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    COMPLOTTI ‘CURIALI’: L’AVVENIRE STRILLA, L’OSSERVATORE…- di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 23 dicembre 2017

     

    Qualche nota sul discorso di ‘auguri’ di papa Francesco alla Curia e sulle reazioni assai diverse di ‘Avvenire’ e de ‘L’Osservatore Romano’. Un accenno anche ai presepi di piazza San Pietro e della Sala Stampa vaticana.

     

     

    Giovedì 21 dicembre papa Francesco ha fatto gli auguri alla Curia Romana, sferzandone come suo solito i ‘cattivi’, il che – volenti o nolenti - si traduce per i noti meccanismi mediatici nell’offrire all’opinione pubblica un’immagine – per l’ennesima volta – globalmente negativa dello stesso fondamentale organismo della Chiesa cattolica. E’ così che tutta la parte – molto ampia - riguardante la concretezza dei rapporti della Curia con l’esterno è stata praticamente ignorata da giornali e tv. Ma tant’è.

    Ricordiamo dapprima i ‘passi’ più ‘scorbutici’ del discorso bergogliano in tema di comportamenti curiali quotidiani:

    . (sulla riforma della Curia): “E parlando della riforma mi viene in mente l’espressione simpatica e significativa di mons. Frédéric-François -Xavier De Mérode: ‘Fare le riforme a Roma è come pulire la Sfinge d’Egitto con uno spazzolino da denti’ (NdR: arcivescovo cattolico, 1820-1874, figlio di un conte e ministro belga, dalla Legione straniera francese alla carriera ecclesiastica, molto utilizzato da Pio IX soprattutto per i rapporti con la Francia del Secondo Impero, tra i promotori della nuova urbanizzazione di Roma capitale d’Italia)”


    . (comunione con Pietro): “La relazione (..) che si può dedurre è quella di comunione di filiale obbedienza per il servizio al popolo santo di Dio. Non c’è dubbio, poi, che tale dev’essere anche quella che esiste tra tutti quanti operano nella Curia Romana, dai Capi Dicastero e Superiori agli ufficiali e a tutti. La comunione con Pietro rafforza e rinvigorisce la comunione tra tutti i membri”.

     

    . (caratteristiche della Curia): “Una Curia chiusa in se stessa tradirebbe l’obiettivo della sua esistenza e cadrebbe nell’autoreferenzialità, condannandosi all’autodistruzione”

     

    . (necessità di aprirsi all’esterno): “Questo è molto importante per superare quella squilibrata e degenere logica dei complotti o delle piccole cerchie che in realtà rappresentano – nonostante tutte le loro giustificazioni e buone intenzioni – un cancro che porta all’autoreferenzialità, che si infiltra anche negli organismi ecclesiastici in quanto tali, e in particolare nelle persone che vi operano”

     

    . (sui traditori): “Permettetemi qui di spendere due parole su un altro pericolo, ossia quello dei traditori di fiducia o degli approfittatori della maternità della Chiesa, ossia le persone che vengono selezionate accuratamente per dare maggior vigore al corpo e alla riforma, ma – non comprendendo l’elevatezza della loro responsabilità – si lasciano corrompere dall’ambizione o dalla vanagloria e, quando vengono delicatamente allontanate, si auto-dichiarano erroneamente martiri del sistema, del ‘Papa non informato’, della ‘vecchia guardia’… invece di recitare il ‘mea culpa’ “ (NdR: notare quel sublime ‘delicatamente’ e chiedere per conferma ad esempio al card. Műller)

     

    . (sui rieducandi): “Accanto a queste persone ve ne sono poi altre che ancora operano nella Curia, alle quali si dà tutto il tempo per riprendere la giusta via, nella speranza che trovino nella pazienza della Chiesa un’opportunità per convertirsi e non per approfittarsene.” (NdR: il card. Sarah avrà capito l’antifona bergogliana?)

     

    (AUGURI AI DIPENDENTI VATICANI, DOPO QUELLI ALLA CURIA ROMANA – sulle ‘chiacchiere’ ovvero sul ‘terrorismo’ cattolico) “Pesante, pesante! Voi avete sentito cosa dico delle chiacchiere: il chiacchierone è un terrorista, perché fa come i terroristi: butta la bomba, se ne va, la bomba esplode e danneggia tanti altri, con la lingua, quella bomba. Non fare terrorismo! Non fare il terrorismo delle chiacchiere, per favore (…) Morditi la lingua! Sicuramente ti si gonfierà, ma avrai fatto del bene a non chiacchierare. Le chiacchiere, anche di alcune persone che devono dare esempio e no, non lo danno”.

     

    Ha commentato tra l’altro sul suo blog l’amico e avversario Luigi Accattoli, che considera Bergoglio – dei cui difetti di comportamento è pure cosciente - come una sorta di ‘uomo della Provvidenza’ (www.luigiaccattoli.it ): Un Papa gajardo quello di stamane alla Curia. In piedi, sicuro di sé, del microfono, delle parole. Credo abbia spiazzato gli oppositori che immagino non si aspettassero d’essere presi di petto. E credo che la sua parola sia stata intesa: traditori e oppositori non avranno spazio. E’ il discorso di governo più importante che Francesco abbia fatto ad oggi” (NdR: il neretto è di Accattoli. Da notare particolarmente: “ ‘gajardo’, in piedi, sicuro di sé, del microfono, delle parole….traditori e oppositori non avranno spazio”…)

     

    LE REAZIONI DE “L’OSSERVATORE ROMANO” E DELL’ “AVVENIRE” NON SONO PROPRIO IDENTICHE….

     

    Nel pomeriggio dello stesso giovedì 21 dicembre esce “L’Osservatore Romano” (con la data di venerdì 22 dicembre). Titolone di apertura: “Coinvolgere il cuore, l’anima, lo spirito”. Occhiello: “Il Papa ricorda che la missione della Curia romana deve essere in comunione con il servizio del successore di Pietro”. Sottotitolo: “Bisogna superare l’autoreferenzialità insieme alla logica dei complotti e delle piccole cerchie”. Editoriale (del direttore Gianmaria Vian): “Organismo che guarda al mondo”. Alle pagine 4 e 5 la riproduzione del discorso con lo stesso titolone di apertura della prima pagina: “Coinvolgere il cuore, l’anima e lo spirito”.

    Veniamo all’ “Avvenire” di venerdì 22 dicembre. Titolone d’apertura (a due colonne) su Trump cattivone: “Gerusalemme capitale. L’Onu boccia Trump”. Editoriale mangiaPolonia (e mangia Ungheria e mangiaRepubblica Ceca), contro il Gruppo di Visegrad (“blocco di Paesi populisti di destra”) che si oppone alle politiche di Bruxelles. In taglio basso la rubrica edificante a firma di (don) Mauro Leonardi,  che come di consueto si finge donna e offre una riflessione sul tradimento amoroso.

    E poi, sempre in prima pagina e bella evidenza anche fotografica, il titolo: “Una Curia aperta oltre i complotti e le chiacchiere”. Occhiello: “Il Papa critica i traditori e il precariato”. Nelle undici righe del ‘lancio’di prima pagina la turiferaria della Casa utilizza tra l’altro i termini seguenti: tradisce, si condanna, autodistruzione, complotti, cerchie autoreferenziali, oscurano, criticare, traditori di fiducia, approfittatori della maternità della Chiesa, corrompere, ambizione, vanagloria. E’ il trionfo della misericordia!

    A pagina 4 ecco l’articolo del ‘lancio’. Titolo: “La Curia chiusa in se stessa si condanna a distruggersi”. A pagina 5 il testo integrale (che prosegue a pagina 6) viene introdotto dal titolo: “Il Papa: superare la logica dei complotti” e dal sottotitolo: “Anche nella Chiesa ci sono dei traditori della fiducia e degli approfittatori”.

    Sempre a pagina 5 un box misericordioso, in neretto, riporta il commento di monsignor Marcello Semeraro che certo è il presidente del Consiglio di amministrazione di “Avvenire”, ma soprattutto è il segretario del noto C9, il consiglio dei cardinali che coordina le riforme di papa Francesco ed è presieduto dal cardinale honduregno e salesiano Rodriguez Maradiaga (al centro, ahimè, in questi giorni delle attenzioni massmediatiche… chissà che Bergoglio, fustigando i “traditori della fiducia”, non pensasse anche a lui…). Il titolo (edificante) del box è il seguente: “Semeraro: nelle parole di Bergoglio nessuna ira. Il suo è un linguaggio di autentica paternità“.

    Tiriamo le somme: c’è qualcuno che riesca a constatare qualche differenza di approccio al testo papale tra “Avvenire” e “L’Osservatore Romano”?  Non è che, almeno in questa occasione, il paludato “Osservatore” appaia più come organo della Curia, mentre l’ “Avvenire” descamisado come quello di Santa Marta?

     

    DUE PRESEPI, DUE NOVITA’

     

    Qualche riga la vogliamo dedicare anche a due presepi, quello di piazza San Pietro e quello della Sala Stampa vaticana. Ambedue sono caratterizzati da novità.

    Presepe di piazza San Pietro: è dedicato alle sette opere di misericordia corporale. E’ un presepe in cui si notano subito una stella cometa assai bizzarra, contorta; un angelo ammiccante e vestito in modo da poter essere facilmente scambiato per Luxuria; un ‘ignudo’ (la terza opera è “vestire gli ignudi”) che – vedi ad esempio i bicipiti ben torniti – sembra appena uscito da una palestra di fitness e non certo un misero mendicante. La capanna? Non c’è. La Sacra Famiglia? Molto defilata. L’asino e il bue? Accompagnati delicatamente alla porta. Le pecorelle? Idem. Insomma: un presepe tutto ‘orizzontale’, terreno, privo di spiritualità, un po’ arcobaleno e un po’ ONG. In altre parole: un presepe catto-fluido che purtroppo temiamo trovi pronti imitatori in diverse parrocchie. Che però sia un presepe cattolico ne dubitiamo fortemente.

    Presepe della Sala Stampa vaticana: al centro dell’atrio d’ingresso è più movimentato del solito (dunque è più arioso), ha i suoi illustri assenti e la Sacra Famiglia è al centro, ma non così centrale nella rappresentazione. Una novità  colpisce subito il visitatore: sulla destra in alto, ‘sovrintende’ al presepe - da una loggia con alle spalle una cupola - una figura di bianco vestita, benedicente. Chi sarà mai? Ma è papa Bergoglio, che davanti a sé ha una colomba (assente invece un noto predatore alato). Di Papi e altri personaggi (più o meno) ‘illustri’ ne abbiamo sempre notati a via San Gregorio Armeno, la ‘strada dei presepi’ di Napoli. Invece nel presepe in Sala Stampa vaticana, per quanto ci risulta, la figura di bianco vestita è proprio una new entry.

     

    P.S. A chi ci legge un grande ringraziamento e un augurio sincero per un Natale possibilmente sereno e gioioso, ricco di quella speranza cristiana che conforta e vince anche nei momenti in cui la navicella della Chiesa si deve confrontare con le insidie di un mare molto mosso.  

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