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    ANNO SANTO: MISERICORDIA, NON MELASSA

     

    ANNO SANTO: MISERICORDIA, NON MELASSA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 8 aprile 2015

     

    Sabato pomeriggio 11 aprile, verrà indetto in San Pietro l’Anno santo della Misericordia in coincidenza con i primi vespri dell’omonima festa liturgica. La misericordia è una caratteristica essenziale del cristiano: virtù seria, complessa, impegnativa, espressione di un cuore aperto all’altro. Non può divenire quel che la società dell’apparenza e del sentimentalismo gradirebbe: un residuo sciropposo ottenuto dopo la fabbricazione dello zucchero

    Dall’8 dicembre 2015 al 20 novembre 2016 Giubileo straordinario, Anno Santo della Misericordia. Misericordia… cerchiamo sulla “Grande enciclopedia De Agostini”: “Sentimento di profonda compassione e pietà per l’infelicità altrui, che spinge a soccorrere chi soffre, a comprendere e perdonare chi sbaglia”. Ancora, sulla “virtù della misericordia”: “Aspetto della virtù della giustizia che si integra nell’amore del prossimo (…) Il Nuovo Testamento vi insiste specificamente e assiduamente, acquistando il significato di momento della virtù teologale della carità. Essa infatti viene fondata sulla misericordia di Dio verso l’uomo, e Cristo fa della misericordia degli uomini verso i propri simili la misura con cui essi possono ottenerla da Dio”. Nella stessa voce troviamo elencate anche le “opere di misericordia” della tradizione catechetica. Le 7 corporali: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare i carcerati, visitare gli infermi, seppellire i morti. Le 7 spirituali, oggi meno conosciute: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. Nella “Grande enciclopedia”, ma anche nel Devoto-Oli, famoso vocabolario illustrato della lingua italiana, troviamo altri significati minori di misericordia, tra i quali quello che (Devoto-Oli) rimanda a un “pugnale in uso alla fine del Medio Evo, che serviva a dare il colpo di grazia al cavaliere caduto per abbreviargli l’agonia“: ci sembra tuttavia lecito dubitare che papa Francesco, annunciando il 13 marzo il Giubileo straordinario, pensasse a tale ultimo significato a dir poco assai sbrigativo.

    Non c’è dubbio che l’esercizio della misericordia, se bene inteso nel suo significato profondo, sia complesso, molto variegato e impegnativo. La Chiesa bimillenaria non ha mai dimenticato di concretizzare la virtù della misericordia nei suoi rapporti con gli uomini, anche se a tratti alcuni suoi rappresentanti hanno privilegiato altri atteggiamenti, che virtù non si possono definire.

    Nel magistero di papa Francesco la parola misericordia (citata ad esempio non meno di 31 volte nell’esortazione apostolica programmatica “Evangelii gaudium) è certo ricorrente e ben si inserisce nella sua volontà di abbracciare tutti, prescindendo dalla loro condizione umana, prima di chiedere loro eventualmente il documento d’identità religiosa. Non a caso l’annuncio è stato fatto durante la celebrazione penitenziale nella Basilica di San Pietro che cadeva nel secondo anniversario del suo pontificato. Come a confermare solennemente: guardate che per me la misericordia ha un’importanza vitale nell’espressione del messaggio cristiano.

    Anche le date d’inizio e di conclusione del Giubileo straordinario della Misericordia sono state scelte con cura. L’apertura sarà per la festa dell’Immacolata ed è dunque un omaggio alla Vergine Maria, di cui anche papa Francesco è particolarmente devoto. Ma coincide pure – ed è fatto che ha molto pesato probabilmente nella decisione papale – con il cinquantesimo della chiusura del Concilio ecumenico vaticano II, un anniversario cui si è inteso dare la massima evidenza suggerendo l’urgenza che la Chiesa si ponga senza più remore nel solco del magistero conciliare, illuminato dalla virtù della misericordia.

    Pure la data di chiusura del 20 novembre 2016 ha un suo rilievo particolare: è la festa di Cristo Re, “volto vivo” – ha detto il Papa – “della misericordia del Padre”.

    L’indizione del Giubileo straordinario avverrà in coincidenza con la festa della Divina misericordia, istituita da Giovanni Paolo II, subito dopo Pasqua. Sarà dunque per il tardo pomeriggio di sabato 11 aprile e sarà seguita dai primi vespri della Domenica della Divina misericordia. In quell’occasione sarà letta e pubblicata presso la Porta Santa di san Pietro la Bolla di indizione, una lettera apostolica assai sostanziosa, in cui il Papa tradizionalmente invita alla riflessione sui contenuti profondi del Giubileo, evidenziando anche il significato e le modalità dei segni tradizionali (pellegrinaggio, indulgenza e porta santa) e dà indicazioni su un corretto svolgimento dell’Anno Santo a livello di Chiesa locale.

    C’è un’altra ‘coincidenza’ nient’affatto trascurabile. L’apertura del Giubileo avverrà a poco più di un mese dalla chiusura del doppio cammino sinodale sul tema della famiglia. Il primo Sinodo, quello straordinario dell’ottobre scorso, era stato molto influenzato dall’ampio e aspro dibattito innescato dalla relazione ‘aperturista’ del cardinale Kasper in occasione del Concistoro straordinario del febbraio 2014. Il periodo intersinodale e il secondo Sinodo, quello ordinario che ci attende sullo stesso argomento, si presume non possano ignorare l’annuncio dell’Anno Santo della Misericordia. Lecito supporre che papa Francesco (“Bisogna essere un po’ furbi”…) l’abbia ben messo in conto.

    In tale direzione si muovono, con passo felpato o militaresco a seconda delle qualità diplomatiche dell’uno o dell’altro, non pochi commenti tra i più entusiasti della ‘mossa a sorpresa’ di papa Francesco. A che cosa punteranno in questi mesi gli strateghi, i trombettieri e le trombettiere del ‘nuovo’, innalzando il vessillo della Misericordia? A consolidare attorno al Sinodo di ottobre un’atmosfera di attesa di cambiamento nella pastorale ecclesiale, in primo luogo verso divorziati risposati e coppie di conviventi dello stesso sesso. Con la Misericordia così intesa si pregusta di piegare gli episcopati del mondo (che fin qui hanno eletto per la seconda tornata perlopiù rappresentanti conservatori) a quello che è considerato l’ineludibile ‘progresso’ della storia ecclesiale che si ‘apre’ al mondo.  

    In questo senso l’Anno della Misericordia potrebbe essere interpretato, secondo le intenzioni dei cantori della gioiosa macchina da guerra - inceppatasi già però durante il Sinodo dello scorso ottobre - come Anno della melassa. Leggiamo sul Dizionario etimologico: “Dal francese mélasse, attraverso lo spagnolo melaza, dal latino tardo mellacium, da mel, genitivo mellis”. Continuiamo con il Devoto-Oli: “Melassa: sottoprodotto della fabbricazione dello zucchero, costituito da sciroppo impuro, che, malgrado l’elevato tenore di saccarosio, non può dar luogo a cristallizzazione”. In sintesi: un residuo sciropposo ottenuto dopo la fabbricazione dello zucchero.

    Non è chi non veda come Misericordia e melassa siano in netto contrasto.  Specie se si ricordano le 7 opere di misericordia spirituali, tra le quali si evidenziano consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori. Ci sbagliamo o qui si parla in sostanza anche di ‘correzione fraterna’? Quella cui papa Francesco, nel suo tentativo di convertire i cuori, è particolarmente affezionato, pur se per alcuni magari a corrente alternata e con bersagli privilegiati come la Curia. Però ‘correzione fraterna’ resta. Ed è dunque Misericordia allo stato puro, non sciroppato.  

    P.S. L’articolo appare in versione cartacea sul numero di aprile 2015 del mensile cattolico “Il Timone”.

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