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    SINODO: IL RISCHIO DELLA PERCEZIONE CHE DIVENTA VERITA'

     

    SINODO: IL RISCHIO DELLA PERCEZIONE CHE DIVENTA VERITA’ - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 16 ottobre 2014

     

    Sostantivi, aggettivi, verbi, avverbi, perfino virgole dei documenti finali del Sinodo (Messaggio e Relatio) saranno analizzati con attenzione dai media, che trasmetteranno poi le loro valutazioni all’opinione pubblica. Frasi fumose, locuzioni ambigue, aggettivi ridondanti e domande melense non potranno che far percepire all’esterno un Sinodo diverso da quello che sarà veramente stato.

     

    I giorni volano e siamo ormai quasi alla conclusione del Sinodo sulla famiglia, tappa (certo importante) di un percorso che verrà approfondito localmente durante l’anno che ci separa dal secondo Sinodo previsto sull’argomento nell’ottobre del 2015. Quello che stiamo vivendo è il Sinodo dell’approfondimento delle tematiche emerse durante il tempo della preparazione, che è stato caratterizzato anche dalla diffusione del famoso questionario e dall’esame delle risposte pervenute. Quello che verrà sarà invece il Sinodo delle proposte calate nella realtà concreta e delle decisioni connesse.

    In questi giorni, parallelamente alla discussione nei Circuli minores divisi in gruppi linguistici, stanno procedendo sia l’elaborazione del tradizionale ‘Messaggio’ al popolo di Dio che la redazione della Relatio Synodi, che conterrà una sintesi delle prime considerazioni e, forse, ipotesi di soluzione delle questioni più brucianti cui saranno pervenuti i padri sinodali.

    E’ noto che la Relatio post disceptationem di lunedì - nominalmente attribuita al relatore generale cardinale Erdoe (che poi se n’è distanziato pubblicamente in conferenza-stampa, almeno in parte e in punti delicatissimi) – ha suscitato una forte reazione in molti padri sinodali. Tanto che il giorno dopo la Segreteria del Sinodo è dovuta intervenire cercando di ridimensionare (un fatto inaudito) la stessa Relatio. Ed è pure noto che, dopo i primi interventi liberi nell’Assemblea, già in diversi casi duramente critici, le discussioni nei Circuli minores hanno portato alla luce una forte opposizione di fondo ai contenuti più ‘audaci’ (qualcun altro dirà ‘profetici’) della Relatio. Questo è un fatto, non un’opinione. Eppure ci tocca ancora leggere frasi come le seguenti di un fiato schieratissimo (dal marzo 2013): “Appare comunque chiaro che la direzione è ormai tracciata”. Anche: “E non allarmano né turbano le critiche manifestate (le stesse che si conoscevano già prima del Sinodo) da pochi padri su 191 votanti”. Può darsi naturalmente che ai fiati schieratissimi della fanfara che accompagna la ‘gioiosa macchina da guerra’ non sia noto che in più Circuli minores la maggioranza dei padri ha letteralmente stralciato dalla Relatio le parti sulla ‘gradualità’ dell’accesso ai sacramenti per i divorziati risposati, della ‘santificazione’ presente nelle unioni diverse dal matrimonio religioso, per non parlare dei paragrafi sulle convivenze omosessuali. Non è finita. C’è chi tra i fiati storicamente schieratissimi scrive ancora, dopo aver notato che “il card. Mueller, capofila dei rigoristi, è uscito dall’Aula con una faccia da funerale” (Ndr: poteva il terribile guardiano dell’ortodossia- ah, quei bavaresi… non cambiano mai! -  uscire dall’Aula con una faccia sorridente?): “A contribuire a mutare, e anzi a capovolgere il clima esasperato e ideologico della vigilia, è stato ovviamente ( Ndr: notare l’avverbio ‘ovviamente’) papa Francesco, che segue i lavori con una regía attentissima (Ndr: notare la parola ‘regía’). Correttamente, Bergoglio non interviene in Aula, ma ad essa non cessa di riferirsi in tutte le occasioni possibili”.

    Si sa che, nella nostra società massmediatica e dell’apparenza, liquida quant’altre mai, la percezione di un avvenimento spesso diventa per l’opinione pubblica una vera e propria verità, se possibile più vera dell’accadere del fatto stesso. In tal senso i documenti che usciranno da questo Sinodo saranno vagliati, com’è giusto, con grande attenzione dai media, che li trasmetteranno poi nei loro contenuti principali (o tali considerati) all’opinione pubblica. E’ certo perciò che dai padri sinodali si pretende oggi una particolare attenzione ai sostantivi utilizzati, anche agli aggettivi, ai verbi, agli avverbi, perfino alle virgole. Perché ogni termine potrebbe, specie se estrapolato scorrettamente, servire per dare all’opinione pubblica una percezione del Sinodo non rispondente alla verità dei fatti. Da questo punto di vista la Relatio post disceptationem (che, è bene ribadirlo, non è affatto stata redatta nei punti più delicati dal relatore generale, card. Erdoe) presenta a tratti, ma spesso là dove la questione è delicata, un linguaggio fumoso, ambiguo, con molte domande che suonano non raramente retoriche e melense, ricordando assai l’ecclesialese post-sessantottino.

    I padri che nei Circuli minores richiedono lo stralcio di tali parti sono coscienti della pericolosità di dare in pasto ai media e, dunque, all’opinione pubblica, frasi e mezze frasi che dicono e non dicono, giustificando qualsiasi interpretazione e creando gran confusione e grossi malintesi. C’è solo da sperare che l’intera Assemblea si renda conto del problema, così da fare in modo (almeno per quanto è possibile) che la percezione del Sinodo da parte dell’opinione pubblica corrisponda sostanzialmente a quello che il Sinodo sarà stato. Stato, non immaginato e desiderato.

     

     

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