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    SCUOLA/OCCUPAZIONI: UNA NOTA - UNGHERIA/DICHIARAZIONE CONGIUNTA

    SCUOLA/OCCUPAZIONI: UNA NOTA - UNGHERIA/DICHIARAZIONE CONGIUNTA - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 23 dicembre 2021

     

    Una nota di peso del direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio a proposito delle occupazioni di istituti medio superiori registrate a Roma negli ultimi due mesi. Dichiarazione congiunta di 14 comunità religiose ungheresi in difesa del matrimonio tra uomo e donna: hanno firmato, oltre alla Conferenza episcopale cattolica, protestanti, ortodossi, ebrei. Intanto Katalin Novak è candidata  a succedere a Janos Ader come  presidente della Repubblica.

     

    LA LUCE DI BETLEMME ILLUMINI SEMPRE LA NOSTRA COSCIENZA E SI RIFLETTA CONCRETAMENTE NELLA NOSTRA VITA. BUON NATALE A TUTTE E TUTTI!

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    UNA NOTA INCONSUETA E SIGNIFICATIVA DEL DIRETTORE GENERALE DELL’USR LAZIO ROCCO PINNERI SULLE OCCUPAZIONI REGISTRATE IN TANTE SCUOLE MEDIE SUPERIORI DI ROMA

     

    Le occupazioni di scuole secondarie di secondo grado (medie superiori) a Roma (vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/1052-covid-inquietante-disagio-adolescenti-pietro-sebastiani-magister.html ) si sono -almeno provvisoriamente- concluse con l’inizio delle vacanze natalizie. Quasi una sessantina gli istituti occupati per diversi giorni negli ultimi due mesi: un succedersi di azioni studentesche fuorilegge (promosse quasi sempre da gruppi di estrema sinistra e, in qualche caso, da formazioni di opposto colore) che ha spinto il 20 dicembre 2021 Rocco Pinneri, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale/Usr del Lazio) a una pubblica, dettagliata e inequivocabile  presa di posizione. Certo inconsueta.

    L’antipasto c’era stato già il 15 dicembre con una “Lettera alle studentesse e agli studenti degli istituti di istruzione superiore di secondo grado della regione Lazio e alle loro famiglie” a firma dello stesso direttore generale. Il quale, rilevando che le occupazioni – “azioni di forza” - impediscono il dialogo, evidenziava: “Soprattutto, va ricordato che ci sono studentesse e studenti che vorrebbero, come loro diritto
    costituzionale, entrare a scuola e svolgere regolarmente lezione. Va tutelato il diritto di ciascuna e ciascuno, foss’anche di una sola persona, e dispiace che a violarlo, nelle occupazioni in essere, siano i compagni di classe di chi vorrebbe frequentare. Chiederei, quindi, a chi sta occupando la propria scuola di interrompere questa azione e di ripristinare quanto prima la legalità”.

    Un appello questo che non aveva avuto seguito immediato, tanto che il 20 dicembre Rocco Pinneri ha indirizzato un’altra nota indubbiamente molto significativa ai dirigenti di tutte le scuole medie superiori del Lazio (e per conoscenza tra gli altri al Ministero, al prefetto e al questore di Roma). Nell’incipit della nota il direttore generale constata come prosegua il fenomeno delle occupazioni e annota: “Siamo tutti consapevoli della delicatezza di tali situazioni, perché coinvolgono minori e soprattutto perché ci rammentano la necessità dell’ascolto. Per questo motivo voi ricorrete sempre a strumenti tipici dell’organizzazione scolastica, offrendo la vostra piena disponibilità nonché le alternative dell’assemblea o della co-gestione, che consentono di lasciare la scuola aperta a beneficio di tutti gli studenti e, contestualmente, aprono il dialogo necessario a comprendere le ragioni di ogni eventuale disagio. Ai dirigenti coinvolti ho sempre assicurato anche la mia personale disponibilità a ricevere una delegazione di studenti purché non vi sia un’occupazione in corso, non potendo ricevere chi sta commettendo un reato. Nelle occupazioni in essere tali tentativi sono stati esperiti senza, purtroppo, successo, forse anche per la presenza spesso cospicua di soggetti esterni alle scuole”.

    Evidenzia poi il direttore generale che “le occupazioni violano il diritto costituzionale all’istruzione di quei numerosi studenti che non condividono il ricorso a tale strumento, indipendentemente dalla valutazione che facciano delle rivendicazioni, alcune delle quali riferite a problemi storici che siamo tutti impegnati a risolvere”. Perciò “vi chiedo, ove vi troviate in questa situazione, di denunciare formalmente il reato di interruzione del pubblico servizio e di chiedere lo sgombero dell’edificio, avendo cura di identificare, nella denuncia, quanti possiate degli occupanti”. Messaggio chiaro, che sarebbe ancora più incisivo se le forze dell’ordine (agli ordini del questore di Roma) collaborassero sempre – in forza delle loro competenze – a tale identificazione, evitando pigrizie di comodo.

    Continua Rocco Pinneri, sempre rivolto ai dirigenti scolastici: “Occorrerà anche che proseguiate il dialogo, con gli studenti e con le famiglie, per giungere a interrompere quanto prima la situazione di illegalità e per dare le risposte possibili alle richieste che vi saranno formulate”.

    Su un punto fondamentale insiste il direttore generale: “È importante che chi occupa capisca che violare il diritto dei compagni di scuola a frequentare le lezioni è un fatto grave, oltre che inutile vista la disponibilità di tutti al dialogo senza la necessità di azioni estreme ed illegali. Ribadite ai vostri studenti che dei temi di carattere più generale possono parlare anche con me – non mi son mai sottratto nelle rare occasioni in cui mi è stato chiesto – purché non stiano occupando”.

    Altro tasto doloroso che suscita “ansia”: Molte delle occupazioni già terminate hanno lasciato danni all’interno delle scuole. Danni che non possono avere alcuna valenza politica e che esprimono solo vandalismo: arredi e dotazioni laboratoriali distrutti, infissi e impianti danneggiati, distributori automatici divelti e svuotati degli alimenti e delle monetine, controsoffitti infranti e fatti precipitare, furti a danno dei bar interni ecc. In due scuole le occupazioni hanno condotto a contagi per l’inosservanza delle misure di prevenzione. Si ha notizia di altri comportamenti preoccupanti quali assembramenti su tetti privi di parapetto o in altri luoghi pericolosi e ordinariamente inaccessibili, mentre vengono consumate bevande che potrebbero diminuire i livelli di attenzione”. Una galleria tanto impressionante quanto vergognosa di vandalismi, che giustamente il direttore generale ha evidenziato (anche se con grave scandalo delle ‘anime belle’ in Parlamento e nei soliti salotti).  

    E qui Rocco Pinneri suggerisce la via disciplinare da seguire: “Al termine dell’occupazione occorrerà che chiediate a chi è stato identificato di risarcire la spesa per la sanificazione della scuola assieme a ogni eventuale danno, non essendo giusto che se ne debba far carico la collettività, cioè persino quegli studenti che non hanno occupato e che sono stati già danneggiati, per la violenza di alcuni compagni o di esterni, perdendo giorni di lezione. Agli occupanti identificati occorrerà anche applicare le misure disciplinari previste dal regolamento interno di ciascuna scuola e dell’occupazione si terrà conto nel determinare il voto in condotta”.

    E’ una nota quella del direttore generale dell’Usr Lazio che vuole sottolineare un principio fondamentale per una convivenza feconda all’interno della comunità, in questo caso scolastica: il principio dell’assunzione di responsabilità per le proprie azioni. Certo da parte di tutte le componenti della comunità: degli studenti occupanti e di chi non raramente li giustifica con un “Sono ragazzi” (famiglie, docenti) oppure li appoggia irresponsabilmente nell’illegalità (certi cosiddetti intellettuali, certi politici ‘progressisti’ come si è notato dalle reazioni di queste ore). Non si dimentichi che tra gli studenti delle scuole medie superiori ci sono diversi maggiorenni, elettoralmente cittadini a pieno titolo. Da loro in primo luogo si può e si deve pretendere dunque quel senso di responsabilità sociale che a tale qualifica è connesso.

     

    UNGHERIA: UNA DICHIARAZIONE COMUNE E LA CANDIDATURA DI KATALIN NOVAK A PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

     

    Dall’Ungheria giungono notizie interessanti.   

    Il 9 dicembre 2021 14 comunità religiose ungheresi hanno reso pubblica una dichiarazione congiunta, di certo molto significativa. Per tre motivi principali. Il primo: nella storia del Paese il documento è una novità per quanto attiene ai firmatari. Il secondo: ha dei contenuti ‘forti’, inequivocabili in un momento di trionfo in tante parti del mondo di un modello di individuo debole perché ‘fluido’. Il terzo:la dichiarazione  è stata firmata in un contesto politico che si scaldando i motori per le prossime elezioni nazionali di aprile, in cui Viktor Orban chiederà la riconferma come primo ministro.

    Ne riproduciamo il testo (che abbiamo la sensazione possa far venire l’orticaria ai solerti turiferari che imperversano sulla stampa cattofluida italiana): "E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e Dio disse loro: ‘Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra!«’ (Gen 1,27–28). Nella posizione biblica – come ha sottolineato papa Francesco anche durante la sua visita a Budapest – il sacramento del matrimonio si realizza tra un uomo e una donna. Anche nella tradizione ebraica l’approvazione del rapporto donna-uomo mediante il matrimonio è il fondamento della dignità umana. Noi, rappresentanti delle Chiese sottoscritte, cattolici, protestanti e ortodossi, nonché le comunità ebraiche, mentre ci prepariamo alle feste di Natale ed alla luce delle candele di Hanukkah, rispondendo inoltre alle questioni oggetto di dibattito sempre più intenso negli ultimi tempi, riconfermiamo il nostro impegno per i valori giudaico-cristiani del matrimonio, della famiglia e della dignità umana”.

    La dichiarazione è stata sottoscritta dalla Conferenza episcopale ungherese, da riformati, evangelici, battisti, pentecostali, metodisti, ortodossi serbi, esarcato ortodosso di Ungheria (affiliato al patriarcato ecumenico di Costantinopoli), diocesi della Chiesa ortodossa russa (patriarcato di Mosca), Associazione delle comunità ebraiche di Ungheria, Comunità israeliane unite di Ungheria. In sintesi: hanno firmato – al più alto livello - cattolici, protestanti, ortodossi, ebrei.

    La lettura della dichiarazione comune è consigliabile, oltre che agli europarlamentari di Bruxelles impegnati in una lotta senza quartiere a quel cattivone di Orban e ai turiferari cattofluidi di cui sopra, anche al principale sfidante dello stesso nelle prossime elezioni politiche della primavera 2022: il candidato dell’opposizione unita (sinistra insieme con l’estrema destra) Patrick Marki-Zay. Perché? Lo sfidante di Orban è definito “cattolico, conservatore” in un servizio Agensir del 10 dicembre 2021 a firma della cattofluida Sarah Numico, già presidente della Fuci e collaboratrice tra l’altro anche di Jesus e di Credere. Curioso, molto curioso è però che tale qualifica si accompagni, nello stesso articolo, alla notizia che Marki-Zay ”è favorevole al matrimonio tra le persone dello stesso sesso” (la ex-presidente della Federazione nazionale cattolica italiana scrive disinvoltamente di ‘matrimonio’, senza virgolette… che sia sinodalmente già tedesca?).

    Intanto il 21 dicembre 2021 Viktor Orban ha annunciato che il suo partito, Fidesz, proporrà il ministro della Famiglia, Katalin Novak come prossima presidente della Repubblica. La quarantaquattrenne politica è molto conosciuta per la coerenza, il vigore e la continuità della sua azione legislativa nel difendere e promuovere la famiglia e la natalità (è stata ospite anche del Congresso di Verona di fine marzo 2019). Per questo la sua candidatura a presidente della Repubblica è altamente simbolica delle politiche ungheresi nell’ambito dei ‘valori non negoziabili’.

    Il 13 marzo 2022 scadrà il secondo mandato quinquennale del presidente attuale Janos Ader; il Parlamento eleggerà a fine gennaio il suo successore. Richiesta la maggioranza dei due terzi, già ‘coperta’ da Fidesz. E’ quindi facile prevedere una vittoria per Katalin Novak, che dovrebbe essere il primo capo di Stato ungherese donna dai tempi di Maria Teresa d’Austria. E anche la prima protestante dopo i presidenti, tutti cattolici, eletti dal crollo del regime comunista.

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