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    FAMILY DAY/AVVISO AGLI INCIUCIANTI: LE COMBAT CONTINUE

     

    FAMILY DAY/ AVVISO AGLI INCIUCIANTI: LE COMBAT CONTINUE – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 31 gennaio 2016

     

     

    Ieri, sabato 30 gennaio, il Circo Massimo è stato teatro di un evento storico, a sette mesi da quello di piazza San Giovanni: irriso dalla nota lobby e dal potere massmediatico, il popolo della famiglia ha dimostrato ancora di esserci, addirittura accresciuto, per testimoniare il suo attaccamento alla dignità umana fondata su una antropologia ebraico-cristiana. Deciso a combattere senza se e senza ma la ‘buona battaglia’.

     

     

    Avevamo titolato dopo la grande Manif  del 20 giugno 2015 a Piazza San Giovanni: “Ce n’est qu’un début, continuons le combat”. Avviso attualizzato agli inciucianti (in talare o in poltrona): Le combat continue.

    Sì, il popolo di San Giovanni c’è ancora tutto e si è anche accresciuto un po’ (diremmo: oltre 400mila persone). C’è ancora tutto, con passione intatta e determinata in difesa della concezione antropologica giudaico-cristiana. Un solo grido, una sola voce: “No a Cirinnà, senza se e senza ma”. Ne prendano buona nota, anche obtorto collo, la lobby Lgbt e le sue propaggini parlamentari e mediatiche; la Cei di Nunzio Galantino e le sue propaggini mediatiche e inciucianti; anche il presidente del Consiglio Renzi, cui l’arena ha esplicitamente augurato in un tripudio impressionante  di voci e di bandiere le dimissioni, come è accaduto poco tempo fa al collega croato sconfitto nel vittorioso referendum costituzionale contro il ‘matrimonio gay’.

    E’ stata un’arena di lotta (“Hic sunt leones”, si leggeva su uno striscione), non un salotto per educande amanti di sbadigliosi talk show.. Tante persone, tante famiglie che, a chi da gran tempo suona le trombe di guerra, hanno risposto suonando le loro campane, proprio come aveva  minacciato di fare nel 1494 il fiorentino Pier Capponi contro l’arroganza di Carlo VIII di Valois.

    Un popolo accorso in massa e armato del coraggio della testimonianza pubblica, a dispetto del clima da allarme terroristico e delle blindature. Spontaneo viene il paragone con altre piazze cattoliche che invece ormai stentano a riempirsi… o no? E anche con le 98 piazze lgbt di sabato 23 gennaio, che hanno raccolto in realtà e a stento 50mila persone.

    Oggi una domanda naturalmente incombe: quanto servirà questa nuova e grande espressione del sentire popolare alla vigilia della discussione in Senato del disegno di legge Cirinnà? Non sappiamo se i calcoli spregiudicati del presidente del Consiglio (che non sembra imparentato con Pier Capponi) lo porteranno a una incisiva correzione di rotta nella sua politica dei cosiddetti ‘diritti civili’. Il giocatore ‘cattolico’ di Palazzo Chigi sa che, da una parte incombe il disegno di legge Cirinnà e dall’altra a breve si svolgeranno le elezioni amministrative (in cui avrà bisogno dell’aiuto della sinistra poco marxista e molto libertaria). Anche in Senato sulla ‘Cirinnà’ i giochi non sono chiusi, pur se due giorni fa Matteo Renzi ha voluto ricompensare anticipatamente i cattolici ‘poltronisti’ (molto fumo, niente arrosto) con non meno di cinque poltrone governative.

    TANTI STRISCIONI E CARTELLI ELOQUENTI

    Già quattro ore prima dell’inizio del Family Day  alcune migliaia di persone avevano occupato i ‘primi posti’ (anche degli ‘spalti’) del Circo Massimo. Poi è stato un flusso ininterrotto fin quasi alle tre, una buona mezz’ora dopo l’apertura ufficiale della manifestazione. Molte le famiglie con passeggini, figli e nonni, tutti forniti di pranzo al sacco; dall’arena si levavano in più punti i canti tradizionali neocatecumenali. E si incominciavano a spiegare gli striscioni.

    Una selezione di quanto apparso ai nostri occhi. “Un vero soldato non combatte perché ha di fronte a sé qualcuno che odia. Combatte perché ha alle sue spalle qualcosa che ama” (Chesterton citato da Comunione e liberazione di Caorle, con tanti saluti al molto controverso don Carron). Altro grande striscione con il nome del movimento di don Giussani, accompagnato da uno più piccolo: “Vivere senza menzogna”. Molte bandiere sarde, molte bandiere italiane (una enorme da Senigallia), la bandiera di Brescia. Tante bandiere azzurre o rosa della Manif pour tous. Gli enormi guantoni del settimanale ciellino “Tempi”. “Dall’Aquila con amore con san Giovanni Paolo II” (cartello portato da Franco Pantuso). “Matrimonio uomo più donna/non è opinione, ma Costituzione” (Manif  pour tous). Molte magliette con scritte eloquenti come “Sono un padre, non un genitore 1 o 2”. Il gazebo del Comitato “Articolo 26” di Roma contro l’ideologia del gender nelle scuole. Da Matera “La famiglia patrimonio dell’umanità” e “No Cirinnà senza se e senza ma”. Le bandiere di “Alleanza Cattolica”. Combattive sezioni regionali del “Forum delle Famiglie”. Da Campobasso, con l’arciverscovo Giancarlo Maria Bregantini. Lo stand dell’ “Aiuto alla Chiesa che soffre”. Da Seriate (Bergamo) il folto gruppo dell’ “Alleanza evangelica pentecostale”. Tante bandiere (con palloncini bianchi) del “Movimento per la Vita”. L’Associazione “Non si tocca la famiglia” di Aprilia (Latina). L’ex-ministro Mario Mauro con alcuni parlamentari e lo striscione “Si scrive Cirinnà, si legge Renzi-Alfano”. Dall’Isola d’Elba stendardi con le api (emblema dell’operosità del popolo elbano) e la ‘N’ di Napoleone (in esilio). Spunta, quasi in prima fila, un enorme striscione “Renzi ci ricorderemo” (gruppo di cattolici di Roma). Di fronte, appeso sul davanti del palco, un altro avvertimento eloquente a destinatario identificato: “Vietato rottamare la famiglia”. Grandi stendardi dei “Giuristi per la vita” di Gianfranco Amato. Bandiera del Sovrano Militare Ordine di Malta. Striscione de “La Croce” di Mario Adinolfi: “I figli non si pagano”.

    Altri cartelli e striscioni sparsi, ma incisivi: “Matrimonio, sogno di Dio – Cirinnà, incubo di tutti”; “Cirinnà, torna ad occuparti degli animali”;  grande striscione: “Madre, padre, figlio, figlia, popolo, nazione, identità, libertà”; da Salerno “Anche un bambino lo sa: una mamma ed un papà”; “Il Vangelo della famiglia è qui” da Novara; “Ddl Cirinnà: non nel mio nome”; “Ci piace la diversità: vogliamo una mamma e un papà”; “Unioni civili, cavallo di Troia”; una frotta di bambine ben decise da Firenze, Empoli e Casal Fiorentino; altro grande striscione: “Accenderemo fuochi per testimoniare che due più due fa quattro” (nuova citazione da Chesterton); “Governo Renzi distruttore della famiglia”; “Fieri di essere contro la menzogna, per la verità”; “Cirinnò: viva i figli e la famiglia” (Azione nazionale).

    Alle 13.10 per la prima volta si leva lo slogan “No Cirinnà senza se e senza ma”, comprensibilmente il più gettonato. Sullo schermo sequenze molto apprezzate del “Don Camillo”, specie quella delle drammatiche elezioni italiane del 1948 riguardante il “Dio ti vede, Stalin no” in cabina elettorale.

    IL SALUTO INIZIALE DI MASSIMO GANDOLFINI 

    Alle 14.15 ecco Massimo Gandolfini che apre il “Family Day”. E’ il terzo, rileva il portavoce del Comitato promotore, dopo quelli del 2007 e del 2015; citando quanto detto dal Rabbino Capo di Roma Di Segni nel saluto del 17 gennaio a papa Francesco, ha osservato che, se qualcosa si ripete per tre volte, diventa una consuetudine. Gandolfini ha poi salutato le regioni italiane una per una e le comunità religiose che hanno aderito alla manifestazione: Alleanza evangelica italiana, Chiesa ortodossa italiana e Comunità islamica (imam di Centocelle), tutte cordialmente applaudite. A proposito: è scoppiata una del tutto spiacevole e ingiustificata polemica di stampa sul fatto che Gandolfini avrebbe letto un messaggio di adesione del Rabbino Capo di Roma. Ciò non è avvenuto, ma forse qualche collega pressappochista, distratto o dormiente ha interpretato la citazione del saluto di Di Segni a papa Francesco appunto nel senso accennato.   

    Gandolfini ha messo subito in chiaro che il Family Day non era contro nessuna persona nel suo modo di essere (citando l’articolo 3 della Costituzione), ma contro le ideologie. Quelle naturalmente che ci vorrebbero trasformare in oggetti a disposizione dei poteri finanziario-libertari che governano il mondo. Molti applausi. Intermezzo musicale con il tenore Francesco Grollo, che interpreta “Mamma” (canzone popolare scritta nel 1940 da Cesare Andrea Bixio e Bixio Cherubini, interprtetata da Beniamino Gigli e molto amata anche da padre Pio). Si canta tutti insieme, Quagliariello, Roccella, Gian Luigi Gigli e Assuntina Moresi compresi. “Viva l’Italia”, “No Cirinnà, no Cirinnà”.

    I SALUTI DI BATTAGLIA DEI MEMBRI DEL COMITATO

    E’ il tempo dei (brevi) saluti dei membri del Comitato. Apre, acclamato, Mario Adinolfi: “Avete cambiato oggi la storia di questo Paese. Una piazza così non si è mai vista, spontanea, senza organismi di suppporto” (boato). “Renzi, ci ricorderemo, fai le scelte giuste” (boato), “No Cirinnà, no Cirinnà, no Cirinnà” (la piazza si scalda ulteriormente). Segue, pure acclamato, Gianfranco Amato, che cita inizialmente Chesterton, attacca “l’indifendibile porcellum del disegno di legge Cirinnà”, che va affossato “senza compromessi, senza se e senza ma” (boato). “Combatteremo fino all’ultimo, non arretreremo di un passo” (boato). Amato cita poi l’invito di Giovanni Paolo II a levarsi in piedi per difendere i valori non negoziabili (boato). Appello finale: “Vogliamo anche dare una parola di speranza a questo uomo per dirgli che esiste un Dio d’amore… Uomo, non perderti nel labirinto della tua falsa libertà…Veritas vos liberat!” (boato). Jacopo Coghe (Manif pour tous): “Volete la rottamazione della famiglia?” Noooo. “Più forte!” NOOOO. Toni Brandi (Pro vita onlus) si è scagliato contro “l’aberrante pratica degli uteri in affitto” e dintorni, che rende “decine di miliardi di dollari” alle multinazionali farmaceutiche (boato). Poi tra gli altri Giusi D’Amico (“I bambini non si toccano!) e Emmanuele Di Leo, che si è presentato sul palco con una mamma e due bambini africani e tutti insieme hanno gridato, applauditissimi: “Coraggio, Italia, insieme possiamo farcela”. Nicola Di Matteo: “Popolo del Circo Massimo, facciamoci sentire! Segnamo la storia!” (boato).  Paolo Maria Floris, che ha ricordato come nel 2007 la piazza fermò i Dico. Da allora l’attacco alla famiglia è diventato “violentissimo”. Ma la piazza, quella “vera”, c’è ancora ed è qui al Circo Massimo. Costanza Miriano (giornalista e scrittrice) ha voluto ringraziare tutti coloro che, anche con “2 o 10 euro” hanno contribuito alle spese per allestire la manifestazione e ha concluso ricordando la testimonianza per la famiglia di Giovanni Paolo II.

    Chiaro e deciso Simone Pillon: “Non inquinate la famiglia, non inquinate l’uomo!” (boato). “L’alternativa alla famiglia naturale è la solitudine”, con tutto ciò che comporta come accade nelle cosiddette “società più avanzate” (vedi Svezia). Conclusione (tra un succedersi di ovazioni): “Questa è una terra imbevuta del sangue dei martiri. L’Italia ha un ruolo mondiale, non è indietro, è avanti! Ascoltate la piazza, ascoltate il popolo!”. Filippo Savarese (Manif pour tous) ha ricordato l’attacco notturno al sito internet della manifestazione e ha invitato ogni partecipante, tornato a casa, a moltiplicare gli effetti positivi del Family Day. Dopo gli interventi di Attilio Tamburrini (“Aiuto alla Chiesa che soffre”), di Marco Invernizzi (“Alleanza Cattolica”) e di una coppia di genitori affidatari, Massimo Gandolfini ha voluto mandare un saluto particolare a Kiko Arguello (costretto all’assenza da “ colà dove si puote ciò che si vuole”): “Ti siamo molto grati. Grazie di cuore, Kiko, che il Signore ti ricompensi per quanto hai fatto per la famiglia!” (boato rinforzato). 

    TRA LE TESTIMONIANZE ESTERE QUELLA CROATA MANDA IN DELIRIO LA FOLLA 

    Maria Rachele Ruiu (Manif pour tous), incitata la folla a urlare “no Cirinnà, no Cirinnà”, ha presentato le testimonianze estera tra le quali, ripetutamente applaudita, quella della femminista americana Jennifer Lahl, che da anni si batte contro la schiavitù dell’utero in affitto.

    Dal palco ha parlato anche la presidente del vittorioso Comitato croato contro i ‘matrimoni gay’ e ha mandato in visibilio l’enorme folla quando ha ricordato che, dopo il successo del referendum, il presidente della Repubblica che l’aveva osteggiato ha perso le elezioni, così come il primo ministro. Postillando: “Renzi ci ricorderemo”. A queste parole il Circo Massimo è sembrato trasformarsi in un Vesuvio vocale. E’ stato certo uno dei momenti più qualificanti dell’intera manifestazione. Altre testimonianze dalla Gran Bretagna e dall’Ungheria, molto applaudita: “L’Europa ha bisogno di voi… tocca a noi, Paesi dell’Est europeo, incoraggiarvi nella vostra battaglia”.

    LE APPASSIONATE CONSIDERAZIONI FINALI DI MASSIMO GANDOLFINI

    Considerazioni finali di Massimo Gandolfini, che ha svolto il suo appassionato intervento tra un succedersi di ovazioni. L’Italia non è il fanalino di coda dell’Europa, ma “il faro che sta indicando all’Europa la civiltà”. E’ “profondamente incivile programmare la nascita di un bambino orfano”. Il desiderio “ha un limite. Oggi stiamo vivendo in una società folle che non si pone più un limite”. “Il ddl Cirinnà non è accettabile dalla prima all’ultima parola  si rende assolutamente necessaria un’operazione radicale… non si tratta di cambiare tre o quattro cose… va totalmente respinto” (folla in delirio). Sono inaccettabili i tentativi di mediazione come quello dell’ ‘affido rinforzato’”.

    Ancora Gandolfini, con “una parola chiara ai parlamentari”: “Riunirsi in una piazza è l’unico modo civile e onesto per noi gente povera, che veniamo qui con i nostri soldi, per poter mostrare qual è il comune sentire degli italiani. Non abbiamo nessuna lobby potente e multinazionale che ci difende” (altra ovazione). “Se non ci fossero state le famiglie, che cosa sarebbe successo con la crisi economica?”. “Guardate, parlamentari, che i prossimi passaggi di questa legge li seguiremo minuto per minuto e vedremo benissimo chi ha raccolto il messaggio di questa piazza e chi invece l’ha preso e se l’è messo sotto i tacchi”.  Appello finale ai parlamentari: “Valutate bene la vostra coscienza, perché un giorno delle azioni che farete dovrete rendere conto”. Poi, nel tripudio della folla, “A noi la battaglia, a Dio la vittoria”! E il tenore Franco Grollo ha ancora intonato, accompagnato dalla piazza, “Nessun dorma” dalla Turandot di Puccini… “Tramontate stelle, all’alba vincerò, vincerò!”. Ultimo sventolio di bandiere, ultimi boati, poi tutti a casa coscienti che le combat continue. Ogni giorno, con determinazione e senza sconti, in tutte le sedi.

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