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    CRISTIANI IN PIAZZA: ARROGANZA O TESTIMONIANZA?

    CRISTIANI IN PIAZZA: ARROGANZA O TESTIMONIANZA? – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 6 luglio 2013

     

    Dall'enciclica "Lumen fidei" (n.34): “Il credente non è arrogante (…) Lungi dall’irrigidirci, la sicurezza della fede (…) rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti”. Come si configura l’ eventuale “arroganza” di un cristiano nella vita quotidiana? Ad esempio una manifestazione di piazza (come è successo e succede in Francia) in difesa della famiglia composta di mamma, papà e figli è anche segno di “arroganza”, considerato come sia inevitabile che i suoi contenuti vengano a contrapporsi con nettezza a quelli di una parte della società odierna?

     

     

    Abbiamo posto la domanda nella conferenza-stampa di presentazione della “Lumen fidei”. Ci hanno risposto tutti e tre i relatori. Di domanda e risposte ha voluto riferire “l’Osservatore Romano” nella sua edizione di sabato 6 luglio, in un articolo del paginone centrale a firma di Silvia Guidi.

    Riproduciamo alcuni passi della cronaca del quotidiano ufficioso della Santa Sede. “La verità non può mai offendere nessuno – ha risposto Rino Fisichella, citando Giovanni Paolo II – dobbiamo essere sempre pronti a rendere ragione della speranza che è in noi, come si legge nella prima Lettera di Pietro; è l’estremizzazione della verità che rende arroganti e fondamentalisti”.

    “La voce profetica, di critica e di denuncia – ha continuato Gerhard Ludwig Mueller – deve essere sempre libera di alzarsi”, “ma la verità è una ricerca compiuta insieme”. “E’ una grazia donata, la certezza donata – ha concluso Marc Ouellet – per essere condivisa. Serve audacia, comunque, nel denunciare i mali che ci sono. E nel servire”.

    Per parte nostra, riguardati gli appunti presi, possiamo completare la risposta data da Fisichella, nel senso che l’arcivescovo ha evidenziato come nella Prima Lettera di Pietro si invitino i cristiani a “dare ragione della fede e della speranza” di cui sono portatori, “con dolcezza, con rispetto e con retta coscienza”. Il presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione ha anche rilevato, a proposito dell’ “estremizzazione” della verità, che non si può pretendere di leggere l’intera realtà utilizzando solo “un frammento di verità”. Altrimenti “si diventa non solo arroganti, ma anche fondamentalisti”.

    E’ sembrato che le risposte dei tre relatori non siano state precise a proposito dello “scendere in piazza” cattolico in difesa ad esempio dei “principi non negoziabili”. Nell’enciclica si legge (sempre al numero 34) che “la fede non è intransigente, ma cresce nella convivenza che rispetta l’altro”. E’ da salutare allora positivamente oppure sono un’espressione di arroganza le grandi (anzi enormi) manifestazioni francesi di piazza per la difesa della famiglia, caratterizzate da molti cartelli nettissimi e da slogan come “Un père, une mère, c’est élémentaire”, “ Papa, maman, y’ a pas mieux pour un enfant”,  “Un papa, une maman, on ne ment pas aux enfants”,  “Zéro papa, ça l’fait pas”, “Zéro maman, c’est dépriment”  e altri di dura  critica alla legge Hollande/Taubira che ha introdotto in Francia le cosiddette “nozze gay” con diritto d’adozione. E’ manifestazione di arroganza, restando in Francia, chiedere di firmare una petizione per garantire il rispetto dell’obiezione di coscienza per sindaci e ufficiali di stato civile contrari alla nuova legge? Quanto è successo in Francia, potrebbe ripetersi presto anche in Italia: come si comporteranno in tal caso la gerarchia,  ma anche i semplici sacerdoti e l’associazionismo cattolico?

    Di papa Francesco può essere interessante ricordare alcuni comportamenti in materia di ‘principi non negoziabili’ e manifestazioni di piazza collaterali. Domenica 12 maggio 2013, al ‘Regina Coeli’ si è così espresso: “Saluto i partecipanti alla “Marcia per la vita” che ha avuto luogo questa mattina a Roma (NdR: oltre ventimila i partecipanti, preghiera, canti, cartelli e slogan anche duri- tra i partecipanti il cardinale Burke) e invito a mantenere viva l’attenzione sul tema così importante del rispetto per la vita umana sin dal momento del suo concepimento”. Subito dopo: “ A questo proposito mi piace ricordare anche la raccolta di firme che oggi si tiene in molte parrocchie italiane, al fine di sostenere l’iniziativa europea Uno di noi, per garantire protezione giuridica all’embrione”.

    Il 15 giugno papa Francesco ha ricevuto in udienza una delegazione di parlamentari francesi e non ha fatto accenni precisi al grande movimento popolare della Manif pour tous, annotando soltanto un po’ cripticamente che “ci si può rallegrare del fatto che la società francese riscopra proposte fatte dalla Chiesa, tra le altre, che offrono una certa visione della persona e della sua dignità in vista del bene comune”. Agli eletti incontrati papa Francesco ha poi detto – ma non citando espressamente la legge Hollande-Taubira – che “il vostro compito è certamente tecnico e giuridico, e consiste nel proporre legge, nell’emendarle o anche nell’abrogarle”. E’ come se il Papa – e qui emerge una differenza nei modi dell'approccio pastorale e sociale al tema dei ‘valori non negoziabili’ rispetto sia a Giovanni Paolo II che a Benedetto XVI - avesse delegato ai vescovi di Francia il compito di continuare eventualmente la battaglia (la conferenza episcopale francese però già è parsa dissociarsi da nuove manifestazioni popolari, in gran parte di forte impronta cattolica).

    La questione della difesa e della pubblica promozione da parte cattolica dei ‘valori non negoziabili’ resta dunque aperta. E anche la definizione di chi scende in piazza, che è un gesto già in sè e in qualche modo di contrapposizione ad altri: cristiano arrogante o cristiano che testimonia senza paura davanti alla società la sua fede?

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