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    IRAQ/PAPA: CITAZIONI SCELTE (E VERGOGNE ITALICHE)

    IRAQ/PAPA: CITAZIONI SCELTE (E VERGOGNE ITALICHE) - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 10 marzo 2021

     

    Indiscutibile l’importanza del recente viaggio in Iraq di Francesco: anche stavolta abbiamo estrapolato dai suoi interventi alcuni passi assai significativi. Al ricordo e all’omaggio dei martiri iracheni si sono purtroppo accompagnate in Italia alcune vergogne, dalle blasfemie del Festival di Sanremo a quelle di una ‘processione’ della nota lobby a Roma Montesacro, di cui si è compiaciuta la nota ‘Repubblica’.

    VERGOGNE ITALICHE, DAL FESTIVAL DI SANREMO A PIAZZA SEMPIONE (ROMA MONTESACRO)

    Proprio nei giorni in cui il Papa si recava in Iraq per dare speranza agli iracheni e per onorare la memoria dei martiri cristiani uccisi da chi si richiama nel suo agire violento alla parte bellicosa del Corano, qui nella Penisola ha raggiunto nuove vette blasfeme la vera e propria campagna derisoria e offensiva contro i cristiani italiani. Uniti nella lotta la macchina del fango detta Festival di Sanremo (già in azione da diversi anni, ma quest’anno in modo particolarmente diffuso) e i collettivi “transfemministi” romani (insieme con la nota “Nonunadimeno").

    Il Festival di Sanremo (2-6 marzo) - ormai un contenitore basfemo di compiaciuta produzione RAI che da tempo persegue l’obiettivo di modificare in favore della nota lobby il sentire popolare - quest’anno si è superato con il dilagare di ‘artisti’ che hanno cercato di ridicolizzare i maggiori simboli cristiani. Tra le reazioni indignate quella di “Difendiamo i nostri figli” (Family Day): Massimo Gandolfini ha osservato che “sono anni che siamo costretti ad essere indottrinati su temi che riguardano aspetti della vita di grande valore morale, sociale, religioso, secondo un approccio ideologico che nega di fatto la pluralità di pensiero, imponendo una dittatura culturale degna di un regime” e il Festival di Sanremo ha confermato tutto ciò.  

    E’ intervenuto anche monsignor Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia-Sanremo, che ha voluto “confortare la fede ‘dei piccoli’, per dare voce a tutte le persone credenti e non credenti offese da simili insulsaggini e volgarità”. Offese riguardo alle quali “un motto originariamente pagano, poi recepito nella tradizione cristiana, ricorda opportunamente che quos Deus perdere vult, dementat prius’ “. Offese che devono essere riparate e sono state perdipiù “ripetutamente perpetrate mediante un servizio pubblico e nel sacro tempo di Quaresima”. Monsignor Suetta è un vescovo. Dalla Cei, in veste di don Abbondio di fronte alle soperchierie della Rai in veste di don Rodrigo, nessun cenno pubblico di reazione: forse sono troppi gli intrecci degli interessi reciproci?

    Il 7 marzo poi il quartiere romano di Montesacro è stato teatro di una manifestazione blasfema in onore di ‘santa vagina’: il corteo ha percorso alcune vie della zona prima di raggiungere piazza Sempione, al cui centro c’è una statua della  Madonna che il Municipio rosso-arcobaleno vorrebbe spostare per ragioni di pedonalizzazione della stessa area. Da mesi una parte dei cittadini contesta fortemente tale scelta ed è guidata da don Mario Aceto, parroco della chiesa dei Santi Angeli Custodi che dà sulla piazza. Il 28 febbraio il sacerdote, dopo un momento di preghiera e un omaggio floreale alla Madonna, ha rimarcato - riferendosi alla rimozione di uno striscione contro lo spostamento della statua – la diversità di trattamento rispetto ad altri striscioni, come quello arcobaleno (“Uno scempio”) che invece continuano a pendere dalla facciata dell’adiacente Municipio. Già il giorno dopo la nota Repubblica scriveva di “omofobia” del prete e il giorno successivo il “prete omofobo” lo metteva nel titolo. Semplice routine per un prodotto cartaceo e online specializzato nel linciaggio di chi non la pensa come vorrebbe la nota lobby totalitaria di mentalità sovietica.  

    Così le femministe e il centro sociale Astra avevano pubblicizzato la loro gloriosa impresa, contro “l’oscurantismo clericale”: “Un’enorme vagina si aggira  per il Terzo Municipio. Per i solenni festeggiamenti in onore della Holy Vagina, si rende noto che alle 11:30 di domenica 7 marzo si terrà a Piazza Sempione, per la prima volta nel nostro territorio, una sacra celebrazione anti-patriarcale. .L’Holy Vagina sarà celebrata in una frocessione sfilando vestite di rosa, fucsia e nero. Seguiranno canti, danze e raccoglimento spirituale”. L’impresa è stata salutata con compiacimento – ça va sans dire - dalla nota Repubblica, che nel numero dell’8 marzo, ha dedicato ampi articoli elogiativi per il Papa alle pagine 14 e 15, ma nel contempo ha inneggiato alla ‘processione’, considerata una risposta “a ogni provocazione omofoba e neofascista” con l’esposizione della “holy vagina, un’installazione che raffigura un’enorme vulva proprio di fronte alla chiesa dei Santi Angeli Custodi”. Come ha osservato giustamente Maria Rachele Ruiu di Pro Vita & Famiglia, femministe e centri sociali hanno offeso la Madonna e hanno fatto altrettanto con la donna, “ridotta ai suoi genitali”.

     

    IL PAPA IN IRAQ: SCELTA DI CITAZIONI SIGNIFICATIVE (CON QUALCHE NOTA)

    E’ stato quello in Iraq un viaggio importante per una concretizzazione dei  progressi nei rapporti con ampi settori dell’Islam dopo la storica Dichiarazione di Abu Dhabi di due anni fa. Ed è stato un viaggio commovente, che ha dato nuove ragioni di speranza ai cristiani dell’Iraq (e anche del resto del Medio Oriente) vittime della violenza omicida e distruttiva di quella parte dei seguaci di Maometto che hanno fatta propria la parte guerriera del Corano. Baghdad, Najaf, Nassirya (piana di Ur), Erbil, Mosul, Qaraqosh (piana di Ninive) le tappe del viaggio apostolico. Qualche citazione significativa estrapolata dagli interventi di Francesco (copyright Libreria Editrice Vaticana)

    Videomessaggio del 4 marzo 2021/1: “Tra pochi giorni finalmente sarò tra voi! Desidero tanto incontrarvi, vedere i vostri volti, visitare la vostra terra, antica e straordinaria culla di civiltà. Vengo come pellegrino, come pellegrino penitente per implorare dal Signore perdono e riconciliazione dopo anni di guerra e di terrorismo, per chiedere a Dio la consolazione dei cuori e la guarigione delle ferite. E giungo tra voi come pellegrino di pace, a ripetere: «Voi siete tutti fratelli» (Mt 23,8). Sì, vengo come pellegrino di pace in cerca di fraternità, animato dal desiderio di pregare insieme e di camminare insieme, anche con i fratelli e le sorelle di altre tradizioni religiose, nel segno del padre Abramo, che riunisce in un’unica famiglia musulmani, ebrei e cristiani”.

    Videomessaggio del 4 marzo 2021/2: “Cari fratelli e sorelle cristiani, che avete testimoniato la fede in Gesù in mezzo a prove durissime, attendo con trepidazione di vedervi. Sono onorato di incontrare una Chiesa martire: grazie per la vostra testimonianza! I tanti, troppi martiri che avete conosciuto ci aiutino a perseverare nella forza umile dell’amore. Avete ancora negli occhi le immagini di case distrutte e di chiese profanate, e nel cuore le ferite di affetti lasciati e di abitazioni abbandonate. Vorrei portarvi la carezza affettuosa di tutta la Chiesa, che è vicina a voi e al martoriato Medio Oriente e vi incoraggia ad andare avanti. Alle terribili sofferenze che avete provato e che tanto mi addolorano, non permettiamo di prevalere. Non arrendiamoci davanti al dilagare del male: le antiche sorgenti di sapienza delle vostre terre ci orientano altrove, a fare come Abramo che, pur lasciando tutto, non smarrì mai la speranza (cfr Rm 4,18); e fidandosi di Dio diede vita a una discendenza numerosa come le stelle del cielo. Cari fratelli e sorelle, guardiamo le stelle. Lì è la nostra promessa”.

    Incontro con i vescovi, i sacerdoti e i religiosi, 5 marzo 2021, Baghdad-cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora della Salvezza (oggetto di un attentato islamico il 31 ottobre 2010, con 58 morti e 75 feriti)/1:  “Siamo riuniti in questa Cattedrale di Nostra Signora della Salvezza, benedetti dal sangue dei nostri fratelli e sorelle che qui hanno pagato il prezzo estremo della loro fedeltà al Signore e alla sua Chiesa”.

    Stesso incontro/2: “Le diverse Chiese presenti in Iraq, ognuna con il suo secolare patrimonio storico, liturgico e spirituale, sono come tanti singoli fili colorati che, intrecciati insieme, compongono un unico, bellissimo tappeto, che non solo attesta la nostra fraternità, ma rimanda anche alla sua fonte. Perché Dio stesso è l’artista che ha ideato questo tappeto, che lo tesse con pazienza e lo rammenda con cura, volendoci sempre tra noi ben intrecciati, come suoi figli e figlie.

    Incontro interreligioso, 6 marzo 2021, Piana di Ur: “Da questo luogo sorgivo di fede, dalla terra del nostro padre Abramo, affermiamo che Dio è misericordioso e che l’offesa più blasfema è profanare il suo nome odiando il fratello. Ostilità, estremismo e violenza non nascono da un animo religioso: sono tradimenti della religione. E noi credenti non possiamo tacere quando il terrorismo abusa della religione. Anzi, sta a noi dissolvere con chiarezza i fraintendimenti. Non permettiamo che la luce del Cielo sia coperta dalle nuvole dell’odio!” (NdR: Si potrebbe obiettare che comunque una parte del Corano esalta la ‘guerra santa’. Inoltre all’incontro di Ur non c’erano rappresentanti degli ebrei, di una religione che nel 1948 in Iraq contava ancora 140mila presenze, oggi ridotte a poche decine. L’insistenza della Santa Sede non è in questo riuscita a prevalere sul ‘no’ del governo di Baghdad).

    Saluto e preghiera di suffragio per le vittime della guerra, 7 marzo 2021, Mosul, piazza della Chiesa/1: “Il tragico ridursi dei discepoli di Cristo, qui e in tutto il Medio Oriente, è un danno incalcolabile non solo per le persone e le comunità interessate, ma per la stessa società che si lasciano alle spalle”.

    Visita alla comunità di Qaraqosh, 7 marzo 2021, chiesa dell’Immacolata Concezione- Testimonianza di Doha Sabah Abdallah: “Sono Doha Sabah Abdallah, di Baghdede, Qaraqosh. Vi racconto quello che ho vissuto e ancora vivo: la grazia della speranza che ho ricevuto.

    La mattina del 6 agosto 2014 la città di Baghdede è stata svegliata dal frastuono del bombardamento. Tutti sapevamo che l’ISIS era alle porte, e che tre settimane prima aveva invaso le città e villaggi degli yazidi, trattandoli con crudeltà. Perciò eravamo fuggiti dalla città, lasciando le nostre case. Ma dopo due o tre giorni eravamo tornati, sostenuti dalla nostra fede forte e nella convinzione che, essendo cristiani, siamo disposti al martirio.

    Quella mattina eravamo indaffarati con le solite cose e i bambini stavano giocando davanti alle nostre case, quando è successo un incidente che ci ha costretti ad uscire. Ho sentito un colpo di mortaio e sono uscita da casa di corsa. Le voci dei bambini sono ammutolite mentre aumentavano le grida degli adulti. Mi hanno informato della morte di mio figlio e di suo cugino, e della giovane vicina di casa che si stava preparando al matrimonio.

    Il martirio di questi tre angeli è stato un monito chiaro: se non fosse stato per quello, la gente di Baghdede sarebbe rimasta e sarebbe inevitabilmente caduta nelle mani dell'ISIS. Il martirio dei tre ha salvato l’intera città.

    Non è facile per me accettare questa realtà, perché la natura umana spesso si sovrappone al richiamo dello spirito. Tuttavia, la nostra forza proviene con certezza dalla nostra fede nella Risurrezione, fonte di speranza.

    La mia fede mi dice che i miei bambini stanno nelle braccia di Gesù Cristo nostro Signore. E noi, i sopravvissuti, cerchiamo di perdonare l'aggressore, perché il nostro maestro Gesù ha perdonato i suoi carnefici. Imitandolo nelle nostre sofferenze, testimoniamo che l'amore è più forte di tutto (NdR: questa testimonianza così eloquente di fede e speranza- evidenziata giustamente da Magister nel suo ‘Settimo cielo’ - è stata la più “toccante” per papa Francesco, che ne è rimasto “commosso”, come ha detto nel corso della conferenza-stampa in aereo).

    Stesso incontro/2: “Guardiamo i nostri figli, sapendo che erediteranno non solo una terra, una cultura e una tradizione, ma anche i frutti vivi della fede che sono le benedizioni di Dio su questa terra. Vi incoraggio a non dimenticare chi siete e da dove venite! A custodire i legami che vi tengono insieme, vi incoraggio a custodire le vostre radici!”

    Stesso incontro/3: “Mentre arrivavo con l’elicottero, ho visto la statua della Vergine Maria su questa chiesa dell’Immacolata Concezione, e ho affidato a lei la rinascita di questa città. La Madonna non solo ci protegge dall’alto, ma con tenerezza materna scende verso di noi. La sua effigie qui è stata persino ferita e calpestata, ma il volto della Madre di Dio continua a guardarci con tenerezza. Perché così fanno le madri: consolano, confortano, danno vita”.

     

    Conferenza-stampa in aereo, Baghdad-Roma, 8 marzo 2021

    Incontro con il grande ayatollah Alì al-Sistani (6 marzo 2021, Najaf, città santa sciita con il santuario dell’imam Alì, genero di Maometto):

    “Io credo che sia stato un messaggio universale. Ho sentito il dovere, in questo pellegrinaggio di fede e di penitenza, di andare a trovare un grande, un saggio, un uomo di Dio. E solo ascoltandolo si percepisce questo. Parlando di messaggi, io direi: è un messaggio per tutti, è un messaggio per tutti. E lui è una persona che ha quella saggezza… e anche la prudenza. Lui mi diceva: “Da dieci anni – credo, mi ha detto così – non ricevo gente che viene a visitarmi con altri scopi, politici e culturali, no, soltanto religiosi”. E lui è stato molto rispettoso, molto rispettoso nell’incontro, e io mi sono sentito onorato. Anche nel saluto: lui mai si alza, e si è alzato, per salutarmi, per due volte. È un uomo umile e saggio. A me ha fatto bene all’anima, questo incontro. È una luce”.

    Viaggio in Libano… una promessa:  “Il Libano è un messaggio. Il Libano soffre, il Libano è più di un equilibrio, ha la debolezza delle diversità, alcune ancora non riconciliate, ma ha la fortezza del grande popolo riconciliato, come la fortezza dei cedri. Il Patriarca Raï mi ha chiesto per favore, in questo viaggio, di fare una sosta a Beirut, ma mi è sembrato un po’ poco. Una briciola davanti a un problema, a un Paese che soffre come il Libano. Gli ho scritto una lettera, ho fatto la promessa di fare un viaggio. Ma il Libano in questo momento è in crisi, ma in crisi – non voglio offendere – in crisi di vita. Il Libano è tanto generoso, nell’accoglienza dei profughi…

    Viaggio in Argentina…sì, no, forse/1: “(si riferisce al libro dell’amico medico Nelson Castro sulla salute dei Papi). Lui mi ha fatto una domanda: ‘Se Lei si dimette – se muoio o se mi dimetto –, se Lei si dimette, tornerà in Argentina o rimarrà qui?’ – ‘Io non tornerò in Argentina – così ho detto – ma rimarrò qui, nella mia diocesi’. Ma su quella ipotesi – questo va unito alla domanda su quando vado in Argentina o perché non ci vado – io rispondo sempre un po’ ironicamente: sono stato 76 anni in Argentina, è sufficiente no?”

    Viaggio in Argentina…sì, no, forse/2: “Ma c’è una cosa che, non so perché, non si dice: era stato programmato un viaggio in Argentina nel novembre del 2017. Si cominciava a lavorare: si faceva Cile, Argentina e Uruguay. Ma poi – sarebbe stato per la fine di novembre – ma poi, in quel tempo il Cile era in campagna elettorale, perché in quei giorni, a dicembre, è stato eletto il successore di Michelle Bachelet, e io dovevo andare prima che cambiasse il governo, non potevo andare oltre. Ma andare a gennaio in Cile e poi a gennaio in Argentina e Uruguay non era possibile, perché gennaio è come l’agosto nostro, luglio-agosto, per i due Paesi (…) Questo voglio dirlo, perché non si facciano fantasie di “patriafobia”. Quando ci sarà l’opportunità si dovrà fare, perché c’è l’Argentina, l’Uruguay e il sud del Brasile, che è un composto culturale molto grande”.

    Budapest, Ungheria, Slovacchia…un caso curioso: prima la versione di Vatican News (fondata sul video della conferenza-stampa), poi la trascrizione ufficiale di www.vatican.va....:

    Versione di Vatican News: “Poi sull’ottavo anno del pontificato. Devo fare così’ (il Papa incrocia le dita in segno scaramantico, ndr). Non so se i viaggi si realizzeranno o no, solo vi confesso che in questo viaggio mi sono stancato molto di più che negli altri. Gli 84 anni non vengono soli, è una conseguenza…ma vedremo. Adesso dovrò andare in Ungheria alla Messa finale del Congresso Eucaristico internazionale, non una visita al Paese, ma soltanto per la messa. Ma Budapest è a due ore di macchina da Bratislava, perché non fare una visita in Slovacchia? E’ così che vengono le cose…”

    Versione di www.vatican.va: “Poi, l’ottavo anno di pontificato. Non so se i viaggi si rallenteranno o no, solo vi confesso che in questo viaggio mi sono stancato molto di più che negli altri. Gli 84 [anni] non vengono da soli! È una conseguenza... Ma vedremo. Adesso [in settembre] dovrò andare in Ungheria alla Messa finale del Congresso Eucaristico Internazionale. Non una visita al Paese, alla Messa. Ma Budapest è a due ore di macchina da Bratislava: perché non fare una visita agli slovacchi? Non so… E così incominciano le cose...

    Differenze principali: via l’accenno al Papa che incrocia le dita in segno scaramantico. Poi: “una visita in Slovacchia” è sostituita da “una visita agli slovacchi”….in effetti il Papa aveva appena finito di dire che non avrebbe visitato l’Ungheria…

    Udienze e prigioni: “Io mi sento diverso quando sono lontano dalla gente nelle udienze. Vorrei ricominciare le udienze generali al più presto. Speriamo che ci siano le condizioni, in questo io seguo le norme delle autorità. Loro sono i responsabili e loro hanno la grazia di Dio per aiutarci in questo. Sono i responsabili a dare le norme. Ci piaccia o non ci piaccia, ma i responsabili sono loro e devono fare così. Adesso ho ricominciato in piazza l’Angelus, con le distanze si può fare. C’è una proposta di piccole udienze generali, ma non ho deciso finché non si rende chiaro lo sviluppo della situazione. Ma dopo questi mesi di prigione, perché davvero mi sentivo un po’ imprigionato, questo è per me rivivere. Rivivere perché è toccare la Chiesa, toccare il santo popolo di Dio, toccare tutti i popoli”.

     

     

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