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    PIETRO PAROLIN SEGRETARIO DI STATO IN UNA CURIA INQUIETA

    PIETRO PAROLIN SEGRETARIO DI STATO IN UNA CURIA INQUIETA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 14 ottobre 2013

    Alcune considerazioni sulla nomina di Pietro Parolin a nuovo Segretario di Stato, una scelta che trova unanimi consensi anche in una Curia in cui non mancano diffuse perplessità su alcune esternazioni di papa Francesco.

     

    Da domani il cinquattottenne nunzio vicentino Pietro Parolin entrerà in funzione come nuovo Segretario di Stato vaticano. Gli passerà il testimone il cardinale settantottenne Tarcisio Bertone, un salesiano non diplomatico e grande amico di papa Ratzinger, nominato nel 2006. La scelta di Parolin ha riscosso consensi unanimi in una Curia per il resto sempre più perplessa su non poche affermazioni di papa Francesco, rilasciate ad esempio nelle interviste concesse recentemente alla “Civiltà Cattolica” e a “Repubblica”.

    Il nuovo Segretario di Stato - nel momento non lontano in cui scatterà la riforma della Curia voluta dal Papa e ora allo studio del ‘Consiglio degli otto cardinali”- si occuperà presumibilmente quasi solo di politica internazionale e non più anche della quotidianità curiale. Pietro Parolin è la persona ideale per il nuovo corso: mite e riflessivo, socialmente molto sensibile, diplomatico di carriera, si è fatto le ossa nelle nunziature in Messico (rapporti con uno Stato ancora laicista) e in Nigeria (relazioni non facili con i musulmani); è stato poi richiamato a Roma, dove dal 2002 al 2009, come vice-ministro degli esteri vaticano, si è molto occupato di ‘dossier’ delicatissimi, riguardanti le relazioni con il Vietnam, la Cina e il Medio Oriente. Di lui ha detto – dando voce all’opinione generale nel mondo curiale e diplomatico - uno dei suoi superiori, l’odierno cardinale Jean-Louis Tauran (già ‘ministro degli esteri’ vaticano): “Ho sempre apprezzato in primo luogo la sua lealtà, così come le sue qualità sacerdotali, ciò che è molto importante. E’ anche un ottimo negoziatore. Grande lavoratore, possiede una buona conoscenza dei dossier . E’ gentile e discreto. Sono sempre stato colpito dal prestigio di cui godeva presso il corpo diplomatico” (vedi intervista all’agenzia I-media). Nel 2009 Parolin è stato inviato a Caracas per cercare di intavolare un dialogo proficuo con Hugo Chavez: compito gravoso che Parolin ha svolto con sobrietà, confidando nella sua collaudata esperienza. In un’ intervista al ‘suo’ settimanale vicentino “La voce dei Berici”, il nuovo Segretario di Stato riconosce le difficoltà incontrate in Venezuela: “Qui è davvero difficile. Non si conclude mai niente. Si ripresentano sempre gli stessi problemi”. Ora di problemi ne avrà anche di maggiori come Segretario di Stato, teso ad utilizzare al meglio lo strumento della diplomazia per la pace nel  mondo. Sullo stile da perseguire rileva Parolin, in un’intervista al “Diario catolico” venezuelano: “Per inclinazione personale io non vorrei una diplomazia sulle prime pagine, ma una diplomazia che sia più efficace. Noi non cerchiamo, credo, la popolarità”.

    Si diceva dei consensi unanimi suscitati dalla nomina di Parolin. Consensi che invece in parte consistente della Curia Romana latitano nei riguardi di alcune esternazioni del Papa. Parlando riservatamente con cardinali e monsignori, emerge un disagio crescente soprattutto sui modi e contenuti della comunicazione del Pontefice. Molto controversa è la sua intenzione di decentramento della Chiesa cattolica: il timore è che, indebolendo il punto di riferimento forte e centrale, il cattolicesimo rischi sotto quest’aspetto di ‘protestantizzarsi’. I nuovi centri minori  potrebbero essere tentati dall’autonomia, con gravi conseguenze sull’unità della Chiesa. Grande preoccupazione hanno suscitato le parole papali sul diritto di ognuno a perseguire ciò che ritiene essere il proprio bene: è noto - si rileva - che cosa ciò ha comportato nella storia. Non è piaciuta la contrapposizione tra testimonianza e dottrina, perché la prima è strettamente connessa alla seconda, su cui si basa. Non hanno entusiasmato la definizione di ‘proselitismo’ come “sciocchezza” (quanti santi e beati – si obietta - hanno dato la vita per il ‘proselitismo’?) e neppure quello di “ossessione” affibbiata a chi si batte con insistenza per il diritto alla vita e per la famiglia (non è ‘ossessione’- si evidenzia - ma ‘convinzione’ quella che porta ad appassionarsi alle sorti della persona umana). Qui si attira l’attenzione sulle conseguenze di certe affermazioni, che possono scoraggiare l’azione a tutto campo dei movimenti per la vita e per la famiglia (in Francia il passo dell’intervista del Papa sui ‘valori non negoziabili’ ha dolorosamente stupito i militanti cattolici  della Manif pour tous).  Criticata anche la sua affermazione, in realtà intesa in riferimento agli anni del regime Videla in Argentina,  “Non sono di destra”: il Papa - si sottolinea - non può essere né di destra né di centro né di sinistra, ma solo della dottrina sociale della Chiesa. Insomma tutti riconoscono l’integrità personale, l’umanità, le grandi qualità pastorali di papa Francesco. Le sue esternazioni a 360 gradi suscitano però riserve, restando per molti tipicamente ‘sudamericane’, legate dunque per questi critici curiali più all’emozione che alla ragione. Tuttavia, si conclude, “confidiamo nello Spirito Santo, le cui scelte non possono deludere”. E  la nomina di Parolin, da questo punto di vista, è comunque garanzia di ponderatezza, almeno per l’avvenire della diplomazia vaticana.    

    L'articolo appare anche sul 'Corriere del Ticino' del 14 ottobre 2013 in versione leggermente ridotta.

     

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