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    CORI ANTISEMITI - SANREMO, ZELENSKY - UCRAINA: LETTERA APERTA

    CORI ANTISEMITI – SANREMO, ZELENSKY – UCRAINA: LETTERA APERTA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 17 gennaio 2023

    Addolorano i ripetuti beceri cori antisemiti di gruppi di tifosi della Curva Nord della Lazio. Possibile che non si riesca a identificare i coristi e a porli singolarmente davanti a immagini e video della tragedia della Shoah? All’espressione massima della deriva antropologica – detto Festival di Sanremo – sarà presente via video anche il controverso presidente ucraino. Una lettera aperta di alcuni ex-inviati di guerra sull’informazione riguardante il conflitto

    Non vogliamo criminalizzare in toto le curve calcistiche, ma è noto e comprovato che alcune di loro (pure illustri), in parte sono non raramente infiltrate da criminalità organizzata, trafficanti di droga, estremismo politico. Il tutto sotto il segno di una violenza verbale e anche fisica (vedi i recenti scontri sull’Autosole a Badia al Pino tra tifosi romanisti e napoletani) inaccettabile.

    Da tifosi laziali siamo particolarmente turbati per il comportamento di gruppi della Curva Nord che ancora una volta, domenica 15 gennaio a Reggio Emilia contro il Sassuolo, per festeggiare il secondo goal biancazzurro hanno fatto risuonare un lugubre ritornello antisemita: “In Sinagoga vai a pregare e sempre ti farò scappare, romanista ecc…”. Non è la prima volta che capita. Solo una settimana fa era successo con l’Empoli e l’anno scorso a più riprese con la stessa Roma, con il Monza, con il Verona, con il Genoa. Purtroppo ascoltare un coro tanto odioso (mutuato da un coro interista) è diventato pessima tradizione. Né si può dimenticare qualche antecedente, come quando nel 2017 gruppi della Curva Nord tappezzarono la Curva Sud (quella romanista, in cui erano stati spostati) con centinaia di adesivi ritraenti Anna Frank in maglia giallorossa (già nel 2013 tali adesivi erano apparsi nel rione Monti). E’ vero anche che l’antisemitismo non è di esclusiva pertinenza di gruppi di tifosi laziali: è diffuso ad esempio anche tra alcune frange romaniste, interiste, dell’Hellas Verona  e altre ancora.

    E’ un antisemitismo fondato in primo luogo su un’ignoranza crassa e supina della storia, da cui deriva pure una superficialità spaventosa nei comportamenti da parte dei giovani citati. Possibile, ci chiediamo, che non si riesca a identificare i coristi? Possibile che non si possa costringere ognuno di loro, singolarmente, a vedere con i propri occhi immagini e video della deportazione degli ebrei nei campi di sterminio, anche dalla stessa Roma? Si può sperare che, sottratto alla dinamica perversa del branco, qualcuno di loro (o tutti, poiché tutti hanno un cuore) comprenda e si vergogni dei cori usciti dalla sua bocca)?

     

    IL FESTIVAL DI SANREMO, ZELENSKY E IL RUOLO DELLA PROPAGANDA

    Titola Il Fatto quotidiano di martedì 17 gennaio 2023: “Vaffa, Dio e poliamore: cosa si canta a Sanremo”. L’autore del pezzo, Stefano Mannucci, ha ascoltato le 28  canzoni in gara nella kermesse di Rai Uno che si concluderà sabato 11 febbraio prossimo e sintetizza così la sua analisi: “Liricamente, in questo barile di melassa pop si notano soprattutto  i concorrenti young ormonalmente esposti, con partner che scompaiono dentro i jeans del narratore, poliamore, unioni fluide o monogay”.

    Alla deriva di questo Festival ormai della blasfemia, della nota lobby e dell’insulsaggine non c’è mai fine. All’officiante, il controverso furbetto Amadeus (addirittura invitato da alcuni allocchi vaticani per l’Incontro mondiale delle Famiglie del giugno 2022), si affiancheranno tra gli altri in giorni stabiliti la controversa influencer furbetta Chiara Ferragni e la controversa pallavolista lagnosa Paola Egonu (giusto per dare un tocco di antirazzismo salottiero). Non basta, poiché il controverso Bruno Vespa da neo-ministro degli Esteri della Repubblica fondata su Sanremo, a Kiev per un’intervista al controverso Zelensky (presumibilmente in funzione della visita della presidente del Consiglio dei ministri), ha – in veste di intermediario – chiesto al presidente ucraino se volesse partecipare al Festival. Figuriamoci la risposta del controverso Zelensky: sì, naturalmente… e con entusiasmo! Il saluto/messaggio di propaganda Nato in salsa stelle e strisce passerà dunque durante la serata conclusiva, quando il numero dei telespettatori sarà presumibilmente il più consistente. E suggellerà nel migliore dei modi il Festival della blasfemia 2023.

    A ulteriore commento della comparsata del controverso Zelensky a Sanremo sembra interessante riprendere una notizia del 13 gennaio e qualche stralcio della lettera aperta di aprile 2022 - ripresa sostanzialmente a inizio gennaio 2023 su Africa exPress - di alcuni ex-inviati di guerra di importanti testate italiane (tra le altre Corriere e Repubblica, Sole 24 Ore e Ansa, Rai e TG 5).

    Il 13 gennaio 2023  il ministro della Difesa ucraino Oleksyi Reznikov ha dichiarato alla BBC: L’Ucraina, come Paese e come forze armate, è diventata un membro della Nato. De facto, non de iure, perché – ha continuato – noi abbiamo le armi (della Nato) e il know how per usarle” (…) È vero. È un fatto (…) Io sono sicuro che a breve termine noi diventeremo membri della Nato, de iure”.

    Nella lettera aperta, sottoscritta tra gli altri da Massimo Alberizzi, Toni Capuozzo, Alberto Negri, Renzo Cianfanelli, si legge:

    Osservando le televisioni e leggendo i giornali che parlano della guerra in Ucraina ci siamo resi conto che qualcosa non funziona, che qualcosa si sta muovendo piuttosto male. Noi siamo o siamo stati corrispondenti di guerra nei Paesi più disparati, siamo stati sotto le bombe, alcuni dei nostri colleghi e amici sono caduti durante i conflitti, eravamo vicini a gente dilaniate dalle esplosioni, abbiamo raccolto i feriti e assistito alla distruzione di città e villaggi. Abbiamo fotografato moltitudini in fuga, visto bambini straziati dalle mine antiuomo. Abbiamo recuperato foto di figli stipate nel portafogli di qualche soldato morto ammazzato. Qualcuno di noi è stato rapito, qualcun altro si è salvato a mala pena uscendo dalla sua auto qualche secondo prima che venisse disintegrata da una bomba.

    Siamo inondati di notizie, ma nella rappresentazione mediatica i belligeranti vengono divisi acriticamente in buoni e cattivi. Anzi buonissimi e cattivissimi. Ma non è così. Dobbiamo renderci conto che la guerra muove interessi inconfessabili che si evita di rivelare al grande pubblico. Inondati di notizie, ma nessuno verifica queste notizie.

    Viene accreditato soltanto un pensiero dominante e chi non la pensa in quel modo viene bollato come amico di Putin e quindi, in qualche modo, di essere corresponsabile dei massacri in Ucraina.

    Chiariamo subito: qui nessuno sostiene che Vladimir Putin sia un agnellino mansueto. Lui è quello che ha scatenato la guerra e invaso brutalmente l’Ucraina. Lui è quello che ha lanciato missili provocando dolore e morte. Certo. Ma dobbiamo chiederci: ma è l’unico responsabile? I media ci continuano a proporre storie struggenti di dolore e morte che colpiscono in profondità l’opinione pubblica e la preparano a un’inevitabile corsa verso una pericolosissima corsa al riarmo

    Noi siamo solidali con l’Ucraina e il suo popolo, ma ci domandiamo perché e come è nata questa guerra. Non possiamo liquidare frettolosamente le motivazioni con una supposta pazzia di Putin. Notiamo purtroppo che manca nella maggior parte dei media (soprattutto nei più grandi e diffusi) un’analisi profonda su quello che sta succedendo e, soprattutto, sul perché è successo. 

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