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    VESCOVO MODENA: PASTORE O INQUISITORE? (CON UNA PREMESSA)

    VESCOVO MODENA: PASTORE O INQUISITORE? (CON UNA PREMESSA) – di GIUSEPPE RUSCONI - www.rossoporpora.org – 28 ottobre 2017

     

    Prima di passare allo strano (ma non troppo) caso dell’arcivescovo di Modena- Nonantola Erio Castellucci, diamo un’occhiata anche a un altro strano (ma non troppo) caso con protagonista il cardinale Reinhard Marx.    

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    CARDINAL MARX: REINHARD O… KARL (VERSIONE AMBIENTALISTA 2017)?

     

    Venerdì 27 ottobre in fin di mattinata, la nota eminenza ha presentato in Sala Stampa – insieme con il Segretario per i Rapporti con gli Stati arcivescovo Paul Richard Gallagher – il convegno (Re)Thinking Europe. Un contributo cristiano al futuro del progetto europeo. Nel suo intervento, fatto in veste di presidente della Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione europea, Reinhard Marx ha detto che l’Europa si trova oggi ad affrontare “grandi sfide” e ne ha citate tre. Lasciamogli la parola.

    Prima sfida: “ I mutamenti climatici e la necessità che ne deriva di cambiare a medio termine il nostro stile di vita non sostenibile. Ad essi collegato è anche il problema dei costi del cambiamento ecologico e della loro distribuzione”.

    Seconda sfida: “ L'aumento dei cambiamenti nel mondo del lavoro tramite la digitalizzazione, l'impiego della tecnologia robotica, i rapporti di lavoro precari e soprattutto l'alta disoccupazione giovanile in singoli paesi. A ciò collegata è la fondamentale questione del valore del lavoro e della dignità dell'uomo.

    Terza sfida: “ I movimenti di fuga e migrazione emersi nella cosiddetta ‘crisi dei profughi’. Gli uomini cercano sicurezza e riparo da guerra e terrore, sono alla ricerca di migliori condizioni di vita e di possibilità migliori che nella loro patria, che sembra non offrire loro nessuna prospettiva. Le cause di questi movimenti migratori sono molteplici e da cercare, tra l''altro, anche in Europa, nel nostro stile di vita che va spesso a spese di altri. Soluzioni e risposte sostenibili esigono un esame approfondito.

    Una triplice citazione che certo ha le sue buone ragioni… quelle del ‘politicamente corretto’. Forse però da uno tra i più importanti esponenti della Chiesa cattolica ci si aspetterebbe magari anche qualche altra sottolineatura… Eminenz, haben Sie nicht zufällig etwas Wesentliches vergessen? Haben Sie warscheinlich vor dem Referat zu viel Bier  - bei einer Verlängerung des Oktoberfest 2017 - getrunken? Oder bei Ihnen ein merkwűrdiges Identitätsproblem liegt: Ich bin Reinhard oder…Karl Marx (umweltliche Version 2017)?

     

    LO STRANO CASO DI ERIO CASTELLUCCI, VESCOVO (MOLTO) ZELANTE

     

    Nella Cei ci sono vescovi con la schiena diritta come ad esempio Luigi Negri, Giampaolo Crepaldi, Ignazio Zambito (vedi su www.rossoporpora.org/Italia: “Il vescovo Galantino, il monaco Lutero e il vescovo Zambito).

    Altri che, come il vescovo di Macerata mons. Nazzareno Marconi, hanno levato recentemente la loro voce contro l’arroganza del politicamente corretto. Mons. Marconi ha infatti reagito incisivamente alle proteste suscitate dalla proposta – fatta il 13 ottobre dalla professoressa Clara Ferranti dell’Università di Macerata - di recitare (per chi l’avesse voluto) in aula un’Ave Maria per il centenario di Fatima. Se il rettore Francesco Adornato si è indignato e ha parlato di un “atteggiamento assolutamente improprio e censurabile” tanto è vero che ha chiesto scusa “a tutti coloro che sono feriti nella sensibilità e nella fiducia verso l’Università” (bum bum bum), il vescovo ha dichiarato con ironia trasparente: “Chiediamo scusa come credenti per aver destabilizzato la serenità di un’Università” per concludere così: “Grazie, fratelli non credenti e anticlericali, perché ci avete ricordato quali tesori possediamo senza apprezzarne adeguatamente il valore e l’importanza”.

    Una citazione tra i vescovi che osano sfidare il politicamente corretto va anche a monsignor Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia, che ha manifestato la sua “disapprovazione” (un termine ormai assimilato, per i catto-fluidi. a una parolaccia) per la lettura di fiabe transgender – promotrice l’Arcigay Coming-out locale – davanti alla Basilica pavese di Santa Maria del Carmine, concretizzata sabato 21 ottobre.

    E poi ci sono altri vescovi. Come quello di Modena-Nonantola. Si chiama Erio Castellucci, è nativo di Roncadello di Forlì e ha cinquantasette anni. Il 3 giugno 2015 è stato nominato da papa Francesco arcivescovo di Modena-Nonantola e, ordinato il 12 settembre a Forlì, il giorno successivo ha fatto il suo ingresso in terra emiliana.

    Domenica scorsa 22 ottobre ha pubblicato sul settimanale Nostro Tempo, inserto locale di Avvenire, un editoriale di cui abbiamo preso visione integrale grazie alla cortesia della portavoce diocesana. Riguarda gli inviti “nelle strutture parrocchiali o religiose della diocesi” e concerne “veggenti, carismatici, giornalisti, intellettuali”.

    Su veggenti e carismatici non siamo competenti a sufficienza per poterci pronunciare: qui si tratta presumibilmente di inviti legati all’esperienza di Medjugorje e di carismatici diversi. Riproduciamo invece quel che il vescovo Castellucci scrive a proposito di inviti a giornalisti e intellettuali, incominciando dal primo capoverso nella sua interezza e proseguendo con la frase finale del secondo capoverso (il grassetto è nostro):

    “Non ho mai avuto la vocazione dell’’inquisitore (Ahi, ahi… quando si incomincia così, gatta ci cova… excusatio non petita?) e non mi è venuta certo con l’ordinazione episcopale. Sento però il dovere di intervenire sulla moltiplicazione di invitati o auto-invitati ‘speciali’ nelle strutture parrocchiali o religiose della nostra diocesi. Veggenti, carismatici, giornalisti o intellettuali, che hanno in comune la manifestazione di un dissenso sottile o aperto verso la ‘Chiesa ufficiale’ e in particolare verso papa Francesco. Sento già l’obiezione dei liberali (che parolaccia… bisogna diffidare dei liberali, meglio i piddini, i galantini, i boldrini…): ‘Non si può esprimere il proprio parere, anche quando dissente da quello della Chiesa?’ Certo che si può: ma non attraverso il palcoscenico di chiese, canoniche, conventi e luoghi educativi cattolici (puntigliosa l’elencazione, mancano solo le sale con i biliardini); altrimenti gli si offre inevitabilmente una legittimazione, creando confusione nelle persone. Nei casi dubbi sarebbe bene assumere prima informazioni dalla diocesi.

    (…) Quando sentivo criticare Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e sento ora criticare pesantemente Francesco, dentro di me spunta un pensiero: ‘Devo essere proprio tradizionalista, poiché continuo a pensare che lo Spirito Santo agisca sui successori di Pietro con maggiore intensità che non sui giornalisti (Ah… questi giornalisti critici…siam passati in testa alla lista di proscrizione!), sui veggenti, sui carismatici e sugli intellettuali”.

    La prima impressione è che Erio Castellucci abbia letto qualcosa di un tale Andrej Januar’evič Vyšinskij. Chi era costui? Il più famoso inquisitore sovietico dei tempi di Stalin (negli anni delle ‘purghe’), successivamente anche ministro degli esteri. Che scriveva l’insigne giurista a proposito del diritto?

    “Il diritto è un insieme di regole stabilite dal potere statuale in quanto potere della classe che domina la società, nonché delle consuetudini e delle regole di convivenza sanzionate dal potere statuale e attuate coercitivamente con l’ausilio dell’apparato statuale al fine di tutelare, consolidare e sviluppare i rapporti e l’ordinamento vantaggiosi e favorevoli alla classe dominante”.

    Ciò, per scendere al concreto, significa – nel caso sovietico - che “i nemici del socialismo non possono godere della libertà di parola, di stampa, ecc…”

    Il vescovo Castelucci è certo sulla buona strada per diventare un inquisitore di vaglia. Del resto è vescovo in un pontificato in cui si susseguono episodi molto inquietanti per chi è cattolico. Tanto per citarne uno: nei giorni scorsi il Pontefice regnante ha ricevuto in omaggio per mano untuosa di uno dei turiferari del melmoso sottobosco vaticano un dossier giornalistico sui “nemici di papa Francesco”. Come ha reagito? “Sono un povero peccatore e ho bisogno di chi mi difende. Siete bravi, tanto bravi, andate avanti”. Insomma il Misericordioso di Santa Marta ha apprezzato, benedetto, incoraggiato chi stila liste di proscrizione all’interno della Chiesa cattolica.

    Con tanto grande esempio venuto dall’alto mica si poteva pretendere insomma che il vescovo Castellucci riflettesse un zicchinin prima di licenziare qual editto quanto da lui vergato. Anche perché scripta manent. Meglio ripeterlo: quanto è scritto non si può facilmente sbianchettare.

    Nell’editoriale spicca la messa al bando come invitati di giornalisti o intellettuali, che hanno in comune la manifestazione di un dissenso sottile o aperto verso la ‘Chiesa ufficiale’ e in particolare verso papa Francesco. Ma...come si configura il ‘dissenso sottile? Chi stabilisce che è un ‘dissenso sottile’? Che significa ‘Chiesa ufficiale’? Comprende la ‘Chiesa ufficiale’ anche i cardinali Sarah, Műller, i firmatari dei dubia? Dovrebbe essere così, perché i cardinali sono i primi collaboratori del Pontefice. E allora… c’è qualcuno tra gli interlocutori più o meno recenti del vescovo Castellucci che ha ‘dissentito’ (anche violentemente, astiosamente) dai cardinali Sarah, Műller, dei dubia? Magari un certo teologo Andrea Grillo? Ci faccia capire il vescovo Castellucci: l’editto si applica a geometria variabile, solo contro i cattolici e non contro i catto-fluidi?

    Per quanto riguarda poi il ‘dissenso sottile o aperto’ verso papa Francesco: è così che il vescovo Castellucci applica la parresia (il parlare sincero, chiaro, forte) auspicato più volte – almeno a parole - dallo stesso Pontefice? Il vescovo Castellucci (e altri che eventualmente lo volessero seguire sulla strada ‘sovietica’) avrebbe a disposizione una banca-dati sui ‘nemici di Francesco’, un centro-informazioni diocesano e non solo? A quali giornalisti, a quali delatori in cerca di promozione magari vaticana (è realtà, non fantascienza…) si affiderebbe?

    Infine veniamo al passo sul divieto per le categorie citate di parlare “attraverso il palcoscenico di chiese, canoniche, conventi e luoghi educativi cattolici”. Dica il vescovo Castellucci: ha mai sentito di comizi di tale Emma Bonino nella chiesa parrocchiale di San Defendente a Ronco di Cossato(Biella)? E’ vero che la Bonino per qualcuno è “una grande italiana”, per altri una risorsa della ‘Chiesa a più voci’, per altri ancora una politica con cui collaborare per rafforzare la propria catto-fluidità: in realtà è un’abortista orgogliosamente rea confessa (migliaia di aborti fatti con le proprie mani), una accanita fautrice dell’eutanasia, della droga libera, del gender, dell’accoglienza scriteriata, della sostituzione etnica, ecc... un’anti-cattolica tra le peggiori in circolazione. Però lei può parlare nelle chiese, al contrario dei cattolici fedeli ai fondamenti del Cattolicesimo.  

    Anche un’altra meravigliosa ‘risorsa’ italiana come Laura Boldrini - per grazia di Dio presidente della Camera ancora per poco - ha potuto presentare recentemente un suo libro nella chiesa madre della sicula Terrasini, rispondendo alle domande del direttore di Avvenire e di un inviato di Repubblica (et voilà…proprio una triade di successo). E che dire del comizio di Matteo Renzi nella basilica (non certo sconsacrata) della Santissima Annunziata di Paestum? Insomma: manca solo qualche lgbt (di chiese ‘arcobaleno’ ormai ce ne sono parecchie) e il poker è fatto.

    Un bravo dunque al vescovo Erio Castellucci, che sa interpretare con sollecitudine – da vero inquisitore modello - lo spirito dei ‘tempi nuovi’. Non ci resta che pregare. Per i cattolici della diocesi. 

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