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    SATAIVA MARTINS SU FATIMA E ALTRO

    INTERVISTA AL CARDINALE JOSE' SARAIVA MARTINS - 'IL CONSULENTE RE ONLINE' DI MAGGIO 2010

     

    Il cardinale Josè Saraiva Martins è una vecchia conoscenza de “Il Consulente RE”, verso cui è sempre stato molto disponibile (vedi interviste nel 2005, 2007, 2009). Diciamo ‘vecchia’ non per evidenziare che l’anno prossimo il prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi festeggerà gli ottant’anni, che a lui piace ritenere “quattro volte vent’anni”, poiché contano cervello e spirito. Da tale punto di vista il porporato è sicuramente ancora giovane!

     

    Perciò siamo saliti al quarto piano del palazzo a pochi passi dal colonnato per chiedergli di commentare il recente viaggio (11-14 maggio) del Papa in Portogallo, nel decimo anniversario della beatificazione dei due pastorelli Francisco e Jacinta. Nell’intervista si è così parlato dell’accoglienza, del legame dei portoghesi con il Successore di Pietro ed anche della “nota stonata” data dalla firma del Presidente della Repubblica alla norma sul riconoscimento dei matrimoni omosessuali. Poi del ‘terzo segreto’ di Fatima, del peccato nella Chiesa… anche delle polemiche sulla presunta valenza interreligiosa di Fatima e sul paragone con Medjugorje. Infine sulla possibile beatificazione della terza pastorella, suor Lucia.

     

    Eminenza, papa Benedetto XVI è stato in visita apostolica in Portogallo dall’11 al 14 maggio. Vi ha ricevuto un’accoglienza molto calorosa nei toni e molto sostanziosa nei numeri. Quasi tutti gli osservatori (compresi alcuni vescovi portoghesi stessi) sono stati sorpresi dalle dimensioni dell’entusiasmo: “Non era così scontato nelle odierne contingenze”. Sorpreso anche Lei, pure  presente?

    A dire il vero non sono sorpreso per quanto accaduto. Conosco bene il modo di essere dei portoghesi nei confronti del Successore di Pietro, cui lungo la storia sono sempre stati intimamente uniti. Non si dimentichi che il Portogallo è nato nel 1143 con un atto di papa Innocenzo II, sollecitato insistentemente dall’arcivescovo di Braga…

    Però nel Settecento il marchese di Pombal…

     

    Sì, Pombal, l’Illuminismo… però il Portogallo vero, profondo non è mai cambiato nel suo affetto per il Papa! E si è visto anche qualche giorno fa. E’ stato bellissimo e papa Ratzinger è stato accolto con un calore straordinario…

    Eminenza, Lei era certo che l’accoglienza sarebbe stata magnifica non solo a Fatima, dov’era per così dire scontata, ma anche in città come Porto e soprattutto come Lisbona?

    Lisbona è una città secolarizzata, dove però la Chiesa è molto viva. Non dimentichiamo che Lisbona è protetta dal grande monumento di Cristo Re, costruito a partire dal 1949 su volontà dell’arcivescovo della città e degli altri vescovi portoghesi, inaugurato nel 1959: era un segno ben visibile del ringraziamento a Dio e alla Madonna di Fatima per la non partecipazione del Portogallo alla Seconda Guerra Mondiale. Lisbona è certo una capitale europea, in cui la secolarizzazione è ben presente e in cui avanza progressivamente la scristianizzazione: in questo Lisbona non è un’eccezione. Però mi sento di ribadire che i suoi cittadini mantengono un grande amore per il Vicario di Cristo.

    Lascia tuttavia l’amaro in bocca che, tre giorni dopo la conclusione della visita papale, il presidente della Repubblica Anibal Cavaco Silva – annunciandolo con un messaggio televisivo alla Nazione - abbia firmato la norma che istituisce il cosiddetto ‘matrimonio’ omosessuale in Portogallo. E sì che Benedetto XVI anche a Fatima aveva di nuovo ribadito la sua contrarietà in materia, evidenziando che l’unico matrimonio è quello contratto tra un uomo e una donna…

    Certamente la firma si può ritenere una nota stonata. E’ chiarissimo che è una stonatura. Alcuni hanno cercato di giustificare il Presidente, rilevando che aveva prorogato la firma a dopo la visita del Papa, usufruendo del lasso di tempo concessogli dalla Costituzione. Poi hanno fatto rilevare che in ogni caso il Parlamento avrebbe approvato la norma in seconda lettura…

    Però il Presidente avrebbe potuto non firmare come gesto simbolico…

     

    Sì, sarebbe stato un bel gesto pubblico di coerenza .

    Passiamo a un altro aspetto della visita. Durante il viaggio nell’aereo papale, rispondendo a una domanda formulata da padre Lombardi a nome dei giornalisti, Benedetto XVI ha detto, riferendosi alla terza parte del ‘segreto’ di Fatima: Oltre questa grande visione della sofferenza del Papa, che possiamo in prima istanza riferire a Giovanni Paolo II, sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano. Perciò è vero che (…) si vede la necessità di una passione della Chiesa, che naturalmente si riflette nella persona del Papa, ma il Papa sta per la Chiesa e quindi sono sofferenze della Chiesa che si annunciano”. Lei, Eminenza, che cosa pensa di questa interpretazione?

     

    Globalmente considerato, il messaggio di Fatima non è chiuso in se stesso: è sempre valido nel suo stimolo alla conversione, alla penitenza, alla pace. Sarà sempre attuale. In particolare, per quanto attiene alla sofferenza, il Papa ha detto parole sacrosante: secondo me la terza parte si riferisce alle sofferenze del Vicario di Cristo come Pastore della Chiesa universale e dunque ha una valenza ecclesiale. La storia della Chiesa da sempre è stata caratterizzata dalla persecuzione: non dobbiamo pensare solo ai martiri dei primi secoli. E la Chiesa soffrirà sempre con Cristo, perché è nel suo dna. Pensando naturalmente alla Resurrezione, dopo il Venerdì Santo.

    Lei è convinto che non ci sia niente altro nella terza parte? C’è chi è sicuro dell’esistenza di una quarta parte apocalittica, letta dai Papi e taciuta per evitare il panico universale…

     

    Io ne sono assolutamente convinto: non c’è niente altro, oltre a quanto rivelato dalla Chiesa.

    Nelle parole del Papa in aereo sul ‘terzo segreto’ si riscontra anche una novità nei toni, non solo nei contenuti. A proposito del peccato esistente all’interno della Chiesa, Benedetto XVI ha rilevato: Questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa. La Chiesa quindi ha profondo bisogno di re-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia. “Terrificante”, Eminenza e “la più grande persecuzione non viene dai nemici fuori”: qualcuno sotto sotto pensa che il Papa, pur avendo ragione nei contenuti, abbia un po’ esagerato nei termini. E per Lei?

    No, no il Papa ha detto molto bene quello che doveva dire, con parole chiare, adeguate. Mi pare evidente che il peccato sia presente nella Chiesa: e il peccato è sempre un modo terrificante di agire contro la Chiesa, è il primo modo di osteggiare la Chiesa. Cristo ha istituito il sacramento della Penitenza, prevedeva il peccato nella Chiesa; la Penitenza è per i cristiani, non per gli altri. Il Papa ha detto le cose con chiarezza, chiamando le cose con il loro nome; la Chiesa deve avere il coraggio di denunciare ad esempio i pedofili, chiamandoli alla propria responsabilità e a rispondere in sede ecclesiale e civile dei loro peccati. 

    Ancora su Fatima. Il Papa a Lisbona ha evocato quanto aveva detto il cardinale Manuel Cerejeira: Non fu la Chiesa che ha imposto Fatima, ma fu Fatima che si impose alla Chiesa. Che cosa si intende esattamente con tale affermazione?

     

    L’espressione è molto bella e centrata. Anch’io la cito spesso. La Chiesa con Fatima è stata prudentissima, come dev’essere sempre in simili casi…

    Lei di questo è particolarmente conscio, da prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi…

    Fatima si è imposta per sua stessa natura, per il messaggio estremamente attuale che ha portato in piena Prima Guerra Mondiale. E’ un messaggio che riguarda non solo i credenti, ma tutti gli uomini. Fatima è chiamata “Altare del mondo” e io aggiungo sempre: anche “Cattedra del mondo”. La Madonna è venuta per insegnare, per richiamare certi valori fondamentali umani e cristiani dimenticati dall’uomo contemporaneo. La Chiesa, prima di pronunciarsi sulla verità delle apparizioni, ha indagato a fondo, molto a fondo e ha avuto le risposte che hanno portato al riconoscimento di tale verità.

    Il messaggio che viene da Medjugorje è per certi versi analogo a quello di Fatima: la Madonna insiste su pace, conversione, penitenza… Medjugorje come prosecuzione di Fatima?

     

    E’ noto che per me Medjugorje non è la prosecuzione di Fatima. Sono due cose diverse. Intanto le apparizioni di Fatima sono state approvate dalla Chiesa e quelle di Medjugorje ancora no…

    E’ stata appena istituita una commissione vaticana presieduta dal cardinale Ruini…

    Appunto. Il messaggio di Fatima è molto diverso da quello di Medjugorje…

    Il contesto storico…

    Il contesto storico e anche il contenuto. Certo non si può parlare di contraddizione tra i due messaggi, ma non sono uguali. Non si può affermare  sic et simpliciter  che le “apparizioni” di Medjugorje, se saranno approvate dalla Chiesa, sono una prosecuzione di quelle di Fatima. Anche i contesti storici sono diversi.

    Lei ha accompagnato anche Giovanni Paolo II a Fatima, in quell’indimenticabile 13 maggio del 2000, per la beatificazione di Francisco e Jacinto Marto (vedi anche il reportage in questo stesso numero, in ‘Attualità’). Ha riscontrato differenze nel tipo di accoglienza ricevuto dai due Pontefici?

    Anche dieci anni fa l’accoglienza era stata calorosissima e pure Lei può testimoniarlo! Si ritorna a quanto dicevo all’inizio: nel cuore dei portoghesi c’è il Papa in quanto tale, come Successore di Pietro. Si chiami Giovanni Paolo II o Benedetto XVI.

    Eminenza, qualche tempo fa si erano sviluppate polemiche vivaci a proposito di Fatima e della sua presunta valenza interreligiosa. Il nome stesso richiama la figlia prediletta di Maometto oppure una bellissima principessa mora di Alcàcer presa prigioniera e convertitasi al cristianesimo…

    Queste interpretazioni sulla valenza interreligiosa del nome sono da escludere, dato che non hanno nessun fondamento reale…

    Però nel mirino era anche la costruzione della nuova chiesa della Santissima Trinità, giudicata per le sue caratteristiche un tributo al dialogo interreligioso…

     

    Il dialogo interreligioso non ha assolutamente niente a che fare con la nuova chiesa della Santissima Trinità. Assolutamente. La nuova chiesa è stata costruita per un’unica ragione: l’Angelo del Portogallo, apparso ai pastorelli prima della Madonna, aveva insistito molto sulla devozione alla Santissima Trinità. I pastorelli hanno vissuto intensamente questo aspetto delle apparizioni. La nuova chiesa è venuta doverosamente a riempire un vuoto.

    Per quanto Lei ne sa, la nuova chiesa è piaciuta a papa Benedetto XVI?

    So che molte volte viene criticata, forse un po’ superficialmente. Intanto, se c’è qualcosa da cambiare, si può sempre fare…

    Qualcosa da cambiare?

    Ad esempio l’immagine del Cristo, che piaceva poco, è già stata modificata…

    E poi?

    Io sposterei in un punto più visibile il Tabernacolo con l’Eucarestia. Chi entra nella chiesa, non vede subito il Tabernacolo, che è in una cappellina un po’ nascosta, quando invece dovrebbe essere centrale in una chiesa cattolica.    

    Eminenza, Lei ha incontrato più volte la terza pastorella, suor Lucia, morta nel febbraio del 2005. Terza beatificazione in vista?

    Non è né può essere automatico che suor Lucia venga beatificata, come è stato il caso dei primi due pastorelli. Infatti la santità è un fatto strettamente personale. Suor Lucia sarà beatificata se emergerà che ha vissuto il Vangelo con intensità, se ha praticato le virtù in grado eroico. Si deve indagare, raccogliere tutti i documenti, che sono tanti, considerata la lunghezza e la ricchezza della sua vita, quella di una persona conosciuta a livello mondiale.

    A che punto siamo?

    Nella fase diocesana di ricerca dei documenti, delle testimonianze. Se da ciò emergerà (dopo l’altra fase, quella presso la Congregazione delle Cause dei Santi) quanto ho detto prima, il Papa potrà proclamare l’eroicità delle virtù e la porta sarà aperta per la beatificazione, non in quanto “terza pastorella” ma in quanto suor Lucia. E’ vero che nel santuario di Fatima, accanto alle tombe di Francisco e Jacinta, c’è quella di Lucia. Però i fedeli sanno che i primi sono già beati e suor Lucia è per il momento serva di Dio. Certo l’auspicio è che anch’essa possa avere le carte in regola per essere proclamata beata.

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