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    BARRETO, UN CARD. IN FUGA - UMBRIA: CAPPOTTONE PER CEI E AVVENIRE

    BARRETO, UN CARD. IN FUGA - UMBRIA: CAPPOTTONE PER CEI E AVVENIRE - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 29 ottobre 2019

     

    Ieri alla Stampa estera ‘passerella’ per il cardinale Pedro Barreto, ‘Miles gloriosus’ del Sinodo panamazzonico. Due domande in attesa di risposta. Intanto domenica gli elettori umbri hanno – con sensibilità squisita – voluto compiere un gesto di misericordia, regalando un cappottone al cardinal Bassetti e al direttor Tarquinio…Servirà per un inverno che si preannuncia rigido, a meno venti.

      

    Prima di tornare nel natio Perù, Pedro Barreto Jimeno, porporato di Santa Romana Chiesa, ha accettato di venire alla Stampa Estera di Roma per un incontro con i giornalisti a conclusione del Sinodo panamazzonico, di cui è stato co-presidente.  

    Nel nostro blog ci eravamo occupati di lui per la non–risposta data a una nostra domanda posta l’8 ottobre in Sala Stampa Vaticana sulla pratica dell’infanticidio persistente in alcune poche tribù indios: “Non ho mai sentito che venti popolazioni amazzoniche praticano l’infanticidio (…) Chi fa affermazioni simili deve portare prove documentate”. E noi le prove gliele abbiamo fornite, ripresi da molti siti a livello internazionale, nell’articolo del 9 ottobre: “Sinodo/Infanticidio in alcune tribù indie: risposta al cardinal Barreto” (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/900-sinodo-infanticidio-n-alcune-tribu-indie-risposta-al-card-barreto.html ).

    Ieri. lunedì 28 ottobre, abbiamo reincontrato il card. Barreto alla Stampa Estera. Non gli abbiamo chiesto ancora se sapesse dell’infanticidio, ma gli abbiamo posto due domande precedute dalla constatazione dell’importanza delle immagini nella nostra società mediatica (“prevalgono sulle parole”).

    Prima domanda, a proposito della presenza delle statuette della Pachamama nella chiesa di Santa Maria della Traspontina, statuette davanti alle quali perdipiù si sono prostrati non solo laici ma anche ecclesiastici e attorno alle quali (circondate da lumini rossi) si sono sviluppate preghiere e danze. E’ compatibile tale presenza in una chiesa con la dottrina cattolica?

    Seconda domanda, in riferimento (vedi Sandro Magister: http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2019/10/22/credere-di-guadagnare-cosi-lamazzonia-per-perdere-il-resto-del-mondo-il-sinodo-visto-da-mindanao/) alle notizie secondo cui almeno alcune sette pentecostali – come noto molto concorrenziali alla Chiesa di Roma - hanno mostrato (ad esempio nelle Filippine) foto (e video) inerenti al culto delle Pachamama in ambienti ecclesiali per denunciare che i cattolici ormai venerano gli idoli pagani. Che cosa ne pensa il card. Barreto di tale preoccupante conseguenza?

     

    CHI LO SA SE BARRETO RISPONDERA’…

    Il nostro interlocutore ha dato fiato alle corde vocali e ha parlato in spagnolo per alcuni minuti. Rilevando dapprima che per lui la “cosa più importante” del Sinodo è stata “il rispetto della cultura”. Poi riandando alle discussioni “interculturali”, agli albori della Chiesa, tra Pietro e Paolo a proposito delle norme ebraiche richieste ai pagani per essere accolti. Il vicepresidente della REPAM (rete panamazzonica, finanziata tra l’altro dalla Fondazione Ford, abortista e pro-gender), ha proseguito condannando con parole forti il ratto delle Pachamama: “Personalmente insieme con molti altri sono stato colpito dalla mancanza di rispetto, proprio qui a Roma, di persone che non avevano il minimo senso dell’educazione. Rubare e buttare nel fiume queste statuette denota una chiara intolleranza”. Punto e basta per quanto riguarda le nostre domande, cui volutamente non ha risposto: né alla prima né alla seconda.

    Ci viene da pensare, considerato anche il precedente dell’8 ottobre, che nel ricco palmarès del cardinal Pedro Barreto ci debba essere pure un Master panamazzonico nell’arte della fuga (dalle domande scomode). Chissà… sarà innata questa dote tipica di certi gesuiti nel porporato peruviano? Oppure il Nostro ammira fino all’imitazione pedissequa il suo confratello argentino di grado più alto, che in non pochi casi ha dimostrato un’eccezionale padronanza di tale arte?    

    Citiamo alcune tra le altre perle del co-presidente del Sinodo appena conclusosi, contenute nelle risposte ad alcuni colleghi.

    . Roma si è “amazzonizzata”: “quasi da non credere ai propri occhi” vedere il Papa (si è “amazzonizzato pure lui, è evidente”) “attorniato da indios nel loro abbigliamento tradizionale davanti alla tomba di San Pietro”. Anche in processione, con la piroga - che è simbolo di mezzo di trasporto e nel contempo del mestiere di pescatori – verso l’Aula Paolo VI.  

    . Il ‘peccato ecologico’: nel ‘Credo’, diciamo ‘Creatore del Cielo e della Terra’. Perciò l’ecologia “è nel dna della nostra fede”. Il peccato si ha quando si rompe l’armonia “con Dio, con gli uomini, con la natura”. L’uomo “deve amministrare la natura per tutti, non per un gruppo di privilegiati”.

     

    CATTOLICI CRITICI: NON SONO SULLA BARCA DI PIETRO…

    . Le critiche? I cattolici sono sulla barca di Pietro, che esce nel mare profondo e, anche in mezzo alla tempesta, sono rassicurati dalla presenza di Gesù. Al tempo di Gesù il potere religioso si sentiva minacciato, avanzava critiche pubbliche. Ma Gesù andava avanti, parlava chiaro - come ha fatto ieri domenica 27 ottobre (parabola del fariseo e del pubblicano) papa Francesco - e accusava di ipocrisia i farisei. “Noi, se vogliamo seguire Cristo – questo fatto si ripete nella storia - dobbiamo accettare gli insulti, le critiche per vivere nella libertà dei figli di Dio”. Noi cattolici “siamo sulla barca di Pietro in movimento; certi critici non stanno sulla barca ma sulle rive, vogliono una Chiesa statica, che non cambia”.

    Abbiamo capito bene? Il cardinale Barreto ha decretato che certi cattolici sono de facto esclusi dalla comunione ecclesiale, non essendo più secondo lui sulla barca di Pietro, ma sulle rive a criticare? Che Pedro Barreto Jimeno, gesuita peruviano e cardinale ‘francescano’ di Santa Romana Chiesa abbia conseguito un Master anche in Inquisizione panamazzonica?  La Vergine di Guadalupe interceda per lui!

     

    LA MISERICORDIA DEGLI ELETTORI UMBRI: ARRIVA IL FREDDO… OFFRIAMO UN CAPPOTTONE AL CARD. BASSETTI E AL DIRETTOR TARQUINIO!

    Domenica 27 ottobre si è votato in Umbria per le elezioni regionali, anticipate a causa degli scandali sanitari piddini con dimissioni conseguenti della governatrice Catiuscia Marini. Da sempre rossa (ovvero dal 1970, anno in cui si votò per la prima volta a livello regionale), l’Umbria è diventata verde-azzurra, trovando nuova casa nello schieramento di centro-destra che, a partire dal voto in Molise del 22 aprile 2018 (sette settimane dopo le politiche nazionali), ha vinto in tutti gli appuntamenti elettorali regionali che si sono succeduti (Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Abruzzo, Sardegna, Basilicata, Piemonte). La vittoria di domenica in Umbria è storica sia in se stessa che per le sue dimensioni: la candidata del centro-destra, la senatrice leghista Tesei ha conquistato il 57,5% dei voti, quello del centro-sinistra Bianconi il 37,5%. La Lega si è attestata al 37% dei voti (cui va aggiunta gran parte dei consensi raccolti dalla lista personale Tesei, 3,9%), Fratelli d’Italia al 10,4% (un vero exploit in Umbria), Forza Italia al 5,5% e una lista civica al 2,1%. Sull’altro fronte il Pd (erede del Pci-Pds) è al 22.3%, i grillini al 7.4 (un vero e proprio crollo), la lista Bianconi al 4%, due liste verdi insieme al 3%. Buona la partecipazione: quasi il 65%, oltre 9 punti in più rispetto all’ultima volta.

    La campagna elettorale ha visto la presenza massiccia dei leader nazionali: in particolare Matteo Salvini, già dato prematuramente, molto prematuramente, per defunto dalle fattucchiere rossogialle, ha piantato la bandierina sull’intero territorio con un mese di comizi. La maggioranza governativa si è data da fare e si è ritrovata venerdì a Narni (forse confuso con Narnia) per la photo opportunity dell’ultimo comizio: tutti sorridenti per mostrare un’unità di facciata. Mancava solo Matteo Renzi, che, prevedendo la sconfitta, se n’è restato a casa. In compenso c’era Giuseppi, il presidente del Consiglio, pur ribadendo di continuo che il voto in Umbria era solo locale, paragonabile – ha detto – a quello della provincia di Lecce (e bravo il fine damerino… è così che si conquistano voti!).

    La disfatta umbra, roba da 7-0 calcistico, ha però provocato un moto spontaneo di cristiana solidarietà verso l’arcivescovo di Perugia, nonché presidente della Cei, e verso il direttore di Avvenire, ex-capo scout dell’Agesci, nato a Foligno ma cresciuto ad Assisi: ai due si è deciso di offrire, con un gesto di quella misericordia tanto perseguita da Jorge Mario Bergoglio, un bel cappottone per l’inverno che verrà. Ci è stato assicurato che tale gesto di squisita sensibilità verrà riservato anche ai frati del Sacro Convento, mal ridotti pure loro per una serie di sbandamenti greto-onusiani. 

    In effetti il quotidiano catto-fluido Avvenire ha dedicato diversi articoli all’appuntamento elettorale umbro. Alla pagina di mercoledì 24 ha fatto seguito il pezzo turiferario di giovedì 25, in cui tra l’altro si legge: “In vista del bivio umbro, Conte ha intensificato la presenza s fianco del candidato ‘pentademocratico’ Vincenzo Bianconi. Oggi sarà a Perugia nell’azienda modello di Brunello Cucinelli, poi incontrerà la Confindustria umbra. Sul risultato di domenica ha messo molto più la faccia lui che Di Maio”. Venerdì 25 ottobre, oltre a un altro pezzo, ecco una foto di Giuseppi con Cucinelli, dal titolo in neretto, di delicatezza sublime: “Cucinelli riceve il capo del governo: “Salvini? Abbiamo già avuto Caligola”.  Che Cucinelli aspiri ad essere eletto comunque senatore?

     

    UNA VISITA ‘PRIVATA’: IMMAGINIAMO SE FOSSE STATA ‘PUBBLICA’…

    Già il venerdì 25, in un box, sempre tutto in neretto, si annuncia: “Il presidente del Consiglio in visita a Bassetti” e si riferisce di una “visita privata” che Giuseppi ha fatto giovedì nel pomeriggio al presidente della Cei.

    Casomai a qualche elettore umbro fosse sfuggita la “visita privata” di Giuseppi a Bassetti l’Avvenire ritorna sabato 26 ottobre sull’avvenimento di portata epocale (ma “privato”) con un taglio basso (e foto dei due protagonisti), un sommario in cui si parla di “Confronto di quarantacinque minuti nell’episcopio di Perugia” e con una sessantina di righe da 60 battute, creazione del turiferario d’occasione, tale Giacomo Gambassi. Il titolo così suona: “Il premier a colloquio con Bassetti. “Segno di attenzione alle istanze della Chiesa”. Già l’incipit del pezzo la dice lunga sulle qualità turiferarie dell’autore: “Un colloquio ‘molto cordiale, sincero, proficuo’ (l’editore di Avvenire merita un trattamento di riguardo…).

    Vi risparmiamo gli incensamenti successivi, ma su uno dobbiamo per forza soffermarci, dato che merita il Guinness turiferario della sincerità. Scrive nella seconda colonna il pericoloso concorrente di Stefania Falasca, la Turiferaria della Casa, regina incontrastata della categoria: “La visita di Conte è stata in forma privata, non certamente collegata al voto amministrativo di domenica in Umbria per rinnovare i vertici della Regione”. Nooo, ma cosa va a pensare il Gambassi (forse obnubilato dall’incenso)… può una mente sana pensare che Giuseppi abbia incontrato il presidente della Cei a tre giorni dalle elezioni se non per il piacere di gustare l’episcopio? Solo qualche catto-leghista truce, barbaro, perverso e imbottito di mojito potrebbe immaginare qualcosa di diverso… E poi è chiaro che la visita era “privata”, perché - se fosse stata “pubblica” - non sarebbero bastate le 32 pagine di Avvenire…

    Insomma l’Avvenire sì che è un giornale serio, misurato, ancestralmente saggio, limpido come acqua di fonte nella sua informazione… Non meraviglia allora che, considerati i risultati del voto di domenica, gli elettori umbri – mossi a umana pietà – abbiano voluto alleviare il lutto del cardinal Bassetti e del direttor Tarquinio offrendo loro quel cappottone che permetterà ai due, insieme con un sorso di nocino, di sopravvivere a quello che si prospetta come un inverno rigido. A meno venti.

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