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    'ROSSOPORPORA' TORNA IN MARE APERTO - CONGEDO CON OMELIA

    ‘ROSSOPORPORA’ TORNA IN MARE APERTO – CONGEDO CON OMELIA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 14 febbraio 2020

     

    Nel giorno del suo settimo compleanno ‘Rossoporpora’ torna in mare aperto, lasciando il porto teatro dell’indifferibile revisione meccanica del suo capitano e mozzo tuttofare. Un congedo festoso con omelia. Nei prossimi giorni il riepilogo di alcuni fatti interessanti (a parere di ‘Rossoporpora’)  accaduti dal 10 gennaio 2020

     

    Mt 5,13-16

    In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: "13 Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
    14 Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15 né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli."

     

    Completata (o quasi) l’indifferibile revisione meccanica del suo capitano e mozzo tuttofare, la goletta di ‘Rossoporpora’ festeggia il suo settimo compleanno lasciando il porto, gonfiando le vele e tornando in mare aperto. Grata per l’ottima assistenza ricevuta presso il Centro Traumatologico Ortopedico (Cto) della Garbatella (dal prof. Fabio Rodia – che è anche il medico sociale della Lazio - e dalla sua équipe, dal reparto riabilitazione, dai fisioterapisti veramente di alto livello), si congeda sorridente valorizzando un ricordo un po’ particolare: un’omelia. Quella ascoltata domenica scorsa 9 febbraio (V del tempo ordinario, vedi sopra), per bocca del mite cappellano responsabile del Cto don Aurino Sisti. Come altre omelie gustate nelle domeniche della revisione meccanica, anche questa è senza pretese e però è tanto semplice quanto originale. Nell’ampia cappella al primo piano del Cto qualcuno ha perfino applaudito… La riproduciamo parzialmente.

    (…) Vediamo un po’ da vicino gli esempi del sale e della luce.

    Gesù conosceva il sale? La raccolta del sale fu la più grande scoperta scientifica del popolo romano. I romani avevano capito che la mancanza di sale provocava tante malattie a persone e animali. Così gli antichi romani organizzarono una grande rete commerciale in tutti i territori, in modo da garantire abbondanza di sale a oltre 50 milioni di persone. In Palestina il sale ce l’avevano in casa, perché le montagne palestinesi offrono un tipo di pietra naturale molto salata che serviva in cucina e per gli animali. In particolare la grande riserva di sale della Palestina è nel sud, nel lago chiamato Mar Morto, perché è tanto salato che vi muoiono tutti i pesci. Quella immensa riserva giovava a tutti. In particolare le casalinghe usavano il sale per la conservazione della carne e dei pesci.

    Gesù conosceva il sale anche per un altro motivo, perché lo portava in tasca, come oggi portiamo le caramelle. Tutti i contadini, pastori, falegnami ne portavano con sé e se ne servivano lungo il cammino per le numerose sudate prodotte. Gesù utilizza l’esperienza del sale per dire che i suoi discepoli danno ragione alla vita, considerano con amore le persone, curano le malattie, proteggono la società dal diventare corrotta.

    Come mai poi Gesù si serve del paragone della luce? Poiché ogni sera la Madonna, San Giuseppe e Gesù dovevano prendere un barattolino di terracotta, con uno stoppino e accenderlo per poi metterlo in tavola. Così in casa c’era luce. Tutti sanno però che i bambini amano scherzare con i genitori. Prendono ad esempio un cestino di vimini, che il Vangelo chiama il moggio, lo mettono sopra la luce accesa sul tavolo e la spengono, così che tutta la casa ripiomba nel buio. Le mamme protestano, devono trovare le due pietre focaie e tentare di riaccendere il lumino tra ulteriori arrabbiature.

    L’esempio è così chiaro che sembra richiamare un ricordo personale di Gesù, che da bambino magari spegneva la luce sul tavolo mettendoci sopra in cestino di vimini. Chissà che la Madonna non gli abbia assestato qualche sculacciata. Gesù usa questo ricordo per concludere che i suoi discepoli devono accendersi dell’amore di Dio per rispendere dando luce a tutti. Per essere buoni discepoli di Cristo occorre dunque essere sale della terra e luce per chi ti è vicino.

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