedia dell’Ucraina, tremo davanti a queste mamme che mollano tutto per portare in salvo i loro bambini, creature indifese come lo ero io, con lo zaino in spalla che contiene ciò che resta del loro mondo come io avevo il mio dentro a quella piccola valigia di pelle: sono mamme disperate ma fiere, sanno che solo così possono sperare nel futuro, hanno lo stesso coraggio che ebbe mia madre Ersilia a portarmi in Italia. (…) La storia si ripete dopo 76 anni, con lo stesso orrore, con la stessa brutalità, non ci ha insegnato niente: io sento la lama che affonda di nuovo nella pelle, aprendo ancora di più le ferite mai chiuse dal 1946”.

    Egea Haffner riflette ancora sull’attualità…I morti sono tutti uguali, non hanno bandiera (…) solo chi deve scappare dal proprio Paese per non morire, può comprendere fino in fondo cosa stiano vivendo gli sfollati ucraini. Io lo so. Ed è diverso da chi, ad esempio, emigra: io sono un’esule, non una migrante. La differenza è enorme: da una parte c’è la disperazione, il dolore, la necessità di fuggire perché non ci sono alternative; chi invece parte per scelta, pur tra mille difficoltà, lo fa perché vuole migliorare la propria esistenza, ma ha sempre la sua casa, la sua patria, le sue radici ad attenderlo: se vuole, può tornare. Gli esuli come me, invece, i profughi come gli ucraini, vanno via per sempre, sanguinanti, disperati, tutto ciò che lasciano non tornerà più. Non dimenticheranno mai”.

    E poi…:  “Ricordo gli allarmi, le sirene, le fughe nei sotterranei, nei rifugi, ho tutto ben chiaro nella testa, i rumori, gli odori, il buio sottoterra. E’ tutto nella mia testa, nei miei occhi, ben chiaro e vivido anche se avevo pochi anni. Io lo so quanto terrore hanno dentro le creature di Kiev, di Odessa, di Mariupol. Ho pianto davanti all’immagine della famiglia sterminata a Irpin, quei corpi senza vita sul marciapiede: una madre e i suoi due figli in fuga a piedi colpiti dai colpi di mortaio russi. Mio padre, quando lo portarono via, aveva una sciarpa blu. Alcuni giorni dopo quella sciarpa era al collo di un titino. Storie di morte sempre uguali, di distruzione, di abominio. Nel dolore dei profughi ucraini si riflette il mio dramma di vittima di guerra, di esule, di profuga.

    Un ultimo passo vorremmo citare… che vita è quella da esiliati? “Il dolore fortifica, questi bambini saranno adulti migliori, queste donne stanno scrivendo la storia, insieme ai loro mariti. Alla fine della guerra l'Italia era distrutta e noi, pur italiani, eravamo comunque sempre trattati da esuli. Abbiamo ricevuto pochi aiuti di Stato, siamo stati dimenticati a lungo ma non ci siamo persi d’animo e siamo ripartiti da zero, da quel niente che avevamo dentro alle nostre piccole valigie. Il dolore ci ha divelti ma non ci siamo lasciati inghiottire, come hanno fatto infoibando tanti di noi. Non so dove sia mio padre, il suo corpo non ci è mai stato restituito, ma ho vissuto tutta la vita rendendogli onore e facendo tutto il possibile perché si conoscesse questa vergognosa pagina della storia. Queste donne profughe con i loro piccoli forse non rivedranno mai i loro uomini rimasti in Ucraina a combattere; i loro figli, come me, cresceranno senza un papà ma hanno la fortuna, nella disgrazia, di avere il mondo dalla loro parte, di non essere sole, di poter contare sugli aiuti internazionali, sulla catena della solidarietà e dell’ospitalità. Devono essere forti, di acciaio come dicono a me, per i loro figli. Sono bambini con la valigia, sono i veri eroi della guerra”.

     

    COME IL COMUNE DI ROMA INTENDE LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE IN MATERIA DI ABORTO: PLAUDIRE O STARE ZITTI – IL CASO INQUIETANTE DEI MANIFESTI DI ‘PRO VITA&FAMIGLIA'

    Non è una novità che al Comune di Roma la libertà d’espressione esulante dal politicamente corretto provochi gastriti acute (da curarsi il più presto possibile grazie alla comprovata efficacia di robuste pillole repressive). Già con la catastrofica sindaca pentastellata Virginia Raggi in diverse occasioni il Comune aveva rimosso manifesti che – in realtà – non facevano che comunicare la verità dei fatti ad esempio sul turpe business dell’utero in affitto.  Con l’elezione di un politico-intellettuale apparentemente più ragionevole come il piddino Roberto Gualtieri si poteva sperare che il Comune si astenesse dalla corsa al podio del totalitarismo ideologico. E invece no: sarà per accontentare l’estremismo arcobaleno e/o femminista, sarà perché certe – sembra proprio insopprimibili – antiche radici repressive vengono irresistibilmente alla luce in casi come questi, anche con Gualtieri il Comune ora piddino ha voluto proseguire sulla cattiva strada pentastellata. Spontaneo il commento che sgorga in tali circostanze: “Non c’è niente da fare… hanno cambiato più volte il nome per far dimenticare il Pci, ma gratta gratta son sempre quelli!”. Domanda spontanea: che fanno i piddini non di origine comunista e magari cattolica o comunque socialdemocratica? Esistono, vivono, lottano o forse sono immersi nel sonno degli ‘arrivati’?

    In sintesi i fatti (gravi).

    Il 3 marzo parte la campagna di affissioni di Pro Vita&Famiglia: sui manifesti – pensati in vista dell’8 marzo – una bimba già ben formata nel grembo materno con accanto uno slogan: ‘Potere alle donne? Facciamole nascere!’ (e chi conosce ad esempio quel che succede in Cina o in India sa che il tema è tutt’altro che inattuale).

    Apriti inferno! Da subito si levano alti lai da politiche e politici di sinistra, (radicali ed ecologisti compresi), associazioni come “Libera di abortire” e collettivi vari, giornaloni del Pensiero unico e dal linciaggio incorporato:  “Vergogna! Manifesti sessisti e violenti!”.  La piddina Lucarelli, assessora alle attività produttive e pari opportunità - molto sensibile alle urla di rabbia dei detentori della Pubblica Moralità – annuncia di aver dato l’ordine di rimuovere i manifesti, che violerebbero l’articolo 12 bis del Regolamento sulle affissioni che vieta contenuti pubblicitari espressione di stereotipi e disparità di genere, di messaggi sessisti o violenti, di mercificazione del corpo femminile… che siano lesivi insomma del rispetto delle libertà individuali e dei diritti civili e politici. Da notare che nel provvedimento si rimanda all’articolo 12, ma non si dice in quale parte il manifesto di Pro Vita&Famiglia lo violerebbe.

    Chi ci legge potrà constatare facilmente nella galleria fotografica a piè di pagina se il manifesto di Pro Vita&Famiglia rientri oppure no nella casistica del Regolamento comunale di Roma come ha sostenuto la Lucarelli. La quale non sa (o finge di non sapere) che ogni anno nel  mondo milioni di donne vengono eliminate nel grembo materno solo perché tali… aborto selettivo su larga scala. Altro che ‘uguaglianza di genere!’.

    La presa di posizione della Giunta comunale (rappresentata dalla Lucarelli) ha ulteriormente avvelenato l’atmosfera attorno a Pro Vita&Famiglia. Che ha visto non solo i suoi manifesti imbrattati, strappati, rimossi, ma anche la sede a via Manzoni vandalizzata, in particolare nella notte tra sabato 5 e domenica 6 marzo (vedi galleria a piè di pagina).

    Interessante a tale proposito, pur se tristissima, la rivendicazione del neo movimento studentesco ‘la Lupa’ (legato agli estremisti dell’Osa, Opposizione studentesca di alternativa). Leggete quanto scrivono su Facebook il 7 marzo 2022 queste ragazze intellettualmente ingenue, il cui cervello è stato imbottito di politicamente corretto (con aggiunta di una buona dose di odio) da sapienti flautisti nei media, nei social e in aula:

    Ieri come studentesse e libere soggettività abbiamo sanzionato la sede di ProVita su Viale Manzoni. Da qualche giorno le strade della nostra città sono immerse da manifesti squallidi e dalla vena terroristica che provano a convincerci che ciò per cui abbiamo lottato e i nostri diritti siano illeciti.

    Siamo stanch (schwa) dei giudizi patriarcali e cattolici che governano la nostra società. Siamo stanch (schwa)  che il nostro diritto all’aborto venga obiettato continuamente e che quindi non venga assicurato.

    Rifiutiamo l’influenza che la chiesa cattolica, così come lo Stato, ha sui nostri corpi, perennemente mercificati, giudicati, stigmatizzati e violentati. Il transfemminismo e la pluralità che cerchiamo di portare quotidianamente all’interno delle nostre scuole non è circoscritta ma arriverà ovunque ce ne sarà bisogno”.

    Non poteva poi mancare tra le gloriose ‘firme’ degli atti vandalici quella di un noto movimento estremista e violento (specializzato in vandalismi ideologici un po’ in tutta Italia, anche a danno del Centri di aiuto alla Vita, Cav): difatti sotto la scritta “ABORTO LIBERO” si legge “NON UNA DI MENO”. A ben guardare la firma è un boomerang clamoroso …

    Pensate che dal Comune guidato da Gualtieri sia giunta qualche pur timida solidarietà?

    La risposta la potete trovare anche in quanto successo in Consiglio comunale il 10 marzo, quando Lavinia Mennuni (Fratelli d’Italia) -  che aveva protestato per la rimozione dei manifesti, mostrandone uno a beneficio dei colleghi poco informati – è stata espulsa dall’aula. Nella concitazione del momento due consigliere della lista Calenda (quel pariolino così moderato nel suo essere di sinistra…) hanno comunque fatto in tempo a strappare alla stessa Mennuni il manifesto.

    Ieri, 15 marzo 2022, la protesta in piazza del Campidoglio, cui hanno partecipato l’intero gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, due consigliere regionali (Chiara Colosimo di Fratelli d’Italia e Laura Corrotti della Lega), due parlamentari (Lucio Malan di Fratelli d’Italia e Simone Pillon della Lega). Oltre naturalmente agli organizzatori del flashmob, in prima fila Toni Brandi, Jacopo Coghe, Maria Rachele Ruiu e Filippo Savarese.

     

    ORA AL LAVORO IN VISTA DELLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE “SCEGLIAMO LA VITA” DEL 21 MAGGIO A ROMA

    E ora al lavoro per la riuscita anche numerica della prevista grande manifestazione nazionale “Scegliamo la Vita”, che si terrà a Roma il 21 maggio e che sostituirà la tradizionale ‘Marcia per la Vita’. I portavoce della manifestazione (che raccoglie l’adesione già di oltre un’ottantina di associazioni) saranno Massimo Gandolfini e Maria Rachele Ruiu. Si andrà in piazza in particolare per contestare la chiara deriva eutanasica legata alla recente approvazione alla Camera del disegno di legge sul suicidio assistito che vede come protagonista il piddino Alfredo Bazoli. La manifestazione non intende essere divisiva del mondo cattolico, ma dare pubblica testimonianza a proposito del ‘fine vita’  di una grave preoccupazione comune, condivisa da una larga parte anche dei laici e delle loro aggregazioni.  La memoria torna ai Family Day del 2006, del 2015, del 2016. Non sarà facile – dati i tempi contrassegnati da restrizioni e paure profonde -  avvicinare, almeno numericamente, quelle esperienze di massiccia partecipazione popolare. Ma intanto vale la pena di tentare!

    P.S. Nella galleria fotografica a piè di pagina il manifesto di Pro Vita&Famiglia, il manifesto imbrattato, il manifesto strappato, la sede vandalizzata.

    Ricerca