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    PRIMO AGOSTO: SVIZZERA, NEUTRALITA', SAGGEZZA

    PRIMO AGOSTO: SVIZZERA, NEUTRALITA’, SAGGEZZA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 1 agosto 2022

     

    In occasione della festa nazionale elvetica riferiamo del discorso di Airolo del consigliere di Stato ticinese Norman Gobbi anche su Svizzera e neutralità e dell’omelia del vescovo di Lugano Valerio Lazzeri durante la messa solenne presieduta sempre ad Airolo, ma sul passo del san Gottardo, ripristinando così la tradizione avviatasi nell’anno del Giubileo 2000.

    Il Primo Agosto è, convenzionalmente e da poco più di un secolo, la festa nazionale svizzera… e dunque auguri a tutti agli Svizzeri delle quattro regioni linguistiche. Sull’origine, i contenuti, gli sviluppi della ricorrenza che evoca il mito fondativo della Confederazione (elaborato armonicamente su una serie di episodi avvenuti a cavallo tra XII e XIV secolo) chi ci legge ed è curioso può ritrovare in questo sito non pochi richiami (vedi ad esempio https://www.rossoporpora.org/rubriche/svizzera/823-guglielmo-tell-e-altro-miti-svizzeri-realta-e-retroscena.html ).

    Anche quest’anno in tutta la Svizzera sono tante le cerimonie organizzate per il 731.mo Natale della Patria. Diamo conto qui, estrapolandone i contenuti per noi più significativi, di un discorso e di un’omelia pronunciati ambedue nel territorio del comune di Airolo – ai piedi del san Gottardo - ieri sera (vigilia) e stamattina. Il primo è di Norman Gobbi (uno dei cinque consiglieri di Stato ticinesi, direttore del Dipartimento delle Istituzioni), il secondo è invece l’omelia di mons. Valerio Lazzeri, vescovo di Lugano, durante la santa messa solenne presieduta stamattina proprio sul passo, a oltre 2100 metri di quota.

     

    NORMAN GOBBI - MEMBRO DEL GOVERNO TICINESE - E IL CONCETTO DI NEUTRALITA’ SVIZZERA DA RIPRISTINARE

    Come è noto, lo scoppio della guerra in Ucraina ha spinto il Consiglio federale (governo svizzero) a interpretare in modo – proclamano – assai dinamico il concetto di neutralità elvetica. Su spinta soprattutto del ruspante ministro degli Esteri (e quest’anno presidente della Confederazione) Ignazio Cassis, Berna ha – a quanto appare pubblicamente – molto avvicinato la Svizzera a Bruxelles (nel senso di UE e di Nato) tanto da condividerne gran parte delle sanzioni anti-russe. Quel che è sembrato a molti uno scostamento rilevante dall’interpretazione della neutralità elvetica - sia da quella tradizionale che quella già in certi casi limitatamente flessibile (vedi il Rapporto sulla neutralità del 29 novembre 1993) - ha suscitato forti reazioni, tanto è vero che l’Udc (destra moderata, maggior partito elvetico) ha annunciato un’iniziativa popolare con la quale si chiede di inserire nella Costituzione elvetica un articolo 54 a “La Svizzera è neutrale. Osserva il principio della neutralità armata permanente” e un articolo 58, cpv. 2 bis : “L’impiego dell’esercito all’estero è previsto esclusivamente nell’ambito dell’aiuto in caso di catastrofe”. Avremo l’occasione di tornare sull’importante argomento nei prossimi mesi, quando sarà stata avviata la raccolta delle firme necessarie.

    Veniamo allora a Norman Gobbi (eletto con la Lega dei Ticinesi, alleata dell’Udc) e al suo discorso di Airolo per quanto riguarda il tema della neutralità. Che cosa ha detto Gobbi?

    Forse più che in altri luoghi del Ticino e della Svizzera, festeggiare il  Primo Agosto ad Airolo assume un significato più profondo. Per chi vive ai piedi del San Gottardo non può essere altrimenti. Anche quando saliamo sul Passo ci immergiamo nella storia della Svizzera. (…)

    Comprendiamo precisamente, per esempio, il valore della nostra neutralità armata. Il San Gottardo è stato per la Seconda guerra mondiale il simbolo e il centro della nostra difesa.


    Questo Primo Agosto 2022 viene onorato e festeggiato in una situazione di sostanziale normalità, dopo le limitazioni vissute in particolare nel 2020 e imposte dalla pandemia.


    Un’altra emergenza nel frattempo si è infiltrata nel cuore dell’Europa. Non più invisibile e silenziosa come il coronavirus, anzi. La guerra d’invasione dell’esercito russo su parte del suolo ucraino ha riproposto in modo assordante il tema della pace quale condizione che non può mai essere data per scontata e acquisita in modo definitivo, anche al giorno d’oggi, anche nella stessa Europa.


    La pace tra gli Stati è una condizione che si difende e si costruisce in maniera perenne, attraverso la forza della democrazia.
    Per la Svizzera questo conflitto ha riproposto il tema della nostra neutralità, uno dei nostri valori-guida. Per molti la neutralità va declinata caso per caso e può trovare un costante aggiornamento all’interno di un determinato contesto. Se ne può discutere ed è giusto che ciò avvenga.


    Personalmente ritengo che i passi importanti compiuti dal nostro Consiglio federale in questo specifico quadro internazionale siano stati affrettati e pericolosamente in contrasto con il concetto elvetico di neutralità. La ripresa, da parte della Svizzera, delle sanzioni dell’Unione europea nei confronti della Russia, a causa dell’aggressione militare ai danni dell’Ucraina, può rappresentare un evidente metodo di guerra.


    Condanniamo l’aggressione e l’aggressore. Questo è giusto farlo. Questo si deve fare. Si tratta però di riuscire a mantenere una libertà assoluta di fronte a un conflitto. Oltre a constatare che le sanzioni contro Mosca non hanno prodotto all’interno di quel Paese uno sconquasso, siamo proprio sicuri che questa sia la via da seguire per ricondurre alla ragione l’aggressore o che sia l’unica via da seguire? Permettetemi di avanzare più di un dubbio.


    Questo 1. Agosto ci permette di riflettere sul significato della nostra neutralità non in maniera astratta – come spesso viene fatto durante questi discorsi celebrativi – ma in modo pertinente.


    Il lancio di un’iniziativa popolare per iscrivere nella nostra Costituzion
    e il principio della neutralità integrale mi trova favorevole. Permetterebbe agli svizzeri di discutere e di esprimersi su una materia – come dimostrano i fatti – non astratta, ma sostanziale.


    Svizzeri che a mio giudizio sono decisamente favorevoli alla neutralità e che giudicano negativamente quanto deciso nel campo delle sanzioni contro la Russia dal Consiglio federale.


    La neutralità rafforza la posizione della Svizzera nel contesto internazionale. La rende, come la storia ci dimostra, unica e rispettata. Indebolire questo valore significa indebolire la Svizzera su tutti i piani, anche su quello economico

     

    IL VESCOVO VALERIO LAZZERI AL PASSO DEL SAN GOTTARDO: PER LA SVIZZERA CHIEDIAMO GIUSTIZIA E CONCORDIA, CITTADINI ONESTI E GOVERNANTI SAGGI

    Ideata dal professor Giuseppe Beeler e concretizzata per la prima volta durante il Giubileo del 2000, la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Lugano è tornata quest’anno – dopo due anni di sospensione a causa delle misure anti-Covid - sul passo del san Gottardo, a oltre 2100 metri di altitudine, al confine tra i cantoni Ticino e Uri. Oltre duemila i convenuti (giunti anche con treni speciali da Chiasso e da Locarno, non pochi con magliette rossocrociate), una quarantina i presbiteri presenti accanto a mons. Valerio Lazzeri e ai vescovi concelebranti, mons. Pier Giacomo Grampa (suo predecessore) e mons. Pierre Farine (ausiliario emerito di Losanna-Ginevra-Friburgo). Cielo azzurro, natura romanticamente selvaggia tra pascoli, rocce e laghetto di montagna, gruppi di suonatori di corni delle Alpi e cori della diocesi di Lugano diretti dal nostro ex-allievo Michele Tamagni. Celebrazione in italiano, con spazi a tedesco, francese e retoromancio nei saluti, nelle letture e nei canti. Rappresentanza in divisa di ex-Guardie svizzere pontificie. Chiusura con l’inno nazionale, il Salmo svizzero: “Quando bionda aurora, il mattin c’indora, l’alma mia t’adora, Re del Ciel…

    Già nell’indirizzo di saluto il vescovo di Lugano ha postulato la crescita all’interno del Paese di giustizia e concordia, accompagnate dall’onestà dei cittadini e dalla saggezza dei governanti. Nell’omelia ha poi proposto alcuni approfondimenti legati al senso odierno della festa nazionale.

    . C’è in noi, in questo primo di agosto 2022, un sentimento forte, complesso e, per molti versi, difficile da decifrare. Vorremmo trovare i termini giusti, per dire quello che abbiamo vissuto in questi ultimi due anni, in cui abbiamo dovuto rinunciare a questo appuntamento sul San Gottardo. Vorremmo poter abbracciare tutti coloro che hanno sofferto per la pandemia, coloro che oggi sono tribolati dalla guerra e in ogni altro modo. Vorremmo riuscire a onorare l’impegno e la generosità di chi ha fatto di tutto e tuttora opera, a ogni livello anche nel nostro Paese, per alleviare le tribolazioni e gli strazi, soprattutto dei più deboli e inermi. Vorremmo però, soprattutto, riuscire a esprimere in questo momento la possibilità che Dio ancora ci dona – a partire da questa porzione di terra, che abitiamo con riconoscenza e fierezza – di tracciare insieme un cammino sensato, umano, fraterno e solidale, di lavorare uniti per far cessare i conflitti, di promuovere la civile convivenza tra i popoli e di dare il nostro contributo fattivo alla custodia della casa comune della famiglia umana.

    . Per questo, ancora una volta, per il Natale della Patria, ci siamo radunati in questo luogo particolare; un punto di per sé aspro e impervio del nostro territorio nazionale, ma che da secoli è anche l’emblema del passaggio possibile tra nord e sud, della comunicazione irrinunciabile tra culture diverse, della ricerca instancabile del legame che unisce più che delle differenze che ci separano e ci tengono lontani.

    . In Svizzera abbiamo certamente raggiunto un tenore di vita tuttora irraggiungibile per la grande maggioranza degli abitanti di questo pianeta. Anche le crisi di ogni tipo, che attanagliano oggi l’umanità, in fondo non sono ancora riuscite a toglierci completamente la fiducia nelle risorse di cui disponiamo per il futuro. Eppure, qualcosa in noi comprende perfettamente l’animo amareggiato di Anna, che si mette «a pregare il Signore, piangendo dirottamente» (1 Sam 1,10). Noi non possediamo l’esistenza terrena e nessuna tecnica ci permette di trattenerla o di trasmetterla come noi vorremmo! Con tutte le nostre conoscenze e tutti i mezzi da noi elaborati, non siamo in grado di dominare il mistero della vita. Della vita, infatti, possiamo veramente godere solo nel momento in cui la riceviamo da quell’unica fonte inesauribile, che ci rende anche capaci di donarla.

    . Si tratta di capire se per noi vivere continua a essere quel miracolo quotidiano che ci riempie di stupore e di riconoscenza, se continua a renderci filiali e fraterni, o se a poco a poco il nostro essere al mondo si riduce a un puro sforzo di conservazione di riserve di beni o di privilegi, destinati fatalmente, prima o poi, al decadimento e alla perdita.

    . Nessuno di noi, carissimi, possiede in proprio il modo per uscire dal labirinto in cui abbiamo la sensazione di esserci persi. Non ci sono ricette già pronte, unicamente da applicare per ottenere il risultato sperato. La patria, la libertà, la pace – le vicende odierne continuano a insegnarcelo! – non sono sostanze prefabbricate e inviolabili, custodite per sempre nella cassaforte dei nostri ordinamenti civili. Sono realtà da accogliere con umiltà e perseveranza insieme al dono della vita. Il nostro compito è quello di cominciare a viverle, prima ancora che arrivare a pensarle e a farne una teoria “.  

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