GAZA E NON SOLO: PAPA, PAROLIN (S. SEDE -PALESTINA), TAYBEH, EX-AMBASCIATORI – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 1 agosto 2025
Nuovi appelli di papa Leone XIV contro la guerra, con citazione anche dei conflitti nella Repubblica del Congo, in Siria, tra Thailandia e Cambogia. Il cardinale Parolin sul riconoscimento dello Stato di Palestina dopo l’annuncio di Macron e il ‘prematuro’ di Giorgia Meloni. Nuovi attacchi dei coloni israeliani contro Taybeh. Lettera ferma e ben argomentata a Giorgia Meloni di 60 ex-ambasciatori per il riconoscimento italiano dello Stato di Palestina.
PAPA LEONE XIV: DAL DOPO-ANGELUS di domenica 27 luglio 2025, piazza San Pietro – THAILANDIA-CAMBOGIA, SIRIA, GAZA
. Il mio cuore è vicino a tutti coloro che soffrono a causa dei conflitti e della violenza nel mondo. In particolare, prego per le persone coinvolte negli scontri al confine tra Thailandia e Cambogia, specialmente per i bambini e le famiglie sfollate. Possa il Principe della pace ispirare tutti a cercare il dialogo e la riconciliazione. (NdR: cinque giorni di scontri al confine tra Thailandia e Cambogia, con decine di morti e 300mila sfollati. Poi il 28 luglio una tregua. Il conflitto – molto complesso -è sorto per ragioni territoriali attorno ai templi del Triangolo di Smeraldo e rivalità dinastiche)
. Prego per le vittime delle violenze nel sud della Siria. (NdR: scontri tra le forze governative siriane e la minoranza drusa, sostenuta militarmente da Israele)
. Seguo con molta preoccupazione la gravissima situazione umanitaria a Gaza, dove la popolazione civile è schiacciata dalla fame e continua ad essere esposta a violenze e morte. Rinnovo il mio accorato appello al cessate il fuoco, alla liberazione degli ostaggi e al rispetto integrale del diritto umanitario. Ogni persona umana ha un'intrinseca dignità conferitale da Dio stesso: esorto le parti in tutti i conflitti a riconoscerla e a fermare ogni azione contraria ad essa. Esorto a negoziare un futuro di pace per tutti i popoli e a rigettare quanto possa pregiudicarlo.
. Affido a Maria, Regina della pace, le vittime innocenti dei conflitti e i governanti che hanno il potere di porvi fine.
PAPA LEONE XIV: DAL SALUTO RIVOLTO AI CONVENUTI IN PIAZZA SAN PIETRO martedl 29 luglio 2025 PER LE MESSA INAUGURALE DEL GIUBILEO DEI GIOVANI, PRESIEDUTA DALL’ARCIVESCOVO RINO FISICHELLA
. Speriamo che tutti voi siate sempre segni di speranza nel mondo! Oggi stiamo cominciando. Nei prossimi giorni avrete l’opportunità di essere una forza che può portare la grazia di Dio, un messaggio di speranza, una luce alla città di Roma, all’Italia e a tutto il mondo. Camminiamo insieme con la nostra fede in Gesù Cristo.
. E il nostro grido deve essere anche per la pace nel mondo. Diciamo tutti: “Vogliamo la pace nel mondo!”. [La piazza: “Vogliamo la pace nel mondo!”]. Preghiamo per la pace.
PAPA LEONE XIV: DALL’UDIENZA GENERALE (mercoledì 30 luglio 2025, piazza San Pietro – Appelli per REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO E CINQUANTESIMO DELL’ATTO FINALE DELLA CONFERENZA DI HELSINKI)
. Rinnovo il mio profondo dolore per il brutale attacco terroristico avvenuto nella notte tra il 26 e il 27 luglio scorso a Komanda, nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, dove oltre quaranta cristiani sono stati uccisi in chiesa durante una veglia di preghiera e nelle proprie case. Mentre affido le vittime all’amorevole Misericordia di Dio, prego per i feriti e per i cristiani che nel mondo continuano a soffrire violenze e persecuzione, esortando quanti hanno responsabilità a livello locale e internazionale a collaborare per prevenire simili tragedie.
. Nel telegramma inviato il 28 luglio 2025 in nome del Papa il cardinale Segretario di Stato aveva scritto tra l’altro: “Sua Santità implora Dio affinché il sangue di questi martiri sia seme di pace, riconciliazione, fraternità e amore per tutto il popolo congolese”. (NdR: Le vittime erano fedeli dell’associazione cattolica “Crociata eucaristica”, sono state uccise a colpi di arma da fuoco e di machete da parte di militanti di un gruppo terroristico, le cosiddette “Forze Democratiche Alleate” affiliate allo ‘Stato islamico’ e già note per una serie di attacchi efferati negli ultimi anni contro scuole, ospedali e chiese. La zona è ricchissima di minerali e risorse naturali ed è perciò contesa brutalmente tra diversi gruppi armati)
. Il Primo agosto ricorrerà il 50º anniversario della firma dell’Atto Finale di Helsinki. Animati dal desiderio di garantire la sicurezza nel contesto della guerra fredda, 35 Paesi inaugurarono una nuova stagione geopolitica, favorendo un riavvicinamento tra Est e Ovest. Quell’evento segnò anche un rinnovato interesse per i diritti umani, con particolare attenzione alla libertà religiosa considerata come uno dei fondamenti dell’allora nascente architettura di cooperazione da «Vancouver a Vladivostok». La partecipazione attiva della Santa Sede alla Conferenza di Helsinki – rappresentata dall’Arcivescovo Agostino Casaroli – contribuì a favorire l’impegno politico e morale per la pace. Oggi, più che mai, è indispensabile custodire lo spirito di Helsinki: perseverare nel dialogo, rafforzare la cooperazione e fare della diplomazia la via privilegiata per prevenire e risolvere i conflitti (NdR: Agostino Casaroli fu, insieme con Achille Silvestrini, l’artefice della ‘Ostpolitik’ vaticana verso i Paesi dell’est europeo sotto il giogo sovietico)
CARD. PAROLIN: “DA MO’ CHE NOI ABBIAMO RICONOSCIUTO LO STATO DI PALESTINA” – QUALCHE NOTA STORICA SUI RAPPORTI TRA SANTA SEDE E PALESTINA
Lunedì 28 luglio 2025 il card. Pietro Parolin, Segretario di Stato ha risposto ad alcune domande dei giornalisti – in particolare su Gaza, Palestina e Russia - a margine del convegno in occasione del “Giubileo degli influencer cattolici”. A proposito del riconoscimento dello Stato di Palestina (a settembre, in sede Onu), annunciato dal presidente frasncese Emmanuel Macron (due giorni dopo seguito dal premier inglese Keir Starner (ambedue premuti dalle rispettive opinioni pubbliche), ha detto il Segretario di Stato, rivolgendosi ai colleghi romani o romanizzati” “Noi lo abbiamo riconosciuto: da mo’, come dite voi (NdR: e anche i ticinesi del Mendrisiotto, Ticino meridionale, chiamati per questo momò) che lo abbiamo riconosciuto, quindi per noi quella è la soluzione , cioè il riconoscimento dei due Stati , che vivano uno vicino all’altro in autonomia ma anche in collaborazione e sicurezza”. Per il card. Parolin sarebbe opportuno che anche gli altri Paesi del G7 e dell’Unione europea riconoscessero lo Stato di Palestina? “Credo di sì, per noi questa è sempre stata la formula: forse ce ne sono anche altre, altri Paesi propongono altre formule, ma non mi sembra che siano viabili”. Giorgia Meloni ha osservato che tale riconoscimento sarebbe “prematuro”. E Parolin: “Perché prematuro? Secondo noi la soluzione passa attraverso il dialogo diretto tra le due parti in vista della costituzione di due realtà statali autonome”. Certo le difficoltà non mancano “anche per la situazione che si è creata e si sta creando in Cisgiordania (con) in questi mesi gli insediamenti israeliani: questo non favorisce da un punto di vista pratico la realizzazione dello Stato di Palestina”.
Qualche nota storica
A proposito dell’atteggiamento della Santa Sede verso il popolo palestinese ricordiamo che il 22 dicembre 1975 papa Paolo VI aveva chiesto ai figli del popolo ebraico di “riconoscere i diritti e le aspirazioni legittime di un altro popolo che ha anch’esso sofferto per lungo tempo”. Giovanni Paolo II aveva poi avviato relazioni sia con Israele (1993) che con l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) di Yasser Arafat (1994). Firmando poi nel febbraio 2000 un accordo di base con l’OLP. Il mese successivo, a Betlemme, Giovanni Paolo II affermava tra l’altro: “La Santa Sede ha sempre riconosciuto che il popolo palestinese ha il diritto naturale ad avere una patria e il diritto a poter vivere in pace e in tranquillità con gli altri popoli di quest’area”.
Nel maggio 2009 Benedetto XVI in Terra Santa aveva insistito: “Sia universalmente riconosciuto che lo Stato di Israele ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti. Sia ugualmente riconosciuto che il Popolo palestinese ha il diritto a una patria indipendente sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare liberamente. La ‘soluzione di due Stati’ diventi realtà e non rimanga un sogno”.
Concetti ribaditi cinque anni dopo (a maggio 2014) da papa Francesco, sempre in Terrasanta: “È giunto il momento per tutti di avere il coraggio della generosità e della creatività al servizio del bene, il coraggio della pace, che poggia sul riconoscimento da parte di tutti del diritto di due Stati ad esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti».
Ecco poi nel giugno 2015 (con entrata in vigore a gennaio 2016) l’Accordo globale tra Santa Sede e Stato di Palestina, nel cui preambolo si evidenzia il diritto del popolo palestinese a “uno Stato di Palestina indipendente, sovrano, democratico e vitale, sulla base dei confini precedenti al 1967, in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e nella Striscia di Gaza, che viva fianco a fianco in pace e sicurezza con tutti i suoi vicini”.
Ancora Parolin su Gaza, Russia e Patriarcato di Mosca
Torniamo al card. Parolin e alle sue dichiarazioni a margine del “Giubileo degli influencer cattolici”. Riferendosi al blocco degli aiuti umanitari a Gaza: “La situazione a Gaza è insostenibile, e davvero come denunciano molte agenzie internazionali adesso una nuova arma è quella della starvation (NdR: fame), la carestia e la mancanza di cibo”. Il contatto con il patriarca cardinale Pierbattista Pizzaballa è costante: “Ci informa di tutti i passi che fa, chiede anche il nostro consiglio, c’è una collaborazione molto forte”.
Sull’incontro del 26 luglio 2025 tra papa Leone XIV e il metropolita ortodosso Antonij, responsabile della relazioni esterne del Patriarcato di Mosca (e successore di Hilarion, trasferito prima a Budapest nel 2022 e poi nella Repubblica Ceca, a Karlovy Vary a fine 2024 per un misto di ragioni), il card. Parolin ha detto di “non essere a conoscenza dei contenuti di quell’incontro” e conseguentemente di “non osare fare commenti”. Tuttavia “penso che l’incontro sia stato positivo perché è importaste parlarsi ed è importante mantenere i contatti; tutto questo può aiutare a riprendere un po’ alla volta in maniera più cordiale e costruttiva i rapporti con il Patriarcato di Mosca”. Sul Vaticano, ritenuto dai russi (vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/1245-gaza-papa-parolin-lojudice-ucraina-russia-soltanovsky.html) una sede non adatta ai colloqui di pace con l’Ucraina, ha osservato Parolin: “Capisco che possa essere per loro un problema”, il fatto che, essendo in causa due Paesi ortodossi, “debbano alla fine trovare l’unico ambiente in una realtà cattolica”. Ha postillato il cardinale Segretario di Stato: “Non credo però che si possa accusare il Vaticano di non essere neutrale: abbiamo cercato sempre, pur dicendo le cose come sono, di stare vicino ad entrambi e di aiutare soprattutto a trovare una via di soluzione al conflitto”.
NUOVI ATTACCHI A TAYBEH: PROSEGUONO I TENTATIVI DI PULIZIA ETNICA IN CISGIORDANIA - NUOVO APPELLO DEL CARD. PIZZABALLA E DEI CAPI DELLE CHIESE CRISTIANE IN TERRASANTA
Dopo il grave attacco del 7 luglio 2025 a Taybeh, in Cisgiordania, da parte un gruppo di coloni israeliani (vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/1244-terrasanta-taybeh-gaza-musarra-e-riarmo-messainlatino.html ), nella notte tra il 27 e il 28 luglio gli stessi estremisti ultraortodossi – in azione sempre nel villaggio cristiano a 30 km da Ramallah - hanno dato alle fiamme tre auto, lanciato sassi contro le case, lasciato scritte del tipo ‘Fuori gli arabi o morte’. Il successivo comunicato ( 29 luglio 2025) del cardinale Pierbattista Pizzaballa insieme con gli altri capi delle chiese cristiane di Gerusalemme è molto chiaro al proposito (ne proponiamo ampi stralci, i neretti sono nostri):
. Noi, Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme, esprimiamo la nostra profonda preoccupazione e incrollabile condanna a seguito dell'ennesimo violento assalto che ha preso di mira la città cristiana cisgiordana di Taybeh. Diversi veicoli sono stati incendiati e sono stati spruzzati graffiti pieni di odio: un inequivocabile atto di intimidazione diretto a una comunità pacifica e fedele, radicata nella terra di Cristo.
. Questo grave incidente non è un fatto isolato. Fa parte di un allarmante schema di violenza dei coloni contro le comunità della Cisgiordania, comprese le loro case, gli spazi sacri e i modi di vita. Solo pochi giorni fa, i coloni sono entrati con la forza a Taybeh, radunando il bestiame nel cuore della città. Individui mascherati - alcuni armati, altri a cavallo - si sono aggirati per le strade, seminando il terrore e minacciando la sacralità della vita quotidiana. Il fuoco ha raggiunto le mura dell'antica chiesa, testimonianza vivente della presenza duratura della fede cristiana in Terra Santa.
. Ci rammarichiamo che le dichiarazioni ufficiali della polizia israeliana abbiano ridotto la questione ai soli danni alla proprietà, omettendo il contesto più ampio di intimidazioni e abusi sistematici. Queste omissioni distorcono la verità e non affrontano le violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, compresi il diritto alla libertà religiosa e la protezione del patrimonio culturale..
. Siamo gravemente turbati dal clima di impunità prevalente, che mina lo Stato di diritto e mette a rischio la coesistenza pacifica nella terra della Risurrezione. La mancanza di responsabilità non solo minaccia le comunità cristiane, ma indebolisce anche le basi morali e legali che sostengono la pace e la giustizia per tutti.
Chiediamo al governo israeliano di agire con chiarezza morale e impegno:
- Ritenere senza indugio i responsabili di questi crimini;
- Assicurare una protezione efficace e coerente alla popolazione di Taybeh e a tutte le comunità vulnerabili;
- di rispettare i suoi obblighi di diritto internazionale e di garantire l'uguaglianza di fronte alla legge.
. Ringraziamo di cuore le missioni diplomatiche e i partner internazionali che hanno visitato Taybeh e sono stati solidali con la sua popolazione. La vostra presenza offre speranza e forza morale. Vi esortiamo a continuare il vostro sostegno. L'aggressione persiste - e anche la nostra vigilanza e la nostra preghiera unite per una pace radicata nella giustizia.
RICONOSCIMENTO DELLO STATO DI PALESTINA: LETTERA APERTA DI SESSANTA EX-AMBASCIATORI ALLA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI (27 LUGLIO 2025)
Tra i maggiori promotori Pasquale Ferrara, già direttore generale per gli Affari politici e di Sicurezza del Ministero degli Affari Esteri italiano e della Cooperazione internazionale – un cattolico impegnato da una vita nel Movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich. I neretti nel testo sono nostri.
Signora Presidente del Consiglio,
. ci sono momenti nella storia in cui non sono più possibili ambiguità né collocazioni intermedie. Questo momento è giunto per Gaza. Ormai da molti mesi non ci sono più giustificazioni possibili o argomentazioni convincenti sulla condotta delle operazioni militari israeliane a Gaza. Gli esecrabili attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 non hanno più alcuna relazione, né quantitativa né qualitativa, con l’orrore perpetrato nella Striscia da Israele nei confronti della stragrande maggioranza di civili inermi, che non ha nulla a che vedere con il diritto di Israele all’autodifesa e che non è affatto improprio qualificare in termini di pulizia etnica, mentre la Corte Internazionale di Giustizia esamina gli estremi del genocidio.
. Le flagranti violazioni dei diritti umani e della dignità delle persone, che non risparmiano bambini, donne, anziani, ammalati, i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra, la costante inosservanza della legalità internazionale e del diritto umanitario - di cui il governo israeliano, come avviene per tutti i governi, dovrà rispondere - minano le stesse fondamenta della comunità internazionale e cancellano conquiste etiche maturate in decenni di consuetudini internazionali.
. Le inaccettabili restrizioni per l’accesso umanitario a Gaza, la riduzione a livelli minimi inaccettabili, senza reali alternative, delle attività delle organizzazioni internazionali a favore di una sedicente fondazione umanitaria, stanno provocando migliaia di nuove vittime innocenti, che si aggiungono alle decine di migliaia già provocate dai massicci e indiscriminati bombardamenti israeliani in tutta la Striscia. In questi mesi abbiamo assistito a incessanti spostamenti forzati di popolazione da una parte all’altra della Striscia senza che ci fossero delle reali zone di protezione internazionale. Tutto ciò è avvenuto mentre tutte le infrastrutture di Gaza, necessarie anche solo alla sopravvivenza della popolazione, sono state sistematicamente distrutte, a cominciare dagli ospedali, per continuare con le scuole, le università, gli stessi campi profughi.
. Dinanzi a tutto ciò, non servono più le dichiarazioni, pur necessarie, come quella firmata da 30 Ministri degli Esteri (ed una Commissaria UE) lo scorso 21 luglio, a cui l’Italia meritoriamente si è unita. Servono gesti politico-diplomatici concreti ed efficaci.
. Dinanzi al ripetersi di eccidi e massacri di civili, chiediamo al Governo di adottare comportamenti conseguenti, in particolare i seguenti:
1. sospendere ogni rapporto e cooperazione, di qualunque natura, nel settore militare e della difesa con Israele;
2. sostenere in sede UE ogni iniziativa che preveda sanzioni individuali (restrizioni agli spostamenti internazionali e congelamento delle attività economico-finanziare e dei patrimoni) nei confronti dei Ministri israeliani - come Smotrich e Ben G’vir - che incoraggiano e appoggiano il moltiplicarsi degli insediamenti illegali e le violenze dei coloni in Cisgiordania;
3. unirsi al consenso europeo per la sospensione temporanea dell’Accordo di associazione tra Israele e l’Unione Europea.
. L’iniziativa da assumere con urgenza, di altissimo significato politico e tutt’altro che meramente simbolica, è l’immediato riconoscimento nazionale dello Stato di Palestina, in vista della Conferenza internazionale sull’attuazione della soluzione e due Stati. Chiediamo al governo di ripensarci. Questa decisione confermerebbe che da parte italiana la prospettiva di “due popoli, due Stati” non è solo uno slogan privo di senso compiuto e di qualunque credibilità, ma che si tratta di un percorso negoziale da riprendere immediatamente. Le relazioni con Israele devono essere strettamente condizionate a questa prospettiva. L’eventuale annessione in tutto o in parte dei Territori palestinesi, ad esempio, dovrebbe comportare la radicale revisione delle relazioni diplomatiche con Israele. (NdR: il neretto è nostro)
Signora Presidente del Consiglio, i lunghi anni spesi nel servizio diplomatico, tenendo fede alla causa della pace e del dialogo, nello spirito dell’articolo 11 (NdR: quello del “ripudio” della guerra, reso purtroppo carta straccia da chi invia armi in Ucraina) della Costituzione repubblicana, ci hanno spinto a rivolgerle questo appello, non potendo rimanere in silenzio ed inerti dinanzi alla sistematica negazione in atto da parte del governo israeliano di tutto quello in cui abbiamo creduto e per cui abbiamo svolto la professione diplomatica. (seguono le firme in ordine alfabetico degli ex-ambasciatori d’Italia, che hanno raggiunto il numero di sessanta).