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    CLAUDIO MARIA CELLI: FRANCESCO, TWITTER, CATTOLICI CRITICI

    CLAUDIO MARIA CELLI: FRANCESCO, TWITTER, CATTOLICI CRITICI – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 29 gennaio 2014

     

    Al Convegno di martedì 28 gennaio all’Hotel Columbus, promosso in primo luogo da Aleteia, il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali ha dato un bell’esempio di comunicazione colloquiale e nel contempo incisiva nel senso di papa Francesco. Tra l’altro evocate la riflessione sul controverso utilizzo papale di Twitter e le critiche da parte dei cattolici definiti “superpapisti” all’attuale pontefice.

     

     

    Le storiche sale romane dell’Hotel Colombus in via della Conciliazione hanno ospitato martedì 28 gennaio 2013 un Convegno ricco di spunti di riflessione in materia di comunicazione. Intitolato “Il futuro della comunicazione è responsabile”, l’incontro è stato promosso da “Aleteia” e “AdEthic” in collaborazione con “Prima Comunicazione”. La mattinata, introdotta da Jesus Colina - già cofondatore di “Zenit” e ora presidente e direttore editoriale di “Aleteia”- è stata caratterizzata dall’intervento dell’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali (Pccs) e dalla presentazione di due studi, approfonditi e certo non privi di interesse, riguardanti le modalità di una comunicazione “etica” (come si sa, l’aggettivo non ha dei contorni ben definiti, variando il suo significato a dipendenza di luoghi, cultura e interessi) e la popolarità di papa Francesco su internet.(che batte nel trio USA, Gran Bretagna, Italia anche quella di personaggi molto noti in campo giovanile come la bad-girl ex-Disney Miley Cyrus e Lady Gaga).

    Veniamo a mons. Celli, che ha saputo attrarre l’attenzione dei numerosi presenti commentando in  modo vivace, con tocchi basati sulla sua personale esperienza, il recente Messaggio papale per la XLIII Giornata delle comunicazioni sociali, intitolato: “Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro”. Il testo ricalca in tutto e per tutto (nello stile e nel contenuto) il pensiero di Jorge Mario Bergoglio in materia, evidenziando tra l’altro come la comunicazione su internet sia “in definitiva una conquista più umana che tecnologica” . Ovvero: “Non basta passare lungo le ‘strade’ digitali, cioè semplicemente essere connessi: occorre che la confessione sia accompagnata dall’incontro vero”. Non solo: contro ogni teoria da scuola giornalistica, il papa gesuita evidenzia che “solo chi comunica mettendo in gioco se stesso può rappresentare un punto di riferimento” e dunque “il coinvolgimento personale è la radice stessa dell’affidabilità di un comunicatore”. Il che comporta che la tanto vantata “neutralità” dei media “è solo apparente”.

    Claudio Maria Celli ha rilevato come nel messaggio emerga la parabola, un ‘topos bergogliano’, del ‘buon Samaritano’ e ha detto di essere stato molto colpito soprattutto dal passo che ricorda come il buon Samaritano abbia fasciato le ferite del viandante “versandovi sopra olio e vino”. Da ciò un’esortazione papale: “La nostra comunicazione sia olio profumato per il dolore e vino buono per l’allegria”. Sia pervasa da “amore e tenerezza” e non “da trucchi ed effetti speciali”.

    Già papa Benedetto XVI – che voleva essere presente là dove gli uomini si incontrano – ha accettato l’ingresso su Twitter: “Non fu una scelta ingenua”, ha sottolineato mons. Celli, “ma ben meditata”. Certo non ci aspettavamo alcune reazioni “così grezze” (“Mi ha fatto male ad esempio la volgarità di alcuni tweet”), tanto che si è prospettata l’idea di chiudere quel canale. Tuttavia, “dopo lunga e matura riflessione”, abbiamo deciso di continuare, rimanendo aperti”. E “la Provvidenza poi ci ha molto aiutato”, tanto che oggi “sono 11 milioni e mezzo i follower  del profilo papale”. In passato in effetti spesso “siamo stati troppo saggi e poco audaci” in questo campo.

    Si è visto in questi mesi: “Papa Francesco ha la capacità di dialogare con tutti” e riscuote una popolarità eccezionale. Qui l’oratore ha riferito di un amico tornato a messa dopo 30 anni (il cammino era incominciato da tempo, “ma Francesco… gli ha dato il colpo di grazia”) e di quanto di analogo in tale ambito gli hanno riferito vescovi di tutto il mondo, come quelli brasiliani. Certo i ‘lontani’ hanno accolto papa Francesco con entusiasmo, già a partire dal “Buonasera” del 13 marzo (in quell’occasione c’è stata una svolta comunicativa, "si è girata pagina”). Non pochi tra loro si stanno riavvicinando alla Chiesa, perché “sentono in papa Francesco una sensibilità nuova, che sa scaldare il cuore dell’uomo”. Al contrario ci sono settori cattolici “a disagio”. In tale contesto “i ‘superpapisti’ vanno a fare le pulci ai testi del Papa”, sono in caccia di “quisquiglie” e “rischiano però con tale atteggiamento di perdere il senso profondo dei contenuti” del magistero di Francesco.

    Mons. Celli ha anche rilevato il numero imponente di messaggi via internet per papa Francesco che giungono giornalmente al Pontificio Consiglio (bisogna aggiungervi i 30 sacchi quotidiani di corrispondenza cartacea che pervengono in Vaticano sempre per il Papa). Non è possibile in nessun modo ipotizzare l’interattività, colloquiando con i mittenti. Già ci vuole un gran tempo solo per leggere i messaggi. Una risposta è oggettivamente impossibile: oltre al numero delle mail bisogna considerare che molte di esse contengono richieste e storie personali, che richiederebbero, per un riscontro serio, una preparazione e una sensibilità non comuni. In ogni caso le mail più ‘interessanti’ vengono girate dal Pccs alla Segreteria di Stato, che poi fa le sue scelte, sottoponendo al Papa ciò che si pensa possa suscitare maggiormente la sua attenzione.

     

     

     

     

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