Ricerca

    SINODO/CARD. COCCOPALMERIO: MI ASPETTAVO QUALCOSA DI PIU'

     

    SINODO/CARD. COCCOPALMERIO: MI ASPETTAVO QUALCOSA DI PIU’ – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 23 ottobre 2014

      

    Intervista di bilancio del Sinodo al card. Francesco Cocccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi – Una parte del Sinodo ha avuto timore di aprire una breccia nell’indissolubilità del matrimonio – Un esempio di caso particolare di ‘divorziati risposati’ – Il sabato, il pozzo, il figlio e il bue – Dottrina e persone nell’esempio di una coppia omosessuale

     

    E’ lunedì pomeriggio 21 ottobre. Da un giorno è finito il primo dei due Sinodi sulla famiglia, da poche ore si è chiuso anche il Concistoro voluto dal Papa sui cristiani in Medio Oriente. Saliamo al quarto piano di uno dei palazzi che fanno ala a piazza Pio XII, ai margini di piazza San Pietro: ci attende uno dei porporati più addentro nelle tematiche riguardanti il diritto canonico. E’ il settantaseienne Francesco Coccopalmerio, presidente dal 2007 del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi. Ordinato sacerdote da Giovanni Battista Montini, consacrato vescovo da Carlo Maria Martini, il presule di origine abruzzese-valtellinese è cardinale dal 2012. E’ anche membro della Commissione creata da papa Francesco lo scorso 27 agosto per lo snellimento della procedura delle cause di nullità matrimoniali. Come sempre sorridente e misurato nei modi, ha risposto volentieri ad alcune nostre domande su aspetti delicati del Sinodo appena concluso. 

    Eminenza, questo Sinodo nel suo svolgimento e nelle sue conclusioni, ha corrisposto alle Sue attese?

    Direi sostanzialmente di sì, anche se personalmente mi aspettavo qualcosa di più.

    Di più? 

    Devo dire che mi sono sentito molto coinvolto dalla preoccupazione del Papa di rispondere alle attese di tante persone che soffrono per molti problemi connessi alla loro condizione affettiva. Tale preoccupazione si è riflessa certamente nei lavori del Sinodo, così che è emersa una diffusa sensibilità. Tuttavia personalmente mi aspettavo qualcosa di più da chi ha mostrato di voler riaffermare semplicemente la dottrina…

    Che significa esattamente questa osservazione? 

    Abbiamo insieme la dottrina e le persone, entrambe da considerare. Facciamo un esempio molto problematico, di bruciante attualità, quello delle coppie omosessuali. Se io incontro una coppia di omosessuali, osservo subito che la loro relazione è illecita: questo dice la dottrina, che riaffermo con assoluta sicurezza. Tuttavia, se mi fermo alla dottrina, non guardo più le persone. Ma se constato che le due persone si vogliono veramente bene, fanno per esempio atti di carità verso i bisognosi… allora posso anche dire che, se la relazione resta illecita, nelle due persone emergono anche elementi positivi. Anziché chiudere gli occhi di fronte a tali realtà positive, le sottolineo. Si tratta di essere obiettivi e di riconoscere oggettivamente il positivo di una certa relazione, di per sé illecita.

    Una parte del Sinodo penso che abbia ragionato in questo modo… 

    Sì, l’ottica di una parte del Sinodo è stata questa. Un’altra parte ha – forse – avuto timore che, valorizzando gli elementi positivi, si correrebbe il rischio grave di indebolire la dottrina, nel senso che l’illiceità della relazione passerebbe in qualche modo in secondo piano. Tale conclusione è per lo meno problematica.

    I padri sinodali ‘conservatori’ sono stati protagonisti soprattutto nella seconda settimana del Sinodo, come si evince dalle profonde modifiche apportate alla Relatio post disceptationem, la relazione intermedia… Basti ad esempio leggere il numero 55, quello della Relatio Synodi riguardante “l’attenzione pastorale verso le persone con orientamento omosessuale”, un numero che in gran parte riscrive i tre numeri dedicati al tema dalla Relatio post disceptationem… Prima di passare al tema dei ‘divorziati risposati’, facciamo ancora una sosta, stavolta al numero 56, in cui si afferma che “è del tutto inaccettabile che i Pastori della Chiesa subiscano delle pressioni in questa materia (NdR: quella riguardante il riconoscimento delle ‘unioni omosessuali’) e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi” in tal senso. Ebbene su questo punto non meno di 21 padri sinodali hanno votato contro (159 a favore). Come si spiega secondo Lei il ‘non placet’ dei ventuno a un testo che fotografa una realtà innegabile? 

    Sì, anche a me sembra strano. Il perché al momento non lo saprei dire, difficile da individuare.

    Veniamo allora al tema delle procedure di nullità del matrimonio. Al numero 48 della Relatio Synodisi scrive che “un grande numero di padri ha sottolineato la necessità di rendere più accessibili ed agili, possibilmente del tutto gratuite, le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità”. Ciò significa che, per cercare di risolvere il problema dei ‘divorziati risposati’, una larga maggioranza dei padri sinodali preferisce la via dell’accelerazione e della semplificazione delle pratiche di riconoscimento della non validità del matrimonio? 

    Qualcuno ha detto che il ‘problema’ si eliminerebbe se molti apparenti matrimoni fossero dichiarati ‘nulli’… Intanto incominciamo a ricordare a chi ci legge la differenza tra dichiarazione di nullità e annullamento. La Chiesa, se si tratta di matrimoni rati (celebrati) e consumati, non ha il potere di annullarli. La Chiesa dichiara nullo un matrimonio se già all’inizio tale matrimonio non esisteva a motivo di difetti sostanziali che tale oggettivamente lo rendevano. Per rendere più agile la procedura il Papa ha creato una Commissione ad hoc di cui sono membro e che ha appena incominciato i suoi lavori. La domanda fondamentale cui si deve rispondere è se un matrimonio è valido o nullo. Attraverso le prove testimoniali, documentali, anche mediante perizie di tipo fisico se necessario, si può riuscire a ricostruire la verità dei fatti. A volte le procedure sono lunghe, faticose e ora si vorrebbe snellirle. Non si deve però dimenticare che tali procedure, per quanto snellite siano, devono comunque sempre arrivare a constatare la realtà di quel che è accaduto e cioè a constatare se il matrimonio è nullo oppure no. Quindi devono essere il più accurate possibile. E l’accuratezza non sempre si coniuga con la velocità.

    Eminenza, dalla lettura del numero 52 della Relatio Synodi emerge che “diversi padri sinodali hanno insistito a favore della disciplina attuale”, “altri si sono espressi per un’accoglienza non generalizzata alla mensa eucaristica, in alcune situazioni particolari ed a condizioni ben precise”. Si legge poi nello stesso punto: “Va ancora approfondita la questione”.  Rispetto a quanto detto nella Relatio post disceptationem ci sono accenti diversi… Soprattutto: che significa “in alcune situazioni particolari”?

    Poniamo un caso. Un marito è abbandonato dalla moglie. Ci sono pure tre figli ancora piccoli. Una donna va a vivere con questo uomo, lo aiuta, alleva i tre figli. Sono insieme da dieci anni, l’unione è solida. Se questa donna dovesse chiedermi la comunione perché ad esempio si celebra il funerale del papà oppure è il giorno della Cresima di uno dei bambini, che dovrei fare? Negargliela, poiché è in una posizione illecita e ammettendola alla comunione anch’io commetterei un illecito nel senso che riconoscerei indirettamente che il matrimonio di quell’uomo non era indissolubile? Oppure, pur riconoscendo l’illegittimità della situazione, come chiedere a quella donna - in vista dell’ammissione alla comunione – di abbandonare l’uomo e i tre figli? Che ne sarebbe dell’uomo? Che ne sarebbe dei bambini? In quel caso realisticamente non sarebbe possibile uscire dalla situazione illegittima senza provocare altri mali e altre sofferenze. Allora, in questo caso, sarebbe proprio impossibile ammetterla alla comunione? Ammettendola alla comunione, andrei contro la dottrina dell’indissolubilità del matrimonio? Io penso proprio di no: si tratta, infatti, di un caso eccezionale.

    Alcuni padri sinodali, per giustificare la necessità di ammettere alla comunione in casi particolari, hanno citato Gesù… 

    Sì, quando Gesù (cfr. Luca 14, 5) ha richiamato una situazione che può capitare anche nel giorno di sabato: se proprio in quel giorno il figlio o il bue ti cade nel pozzo, che fai? Li lasci lì dentro, poiché nel giorno di sabato non puoi fare nessun lavoro? In tal caso certo rispetteresti il sabato, ma lasceresti morire il figlio o il bue! Se invece faccio di tutto per tirar fuori dal pozzo il figlio o il bue, significa che vado contro la legge del sabato? Ma proprio no, data la gravità e l’urgenza di salvare la vita del figlio o quella del bue.

    Domanda: chi è che decide che un caso è particolare? 

    Certamente l’autorità del vescovo diocesano, se passa l’ipotesi sopra descritta.

    Altra domanda: dove finirà l’uniformità di trattamento, dato che certamente ci saranno vescovi più rigorosi e altri più malleabili… 

    Può sorgere una disparità. Però io penso che poi vigerà una prassi abbastanza generalizzata.

    Restando al numero 52, i favorevoli sono stati 104, i contrari 74. Come si possono spiegare i tanti ‘non placet’? 

    Me lo sono chiesto anch’io. E’ una cosa un po’ strana. Il numero 52 non prende posizione, fotografa con onestà una situazione, gli argomenti dei favorevoli e dei contrari e conclude indicando la necessità di un approfondimento. Il voto contrario, il più massiccio nella Relatio Synodi, è – forse – venuto dalla paura che prevalesse una delle due posizioni.

    Eminenza, tra un anno ci sarà il secondo Sinodo sulla famiglia, a più ampia partecipazione. Le Sue previsioni? 

    Uno dei miei desideri è sempre stato quello di conoscere il futuro. Purtroppo non ho questa capacità. Dico solo che, se continueremo a confrontarci con un dibattito franco e magari anche acceso (come è avvenuto in diversi Circuli minores), ma caratterizzato dall’ascolto delle ragioni dell’altro, penso che ci sarà una buona intesa. Il Papa è garante dell’unità e dell’ortodossia. E in ogni caso sono certo che lo Spirito Santo continua a riempire la santa Chiesa, le nostre menti, i nostri cuori, irradiandoli di luce e di serenità.

    P.S. L’intervista appare in traduzione inglese nel numero di novembre 2014 del mensile cattolico statunitense ‘Inside the Vatican’ 

    Ricerca