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    LIBRI/GESU' NON FU UCCISO DAGLI EBREI

    LIBRI/ GESU’ NON FU UCCISO DAGLI EBREI– di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 22 maggio 2020

     

    Fresca di traduzione dall’inglese un’antologia di contributi ebraico-cristiani sul tema dell’antisemitismo cristiano. Reazione statunitense ai due sanguinosi attentati anti-ebraici di Pittsburgh (27 ottobre 2018) e Poway (27 aprile 2019), il volume originariamente è edito da Orbis Book e in italiano dalle Edizioni Terra Santa, con il contributo delle Federazione delle amicizie ebraico-cristiane in Italia e dei Colloqui ebraico-cristiani di Camaldoli. Alcuni passi della prefazione di padre Etienne Veto possono suscitare perplessità. 

    L’argomento è tra quelli che nella storia ha avuto conseguenze di gravità tanto indiscussa quanto enorme. Però può sorprendere che nel 2020 ci si trovi tra le mani un’antologia di testi dal titolo “Gesù non fu ucciso dagli ebrei” (Ed. Terra Santa). Ma come? Non è oggi – a differenza di un passato lungo e drammatico - già chiaro a tutti che Gesù non fu ucciso dal popolo ebraico in quanto tale, ma da alcuni ebrei, con la necessaria collaborazione dei Romani?  E allora perché questo libro?

    Diciamo subito che l’antologia nasce negli Stati Uniti scossi dai due attentati antisemiti di Pittsburgh (27 ottobre 2018, 11 morti) e di Poway (27 aprile 2019, 1 morto), commessi da due ‘suprematisti bianchi’ convinti dell’esistenza di un ‘complotto ebraico’ per un’immigrazione di massa non bianca nel Paese. Originato dunque dall’allarme sociale e culturale giustificato dall’accaduto, il volume – voluto da Jon M. Sweeney, un intellettuale cattolico coniugato con una rabbina – raccoglie le esperienze e le considerazioni sul tema di una dozzina di autori appartenenti al  mondo cattolico, anglicano ed ebraico.

    Altra domanda: perché l’antologia è stata tradotta in italiano? In Italia l’antisemitismo non ha prodotto fortunatamente fin qui attentati come quelli registrati negli USA e in alcuni Paesi europei (Germania e Francia in testa). Non solo: secondo un’indagine della ong ebraica “Anti-Defamation League” in 18 Paesi – i cui risultati sono stati resi noti nel novembre dell’anno scorso - in Italia il pregiudizio antisemita albergava nel 2019, in gran parte sottotraccia, nel 18% degli intervistati, un dato non certo rallegrante, ma ridotto sensibilmente rispetto a quello del 2014, quando si riscontravano secondo l’indagine tracce di antisemitismo nel 29% degli interpellati. Da notare poi che in Italia la minoranza musulmana non è ormai così irrilevante (ed è quella in cui si ritrova in tutto il mondo il tasso più alto di antisemitismo).

    Insomma in Italia è difficile oggettivamente parlare di diffusi atteggiamenti antisemiti, nonostante un possibile loro accrescimento a causa della grave crisi economica (con la ricerca di ‘capri espiatori’ connessi, ecc…). E’ vero che negli ultimi mesi del 2019 gli allarmi su un’emergenza in tal senso si sono sprecati, ma erano secondo noi strumentali, motivati soprattutto dalla scelta di criminalizzare Salvini, i leghisti, la destra in genere.

     

    LA PREFAZIONE DI PADRE ETIENNE VETO

    Chi però ha voluto tradurre l’antologia in italiano la pensa diversamente: “L’Italia del 2020 non conosce espressioni così violente di antisemitismo (NdR: come negli Stati Uniti) – annota padre Etienne Vetö nella prefazione – ma numerosi atti di vandalismo antiebraico e di incitamento all’odio sui social network dimostrano che lo stesso pericoloso virus è presente e attivo”. E qui il direttore del Centro Cardinal Bea della Gregoriana insiste su una sua convinzione, già espressa pubblicamente ad esempio il 5 novembre 2019 presso la Stampa estera di Roma (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/909-incontro-sulle-radici-dell-antisemitismo-con-premessa-spagnola.html ): “L’Italia ha anche il triste privilegio di essere la culla del fascismo, mediante il quale il popolo italiano partecipa alla persecuzione antiebraica della Shoah". Il prefatore concede qualcosa: "Ovviamente (NdR: ???) la percentuale di ebrei uccisi o deportati in Italia è ridotta rispetto ad altri Paesi europei. Inoltre, paradosso della storia, alcuni ebrei hanno partecipato attivamente alla fondazione del movimento fascista e ai suoi primi passi nel governo italiano” (NdR: qui c'è molta approssimazione). E qualcosa ancora: “Innegabilmente l’influenza della Germania nazista è fondamentale per comprendere l’impegno del fascismo italiano nell’antisemitismo attivo”. Ma subito Vetö postilla: “Tuttavia Mussolini prese il potere undici anni prima di Hitler e questi ammirava i successi del Duce”. Come a suggerire che, addirittura, l’antisemitismo nazista derivi da quello (presunto) fascista. Padre Vetö – che dunque non si accontenta di mettere sullo stesso piano antisemita fascismo e nazismo, ma addirittura prefigura una primogenitura fascista in tale ottica – potrebbe spiegarci allora perché molti ebrei furono fascisti fin ben dentro gli Anni Trenta e tutti risentirono come un tradimento, una pugnalata dolorosa da parte del regime l’adozione delle vergognose, ripugnanti e disumane leggi razziali?

    “Gesù non fu ucciso dagli ebrei” ha un sottotitolo significativo: “Le radici cristiane dell’antisemitismo”. Sempre nella prefazione, padre Vetö evidenzia le colpe di un insegnamento secolare che si fondava “sull’accusa che furono gli ebrei a rifiutare e uccidere Gesù, e che loro sono riprovati e maledetti per questo”. La svolta c’è stata solo con la Dichiarazione conciliare Nostra Aetate (1965): da allora è chiaro che per la Chiesa cattolica sono “principalmente degli anziani e dei funzionari del Tempio” che hanno partecipato al processo a Gesù, mentre – annota padre Vetö – “le folle di ebrei ascoltano volentieri gli insegnamenti di Gesù e lo seguono”. Non solo: tra le stesse autorità emerge il dissenso di Nicodemo e di Giuseppe d’Arimatea. Inoltre “sono i romani che conducono il processo contro Gesù, lo condannano a morte e lo crocifiggono”. E poi “colui che consegna Gesù ai romani è Giuda, uno dei Dodici”, che, scrive il prefatore, “non è possibile designare come ‘cristiano’ nel senso stretto del termine, poiché il termine non esiste ancora, ma è uno dei principali responsabili della giovane comunità di discepoli di Gesù”. 

    Di questa prefazione (indubitabilmente utile a un dibattito vivace sul tema) non possiamo ignorare un ultimo stimolo. Padre Vetö rileva che “sono degli ebrei che hanno accolto Gesù”: da Maria e Giuseppe in poi, fino alle migliaia di membri della prima comunità giudeo-cristiana. Allora la domanda fondamentale dovrebbe essere non tanto sul “perché così tanti ebrei non hanno accolto Gesù, ma piuttosto sul perché così tanti ebrei hanno accolto Gesù”. Tanto che “senza questa accoglienza di Gesù da parte di ebrei, da parte di molti ebrei, la Chiesa probabilmente non sarebbe mai nata”.

     

    ABRAHAM SKORKA E JULES ISAAC

    Nell’introduzione Abraham Skorka, il rabbino argentino amico di Jorge Mario Bergoglio, ricorda in particolare lo storico ebreo Jules Isaac, che – deportate la moglie e la figlia ad Auschwitz – incominciò nel 1943 a indagare sulla dottrina cristiana riguardante Gesù “allo scopo di combattere l’antigiudaismo cristiano”. Fu proprio Jules Isaac uno degli ispiratori e coordinatori della Conferenza di Seelisberg (comune del canton Uri, si affaccia sul Lago dei Quattro Cantoni), dalla quale – nell’agosto del 1947 - scaturirono i “dieci punti’ da correggere nella dottrina cristiana sui rapporti con gli ebrei. Del resto Jules Isaac incontrò il 13 giugno 1960 papa Giovanni XXIII “sollecitandolo perché includesse la questione dei rapporti ebraico-cattolici tra gli argomenti del Concilio Vaticano II”. E così fu, anche se il cammino verso la Nostra Aetate fu costellato di inciampi teologico-politici (questi ultimi legati alla questione palestinese).

     

    QUALCHE SPUNTO STIMOLANTE DAI TESTI DELL’ANTOLOGIA

    L’antologia è divisa in due parti, “Fondamenti” e “Progressi”. Qualche spunto tratto dai contributi dei diversi autori (non sempre concordi tra loro), che fanno riferimento in gran parte alla situazione statunitense. In particolare divergenze con i colleghi si notano nelle considerazioni di Amy-Jll Levine nella ‘Postfazione’.

    Jon M. Sweeney (cattolico): “Oggi, in tutto il mondo, il più sostanziale fraintendimento dei cristiani nei confronti degli ebrei dipende da quanto , sfortunatamente, la maggior parte di noi ha appreso sulle panche delle chiese: l’idea che l’ebraismo corrisponda a ciò che leggiamo nell’Antico Testamento. Un fraintendimento al tempo stesso diffuso e pericoloso. La verità è che ciò che conosciamo come ebraismo è vecchio soltanto all’incirca quanto la Chiesa cristiana”.

    Jon M. Sweeney/2: “Scoprirete inoltre (…) che Gesù era un ebreo e un rabbino. Quindi, quando Gesù discute, ad esempio, con i farisei, non si tratta di un dibattito tra due fedi, bensì tra due rabbini”.

    Mary C. Boys (suora cattolica). “In origine ‘ebreo’ significava ‘giudeo’, un individuo appartenente al popolo della Giudea e quindi il significato di appartenenza era geografico ed etnico. Durante il periodo dei Maccabei (all’incirca 167-137 a.C.) ‘ebreo’ venne a includere gli alleati dello stato giudaico, una comunità politica trascendente i confini fisici della Giudea. Con il tempo emerse un altro ‘strato’: ebreo era chiunque credesse in determinate dottrine (per esempio la fede in un unico Dio che avesse creato il cielo e la terra e dato a Israele la Torah) e osservasse determinate pratiche (per esempio il rispetto del Sabato, la circoncisione, le norme relative agli alimenti e alla purificazione, i sacrifici nel Tempio di Gerusalemme e l’annuale donazione di mezzo siclo, per la manutenzione dello stesso)”.

    Nicholas King (gesuita): “Concludo che ogni parola dei 27 documenti contenuti in quella straordinaria biblioteca che è il Nuovo Testamento fu scritta da ebrei devoti e che è privo di fondamento, anzi perverso, definirla antiebraica. Dobbiamo tuttavia confessare – e questo non ci fa onore – che i cristiani, così come gli ebrei, hanno spesso letto il Nuovo Testamento in questa chiave, con risultati catastrofici”.

    Richard C. Lux (cattolico, biblista): “Tutti i passi controversi delle Scritture cristiane concernenti gli ebrei, che rappresentavano discussioni interne alla comunità ebraica, furono fraintesi nell’interpretazione cristiana a partire dal II secolo, quando la maggior parte dei discepoli di Gesù erano ormai gentili convertiti, con scarsa o nessuna conoscenza della religione, della cultura, della storia giudaica”.

    Richard C. Lux/2: “Il più velenoso attacco contro gli ebrei fu scagliato da san Giovanni Crisostomo di Antiochia (344-407) nei propri sermoni. Li definiva assassini, agenti demoniaci, uccisori dei loro stessi figli, che immolavano al diavolo (…) Pr il deicidio, sosteneva, non esisteva espiazione possibile, nessun perdono, e la vendetta era senza fine. Pertanto il cristianesimo e la Chiesa non soltanto avevano superato e sostituito il popolo ebraico, ma negli insegnamenti e nelle dottrine ecclesiastiche, si andava sviluppando un generalizzato odio nei confronti degli ebrei, un odio destinato a sopravvivere sino al XX secolo inoltrato”.

    Massimo Faggioli (cattolico): “Con la quarta stesura, Nostra Aetate segnò l’inizio di un nuovo cammino, ma non pronunciò la parola definitiva della Chiesa cattolica sugli ebrei. Come tutti gli altri testi del Vaticano II era frutto di un compromesso seguito ad anni di dibattiti. Tra i cambiamenti apportati al testo, nell’ultima fase di emendamenti, uno dei più importanti fu la cancellazione del verbo damnat (il Concilio condanna l’antisemitismo) che venne sostituito dal più moderato deplorat (“deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell’antisemitismo”)”. (…) Comunque la dichiarazione segnò un enorme passo avanti verso una nuova comprensione degli ebrei da parte della Chiesa cattolica, e rese chiara l’incompatibilità di antiebraismo e antisemitismo con la dottrina cattolica”.

    Greg Garrett (teologo anglicano): “E’ importante, prima di tutto e principalmente, sottolineare che Gesù e i suoi discepoli non erano cristiani che respingevano gli assalti di infedeli, ma buoni ebrei che seguivano gli insegnamenti, la predicazione, le prescrizioni e veneravano tradizioni che affondavano le proprie radici nella storia ebraica. I loro avversari non erano ‘gli ebrei’ ma altri personaggi ebrei della storia che comprendevano la rivelazione di Dio e la presenza di Gesù in modo estremamente diverso”.

    Sandy Eisenberg Sasso (rabbina): “Gesù viene presentato come diverso e più saggio dei capi ebrei del suo tempo. L’implicazione è che il Dio del cristianesimo sia più buono e più compassionevole del Dio dell’ebraismo (…) Presentare il cristianesimo come una tradizione di amore e grazia e l’ebraismo come una religione di regole e di precetti è scorretto e potenzialmente pericoloso”.

    Amy-Jll Levine nella Postfazione (ebrea): “A più di settant’anni dalla liberazione dai campi di morte nazisti e a oltre cinquant’anni dalla promulgazione del documento conciliare Nostra Aetate l’odio continua. Esistono molteplici ragioni, non tutte di origine religiosa: la concezione razzista secondo cui gli ebrei sarebbero geneticamente inferiori o ingannatori e misantropi di natura, le asserzioni politiche in base alle quali gli ebrei controllerebbero le banche e i mezzi di comunicazione, o avrebbero una doppia lealtà, oppure sarebbero dietro i flussi di migranti negli Stati Uniti”.

    Amy-Jll Levine/2: “Esistono diversi modi per proseguire nel dialogo anziché rifiutarlo. Il primo è fare ciò che fa questo libro: riconoscere gli spunti scritturali per le letture antiebraiche”.

    Amy-Jll Levine/3 : “Una questione connessa è quella della continuità tra israeliti, giudaiti, yehudim, giudei ed ebrei. Sweeney (NdR: vedi sopra) insiste:‘L’ebraismo odierno non somiglia quasi per nulla alla fede e alle pratiche degli antichi israeliti’. Sì e no. Anche se leggere il Levitico non ci spiega che cosa facciano gli ebrei nelle odierne sinagoghe, la tradizione ebraica sostiene tuttavia una continuità senza interruzioni”.

    Amy-Jll Levine/4 : “L’interpretazione tradizionale suggerisce che Paolo perseguitasse i seguaci di Cristo perché ne considerava eretica la teologia. Non è quello che ci dice Paolo e l’asserzione è storicamente improbabile. Gli ebrei del I secolo avevano una grande varietà di convinzioni teologiche e di aspettative messianiche”.

    Amy-Jll Levine/5: “L’interpretazione convenzionale ci dice che gli scrittori dei libri del Nuovo Testamento erano ebrei. Paolo era un ‘ebreo figlio di ebrei’. Sospetto che gli autori di Matteo e Giovanni, di Giacomo e dell’Apocalisse venissero a loro volta dalla tradizione ebraica. Ma il giudizio è incerto per quanto riguarda altri autori, come gli evangelisti noti come Marco e Luca e gli estensori delle lettere pastorali e petrine, come pure quella agli Ebrei”.

    Amy-Jll Levine/6 : “Dubito anche che tutte le invettive del Nuovo Testamento riflettano una rivalità intestina. (…) I testi del Nuovo Testamento non si rivolgono soltanto agli ebrei, ma principalmente ai gentili”.

     

    P.S.  I tempi del coronavirus, in cui tante libertà fondamentali hanno subito e continuano a subire gravi restrizioni, annoverano tra le conseguenze più gravi quelle di carattere economico. In tale ottica condividiamo volentieri l’appello inviatoci dall’amico Miguel Cuartero (https://testadelserpente.wordpress.com/2020/05/09/un-appello-per-sostenere-il-monastero-benedettino-di-montefiascone/#more-8906 ) in favore delle monache benedettine del Santissimo Sacramento del monastero di San Pietro a Montefiascone (Vt). Fondato attorno al 600, il monastero è un bene di grande valore storico, culturale, incentrato sull’ ora et labora benedettino, cui nel 1924 si è aggiunto il carisma eucaristico di origine francese. Le tredici monache presenti, oltre alla vita contemplativa, producono artigianalmente ostie per la comunione, confezionano rosari e altri oggetti religiosi. Le fonti di reddito derivano dalla vendita dei prodotti, dalla pensione di quattro suore anziane, dai proventi derivati dall’ospitalità a gruppi di pellegrini di passaggio. Come si potrà facilmente arguire i tempi sono ardui, specie se – come in questo caso - si è confrontati con l’urgenza di interventi edilizi strutturali ormai indifferibili (crepe e fessure nei tre piani della parte meridionale del monastero). Chi volesse (e potesse) aiutare può farlo - intestando il versamento a Monastero San Pietro - tramite il conto corrente postale 12380010 o tramite un bonifico presso il Credito valtellinese S.c., IBAN : IT76N0521673160000000001768, BIC: BPCVIT2S . Il sito ufficiale del monastero è: http://www.monasterosanpietromontefiascone.com/ , il telefono è: 0761/ 826066, l’email è Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., l’indirizzo è: via Giuseppe Garibaldi 31, 01027 Montefiascone (Vt).

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