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    'MATRIMONI GAY': HOLLANDE DICTATEUR!

    MATRIMONI GAY’: “HOLLANDE DICTATEUR!”- di GIUSEPPE RUSCONI - www.rossoporpora.org - 13 aprile 2013

    Dure reazioni all'accelerazione imposta dal presidente francese all'approvazione della legge rivoluzionaria su 'matrimoni gay' e diritto di adozione

     

    Venerdì 12 aprile 2013 il Senato francese ha approvato a debole maggioranza, per semplice alzata di mano, la legge che introduce i cosiddetti ‘matrimoni gay’ con possibilità di adozione. Tre ore dopo il governo ha annunciato che l’esame della legge in seconda lettura all’Assemblea nazionale (derivato da alcune divergenze testuali tra le due Camere) sarebbe stato anticipato a mercoledì 17 aprile e non si sarebbe svolto come previsto alla fine di maggio. In vista della seconda lettura all’Assemblea nazionale gli oppositori, radunati sotto le bandiere della “Manif pour tous”, avevano già preannunciato una terza grande manifestazione nazionale per il 25 maggio, dopo quelle del 13 gennaio (almeno 800mila manifestanti) e del 24 marzo (oltre un milione). L’accelerazione impressa dall’Eliseo alla procedura ha suscitato reazioni comprensibili e durissime da parte del vasto fronte contrario alla legge, ormai maggioritario ( 55%) nel Paese secondo l’ultimo sondaggio dell’Istituto BVA pubblicato proprio il 12 aprile dal quotidiano “Le Parisien”. Nella serata di venerdì alcune migliaia di oppositori sono sfilati per le strade del Quartiere latino, denunciando il sostanziale ‘golpe’ e scandendo slogan come “Hollande dictateur!”.

    E’ uno slogan quest’ultimo che ha la sua giustificazione.

    Ricordiamo le tappe della triste e trista vicenda. In campagna elettorale il fronte socialista aveva promesso, in caso di vittoria, l’introduzione rapida del ‘matrimonio gay’. Il progetto di legge è stato approvato dall’esecutivo a novembre 2012, senza che ci fosse un dibattito nazionale ampio come avrebbero richiesto i suoi contenuti antropologicamente rivoluzionari. Grazie però in particolare agli inviti alla riflessione da parte dei vescovi di Francia e in particolare del loro presidente, il cardinale André Vingt-Trois (vedi anche la reintroduzione della ‘preghiera per la Francia’ il giorno dell’Assunzione), la società francese si stava svegliando, prendendo coscienza della svolta di civiltà che il governo intendeva imporre tramite un Parlamento in maggioranza socialista. Non solo i cattolici, ma cittadini di ogni credo (e anche non credenti) hanno incominciato a reagire, scendendo in piazza a metà novembre in diverse città, con una partecipazione molto superiore alle previsioni dei sacerdoti della cultura dominante (100mila a Parigi, 25mila a Lione, ecc…). Veniva poi indetta la prima grande manifestazione nazionale a Parigi per il 13 gennaio: giornata fredda, piovosa, eppure dagli Champs Elisées alla Tour Eiffel, erano oltre 800mila i francesi in strada, a dispetto dei silenzi e delle minimizzazioni di autorità e massmedia.

    A fine gennaio e inizio febbraio il dibattito in prima lettura all’Assemblea nazionale: nonostante gli oppositori non abbiano lesinato gli sforzi e diverse sedute siano state inframmezzate da tumulti verbali provocati anche dall’arroganza della saccente guardiasigilli Taubira, il progetto di legge veniva approvato nei suoi punti fondamentali già contenuti nell’articolo 1 (che dà luce verde ai ‘matrimoni omosessuali’ con diritto di adozione). Inutili anche i tentativi di chiedere un referendum nazionale su una materia fondamentale per il futuro della civiltà: la paura di perdere – a dispetto dello straripante battage pubblicitario della cultura dominante, manifestato anche dalla difficoltà per i contrari di trovare spazio nei maggiori massmedia – ha fatto dimenticare agli ‘hollandisti’ che cosa sia la sostanza della democrazia. Negata dunque la possibilità di un referendum, venivano raccolte circa 700mila firme per bloccare la legge: inoltrata al Consiglio economico, sociale e ambientale, la petizione (con numero di firme record) veniva respinta dall’organismo. Circa 20mila amministratori comunali dichiaravano a loro volta che non avrebbero mai accettato di ‘celebrare’ ‘nozze gay’, chiedendo il riconoscimento dell’obiezione di coscienza in materia (negata, dopo una prima tergiversazione, da Hollande).

    Mentre i sondaggi demoscopici certificavano che, quanto più si discuteva dei ’matrimoni gay’, tanto più diminuivano i favorevoli e aumentavano i contrari, veniva organizzata la seconda grande manifestazione nazionale: il 24 marzo sfilavano a Parigi oltre un milione di persone (otto chilometri di serpentone con la gente fitta fitta). Le autorità non avevano previsto tale partecipazione, per cui avevano imposto un percorso diverso da quello del 13 gennaio, escludendo gli Champs Elisées e l’Arco di Trionfo. I convenuti erano però talmente numerosi che a un certo momento alcuni avevano tentato di spostarsi per ragioni di spazio verso l’Arco di Trionfo: la Gendarmeria aveva reagito sparando tra l’altro alcuni lacrimogeni contro innocue famiglie con bambini. Una vera vergogna.

    All’inizio di aprile il dibattito in Senato, condotto più rapidamente di quello all’Assemblea nazionale. Poi l’approvazione del progetto di legge avvenuta il 12 aprile, a debole maggioranza: a favore ha votato il fronte di sinistra (con pochi dissidenti), accresciuto di alcuni transfughi del centrodestra. Subito dopo la decisione governativa di accelerare i tempi dell’esame in seconda lettura all’Assemblea nazionale. Evidentemente l’Eliseo, già sotto tiro per il caso dell’ex-ministro del bilancio Cahuzac (dimissionario per frode fiscale e per aver mentito su un conto in Svizzera), non intende tener aperto un secondo fronte di ostilità con così tanti francesi che non vogliono accettare l’imposizione dall’alto di una rivoluzione antropologica fatta contro la dignità umana e contro gli interessi della Repubblica dai punti di vista demografico e sociale tramite anche la masochistica corruzione della mentalità delle nuove generazioni.

    Intanto il Lunedì di Pasqua si era verificato un fatto grottesco (comprovato da materiale fotografico certo). Un cittadino, tale Franck Talleu, in vacanza a Parigi con la moglie e due bambini, passeggiava con loro nei giardini del Lussemburgo. Il criminale, nella sua arroganza, indossava una felpa con il logo della Manif  pour tous: un vero oltraggio per i custodi della laicité estrema, dato che rappresentava una famiglia con padre, madre e due figli. Un attentato inaccettabile al ‘buon costume’ come è stato rimproverato al criminale dai solerti sorveglianti del parco: rifiutandosi Talleu di togliersi la felpa, è stato condotto nell’ufficio dei custodi e dopo un’ora gli è stato consegnato un verbale con multa per “organizzazione di una manifestazione ludica nei giardini del Lussemburgo senza autorizzazione speciale”. E’ questo un episodio che può apparire minore, ma la dice lunga su come la Francia di Hollande (novello Zapatero che speriamo segua presto il medesimo, inglorioso destino dello spagnolo) concepisca la democrazia. In Italia sono già euforiche le lobby cui si accodano tanti sprovveduti, figli della cultura del nulla oppure presi da un raptus anticattolico (sebbene il ‘no’ ai matrimoni gay’ sia prima di tutto un fatto razionale, indipendente dalla fede religiosa). L’artiglieria massmediatica da tempo ormai cerca di emarginare come ‘reazionari’ (nel migliore dei casi) coloro che ancora si oppongono al ‘progresso’ della storia, al trionfo dei cosiddetti ‘nuovi diritti’. Urge una controffensiva fondata in primo luogo sui dati oggettivi che dimostrano i costi sociali immani di certe cosiddette ‘conquiste’ dell’umanità (perseguite – e ti pareva! - anche per ragioni finanziarie, dato che il potere d’acquisto del mondo omosessuale sembra maggiore di quello delle famiglie eterosessuali

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