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    SVIZZERA: CANTONI CATTOLICI CONTRO IL 'MATRIMONIO GAY

    SVIZZERA: CANTONI CATTOLICI CONTRO IL ‘MATRIMONIO GAY’ – di GIUSEPPE RUSCONI – su www.rossoporpora.org – 29 febbraio 2016

     

    Domenica 28 febbraio 2016 il popolo elvetico si è pronunciato su quattro oggetti, tra i quali un’iniziativa popolare denominata “Per il matrimonio e la famiglia – No agli svantaggi per le coppie sposate”. Nel testo anche la sottolineatura del matrimonio come “unione durevole, disciplinata dalla legge, di un uomo e di una donna”. Per il ‘sì’ un’ampia maggioranza di Cantoni e il 49,2% dei votanti: l’iniziativa è stata dunque respinta, non avendo ottenuto la doppia maggioranza richiesta. Decisive le grandi città, di tradizione protestante, con molti non credenti.

     

     

    Domenica 28 febbraio l’attualità politica italiana è stata caratterizzatadalla nuova esternazione renziana (dopo il famoso “Ha vinto l’amore”) sull’approvazione da parte del Senato del giuridicamente mostruoso maxi-emendamento Cirinnà-Boschi sulle ‘unioni civili’: “Sono straorgoglioso” che sia stato approvato, ha detto il premier cosiddetto ‘cattolico. A Renzi ha subito corrisposto la garrula ministra Boschi, anch’essa cosiddetta ‘cattolica’, che - presa nel vortice dell’entusiasmo per la gloriosa impresa portata a termine asfaltando ogni procedura democratica- ha subito annunciato un nuovo disegno di legge sulle adozioni anche per le coppie omosessuali. Quasi a farlo apposta, dagli Stati Uniti è poi rimbalzata la notizia che Nichi Vendola era diventato “papà”: una definizione truffaldina, tipica della nota lobby, ma diffusa senza un minimo di pudore dai turiferari mediatici nell’intera penisola. In effetti il bambino è nato dal seme del compagno di Vendola (un italo-canadese) combinato artificialmente con l’ovulo di una californiana, con una gravidanza assunta da un’altra californiana di origine indonesiana. Il tutto naturalmente a pagamento: come minimo Vendola – una delle icone della sinistra alternativa (perdipiù lui dice di essere cristiano) – ha sborsato decine di migliaia di dollari per soddisfare un desiderio che per natura non avrebbe mai potuto soddisfare. Esempio, questo campione della sinistra proletaria, di un “disgustoso egoismo” (come ha rilevato giustamente il leader della Lega Matteo Salvini) alla Elton John, schiavismo da omosessuali ricchi che comprano bambini cui hanno strappato la madre.  Come osserva don Maurizio Patriciello, il coraggioso sacerdote della ‘Terra dei fuochi’, “il bambino non sarà – né potrà mai essere suo figlio”.   

    Sempre domenica 28 notizie di rilevante interesse sull’argomento ‘famiglia’ sono giunte dalla Svizzera, il cui popolo si è pronunciato (anche) su un’iniziativa popolare denominata “Per il matrimonio e la famiglia – No agli svantaggi per le coppie sposate”. Con una partecipazione media del 62% (certo molto più alta del consueto, dovuta all’interesse dei diversi oggetti proposti al giudizio dell’elettorato), l’iniziativa ha ottenuto il consenso di 15 Cantoni e 3 semi-Cantoni (contro 5 e 3 semi-Cantoni), ma non ha raggiunto la maggioranza popolare, fermandosi al 49,2% di sì, 1.609.238, contro il 50,8% di ‘no, 1.664.217 .

     

    ORIGINE, TESTO E OBIETTIVI DELL’INIZIATIVA POPOLARE 

    Lanciata nel 2011 dal partito popolare democratico svizzero (democristiano, quarto partito elvetico con un po’ meno del 13% dei consensi), inoltrata con 120mila firme (e dunque riuscita, essendo iil limite minimo fissato a 100mila firme) nel novembre 2012, l’iniziativa – inizialmente vista con favore dal Governo federale – è stata bocciata a giugno 2015 dal Parlamento: 107 i ‘no’ contro 85 e un’astensione in Consiglio Nazionale (Camera dei deputati); 25 i ‘no’ contro 20 in Consiglio degli Stati (Senato).

    Quale il suo titolo?

    Iniziativa popolare “Per il matrimonio e la famiglia – No agli svantaggi per le coppie sposate”

    Quale il suo testo?

    La Costituzione federale è modificata come segue:

    Art. 14 cpv 2 (nuovo)

    Il matrimonio consiste nella durevole convivenza, disciplinata dalla legge, di un uomo e di una donna. Dal punto di vista fiscale, il matrimonio costituisce una comunione economica. Non deve essere svantaggiato rispetto ad altri modi di vita, segnatamente sotto il profilo fiscale e delle assicurazioni sociali. 

    Nel testo si evidenziavano quattro punti principali:

    . L’esplicitazione nella Costituzione della definizione di matrimonio come unione durevole di uomo e donna, disciplinata dalla legge.

    . Le coppie sposate e quelle registrate (nel 2014 i matrimoni sono stati 41.891 e le unioni registrate – introdotte nel 2007 – sono state 720) sono oggi penalizzate a livello fiscale, dell’imposta federale diretta, rispetto alle coppie conviventi. E’ una situazione che è stata dichiarata incostituzionale dal Tribunale federale già nel 1984 ma cui a livello nazionale non è stato mai posto rimedio (differentemente da ciò che è successo a livello cantonale). L’iniziativa chiedeva che a tale situazione si ponesse finalmente termine.

    . All’ingiustizia fiscale a livello federale si accompagna anche la disparità di rendita riguardante la pensione detta AVS (un’assicurazione sociale, Assicurazione Vecchiaia Superstiti): anche qui l’iniziativa voleva che la giustizia fosse ristabilita.

    . Nel testo si rilevava che “il matrimonio costituisce una comunione economica” e non un aggregato di due individualità, anche in questo caso fiscalmente favorite.

    Un dibattito molto vivace tra opposte posizioni – con duri interventi della nota lobby, che ha demonizzato come oscurantisti gli avversari, esaltando nel contempo ( e ti pareva!) l’evoluzione giuridica “in Europa” - si è sviluppato soprattutto attorno al primo e al quarto punto.

     

    GLI SCHIERAMENTI PARTITICI 

    In favore dell’iniziativa il partito popolare democratico (democristiano), suo promotore. Lo hanno affiancato l’Unione democratica di centro, il maggior partito svizzero (destra moderata) e due piccole formazioni: il partito evangelico popolare (protestanti) e l’Unione democratica federale (destra). L’iniziativa è stata sostenuta anche dagli esponenti della Lega dei Ticinesi.

    Contro l’iniziativa tutti gli altri partiti: in particolare il partito radicale svizzero (centro-destra), i socialisti, i verdi nelle loro diverse declinazioni. Quasi superfluo notare come i media fossero in gran parte ostili all’iniziativa, come le grandi organizzazioni sindacali, le organizzazioni lgbt e, naturalmente, ‘Amnesty International’, che – attraverso la sua sezione svizzera – ha definito l’iniziativa “retrograda e omofoba”. Non meraviglia certo l’atteggiamento di tale screditata organizzazione internazionale, considerato come anche la sezione italiana si sia distinta nell’appoggio fattivo alla nota lobby a proposito del ddl Cirinnà. Ne tengano nota le anime cattolicamente pie per le quali ‘Amnesty International’ è oggetto di venerazione a prescindere.

     

    LA CONFERENZA DEI VESCOVI SVIZZERI 

    A differenza di altre occasioni analoghe stavolta la Conferenza episcopale svizzera ha preso posizione in favore dell’iniziativa. Può essere utile notare che a Berna da alcuni mesi è arrivato un nuovo nunzio, Thomas Gullickson, prima a Kiev, un americano conosciuto per il suo carattere forte e deciso (non in senso cosiddetto ‘progressista’). In un comunicato del 25 gennaio 2016, a firma del presidente mons. Charles Morerod (vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo), si leggeva tra l’altro:

    Lo scopo dell’iniziativa è espresso dal titolo: il fatto di essere sposati non deve comportare oneri fiscali supplementari o riduzioni della rendita AVS. Questo scopo ci sembra esimio. Un altro dibattito s’è aggiunto a questo primo oggetto, cioè la definizione di matrimonio. Si tratta della definizione che utilizziamo anche per il nostro matrimonio religioso, concepito come sacramento che riprende una realtà naturale: l’unione di un uomo e di una donna, che permetta di fondare una famiglia. Commentando questa definizione a conclusione del Sinodo, il 24 ottobre 2015, papa Francesco ha rilevato che l’assemblea sinodale invitava ad apprezzarlo “come base fondamentale della società e della vita umana”. Ce ne facciamo volentieri l’eco tra tutte le voci che si esprimono in una società democratica, per mettere in rilievo il senso di questo particolare tipo d’unione cui diamo il nome di matrimonio”. Un finale di comunicato a dire la verità un po’ barocco, assai lezioso, pur se de facto favorevole all’iniziativa.

    Più diretto il messaggio alle sue pecorelle da parte del vescovo di Sion Jean-Marie Lovey, vescovo di Sion (Vallese), che citava più volte papa Benedetto XVI e anche Giovanni Paolo II, oltre a ricordare le parole di papa Francesco ai vescovi dello Sri Lanka: “… I vostri sforzi per sostenere le famiglie non sono solamente un aiuto apportato alla Chiesa, ma un sostegno offerto alla società tutta intera”. Notava tra l’altro Lovey, che ha rappresentato i vescovi svizzeri al Sinodo (vedi anche l’intervista in questo stesso sito www.rossoporpora.org): “Sempre più giovani temono di sposarsi e di costruire un focolare a causa della precarietà del mondo del lavoro e delle incertezze economiche. La disuguaglianza in materia di fiscalità e di assicurazioni sociali per le coppie sposate rispetto ai concubini rafforza questa renitenza a fondare una famiglia. In intesi il sistema delle tasse spinge a non sposarsi e il colmo sarebbe che si divorzi per beneficiare del massimale delle rendite AVS”.

     

    IL VOTO: PARTECIPAZIONE, EQUILIBRIO, SVIZZERA ITALIANA, GRANDI CITTA’ 

    Da una prima valutazione dei risultati del voto emergono le considerazioni seguenti.

    La prima: la percentuale nazionale di votanti è stata del 61, 8. Otto Stati, tutti favorevoli all’iniziativa, hanno registrato una percentuale almeno del 68% (molto alta per gli standard della democrazia elvetica): oltre a Sciaffusa (75,8%), nell’ordine Nidwaldo, Uri, Obwaldo, Zugo, Svitto, Ticino e Lucerna. La percentuale minore si è avuta nel Giura (favorevole) e a Ginevra (contrario, ambedue tra il 55,3 e il 55,4 %. L’alta partecipazione al voto è derivata certo anche dalla presenza tra gli oggetti in votazione di argomenti molto sentiti sia dalla destra che dalla sinistra, oltre che dai cantoni alpini. Gli svizzeri si sono infatti pronunciati tra l’altro pure sull’iniziativa popolare “per l’attuazione dell’espulsione degli stranieri che commettono reati” (respinta)  e sulla modifica legislativa per il raddoppio della galleria autostradale del San Gottardo (approvata). Difficile dire come l’alta partecipazione abbia influito sul risultato del voto sull’iniziativa pro-famiglia. 

    La seconda: in 5 Stati su 26 la differenza tra i sì’ e i ‘no’ è minima, essendosi attestati favorevoli e contrari tra il 49 e il 51% dei voti: sono 2 Stati favorevoli (Lucerna e Uri) e 3 contrari (Basilea-campagna, Appenzello esterno e Grigioni).

    La terza: la quota più alta di favorevoli si è registrata nel Giura (60,1%), nel Vallese (57,1%), nel Ticino (54,7%). La maggior percentuale di contrari invece si è avuta a Basilea-città (60,7%), nel canton Zurigo (56,5%) , nel canton Vaud (54,3%).

    La quarta: la Svizzera francofona, contrariamente al solito, si è divisa: Giura e Neuchatel a favore, Ginevra e Vaud con Losanna contrari. Da notare che i due Stati bilingui (Vallese e Friburgo) hanno appoggiato l’iniziativa.

    La quinta: la Svizzera italiana si è pronunciata chiaramente per l’iniziativa. Nel canton Ticino i ‘sì’ hanno raggiunto il 54,7%, grazie anche al voto della città più popolosa, a maggioranza leghista: Lugano (55,9 contro 44,1%). I favorevoli hanno vinto nell’ordine anche a Mendrisio, Giubiasco, nella valle Capriasca, Minusio e Chiasso. A Bellinzona e Locarno si sono invece imposti i contrari. Nelle valli del Grigioni italiano i ‘sì’ sono prevalsi nettamente a Poschiavo e nel circolo della Moesa (con Roveredo e Mesocco), i ‘no’ nella valle Bregaglia (che però ha radici protestanti).

    La sesta: le città più popolose hanno respinto l’iniziativa: Zurigo, Basilea, Berna, Ginevra, Losanna. Il fattore urbano si è fatto sentire anche a San Gallo e a Lucerna, capoluoghi di cantoni che pure si sono pronunciati per l’iniziativa.

     

    IL VOTO: I CANTONI CATTOLICI PER L'INIZIATIVA

    Particolarmente interessante l’analisi del voto secondo un criterio confessionale. Similmente a quanto successo nel novembre 2009 in relazione al voto sul divieto di costruzione di nuovi minareti (vedi il commento in questo stesso sito), anche stavolta emerge dai risultati come i cantoni cattolici abbiano tutti votato in favore dell’iniziativa, con una menzione particolare per Giura, Vallese, Ticino e Friburgo. A loro si sono aggiunti anche Cantoni prevalentemente protestanti come Sciaffusa e Turgovia (con un 54% di ‘sì’). Il ‘no’ è stato espresso da cantoni storicamente protestanti (anche se oggi non lo sono numericamente più) e con un numero consistente di non credenti, in particolare da Zurigo, Berna, Basilea-città, Vaud (con Losanna) e Ginevra. Da notare anche la differenza tra i due semicantoni di Appenzello: l’esterno (protestante) ha votato ‘no’, l’interno (cattolico) ‘sì’.

    Conclusione: la maggioranza dei cattolici che vivono in un Paese che è nel cuore del continente europeo ha espresso chiaramente la sua opinione sul testo presentato al suo giudizio. Ritenendo che la perdurante ingiustizia fiscale a livello nazionale a danno delle coppie sposate dovesse essere sanata, così come l’ingiustificata disparità nel versamento alle stesse delle rendite Avs. E confermando - fatto tutt’altro che banale se pensiamo a quello che sta succedendo in Occidente e anche dentro la Chiesa - che il matrimonio deve essere inteso soltanto come unione tra uomo e donna, in un vincolo disciplinato dalla legge dello Stato.

     

     

     

     

     

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