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    CONVEGNO/CHIESA E COVID-19: VACCINI, ABORTO E BENE COMUNE

    CONVEGNO/CHIESA E COVID-19: VACCINI, ABORTO E BENE COMUNE – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 24 ottobre 2021

     

    Promosso da ‘Voice of the family’ si è svolto sabato 23 ottobre a Roma il Convegno intitolato “Salute dei malati e salvezza delle anime”. La prolusione del card. Eijk, le relazioni di Roberto de Mattei, padre Serafino Lanzetta, John Smeaton. Risposte interessanti anche alle domande del pubblico. In sintesi: la vaccinazione contro il Covid-19 è moralmente lecita e doverosa se pensiamo al bene comune. Spiritualmente inadeguata la reazione della Chiesa alla pandemia.

     

    Veniamo subito al dunque. Contro il Covid-19 la vaccinazione è moralmente lecita. È non solo opportuna, ma doverosa come contributo al bene comune. I vaccini esistenti sono efficaci e proteggono la salute individuale e quindi collettiva. Non è però opportuno un obbligo vaccinale, considerato come debba essere garantita la libertà di scelta di ogni persona (possibile eccezione per il personale sanitario a contatto con chi denota fragilità nella salute). E poi: la Chiesa nel suo insieme e contrariamente alla sua tradizione ha dato risposte spiritualmente inadeguate alla pandemia. Infine: occorre che i pastori levino con forza e convintamente la loro voce contro la piaga dell’aborto e la rivoluzione antropologica, invece di perdere tempo discutendo di sinodalità.

    In sintesi questo è quanto di più rilevante emerso dal Convegno di sabato 23 ottobre 2021 svoltosi a Roma all’Hotel Massimo d’Azeglio e promosso da Voice of the family, in collaborazione con l’Associazione Famiglia Domani.

    Di ragioni, contenuti e fini del Convegno – che si è concluso con l’adorazione eucaristica nella chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini - abbiamo trattato nell’intervista apparsa mercoledì 20 ottobre a John Smeaton, cofondatore di Voice of the family e militante storico in difesa di vita e famiglia (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/1040-intervista-convegno-roma-23-ottobre-salute-malati-salvezza-anime.html ).

    Il Convegno -cui hanno assistito tra gli altri anche i cardinali Francis Arinze e Robert Sarah - è stato caratterizzato in primo luogo dalla prolusione su alcune questioni etiche riguardanti i vaccini anti-Covid-19 del cardinale olandese William Jacobus Eijk (medico internista prima di entrare in seminario). A seguire le relazioni dello storico Roberto de Mattei su Chiesa e epidemie, del teologo padre Serafino Lanzetta sulla vita spirituale durante una pandemia, del già citato John Smeaton sull’autorità dell’insegnamento di Cristo e la battaglia per la vita.

    Risposte di indubbio interesse anche nello spazio riservato alle domande del pubblico. Il cardinale Eijk è favorevole alla vaccinazione dei bambini (con il consenso dei genitori): un atto che comporta la loro collaborazione al bene comune. Richiesto di un giudizio sul movimento dei cattolici “No vax”, il professor de Mattei l’ha definita “realtà fluida di cui è difficile cogliere una sostanza positiva” e ne ha identificato tre momenti di sviluppo: dapprima il forte dissenso morale sui vaccini  per i loro legami con l’aborto, poi il rifiuto sanitario dei vaccini come più pericolosi dello stesso Covid-19, infine la rivolta contro il Green Pass identificato come espressione politica di uno Stato totalitario. Il rischio per i cattolici No vax è ormai quello – ha rilevato de Mattei – di perdere lo spirito soprannaturale e di trasformarsi in agitatori sociali.

    Passiamo ora a una sintesi delle relazioni di de Mattei, Lanzetta e Smeaton, per poi riprodurre i passi secondo noi più significativi della prolusione del cardinale Eijk, che si è fondata anche su alcune indagini scientifiche da lui individuate tra le tante (a volte contrastanti tra loro) che vengono sfornate ormai a getto continuo dai ricercatori impegnati nello studio degli effetti sia del Covid-19 che dei vaccini.

     

    ROBERTO DE MATTEI: INADEGUATA LA RISPOSTA SPIRITUALE DELLA CHIESA (GERARCHIA E FEDELI) ALLA PANDEMIA

    Nella relazione intitolata “La Chiesa e le epidemie nella storia”, Roberto de Mattei (autore di due pamphlet recenti sulla “liceità morale della vaccinazione” e sulle “misteriose origini del Coronavirus” – ambedue delle Edizioni Fiducia) ha evidenziato inizialmente che la Chiesa nei secoli “ha dimostrato di essere la suprema custode del bene spirituale e materiale dell’uomo, proteggendo la salute del corpo e mostrando all’anima la via della salvezza eterna”. Nel suo excursus lo storico romano ha ricordato la fondazione degli ospedali e dei grandi ordini religiosi ospedalieri, papa Gregorio Magno che sul finire del VI secolo “organizzò con efficacia a Roma l’assistenza ospedaliera, ma guidò anche una grande processione penitenziale del clero e del popolo per chiedere a Dio la fine del flagello” e un’altra serie di fatti significativi. Come ad esempio quanto accaduto nel 1822, quando (influenzato dal conte Monaldo Leopardi padre di Giacomo) Pio VII “volle attuare nello Stato pontificio una massiccia campagna vaccinale” contro il vaiolo. O, ancora, quando qualche anno dopo, in funzione stavolta anti-colera, papa Gregorio XVI “organizzò un severo cordone sanitario, con degli sbarramenti controllati da militari, che impedivano rigorosamente di oltrepassare i confini dello Stato pontificio”. Non solo: “Una commissione da lui costituita impose la quarantena di almeno 14 giorni, i ‘passaporti sanitari’ per poter circolare all’interno dello Stato pontificio e la sospensione di tutte le feste religiose e di ogni tipo di assembramento”.

    Tra il 1918 e il 1920 la “spagnola” provocò milioni di morti, più di quelli della Prima Guerra Mondiale: “In Italia i prefetti e i sindaci imposero la chiusura delle chiese e perfino il silenzio delle campane. (…) La Chiesa accettò queste misure restrittive e gli appelli alla penitenza e alla preghiera pubblica divennero sempre più rari”.

    Rileva qui Roberto de Mattei: “Questa perdita di spirito soprannaturale della società occidentale si è avvertita in modo evidente di fronte alla diffusione dell’AIDS” e infine del Covid-19 “che ha portato alla luce la fragilità del sistema sanitario mondiale e soprattutto l’instabilità e la vulnerabilità psicologica dell’uomo occidentale”. Purtroppo “la risposta spirituale della Chiesa alla pandemia di Covid-19 appare inadeguata”. La risposta della Chiesa tutta, non solo delle gerarchie, ma anche “dei semplici fedeli, privi di quello spirito soprannaturale che aiuta il cristiano a vincere la paura”. Eppure, ha concluso il presidente della Fondazione Lepanto, “per combattere una guerra che non è in questo momento militare, ma culturale e morale, le nostre anime piagate hanno bisogno di un soccorso soprannaturale”. Però “questo soccorso divino giungerà solo quando affronteremo i mali esterni ed interni che ci affliggono con lo spirito militante che fu di Baldovino, il re Lebbroso”, vincitore in Terrasanta (1177) della battaglia di Montgisard vicino ad Ascalona assediata dai musulmani.

     

    PADRE SERAFINO LANZETTA: CHIESA INCAPACE DI INSEGNARE QUAL E’ IL VERO BENE DEGLI UOMINI

    Padre Serafino Lanzetta ha invece offerto alcune riflessioni su “La vita spirituale durante una pandemia”, che richiede un continuo nutrimento con fede, speranza e preghiera, “così che tutte e tre alimentino la carità”. Per il noto teologo (impegnato nel ministero sacerdotale in Inghilterra), la Chiesa nel suo insieme non ha fin qui saputo rispondere alla diffusione del Covid-19: “La risposta spirituale al male è mancata o è stata molto blanda, molto umana”. E’ risultata evidente “una forte impreparazione spirituale” nella gestione ecclesiale della situazione epidemica: in Italia ma anche in molte altre parti del mondo “si è assistito a un vero e proprio piegarsi al diktat sanitario del Governo riguardante il modo di amministrare i sacramenti e la disponibilità delle chiese a rimanere aperte per l’amministrazione dei sacramenti”. Così facendo, “la Chiesa è risultata non solo incapace di insegnare qual è il vero bene degli uomini, ma ha posto anche le basi per risultare poi irrilevante nel prossimo futuro. (…) Chi ascolterà la sua voce, assente quando avrebbe dovuto essere presente?”

    Dopo aver concluso che ai nostri giornila salute fisica ha prevalso su quella eterna”, il libero docente di teologia dogmatica a Lugano si è chiesto se ciò sia accaduto “solo per ragioni pragmatiche o non piuttosto perché la fede nella salvezza eterna si è offuscata nella Chiesa e non da ora”. 

    E poi: una “percettibile mancanza di fede pura, che scorge Dio anche nelle contraddizioni storiche più vistose”, ha fatto sì che taluni cerchino le cause della pandemia in “un piano sovversivo per poter instaurare un Nuovo Ordine Mondiale”. Ha osservato qui padre Lanzetta: “Non si può negare che ci sia anche questo tentativo, ma se slegato dal piano provvidente di Dio che permette l’operato dei nemici, si finisce col fare la guerra a chi non è allineato al proprio pensiero più che con fede e con retta ragione resistere alle insidie dei cattivi e del Maligno”. In conseguenza di ciò “la liceità morale dei vaccini, che è il minimo morale che si possa affermare (…) viene o derisa e quindi esclusa a priori o invece, nel campo tutto o solo vax, enfatizzata”. Eppure “si poteva prendere la palla al balzo per poter spiegare al mondo che cos’è il vero ‘bene comune’ di cui tutti si gloriano, ma pochi sanno che la sua radice è cristiana prima ancora che umana, etico-morale”. Perché “il bene comune non è il bene di tutti sommato e messo insieme, ma è anzitutto un bene, quindi il fine di un ente che perciò ripudia il male (…), poi di tutti in quanto bene di ciascuno iscritto nel cuore di ognuno. E’ il bene della comunità che prevale su quello del singolo”.

     

    JOHN SMEATON: LA CHIESA LOTTI CONTRO L’ABORTO E LA RIVOLUZIONE ANTROPOLOGICA, ALTRO CHE OCCUPARSI DI SINODO SULLA SINODALITA’!

    Nella sua relazione, posta sotto il titolo “L’autorità dell’insegnamento di Cristo e la battaglia pro-life”, John Smeaton ha evidenziato come l’avvio di un Sinodo mondiale sul tema della sinodalità sia sostanzialmente un’iniziativa surreale, in tempi in cui “siamo testimoni di un programma globale di omicidio autorizzato dallo Stato praticamente in ogni Paese del mondo – che prende di mira soprattutto le categorie più vulnerabili della popolazione – attraverso aborto, procedure di fecondazione in vitro ed eutanasia”. Non solo: “Viviamo in un mondo in cui sia la salute fisica che quella spirituale delle anime sono sotto attacco” con violazioni che “per la prima volta nella storia vengono promosse da autorità laiche attraverso un organico programma mondiale di corruzione dei bambini tramite progetti di educazione sessuale che prevede la loro esposizione ad immagini pornografiche, la promozione dell’agenda ideologica Lgbt, il loro accesso alla contraccezione, all’aborto e ad altri cosiddetti ‘servizi’, nonché la soppressione dei diritti dei genitori quali principali educatori”.

    Ma per la Chiesa odierna le priorità appaiono altre, come già accennato ad esempio la “sinodalità”. Osserva John Smeaton a tale proposito: “Questo non è il tempo per un Sinodo votato all’ascolto delle richieste dei figli di Dio per una maggiore sinodalità nella Chiesa. E’, invece, tempo che i capi della Chiesa esortino il popolo di Dio a emulare l’esempio delle levatrici ebree”. Quelle di cui si narra nel libro dell’Esodo: “Il re d’Egitto disse alle levatrici degli Ebrei, delle quali una si chiamava Sifra e l’altra Pua: ‘Quando assisterete le donne ebree durante il parto, osservate bene tra le due pietre: se è un maschio, fatelo morire; se è una femmina, potrà vivere’. Ma le levatrici temettero Dio: non fecero come aveva loro ordinato il re d’Egitto e lasciarono vivere i bambini”.

    Il movimento pro-life non deve farsi distrarre dall’angoscia del Covid-19 e dalle sue vaste implicazioni. Deve piuttosto gridare perché i pastori cattolici insegnino ai fedeli e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, come le levatrici ebree, a temere Dio e a resistere, con il coraggio dei martiri, alla distruzione del corpo e dell’anima degli innocenti che sta prendendo piede praticamente in ogni Paese del mondo”.

     

    DALLA PROLUSIONE DEL CARDINALE WILLEM JACOBUS EIJK SU ‘QUESTIONI ETICHE ‘ RIGUARDANTI I VACCINI CONTRO IL COVID-19

    . La domanda fondamentale sulla vaccinazione contro il Covid-19 è se esista un obbligo morale di vaccinarsi. Tale domanda presenta risvolti etico-personali ed etico-sociali.

    . Il principio fondamentale della dottrina sociale cattolica è quello del Bene Comune, in latino Bonum Commune. Questo è l’insieme delle condizioni che devono essere soddisfatte per garantire lo sviluppo umano integrale di ogni membro della società. Una di queste condizioni risiede chiaramente nel fatto che la vita e la salute dei membri della società dovrebbero essere protette.

    Bene comune e cultura iper-individualistica

    . La principale responsabilità del Bene Comune spetta al governo. Esso può dunque imporre misure ai membri della società per contribuire al Bene Comune, specialmente quando è coinvolta la vita delle persone vulnerabili: lockdown, disinfezione regolare delle mani e mantenimento di una certa distanza l’uno dall’altro. Quanto detto è di difficile comprensione per la cultura iper-individualista contemporanea, che lo percepisce come una violazione della libertà dell’individuo umano. Tuttavia, l’autonomia non è un principio assoluto. In base alla sua speciale responsabilità per il Bene Comune, il governo potrebbe imporre misure ai membri della società per proteggerne e garantirne la vita e la salute, anche nel quadro della pandemia da Covid-19. La nostra attuale cultura neoliberista iper-individualista non comprende né accetta il principio del Bene Comune come fondamentale per l’etica sociale.

    . Non riesce quindi a comprendere che i governi hanno il diritto e persino l’obbligo di limitare in una certa misura la libertà dei cittadini se ciò è necessario per evitare che agenti infettivi, come il virus Covid-19, si diffondano tra la popolazione. La cultura individualista, quindi, protesta spesso contro le misure governative prese a tale scopo.

    Vaccinarsi: atto d’amore, obbligo morale?  

    La questione socio-etica centrale è se vaccinarsi sia un atto d’amore o forse anche un obbligo morale nella prospettiva del Bene Comune, perché vaccinandosi si proteggono anche la vita e la salute del prossimo. Un’altra importante questione etica, dal punto di vista dell’etica personale, è se la vaccinazione sia, per il singolo, un mezzo proporzionato volto a proteggere la propria vita, considerato che ognuno di noi è obbligato ad usare mezzi proporzionati per salvare o proteggere la propria vita.

    La risposta a entrambe le domande dipende dal soddisfacimento di tre condizioni:

    1. L’efficacia dei vaccini dovrebbe essere dimostrata;
    2. Dovrebbe esserci un rapporto proporzionale tra due categorie di fattori: da un lato il rischio di morire per un’infezione da Covid-19, la gravità di questa malattia e degli effetti a lungo termine della stessa, l’efficacia dei vaccini - e la sua effettiva durata - al fine di prevenire le infezioni da Covid 19 e la sua diffusione; dall’altro gli effetti collaterali dei vaccini;
    3. I vaccini dovrebbero essere progettati, sviluppati e prodotti in modo moralmente buono o almeno moralmente giustificabili.

    Noi stessi, essendo vaccinati con i vaccini Covid-19 esistenti, siamo sufficientemente protetti dall’infezione da virus Covid-19. Essere vaccinati è indubbiamente un grande contributo al Bene Comune poiché si tutelano la salute e la vita degli altri esseri umani. E sebbene le persone vaccinate possano incorrere in un’infezione da varianti del virus, come la variante delta, nella maggior parte dei casi si ammalano meno e la possibilità di trasmettere il virus ad altri è minore. A questo proposito, potremmo concludere che essere vaccinati sia un atto morale buono - e forse anche moralmente obbligatorio – sia dal punto di vista del Bene Comune che da quello del nostro obbligo personale di proteggere la propria vita.

    Non bisogna sottovalutare la gravità del Covid-19, anche quando questo non determina la morte del paziente. (…) Il recupero dopo una respirazione artificiale protratta nel tempo richiede un lungo periodo di riabilitazione, in cui il paziente deve allenare i muscoli respiratori con l’ausilio della fisioterapia. Al di là degli effetti acuti del Covid, bisogna tener conto della gravità del cosiddetto long Covid. Dopo la dimissione dall’ospedale i pazienti (…) possono ritrovarsi in condizioni patologiche e sintomi protratti nel tempo. Tuttavia il long Covid può presentarsi anche in pazienti che all’inizio avevano solo sintomi lievi.

    Le malattie causate dal Covid-19 sono molto gravi e il suo tasso di mortalità è piuttosto alto. La cura dei pazienti Covid-19 causa enormi problemi a tutta l’assistenza sanitaria. I vaccini Covid-19 sono efficaci e sono al momento l’unico mezzo per rallentare o fermare la pandemia (…) Il rischio di contrarre effetti collaterali dei vaccini Covid-19 è quindi giustificabile.

    Chi si vaccina è complice di un aborto?

    Una speciale obiezione contro l’uso di alcuni vaccini Covid-19 è che sono stati progettati, sviluppati e/o prodotti e/o che la loro efficacia è stata verificata utilizzando linee cellulari, che derivano da embrioni umani, spesso abortiti decenni fa, anche negli anni ‘60 e primi anni ‘70 del secolo scorso. Ciò solleva la seria questione se lo sviluppo, la produzione o l’uso di questi vaccini non sia una cooperazione all’aborto del feto umano, sebbene ciò sia stato procurato decenni fa.

    Indubbiamente, l’aborto diretto è un atto intrinsecamente malvagio, che è sempre e ovunque moralmente illecito (…) Tuttavia, per quanto riguarda la questione circa la liceità di vaccini progettati, sviluppati e/o prodotti mediante l’uso di linee cellulari umane derivate da feti umani abortiti, si dovrebbe valutare la misura del coinvolgimento nell’aborto dal punto di vista del progettista, dello sviluppatore e del produttore del vaccino, nonché della persona vaccinata con esso.

    Tale coinvolgimento si valuta applicando il principio della cooperazione al male. Certamente, il punto di partenza è che non si dovrebbe cooperare con atti malvagi altrui[1]. È tuttavia impossibile rifiutarlo categoricamente. La cooperazione al male potrebbe anche essere obbligata, per quanto contraddittorio possa sembrare. In alcuni casi, le persone possono sollevare obiezioni di coscienza contro atti o progetti finanziati dallo Stato, ad esempio nel campo dell’educazione alla teoria del gender. Ciò, tuttavia, non significa che possano rifiutarsi di pagare le tasse. Gli abitanti dello Stato restano obbligati a farlo in base al loro obbligo di contribuire al Bene Comune pagando le tasse. Pagando il premio per la nostra assicurazione sanitaria, in molti casi paghiamo anche procedure di aborto procurato, eutanasia o cambio di sesso nei transgender, ma è un obbligo morale avere un’assicurazione sanitaria per salvaguardare la vita e la salute, nostre e degli altri, in nome della solidarietà. E in generale, la cooperazione al male è in molti casi inevitabile: l’industria farmaceutica, producendo farmaci stupefacenti come gli oppioidi, contribuisce alla possibilità di tossicodipendenza, ma ciò non toglie che questi farmaci siano necessari nell’assistenza sanitaria.

    I presidenti della commissione per la Dottrina e quella per le attività pro-life della Conferenza episcopale degli Stati Uniti fanno delle distinzioni che dovremmo avere a cuore. Queste distinzioni riguardano la misura in cui le linee cellulari di feti umani abortiti hanno un ruolo nella realizzazione dei vaccini disponibili: ovvero se sono stati utilizzati in una o più fasi di realizzazione (progetto, sviluppo, produzione e test). I presidenti della commissione citata osservano che i vaccini Pfizer e Moderna hanno utilizzato linee cellulari umane derivate da un feto abortito solo per confermare l’efficacia del vaccino. Si tratta della linea cellulare HEK293, derivata da un feto abortito a Leida nel 1972. Inoltre, osservano che il vaccino AstraZeneca è stato progettato, sviluppato e prodotto e che la sua efficacia è stata verificata utilizzando la linea cellulare HEK293. Secondo i presidenti di entrambe le commissioni si dovrebbe preferire un vaccino, in cui si utilizzino il minor numero possibile di linee cellulari derivate da feti umani. Tuttavia, quando sono disponibili solo vaccini progettati, sviluppati, prodotti e testati per mezzo di linee cellulari umane, considerano giustificabile essere vaccinati con questi vaccini[2].

    Conclusioni

    Supponendo che esista un obbligo morale di vaccinarsi, anche se questo implica una cooperazione materiale e remota al male, bisogna porsi la seguente domanda: possono i governi, riferendosi alla loro responsabilità per il Bene Comune, imporre alle persone di vaccinarsi quando esse non sono disposte a farlo? La risposta è no.

    I vaccini anti-Covid disponibili nel mondo occidentale sono efficaci nel controllare una pandemia, che mina la vita sociale del mondo intero, nel proteggere la propria vita e quella degli altri e hanno effetti collaterali proporzionati (comunque effetti collaterali gravi rari o rarissimi). Si può giustificare la vaccinazione contro il Covid-19, anche con vaccini che sono stati realizzati utilizzando linee cellulari derivate da un feto umano decenni fa, se non sono disponibili altri vaccini (…) La cooperazione al male è talvolta inevitabile o addirittura obbligata, per quanto contraddittorio possa sembrare. Questa è la conseguenza del vivere in un mondo sfigurato dal peccato originale.

    Papa Francesco afferma che vaccinarsi contro il Covid-19 è ‘un atto d’amore. Vaccinarsi è un modo semplice ma profondo per prendersi cura gli uni degli altri, soprattutto dei più vulnerabili’. Poiché le persone, vaccinandosi, proteggono anche i loro simili e quindi mostrano rispetto per il loro diritto alla vita, si potrebbe forse anche concludere che vaccinarsi è un atto richiesto dalla giustizia. Inoltre, è un mezzo proporzionato e quindi obbligatorio per proteggere la propria vita e salute personale. Da questo punto di vista si potrebbe anche sostenere che farsi vaccinare contro il Covid-19 sia un obbligo morale. Ciò, tuttavia, non significa che sia anche un obbligo giuridico. La somministrazione obbligatoria dei vaccini non è eticamente giustificata. La decisione di essere vaccinati deve essere presa volontariamente dal destinatario del vaccino.

     


     

     

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