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    PAPA E MIGRANTI: IL DOPPIO AVVITAMENTO DI 'SISMOGRAFO' e 'AVVENIRE'

    PAPA E MIGRANTI: IL DOPPIO AVVITAMENTO DI SISMOGRAFO E AVVENIRE- di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 2 novembre 2016

     

    Qualche annotazione sulla risposta del Papa in materia di accoglienza a un giornalista svedese. Smarrimento turiferario, come ben dimostrato dalle reazioni del ‘Sismografo’ e di ‘Avvenire’

     

     

    Martedì mattina, sul volo di ritorno da Lund, papa Francesco ha risposto come di consueto ad alcune domande dei giornalisti. La prima, dello svedese Elin Swedenmark, riguardava il tema scottante dell’accoglienza dei rifugiati in Svezia e nel resto d’Europa. Nella risposta il Papa - dopo aver ringraziato la Svezia anche per aver accolto e integrato a suo tempo non pochi esuli politici argentini, cileni, uruguayani – ha così continuato: “Secondo: si deve distinguere tra migrante e rifugiato, no? Il migrante dev’essere trattato con certe regole, perché migrare è un diritto, ma è un diritto molto regolato (NdR: il grassetto è nostro). Invece, essere rifugiato viene da una situazione di guerra, d’angoscia, di fame, di una situazione terribile e lo status di rifugiato ha bisogno di più cura, di più lavoro”. Come ha fatto fin qui la Svezia. Francesco ha così proseguito: Poi, cosa penso dei Paesi che chiudono le frontiere: credo che in teoria (NdR: il grassetto è nostro) non si può chiudere il cuore a un rifugiato, ma ci vuole anche la prudenza dei governanti: devono essere molto aperti a riceverli, ma anche fare il calcolo di come poterli sistemare, perché un rifugiato non lo si deve solo ricevere, ma lo si deve integrare. E se un Paese ha una capacità di venti, diciamo così, di integrazione, faccia fino a questo. Un altro di più, faccia di più. Ma sempre il cuore aperto: non è umano chiudere le porte, non è umano chiudere il cuore, e alla lunga questo si paga. Qui, si paga politicamente; come anche si può pagare politicamente una imprudenza nei calcoli, nel ricevere più di quelli che si possono integrare. Perché, qual è il pericolo quando un rifugiato o un migrante – questo vale per tutti e due – non viene integrato, non è integrato? Mi permetto la parola – forse è un neologismo – si ghettizza, ossia entra in un ghetto. E una cultura che non si sviluppa in rapporto con l’altra cultura, questo è pericoloso (NdR: il grassetto è nostro). Il Papa è infine tornato sulla Svezia: Ma la Svezia… io non credo che se la Svezia diminuisce la sua capacità di accoglienza lo faccia per egoismo o perché ha perso quella capacità; se c’è qualcosa del genere è per quest’ultima cosa che ho detto: oggi tanti guardano alla Svezia perché ne conoscono l’accoglienza, ma per sistemarli non c’è il tempo necessario per tutti”.

     

    In questa risposta, pur nel suo italiano un po’ vacillante (assai pericoloso, quando si tratta di addentrarsi in questioni molto complesse), papa Francesco ha detto comunque alcune cose di grande importanza:

    . l’accoglienza è certo una questione di umanità, ma deve essere accompagnata dall’integrazione, perché un migrante/rifugiato non integrato si ghettizza e diventa pericoloso per la società;

    . si deve distinguere tra migrante e rifugiato: l’accoglienza del primo è regolata da norme ben precise ed è diversa da quella del secondo;

    . l’accoglienza non deve diventare uno slogan facilone e demagogico, ma deve essere accompagnata dalla ‘prudenza’ (dal discernimento ) di chi accoglie: c’è chi può accogliere (e integrare) poco, chi di più.  

     

    Tre punti-chiave nella risposta di papa Francesco, che sembrano evidenti a chi legge con mente serena. Non però a chi ce l’ha offuscata dal troppo incenso e si è così ritrovato in confusione. Perché? Inutile negare che la risposta del Francesco del volo Malmö-Roma stride con quanto evidenziato per oltre tre anni dagli interpreti autorizzati del suo pensiero, la folta schiera dei turiferari grandi e di complemento.  E’ vero che il Papa in alcune occasioni, soprattutto recenti, è sembrato voler tener conto della complessità dell’argomento (in particolare accennando anche ai rapporti tra accoglienza, sicurezza, identità), ma è altrettanto vero che mai aveva evidenziato così chiaramente una sorta di “si deve accogliere, con cuore aperto, quanto si può”. Dove nel “quanto si può” è compresa anche la necessità dell’integrazione. Una notizia? Evidentemente. Ma non per tutti. Infatti è facile presumere che, dopo aver preso atto della risposta del Papa, i turiferari si siano sentiti in grande imbarazzo. Due esempi bastano e avanzano.

     

    L’ AVVENIRE GALANTINO GIOCA A NASCONDINO

    Incominciamo dall’ Avvenire galantino. Che apre mercoledì 2 novembre la prima pagina con un grande titolo, di attualità stringente: “Ecco chi è beato” (NdR: riferito al passo sulle Beatitudini del Vangelo di Matteo, letto nella festa di Ognissanti). Sommario: “Il Papa: impegno per accoglienza e comunione. Chiudere le porte ai migranti non è umano”.  I non pochi lettori che si fermano ai titoli avranno pensato che non ci fosse nessuna novità in materia. A pagina 5 altro grande titolo: “Non è umano chiudere le porte” e stavolta Avvenire ha il residuo pudore professionale di mettere nel sommario: “Il Papa sui migranti: nessuna paura, ma serve prudenza per integrarli”. Resta il dato che il titolo prevale di gran lunga sul resto, restando nella memoria del lettore frettoloso.

    Chi invece vuole addentrarsi nell’articolo principale incontra la prosa della turiferaria di turno, che – con molta disinvoltura – così riassume a mo’ di incipit la risposta al giornalista svedese: “Dialogando con i giornalisti sul volo di ritorno dalla Svezia, papa Francesco ha detto che ‘non è umano chiudere le porte e il cuore ai migranti e rifugiati (NdR: a dire il vero quel “ai migranti e ai rifugiati” tra virgolette nel testo papale non c’è… ah…la turiferaria furbetta!), questo si paga politicamente, così come ‘anche l’imprudenza nei calcoli’, di come e quanti riceverne perché non permette l’integrazione necessaria”. Il resto, di sicura importanza, la Stefania – pur essendo sul volo papale – non l’ha ascoltato (era in pennichella?)… o forse magari  l’ha nascosto. Proprio come il suo giornale, l’Avvenire galantino, maestro – anche con la penna fustigatoria del direttore furioso - nel condannare con parole di fuoco (naturalmente il fuoco purificatore della misericordia) Salvini, Orban e gli abitanti di Gorino, ma stranamente reticente quando si tratta di riportare nella giusta luce parole del Papa che la casta dei turiferari giudica sconvenienti. Un gioco a nascondino, un  penoso ‘avvitamento’ a misericordia variabile, che a volte sconfina nel grottesco.

     

    LO SCORNO STIZZITO DEL SISMOGRAFO

    Secondo esempio? Non stupitevi… è il noto Sismografo, sito paravaticano diretto da Luis Badilla, già a suo tempo esponente dei giovani dell’Izquierda cristiana che appoggiava Unitad popular e il governo Allende. Povero Luis…dopo aver passato mesi e mesi a propagandare il Papa dell’accoglienza per tutti, indiscriminata e a vituperare chi invece cercava di usare in materia non solo il cuore ma anche la ragione, si è ritrovato tra le mani la risposta del Papa al giornalista svedese. Fatta la frittata, come rimediare?

    Dapprima la stizza è stata incontenibile e, alla ricerca di capri espiatori tali da attenuargli l’agitazione, il Luis alle 19.36 di martedì primo novembre ha pubblicato un commento molto critico verso le domande dei giornalisti: Spesso sono domande già fatte in viaggi precedenti, o domande poco legate con le inquietudini più pressanti dei lettori. A volte è evidente l'interesse di porre al Santo Padre questioni che consentano titoli squilli o casi mediatici.  (NdR: su questo preciso punto, Badilla può avere anche ragione, ma si sanno anche le esigenze delle redazioni…) Moltissime domande attese da grande parte dell’opinione pubblica semplicemente non si fanno e al loro posto si interpella il Pontefice su cose minori o d'interesse ridotto. Insomma, negli ultimi viaggi, anche se si tiene conto delle caratteristiche di questi incontri, le domande poste al Papa sono state in buona misura occasioni perse”. E’ impertinente supporre che il gran fastidio badillero sia stato causato dalla domanda, con conseguente risposta papale inattesa, del giornalista svedese?   

    Luis locuto, causa finita? E invece no, poiché lo stesso Luis ritorna sull’argomento mercoledì mattina alle 08.14 per imbracciare la penna inquisitoria contro le ‘cattive’ interpretazioni della risposta papale. Il titolo della nuova reprimenda (che il buon Luis abbia preso anche da Santa Marta?) è perentorio: “Papa, migranti e rifugiati: nessuna svolta e nessun equivoco da chiarire”. Come perentoria è l’affermazione contenuta nella reprimenda: “Per la verità, Francesco ha sempre fatto una chiara differenza tra ‘rifugiato’ e ‘migrante’. Sempre!” ( NdR: il Luis deve essere affezionato a tale avverbio, che forse gli evoca gli esaltanti ricordi dell’ Hasta la victoria siempre). 

    Per dimostrare di avere ragione il Luis si avvita anche lui: con molta minor classe di Tania Cagnotto si avventura in un triplo salto mortale in avanti carpiato, poi in un doppio e mezzo avanti con un avvitamento… ma c’è poco da fare… non salirà sul podio!  Il Luis cita ad esempio passi del discorso papale al Corpo diplomatico dell’11 gennaio 2016, in cui Francesco rileva la complessità del fenomeno migratorio che richiede da una parte “comprensione e apertura di orizzonte” e dall’altra “il dovere di rispettare i valori, le tradizioni e le leggi della comunità” ospitante. Inoltre “nell’affrontare la questione migratoria non si potranno tralasciare i risvolti culturali connessi, a partire da quelli legati all’appartenenza religiosa”.

    Il punto è che questi passi in cui Francesco ha perlomeno riconosciuto la difficoltà di conciliare i diversi aspetti del problema migratorio, sono stati bellamente minimizzati o ignorati dalla vulgata imposta dai turiferari di corte. In primo luogo proprio dallo stesso Luis che ha sempre (siempre!) tenuto un atteggiamento misericordiosamente ostile contro chi evidenziava l’impossibilità di accogliere tutti e dunque la necessità di porre dei limiti ragionevoli, tali da permettere un’accoglienza umana e non destinata a entrare nell’orbita della criminalità. Tra i suoi bersagli preferiti  l’Ungheria di Orban: il Sismografo titolava il 28 settembre “Lager Ungheria”, il primo ottobre “L’indecente misura” (riproducendo un editoriale del direttore dell’  Avvenire), ma il Luis già si era pronunciato inappellabilmente il 28 agosto con un’invettiva intitolata “I muri del Premier ungherese Viktor Orbán e il singolare referendum del 2 ottobre”. In quest’ultimo testo si trovava anche la frase: “In questi giorni, e sarà peggio con l’avvicinarsi del 2 ottobre, in Ungheria non manca chi per sostenere la politica di Orbán si appella al cristianesimo e addirittura al Vangelo”. Oggi comprendiamo lo scorno del Luis dopo aver dovuto prendere atto della risposta del Papa nel viaggio in aereo da Malmö a Roma.  E comprendiamo anche i suoi tentativi di imitare Tania Cagnotto. Ma solo perché siamo ancora nell’Anno della Misericordia. 

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