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    FIDEL MORTO: L'INCONSOLABILE SISMOGRAFO PARAVATICANO

    FIDEL MORTO: L’INCONSOLABILE SISMOGRAFO PARAVATICANO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 1 dicembre 2016

     

    La morte di Fidel Castro ha provocato molte reazioni anche in campo cattolico. Equilibrate quelle de ‘L’Osservatore Romano’ e di ‘Asia News’, mentre l’inconsolabile Luis Badilla sintonizza  ‘Il Sismografo’ sull’ora castrista, beatificando il ‘Comandante’ e indignandosi per la lentezza di reazione della Chiesa cubana. Un nervosismo del resto ricorrente negli ultimi tempi sul sito paravaticano, che fa il paio con gli attacchi inauditi (l’ultimo di mons. Pio Vito Pinto) ai quattro cardinali che hanno chiesto a papa Francesco di chiarire alcuni punti dell’ ‘Amoris laetitia’.

     

     

    Novantenne, il 25 novembre alle 22.29 (ora di Cuba) è morto Fidel Castro Ruiz: una personalità che ha di certo marcato la storia del Novecento non solo di Cuba, ma dell’intera America latina e del resto del mondo. Per molti un simbolo immortale di riscatto dei popoli oppressi, per molti altri un oppressore che – anche per particolari circostanze geopolitiche – trasformò Cuba in una grande prigione a cielo aperto.

    Il mondo cattolico ha guardato con grande interesse alla Cuba castrista: la Santa Sede ha sempre mantenuto rapporti diplomatici con l’Avana e ha operato spesso con incisività tramite i canali diplomatici per cercare di migliorare la condizione dei cattolici nell’isola e per favorire iniziative di allentamento della tensione tra Cuba e in particolare gli Stati Uniti. Ci si ricorderà del contributo di Giovanni XXIII per evitare nel 1962 lo scoppio di una guerra mondiale a causa dell’installazione di missili sovietici sull’isola in funzione anti-USA. Anche dei viaggi pastorali di Giovanni Paolo II nel gennaio 1998, di Benedetto XVI nel marzo 2012, di Francesco nel settembre 2015. Nel dicembre 2014 c’era stato l’annuncio della volontà di ristabilire relazioni diplomatiche tra Cuba e gli Stati Uniti: pure in questo caso non è mancato il contributo della diplomazia vaticana, anche su spinta dello stesso papa argentino.

    Come ha accolto il mondo cattolico la notizia della morte di Fidel Castro? Con voci e tonalità molto diverse. A seguire qualche spunto tratto da ‘L’Osservatore Romano’, dall’agenzia ‘AsiaNews’, da ‘Avvenire’ (per un’intervista all’intellettuale argentino Perez Esquivel) e dal noto blog internazionale paravaticano (dotato di filo diretto con Santa Marta) ‘Il Sismografo’, guidato dall’esule cileno allendista Luis Badilla… Abbiamo il massimo rispetto delle scelte fatte da Badilla in gioventù, derivate certo da esperienze di vita molto intense e drammatiche; ma la sua deriva settaria in questi ultimi mesi non può essere sottaciuta, dirigendo egli un sito che molti ritengono voce ufficiosa della Santa Sede, legatissima a Santa Marta.

    Nell’ultima parte dell’articolo si scrive del nervosismo denotato recentemente dallo stesso  ‘Sismografo’ e di quello parallelo (in particolare contro i quattro cardinali firmatari della richiesta al Papa di chiarire punti ambigui dell’ Amoris laetitia, poi resa pubblica) di altri esponenti cattolici di misericordia prorompente come l’intellettuale Alberto Melloni, l’arcivescovo greco Fragiskos Papamanolis e (new entry con gran fracasso) il decano della Rota Romana Pio Vito Pinto.

     

    L’OSSERVATORE ROMANO/LUCA M. POSSENTI, 26-27 novembre 2016: “Figura dalle mille sfaccettature, Castro è stato da molti considerato un dittatore senza scrupoli, un tiranno violento e nemico dei diritti umani. Per altri, invece, è stato l’uomo che ha cercato di riscattare il suo popolo, un leader leggendario e pieno di carisma. (…) Resta la complessità dell’uomo, a tutti gli effetti uno dei più controversi simboli del Novecento. (…) Negli Anni Settanta il lider maximo consolida il suo potere, non solo avviando una serie di riforme economiche all’insegna della nazionalizzazione dell’industria, della collettivizzazione dell’agricoltura, dell’istruzione e della sanità, ma anche colpendo duramente ogni forma di dissidenza e negando di fatto l’esercizio della libertà religiosa. (…) Da ricordare nell’ultimo ventennio è anche il rapporto personale di Castro con tre Pontefici” (NdR: e pure le ripetute invocazioni di massa Libertad! Libertad! in occasione della messa di Giovanni Paolo II a L’Avana, in Plaza de la Revolucion, nel gennaio 1998)

    ASIA NEWS, 26 novembre 2016: “Fidel ha governato Cuba con pugno di ferro per 50 anni. (…) In patria egli vince la lotta contro l’analfabetismo e garantisce la sanità a tutti gli abitanti dell’isola, ma elimina – anche con la violenza, la tortura e la pena di morte – decine di migliaia di suoi oppositori politici, imbavaglia i media e controlla la vita dei suoi sudditi. Sebbene Castro sia stato educato dai gesuiti e abbia sempre stimato la figura di Gesù, la Chiesa viene vista come nemica della Rivoluzione: diversi preti sono stati uccisi, le scuole cattoliche nazionalizzate. (…) Fidel viene osannato da molti intellettuali e leader della sinistra mondiale, che nascondono le violazioni ei diritti umani, della libertà religiosa  e perfino degli omosessuali, reclusi in campi di prigionia dove vengono ‘curati’. (…) Ancora oggi l’isola è segnata dalla miseria nei trasporti, nel cibo, nelle case, con semplici beni quali sapone, libri e vestiti che costano all’inverosimile”.

    Il SISMOGRAFO/ LUIS BADILLA, 27 novembre 2016 – La stragrande maggioranza dei cubani: “La sua morte è una notizia triste non solo per la stragrande maggioranza dei cubani”(NdR: stragrande maggioranza? La popolazione cubana oltrepassa oggi gli 11 milioni di persone. Circa 1.200.000 milioni di cubani sono fuggiti dalla isola-prigione castrista. Migliaia sono annegati in mare. Migliaia sono stati uccisi subito dopo la conquista del potere da parte di Fidel Castro e negli anni immediatamente successivi; migliaia imprigionati e torturati o rieducati. Migliaia sono stati condotti a morte dovendo combattere in Africa e in America latina per esportarvi la Revolucion). 

    IL SISMOGRAFO/LUIS BADILLA- Fidel Castro uomo e leader: Fidel Castro (incontrato sette volte da Badilla, una volta per otto ore) viene definito nel ‘ricordo’ del ‘Sismografo’ del 27 novembre 2016 come “ colosso della storia, figura gigantesca della storia non solo regionale. (…) Colpiva anche e subito la sua ricca gestualità corporale, il passo fermo e sicuro, l’elasticità del corpo e soprattutto il suo sguardo intenso, penetrante, che a volte metteva a disagio. Era un uomo curioso e il suo approccio a tutti per primo era carico di umanità e d’interesse vero verso l’altro. (…) Insolito e sorprendente nella sua personalità la capacità autocritica della quale come governante, a più riprese, dette dimostrazione” (NdR: E come no…sempre e comunque dimostrò tale virtù con i dissidenti, sbattuti in celle piccole, fetide, buie per anni e anni, prima di essere – se fortunati – espulsi da Cuba) 

    Il SISMOGRAFO/LUIS BADILLA – Fidel, la Chiesa, Gesù, San Paolo e Che Guevara: “Le sue critiche alla Chiesa cubana al momento del trionfo della Rivoluzione erano impietose e parlava di ‘Chiesa coloniale, franchista, con molte sacche di corruzione’. (…) Castro era un uomo affascinato da Cristo e dai Vangeli che conosceva molto bene e alcuni passaggi addirittura a memoria (NdR: Certo avrà anche applicato quei Vangeli che conosceva tanto…). Come il Che Guevara era molto attratto da San Paolo (NdR: Sarà lo stesso Che Guevara coinvolto direttamente in 144 esecuzioni capitali, proprio lo stesso che scriveva nei ‘Testi politici’: “Amo l’odio, bisogna creare l’odio e l’intolleranza tra gli uomini, perché solo questo li trasforma in perfetta macchina per uccidere.(…)) Per la realizzazione del regime socialista a Cuba dovranno scorrere fiumi di sangue nel segno della liberazione, anche a costo di una reazione atomica”?).

    IL SISMOGRAFO/LUIS BADILLA- IL MISERICORDIOSO SI STRACCIA LE VESTI E PUNTA IL DITO, lunedì 28 novembre 2016, ore 17.00:  “Al momento della pubblicazione di questo post, dalla morte di Fidel Castro sono passati due giorni e qualche ora e ancora non si conosce una presa di posizione dell’Episcopato di Cuba sulla scomparsa dell’ex-Presidente. Il sito dell’episcopato tace dal giorno in cui venne annunciata la notizia. Nessun aggiornamento. Non è stato pubblicato nemmeno il testo del telegramma di cordoglio di papa Francesco. Il sito è attivo poiché è stato aggiornato con altre notizie. Nel frattempo nessun vescovo ha mai rilasciato una sola dichiarazione” . (NdR: Pensate un po’ se l’esule cileno Luis Badilla, sostenitore di Allende da democristiano di sinistra – che qui si dimostra molto occhiuto, un perfetto inquisitore - avesse chiesto e ottenuto asilo a Cuba… poveri vescovi!!!) 

    Certo impressionati dalla minacciosa reprimenda, i vescovi cubani hanno però parlato in tempi brevissimi, con una dichiarazione (molto asciutta) della Conferenza episcopale e un paio di risposte (molto circospette) rilasciate alla catena spagnola Cope da parte del presidente, l’arcivescovo di Santiago de Cuba Dionisio Garcia.

     

    AVVENIRE: PEREZ ESQUIVEL OFFENDE E ROVESCIA LA STORIA 

    AVVENIRE: DALL’INTERVISTA AL NOBEL PER LA PACE ADOLFO PEREZ ESQUIVEL, DI STEFANIA FALASCA, 30 novembre 2016. Così risponde l’intellettuale argentino a una domanda riguardante gli esuli cubani, posta dalla turiferaria di famiglia: “Mi hanno lasciato un’impressione negativa i festeggiamenti a Miami per la morte di Castro, è una questione di rispetto (NdR: E come no… stiano calmi questi esuli, ringrazino di aver raggiunto sani e salvi la Florida dopo aver oltraggiato vergognosamente la Rivoluzione!). Gli esuli negli Stati Uniti si sono sempre opposti alla Rivoluzione perché hanno perso i loro privilegi (NdR: E come no… chiedere per informazioni alla famiglia di Oswaldo Payà, costretta ad andarsene a Miami per le continue minacce, dopo la morte il 22 luglio 2012 in un incidente stradale molto sospetto del padre Oswaldo, leader del Movimento Cristiano de Liberacion - vedi anche in questo stesso sito www.rossoporpora.org ). Sono professionisti del dissenso al servizio degli interessi degli Stati Uniti. Penso però che siano un gruppo politicamente esaurito. (...) A me sembra che il prossimo golpe che si prepara in America latina possa essere contro Maduro in Venezuela (NdR: e qui il Premio Nobel per la pace 1980 è al rovesciamento della storia, vizio non nuovo in molti esponenti della sinistra latino-americana). 

     

     

    NERVOSISMO SISMOGRAFICO

    UN’ ANNOTAZIONE: IL SISMOGRAFO E’ SEMPRE PIU’ NERVOSO. Negli ultimi tempi il noto blog internazionale paravaticano (filo diretto con Santa Marta, come appare da molti indizi) dà crescenti segni di irritazione, tramite la penna del suo direttore Luis Badilla. 

    Un paio di esempi. 

    IL SISMOGRAFO/LUIS BADILLA, 22 novembre, ore 8.10 (aborto e ‘Misericordia et misera’): dopo una citazione di un passo della Lettera apostolica, scrive Badilla: “Questo breve promemoria è dedicato a coloro che leggono ma non capiscono, a coloro che di colpo sono diventati teologi, a coloro che sono ignoranti ma pontificano, a coloro che non si fanno scrupoli quando mentono e a coloro che pur di attaccare Papa Francesco farneticano all’ingresso (inclusi alcuni preti…).” 

    IL SISMOGRAFO/LUIS BADILLA, 23 novembre, ore 8.00 (aborto e ‘Misericordia et misera’): il ‘breve promemoria’ del giorno prima è divenuto un elenco puntuto di accuse contro gran parte dei massmedia. C’è però una novità: Badilla attacca anche i “media istituzionali del Vaticano”. Ecco il passo: “Ho atteso fino alla fine della giornata una Nota di chiarimento e precisazione dei media istituzionali del Vaticano, quelli ufficiali. Non è arrivata, purtroppo. Forse si è ancora in tempo per intervenire. Un dovere del giornalismo cattolico, insegna san Francesco di Sales, è quello di confutare gli errori e le falsità. Ieri non è accaduto”. Sarà utile ricordare che i “media istituzionali’ vaticani da qualche tempo hanno un prefetto che li dirige e coordina: è monsignor Dario Edoardo Viganò. E’ dunque lecito presumere che l’attacco di cui sopra sia rivolto proprio a lui. Sui perché lasciamo sbizzarrire la fantasia dei lettori.

     

     

    AGGRESSIVITA’ MINACCIOSA CONTRO I ‘QUATTRO CARDINALI’

    A PROPOSITO DI ATTACCHI… SUL PODIO DELL’AGGRESSIVITA’ CONTRO I QUATTRO CARDINALI SALGONO ALBERTO MELLONI, FRAGKISKOS PAPAMANOLIS E VITO MARIA PINTO 

    Stiamo parlando di attacchi e questa è l’occasione per segnalarne alcuni tra i più feroci ai quattro cardinali (Brandműller, Burke, Caffarra, Meisner) che hanno con la tanto auspicata ‘parresia’ indirizzato una lettera al Papa per chiedere chiarimenti su alcuni punti dell’ ‘Amoris laetitia’, la cui ambiguità crea gran confusione in quella parte del popolo cattolico naturalmente legata alla dottrina sociale della Chiesa. Papa Francesco si è infuriato (anche se in certe dichiarazioni ha apparentemente snobbato la richiesta), non ha voluto rispondere, ha impedito anzi di rispondere e allora i quattro cardinali hanno sentito il dovere cristiano di chiedere pubblicamente al Papa tale risposta.

    Tra coloro che si sono scagliati contro le porpore coraggiose merita una citazione da podio il noto Alberto Melloni, che su ‘Repubblica’ del 20 novembre ha scritto tra l’altro: “Esprimere obiezioni è un diritto di tutti ed è un dovere per i cardinali. Ma chiedere al Papa di ‘chiarire’ alcune tesi della sua esortazione sul matrimonio (e una intervista di Burke che la ‘spiega’) non è un dissenso, espresso a favore di telecamera da uomini rigidi: è un atto sottilmente eversivo, parte di un gioco potenzialmente devastante, con ignoti mandanti, condotto sul filo della storia medievale. (…) (Francesco) reagisce a colpi di concilio e di vangelo: ma non usa giri di parole per sottolineare l’irruenza reazionaria dei porporati anziani. E che chi porta attacchi come questo (…) è qualcuno che punta a ‘dividere’ la Chiesa”. Qui il fosco auspicio del noto ‘progressista’ Melloni: Il che nel diritto canonico è un crimine, punibile”. 

    Sul podio anche il presidente della Conferenza episcopale greca Fragiskos Papamanolis, che in una lettera aperta ai quattro cardinali osserva misericordiosamente:Prima di pubblicare il documento e, più ancora, prima di redigerlo, dovevate presentarvi al santo padre Francesco e fare richiesta di cancellarvi dai componenti del Collegio cardinalizio”. Non basta: “Inoltre non dovevate fare uso del titolo di ‘cardinale’ per dare prestigio a quello che avete scritto, e questo per coerenza con la vostra coscienza e per alleggerire lo scandalo che avete dato scrivendo da privati”. Non basta, perché mons. Papamanolis individua i due peccati mortali commessi secondo lui dai quattro cardinali: quello di eresia (o apostasia) e quello, ancora più grave, dello scandalo dato pubblicamente al popolo cristiano in tutto il mondo. E qui il presule greco non può esimersi – con una misericordia difficilmente eguagliabile - dal citare il trattamento auspicato da Gesù per chi dà scandalo: “E’ meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da un asino e fosse gettato negli abissi del mare”. 

    Tra i tre del podio non può però mancare una new entry clamorosa, quella del decano della Rota Romana, mons. Vito Maria Pinto, le cui dichiarazioni (raccolte dal sito spagnolo ‘Religion Confidencial’) sono state significativamente riprese dal ‘Sismografo’ martedì 29 novembre alle 23.00. Pinto, scrive ‘Religion confidencial’, in una conferenza tenuta presso l’Università ecclesiastica San Damaso di Madrid, ”in modo energico e con un tono forte, ha detto che i quattro cardinali che hanno scritto a papa Francesco (…) sono incorsi in un grave scandalo rendendo pubblica la lettera attraverso i media”.  Ha poi sentenziato mons. Pinto a ‘Religion confidencial’: “Quale Chiesa difendono questi cardinali? Il Papa è fedele alla dottrina di Cristo. Ciò che hanno fatto i quattro cardinali è uno scandalo molto grave che potrebbe indurre il Santo Padre a ritirare loro la berretta cardinalizia come è già accaduto in qualche momento della Chiesa. Il che non significa che il Papa ritiri loro lo status cardinalizio, però potrebbe farlo”. E bravo mons. Pinto, che si rivela un discepolo convinto e zelante della Misericordia! 

    Melloni, Papamanolis, Pinto: un trio per un podio ben meritato così da festeggiare il gran ritorno dell’Inquisizione (quella spagnola, non quella italiana, ritenuta un po’ troppo misericordiosa).  A informazione del trio ci piace per finire citare Andrea Riccardi, storico della Chiesa e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, che venerdì 25 novembre ha rilevato su ‘Sette’ (Corriere della Sera) che “nella Chiesa (di Francesco) si discute di più. Anche vescovi e cardinali esprimono le loro perplessità verso il Papa in privato e pure in pubblico (fatto inedito nel cattolicesimo). Recentemente, quattro cardinali hanno chiesto chiarezza sul testo dell’ Amoris laetitia, con rispetto, ma decisione”. Con rispetto, ma decisione. Parole sante. 

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